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I gatti persiani - Bahman Ghobadi


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61 replies to this topic

#1 a.ridanciano

    Gunboat diplomacy

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Inviato 14 giugno 2009 - 08:17

Piccolo e delizioso film confezionato dal regista iraniano Bahman Ghobadi. A voler essere maliziosi si potrebbe pensare che le vicissitudini della di lui compagna (la giornalista Roxana Saberi) abbiano generato non poca 'publicity' per un film che altrimenti sarebbe passato quasi sotto silenzio ma, e alla fine é questo ciò che più conta, l'opera merita e penso che possa piacere in modo particolare ai frequentatori di un sito come OR.

Il tema infatti é la scena musicale di Teheran e la struttura del film é fondamentalmente di tipo documentaristico.
I due giovani protagonisti, appena rilasciati di prigione, cercano disperatamente di, nell'ordine, fondare una band, organizzare un grande concerto (cosa vietatissima nel per nulla libero Iran) e lasciare il paese per partecipare ad alcuni festival esteri.

Ad aiutarli il divertentessimo e istrionico Nader, un buffo spacciatore di DVD e paladino della libertà di fare musica e divertirsi. Sarà lui a presentare le varie band che si susseguono nel film, con l'intenzione di reperire nuovi membri per il gruppo dei protagonisti. Questa é la parte documentaristica: c'è il gruppo indie rock che suona in una specie di piccionaia costruita sul tetto di casa (con tanto di vedetta per attaccare a suonare solo quando i vicini escono), il rapper che canta l'orgoglio persiano, la band metal che suona in fattoria terrorizzando le mucche e... molto altro ancora.

'Nobody knows...' é anche un film amaro perché, al di là del buffo personaggio di Nader e delle situazioni assurde, su tutto aleggia lo spettro della censura, della prigione. Il finale poi chiude con una nota decisamente 'di protesta'...

Il film é ben girato, la musica é onestamente molto bella e interessante. Gli attori non sono particolarmente bravi, con l'eccezione del già menzionato Nader, straordinaria macchietta dal cuore d'oro.

Visto pochi giorni fa all'Arcobaleno di Milano, in una sala gremita (pagine intere su Repubblica e CorSera), con tanto di applauso in chiusura.

Davvero un bel film, che mi sento di consigliarvi caldamente.

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#2 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 14 giugno 2009 - 08:53

Sebbene lo conosca poco, Ghobadi è decisamente un mio pallino.
Ho scritto a diverse case di distribuzione (che però non rispondono mai) per segnalare i suoi film inediti in Italia: dopo la sua opera prima, il capolavoro "Il tempo dei cavalli ubriachi", è sempre stato ignorato qui in Italia, sebbene un film come "Turtles can fly" sia stato premiato e distribuito un po' ovunque.
Questo suo nuovo film mi interessa tantissimo. Tra l'altro è il miglior film tra quelli presentati a Cannes secondo il nostro amato Mereghetti.
Lo vedremo mai qui in Italia?
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#3 a.ridanciano

    Gunboat diplomacy

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Inviato 14 giugno 2009 - 09:08


Lo vedremo mai qui in Italia?


Beh, io l'ho visto a Milano, sebbene fosse in lingua originale, con sottotitoli.

Alla peggio si troverà in DVD :-P
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#4 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 14 giugno 2009 - 09:13



Lo vedremo mai qui in Italia?


Beh, io l'ho visto a Milano, sebbene fosse in lingua originale, con sottotitoli.

Alla peggio si troverà in DVD :-P


Eh, ma l'hai visto all'interno della rassegna "Cannes a Milano".
Ad esempio i tre precedenti film del regista in Italia non si sono visti nemmeno in dvd  :(
Speriamo che qualche distributore era presente alla proiezione (magari incuriosito dalle mie e-mail :D).
Aspetto l'opinione di satyajit, esperto di cinema iraniano e dintorni.
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#5 satyajit

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Inviato 14 giugno 2009 - 10:44

Buon film, ma lungi dal miglior Ghobadi (x ridanciano: Ghobadi in persona è quello che canta in sala di registrazione all'inizio del film, mentre il fonico gli dice "non so cosa voglia dire quella parola in curdo, ma dilla meglio").

Diversissimo dagli altri suoi film, penso possa essere un'opera di transizione. Anche perché lui adesso fa tanto il dissidente, ma ha già avuto almeno tre proposte dagli Usa (dove è alquanto famoso, al contrario che da noi), di cui una addiritturra dalla Dreamworks. Per cui la sua attuale politicizzazione è un po' sospetta.

All'interno di una rassegna alquanto deludente, è comunque per il momento il miglior film. Ne scriverò una recensione per il sito.
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#6 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 14 giugno 2009 - 11:10

Claudio mi dici molto brevemente se i tre film precedenti a questo quanto sono belli in relazione alla sua opera prima?
Io mi sono procurato "Le tartarughe possono volare", ma è senza alcun sottotitolo  :(
Quest'ultimo, comunque, credi che possa arrivare nelle nostre sale?
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#7 scirocco

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Inviato 14 giugno 2009 - 11:28

All'interno di una rassegna alquanto deludente

Per quel poco, molto poco, che ho visto finora, non posso che confermare. Coro di annata davvero fiacca, a quanto pare. L'anno scorso bastò il Capolavoro di Skolimowski, da solo, a catapultare la rassegna. Quest'anno il livello medio è appena appena sufficiente. Film carini, ma nessun lampo. Dov'è il Cinema?? Ultima speranza personale: Resnais, lunedì.
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#8 satyajit

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Inviato 14 giugno 2009 - 11:32


All'interno di una rassegna alquanto deludente

Per quel poco, molto poco, che ho visto finora, non posso che confermare. Coro di annata davvero fiacca, a quanto pare. L'anno scorso bastò il Capolavoro di Skolimowski, da solo, a catapultare la rassegna. Quest'anno il livello medio è appena appena sufficiente. Film carini, ma nessun lampo. Dov'è il Cinema?? Ultima speranza personale: Resnais, lunedì.


