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Riscrivere [Giuoco]


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157 replies to this topic

#151 Spiritchaser

    Classic Rocker

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Inviato 30 novembre 2022 - 23:00

Ok, sono a casa ammalato, stasera penso a un nuovo testo di partenza.

***

- C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
- No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.

Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.


Tentativo in stile Thomas Bernhard

Durante il mio breve soggiorno a Heiligenkreuz scoprii, per bocca di un villeggiante italiano che riportava, mi disse, ciò che aveva ascoltato di prima mano a Firenze, due anni prima, da un tale Carlo Lorenzini, il rimarchevole resoconto che mi accingo a riportare e che, pensai, avrebbe senz'altro occupato i miei pensieri durante le lunghe scampagnate nei sentieri di recente rinverditi (la primavera non era sopraggiunta che da un mese) del Wienerwald.
Il villeggiante italiano attribuiva una detestabile importanza alle proprie sgualcite ascendenze nobiliari, cui rendeva onore attraverso l'accademica elencazione, ogniqualvolta la conversazione gliene offrisse il più labile aggancio, di una tale quantità di nomi, titoli, date e aneddoti che, pensai, doveva aver impegnato la gran parte della propria esistenza a codificarli nella memoria e a recitarli proprio come faceva ora, pensai, mentre camminavamo fianco a fianco lungo i sentieri del Wienerwald, appena fuori Heiligenkreuz, dove soggiornavo da un mese. Per questa ragione non avrei scommesso di sentirgli dire, nonostante la sua debordante monomania, che il resoconto che mi aveva anticipato con una sorta di espansiva reticenza nel corso delle nostre passeggiate precedenti non riguardava alcun ambito del suo tedioso affresco nobiliare, né, pensai sorprendendo in me stesso un insospettato empito infantile, della storia règia alla quale egli suggeriva la propria famiglia appartenesse. Il resoconto partiva dalla descrizione di un ceppo, un ordinario pezzo di legna da ardere, disse il villeggiante italiano, non dissimile, disse, da quello che riscaldava il suo alloggio nella Gruberstraße nelle serate meno miti. Di quell'esatto ceppo, non era chiaro per quale caso, era entrato in possesso un vecchio falegname italiano di nome Antonio, il quale era noto come Ciliegia. Doveva il suo soprannome al colore rubicondo e lucido del suo naso, disse il villeggiante, che ricordava quello di una ciliegia matura. Il fatto che il suo resoconto cominciasse, quasi ne fosse a tutti gli effetti il protagonista, con l'introduzione di un oggetto inanimato mi perturbava, era quasi la contravvenzione di un patto narratologico silenzioso, pensai, e dal persistente quarto di sorriso che egli mi rivolgeva sospettavo che il mio interlocutore ne fosse non solo consapevole, ma persino compiaciuto. Da quando aveva fatto la mia conoscenza nel comune buen retiro di Heiligenkreuz non aveva fatto altro che anticipare la rottura di quel patto, pensai mentre camminavamo insieme lungo i sentieri del Wienerwald.
  • 6

#152 Greed

    round control to major troll

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Inviato 01 dicembre 2022 - 07:57

Il fuoco comincia a scaldarsi, bravi!!!
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#153 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 01 dicembre 2022 - 10:28

Francesismi à volonté.

 

 

Così principia un conte moral di stampo vintage, oserei dire d’antan: un vero chef-d’oeuvre italico, un tourbillon di suspens che ha ispirato auteurs e chansonniers d’ogni luogo e tempo. Siamo davanti all’atelier di un maestro locale del bricolage, un’étoile della boiserie, noto nel milieu toscano per il naso bordeaux e l’aplomb da bohemien. Capitò sulla soglia del suo pied-à-terre un legno povero, degno dei clochard nelle bidonville (pardon!), utile al massimo flambé; piombò così d’amblé che per poco non gli causava una defaillance. Lo prese dentro nel foyer della boutique e pensò che mai sarebbe divenuto un carillon, un soprammobile déco alquanto chic, l’appendice di un bijou o di un collier da far pendant a un tailleur, né tantomeno un parquet. Ma aveva un je-ne-sais-quoi, perciò ne fece un cadeau a uno del suo entourage, che poi ne sortì addirittura un poupée (ma i peluches, ça va sans dire, sono più à la page). Chapeau!
 


