approfittando di un'anteprima influenzale autunnale ho speso la mia domenica mattina anziché - come negli ultimi due mesi - a far rientrare capitali dall'estero di nomi di spicco dell'imprenditoria veneta e/o nazionale, ad assorbire rutilante ciarpame pseudo-documentaristico su discovery
in un spassoso documentario su nostradamus (argomento che - converrete con me - è da considerarsi mai pago) in cui un certo mario reading dice di aver trovato la chiave ermeneutica definitiva sulle prophéties* sono venuti fuori due concetti che mi paiono interessanti (ma potrebbero tranquillamente essere buffonate, vista la fonte):
- la singolarità tecnologica (anche qui), ovvero un momento (ipotetico e per alcuni prossimo) in cui l'intelligenza artificiale supererà quella umana creando un'accelerazione tecnologica inaudita; in alternativa, il momento in cui si sarà un'integrazione delle intelligenze che produrrà una nuova forma di coscienza superiore;
- le reali capacità predittive dell'analisi dei big data, tipo Recorded future (google) o GDELT (yahoo/google); in tal senso - con uno scarto logico mica da scherzi - i geni di discovery facevano un parallelismo tra la concezione del tempo come spirale di nostradamus (ma anche la circolarità dei maya) e i sistemi di regressione multipla di tali predittori statistici (chapeau).
ESPONETEVI
* tale chiave definitiva è da ricercarsi nell'attribuire, tenetevi forte, il numero della quartina al numero dell'anno a cui si riferisce; in tal senso segnatevi che la fine del mondo è rimandata al 7076, ma nel 2067 (vado a braccio) dovrebbe finalmente arrivare un'asteroide (montagna rotonda di sette stadi)