È la mia strada dall’inferno all’inferno
Sto correndo giù a rotta di collo!
Nessuno mi trattiene, nessuno mi fa i raggi
Non rompe ponti, non innalza cancelli!
Lungo la cresta! Lungo la cresta!
Sopra un precipizio senza ferrate, senza esitare!
Qui andrò al diavolo anche da sobrio
Il senno mi tradirà – vigliacco
I ricordi trasformeranno la cresta ripida
In una buca cieca!
Lungo la cresta! Lungo la cresta! Lungo la cresta!
Qui non mi sbarreranno la strada dei vinti!
Mi afferrano per le caviglie solamente
Strillando: - Non andare! – strillano: - Fermo! –
Quelli che si sono fermati a metà strada
E con i denti, con gli artigli sbriciolano la cresta!
È la mia strada dall’inferno all’inferno
Un salto nell’abisso a testa in giù!
Una traduzione nuova della “Divina Commedia”(1)
E il mio primo passo nella prima bolgia!
Qui si avvicina! Qui si avvicina!
Una ragazza dai capelli rossi e mi acchiappa con le sue mani
E mi sta legando alla criniera del cavallo
Tiro la criniera – il destriero nitrisce!
Lei: - Che cosa ti succede, mio principe? –
Mi sussurra...
All’inferno! All’inferno! All’inferno!
Non ho tempo per le cavalcate, strega rabbiosa!
- Quel che ti aspetta là, non lo sai –
Dice piangendo lacrime bluastre
- L’inferno è anche per gli uomini!
Non mettermi paura, non tentarmi e andando via, porta via anche i sogni!
È la mia strada dall’inferno all’inferno
Una folla di figure pallide intorno
Il cavallo mi solleva leggermente sopra di loro
E volge i passi verso la seconda bolgia!
Deportati! Deportati!
Marchiati, condannati e venduti!
Che cosa fate nelle gallerie dell’inferno
Sguazzando nella melma, pestando il ghiaccio!
La morte mette di nuovo la gente libera
Sotto il knut!?
- Non è così! Non è così! Non è così!
Non avere compassione di noi – sei un poeta!
Noi non avevamo sopportato il paradiso
È qui il nostro elemento, la nostra casa!
La gente abietta non entrerà qui
Qui non ci decimerà nessun folgore!
- Signora delle paludi, dei pantani e dei campi di neve,
Arroventa i sassi fino al bianco nel bagno a vapore!
Che il dolore si faccia struggere dai corpi riscaldati
Prendiamo di mira i tatuaggi!
Perché sul cuore, a sinistra, freme Stalin là,
Il sudore inonda i suoi occhi e il baffo!
Il suo profilo ce lo pungevamo apposta là
Per fargli sentire come scoppiano i cuori!
È la mia strada dall’inferno all’inferno
Le lampade a petrolio chiamano la vista
Un casolare della periferia, una stanza piccola
E volgo il passo verso la terza bolgia:
- Entra, entra, coraggio! Entra, coraggio!
Non lo so, come sei riuscito ad arrivare fino qua!
Ecco, il samovar(2) sta proprio bollendo, beviti un tè
Figliolo, bevi!
Bevi un po’ di samogón(3) con noi!
Vivi in salute!
Stiamo discretamente! Stiamo discretamente!
Viviamo così, invisibilmente e silenziosamente!
Camperemo e moriremo
Il mondo non sentirà di noi
E dopo la morte brinderemo
A un paio di anni vissuti in buona fede!
È la mia strada dall’inferno all’inferno
Città e in Città un palazzo accanto all’altro
Inspiro l’aria e barcollando leggermente
Volgo il passo nella quarta bolgia già!
Al circo! Al circo! Al cinema!
Accendere la televisione – comincia la favola!
Mamma al negozio, papà al bar
Figlio se la gioca con Phe-phe-sha!(4)
Sul fazzoletto dei sogni da pioniere(5)
Una stella ce l’ha!
Alle partite! Agli stadi! Ai comizi!
Conoscere il suo posto, non dare nell’occhio alla Bezpieka(6)!
Un vicino – va bene, ci si può bere qualcosa insieme
Però è un vicino, se è un fratello – è un fratello.
Da quando mondo è il mondo ai cauti
Appartiene e sorride di solito questo mondo!
È la mia strada dall’inferno all’inferno
C’è Amleto sul palcoscenico, il fianco ferito
Dal quale è uscito il sangue in quel momento –
È nella quinta bolgia il passo seguente!
Oh Madre! Oh Madre!
Come hai potuto concedergli così facilmente!
Non è forse vero che è stato lui ad ammazzare il tuo marito?
Mi ucciderà, macchierà il trono
Rovinerà la Danimarca, deprederà il popolo
Suonate la campana!
Date l’allarme! Date l’allarme! Date l’allarme!
Non scegliere fra la tua cupidigia e il Dio!
Finché c’è il tempo per riparare i danni
Madre, non farlo – ferma!
Il censore dalla nona fila:
- No, in questa maniera, questo spettacolo non s’ha da fare!
È la mia strada dall’inferno all’inferno
Vodka e birra, cognac, grog,
L’ultima Mecca dei migliori fra di noi
E nella sesta bolgia il passo successivo!
Lassù! Lassù! Lassù!
Ci si vorrebbe vivere in pienezza e al di più a lungo!
Vale la pena di tentare!
È un vizio, cerca di capire!
Là si vive come nei tempi dei zar!
Tutto qua!
Laggiù! Laggiù! Laggiù!
Un bicchierone di vodka e il pane scuro su tavolo!
E tutti noi là – e qua
Una calca delle anime lacerate a metà
La nausea e la tristezza dopo l’altalena
Anche se tu fossi sbattuto la testa al muro tutti i giorni!
È la mia strada dall’inferno all’inferno
Si mette all’inbrunire lentamente su di me
La doppia fila dei diavoli mi illumina l’itinerario allora
Perché vi volgo verso la settima bolgia!
Di là tacciono e stanno seduti
Mica mi guardano in faccia – già sanno tutto
Stanno seduti ma non parlano
Luccica da sotto le palpebre lo sguardo offuscato
Stanno masticando qualcosa, perché i canini li hanno persi
Tempo fa!
Allora sto in piedi! In piedi! In piedi!
E davanti a loro giace in una cartella la mia vita!
Non leggono, non fanno delle domande –
Muti, seduti – qualcuno tossisce,
E dietro la finestra rullano i tamburi –
Di nuovo una parata, una festa o qualcos’altro ancora...
E allora ho capito che cosa vogliono fare qui di me
E il terrore mi sale alla gola!
Il mio cavallo è svanito e voi, la folla delle sette bolgie
Avete la sabbia negli orecchi e negli occhi!
Nessuno allungerà le mani spietate per prendermi
Non mi tormenteranno né raseranno a zero!
Hanno preparato l’ottava bolgia qua, apposta per me!
L’ottava bolgia, dove non c’è già proprio niente.
Ricordatevi di me con tutte le vostre forze! Fortemente!
Anche se ho sfrecciato davanti a voi come un ombra!
Fate fuoco nel bagno a vapore, finché la pietra diventa polvere –
Io pure tornerò, quando incomincerà il giorno!