  • 2

esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#154 Greed

    round control to major troll

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Inviato 01 dicembre 2022 - 17:15

Fluido.

 

C'era una volta un pezzo di pane. Non sfilatino, o crocetta, o baghetta, era solo un tozzo di pane di quelli che si gettano a' cani per farli star buoni quando t'arrivano ai garretti, secondo il noto detto: dai del pane al pazzo cane. E subito, per omeopatia, il cane pazzo diventa come un pezzo di pane, cioè buono. Fragrante. E' successo anche che a qualcuno con la lingua un po' impastata dalla stanchezza o dalla sangria sia capitato di dare del cane al pezzo di pane. Niente di peggio: gli alimenti mal tollerano gli epiteti specisti, che tutt'al più riservano alle divinità per sentirsele un po' più vicine.

Ma tornando alla nostra storia: un bel giorno questo pezzo di cane capitò nella bottega di un fornaio di nome Antonio, da tutti chiamato Sant'Antonio per motivi che senz'altro potrete intuire. Sant'Antonio gli si affezionò molto e gli mise il nome di Pezzo di pane. Avendo questo Antonio lo stesso difetto di Mosè, oltre a quello di Sant'Antonio, gli capitò un giorno di offrire la punta del suo cazzo, che era sempre lustra e paonazza, a Pezzo di pane; il quale, mangiandola, diventò quello che era sempre stato: un pezzo di pane.


  • 1

#155 Reynard

    No OGM

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  • LocationComo

Inviato 01 dicembre 2022 - 19:07

How does it feeeeel....

 

 

Once upon a time you seemed a pine,

A log in the fireside in your prime, didn’t you?

People call say “beware Punch, by Geppetto there’s no lunch”

You thought they were all kidding you.

In a carpenter’s shop you ended up:

Antonio a.k.a Cherry, red nose in his cup;

Now you do talk so loud.

Now the cricket seems so proud

About a puppet turning into a boy, but for real.

 

[The prosody, my friend, is blowing in the wind]


  • 4
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#156 Nijinsky

    Señorito en escasez

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Inviato 02 dicembre 2022 - 15:15

Ottimismo siculo.

C’erano al mondo un tempo tanti re quanti stracci portava compare Titta sopra il suo carretto quando veniva a tener mercato, e vociava per le viuzze che lo si sentiva fino al mare, o forse più là ancora, fino alla Merica dove aveva perduto tre creature, inghiottite da quella terra senza fine, giovani belli e di buon cuore, che se li sarebbero sposati tutte le ragazze del paese se non fosse stato per la miseria che da generazioni li incoronava; così partirono per Nuova York e di loro nessuno volle più saper nulla, soltanto compare Titta li pensava sempre mentre si trascinava cantilenando sotto le finestre, chiuse come se sciroccasse.
Caduti i re, muffirono gli smalti dei palazzi, e quei saloni dove un tempo si davan balli che ci venivano anche gli Agrimonte e i Roscièva dal continente e certe gran dame fin da Parigi, e c’erano settanta servi per piano e i vetri vuoti la mattina li contavi più dei pesci del golfo da faro a faro, quei saloni furono ingombri solo di vecchie cornici, perduti ormai i i ritratti delle duchesse, meravigliose nei loro abiti d’azzurro, o dei principi a cavallo coi mustacchi biondi di sole, nemmeno buone a bruciarsi se di febbraio capita gelata come quell’anno che i figli di compare Titta presero il bastimento e se ne finirono in capo al mondo.
Una di queste cornici, passando di mano in mano come spesso avviene a quelle cose che nessuno vuol più, finì buttata nella putìa del povero Mastro Cerasa, proprio vicino a un certo legnaccio suo pari, buono a niente come lei. Mastro Cerasa si chiamava così perché aveva il naso rosso come una ciliegia, e aveva il naso rosso come una ciliegia perché era un ubriacone, che nessuna femmina se lo era preso anche se aveva il mestiere e un pezzetto di terra non cattiva sulla strada per Barrafranca.


  • 3

Siamo vittime di una trovata retorica.


#157 Greed

    round control to major troll

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Inviato 10 dicembre 2022 - 09:01

Mi sembra che Pinocchio si sia esaurito. Passiamo a George Orwell, La fattoria degli animali. (ho preferito mettere più testo che meno, poi vedete voi)

 

il Grande Maggiore si rischiarò la gola e cominciò:

«Compagni, già sapete dello strano sogno che ho fatto la notte scorsa, ma di ciò parlerò più tardi. Ho avuto una vita lunga, ho avuto molto tempo per pensare mentre me ne stavo solo, sdraiato nel mio stallo, e credo di poter dire d’aver compreso, meglio di ogni animale vivente, la natura della vita su questa terra. Di ciò desidero parlarvi.

 

«Ora, compagni, di qual natura è la nostra vita? Guardiamola: la nostra vita è misera, faticosa e breve. Si nasce e ci vien dato quel cibo appena sufficiente per tenerci in piedi, e quelli di noi che ne sono capaci sono forzati a lavorare fino all’estremo delle loro forze; e, nello stesso istante in cui ciò che si può trarre da noi ha un termine, siamo scannati con orrenda crudeltà. Non vi è animale in Inghilterra che, dopo il primo anno di vita, sappia che cosa siano la felicità e il riposo. Non vi è animale in Inghilterra che sia libero. La vita di un animale è miseria e schiavitù: questa è la cruda verità.

 

«Fa forse ciò parte dell’ordine della natura? Forse questa nostra terra è tanto povera da non poter dare una vita passabile a chi l’abita? No, compagni, mille volte no! Il suolo dell’Inghilterra è fertile, il suo clima è buono, e può dar cibo in abbondanza a un numero d’animali enormemente superiore a quello che ora l’abita. Solo questa nostra fattoria potrebbe sostentare una dozzina di cavalli, venti mucche, centinaia di pecore, e a tutti potrebbe assicurare un agio e una dignità di vita che vanno oltre ogni immaginazione. Perché allora dobbiamo continuare in questa misera condizione? Perché quasi tutto il prodotto del nostro lavoro ci viene rubato dall’uomo. Questa, compagni, è la risposta a tutti i nostri problemi. Essa si assomma in una sola parola: uomo. L’uomo è il solo, vero nemico che abbiamo. Si tolga l’uomo dalla scena e sarà tolta per sempre la causa della fame e della fatica.

 

«L’uomo è la sola creatura che consuma senza produrre.


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#158 paloz

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Inviato 10 gennaio 2023 - 22:52

Dunque io dico, come dovremmo porci, rispetto a questa vita da cani? Guardiamo subito all'elefante nella stanza, perché qui, miei cari, si sgobba come muli e si muore come le mosche. Seguiamo le direttive da pesci lessi, rispondiamo a pappagallo, come un branco di pecoroni, e intanto gli umani si svaccano! Beh, se continua così, campa cavallo... Ma guardatevi, fate ridere i polli! Dobbiamo dimostrare di non essere capre, dobbiamo farci furbi come volpi e aprirli come ostriche, a questi umani! Non importa se siamo in quattro gatti: lavorando come formichine operose ci riprenderemo la parte del leone, per non dire un domani che siamo stati conigli e versare lacrime di coccodrillo. Avanti, porca vacca!
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I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

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