Io confido anche in Haneke e Loach.
Hai visto Polytechniche? Stilisticamene sbalorditivo, ma purtroppo un po' debole.
Audiard a me non ha mai entusiasmato, ma agli amanti del genere Il profeta è piacuto molto, a quanto pare. L'hai visto?
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#9 scirocco

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Inviato 14 giugno 2009 - 11:44

Io confido anche in Haneke e Loach.

Spero di riuscire a incastrare uno dei due, in qualche maniera, nella solita griglia assurda degli orari (ma chi la pianifica??). Per Audiard c'era troppa gente ( ???) e siamo rimasti fuori... Peccato, perchè era uno dei film che il mio "fiuto" aveva puntato maggiormente (temo sia uno dei pochi mezzi capolavori, quest'anno). Comunque, a questo punto, Resnais è il mio obiettivo principale.
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#10 corey

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Inviato 15 giugno 2009 - 17:23

Per Audiard c'era troppa gente ( ???) e siamo rimasti fuori... Peccato, perchè era uno dei film che il mio "fiuto" aveva puntato maggiormente (temo sia uno dei pochi mezzi capolavori, quest'anno). Comunque, a questo punto, Resnais è il mio obiettivo principale.


Visto Un prophète. Devastante. Cerca di vederlo in originale perché il trilinguismo del film (francese, arabo e corso) salterà quasi certamente per aria nella versione doppiata (mi domando quali salti mortali faranno per doppiarlo). Audiard firma il suo capo d'opera.
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#11 scirocco

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Inviato 15 giugno 2009 - 18:17

Visto Un prophète. Devastante. Cerca di vederlo in originale perché il trilinguismo del film (francese, arabo e corso) salterà quasi certamente per aria nella versione doppiata (mi domando quali salti mortali faranno per doppiarlo). Audiard firma il suo capo d'opera.

Mi fido e forse riesco pure a ribeccarlo! Si vocifera di un recupero della proiezione saltata domenica... ;)
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#12 satyajit

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Inviato 15 giugno 2009 - 19:04

Claudio mi dici molto brevemente se i tre film precedenti a questo quanto sono belli in relazione alla sua opera prima?
Io mi sono procurato "Le tartarughe possono volare", ma è senza alcun sottotitolo  :(
Quest'ultimo, comunque, credi che possa arrivare nelle nostre sale?


Mi ero perso questo post.
Turtles secondo me è il suo capolavoro anche se l'ho visto una volta sola (mentre Cavalli Ubriachi cinque o sei volte). Dovrei rivederlo.
Marooned in Iraq è come minimo discreto; i documentari Daf e Life in Fog sono buoni. Half Moon ce l'ho ma non l'ho ancora visto. Dal trailer mi dà l'idea di un film estetizzante.

Per Gatti Persiani dipenderà se la questione iraniana rimarrà centrale dal lato dell'attenzione mediatica. Per inciso, da qualche giorno Explorer mi diffida a entrare nel sito di Ghobadi; tempo che ciò sia legato ai disordini politici in corso.
Se l'attenzione dovesse scemare, credo che non vedremo il film: ormai in Italia il cinema iraniano non se lo fila nessuno.
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#13 satyajit

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Inviato 15 giugno 2009 - 19:10


Per Audiard c'era troppa gente ( ???) e siamo rimasti fuori... Peccato, perchè era uno dei film che il mio "fiuto" aveva puntato maggiormente (temo sia uno dei pochi mezzi capolavori, quest'anno). Comunque, a questo punto, Resnais è il mio obiettivo principale.


Visto Un prophète. Devastante. Cerca di vederlo in originale perché il trilinguismo del film (francese, arabo e corso) salterà quasi certamente per aria nella versione doppiata (mi domando quali salti mortali faranno per doppiarlo). Audiard firma il suo capo d'opera.


E' il tipico film che a me alla lunga stufa. E questo dura due ore e mezza. Ma è un problema del tutto mio.
Il grande pregio del film secondo me è la ricostruzione dell'ambiente carcerario; più che verosimile, sembra proprio reale, nel senso che allo spettatore sembra di esserci dentro. E Audiard vi si muove con assuluta disinvoltura.
La lingua corsa poi è fantastica.  O_O
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#14 satyajit

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Inviato 15 giugno 2009 - 19:19


Io confido anche in Haneke e Loach.

Spero di riuscire a incastrare uno dei due, in qualche maniera, nella solita griglia assurda degli orari (ma chi la pianifica??). Per Audiard c'era troppa gente ( ???) e siamo rimasti fuori... Peccato, perchè era uno dei film che il mio "fiuto" aveva puntato maggiormente (temo sia uno dei pochi mezzi capolavori, quest'anno). Comunque, a questo punto, Resnais è il mio obiettivo principale.


Resnais è completamente uscito di senno. Il film non è brutto, ma è assolutamente delirante!  :D
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#15 strangelove

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Inviato 15 giugno 2009 - 21:28


Claudio mi dici molto brevemente se i tre film precedenti a questo quanto sono belli in relazione alla sua opera prima?
Io mi sono procurato "Le tartarughe possono volare", ma è senza alcun sottotitolo  :(
Quest'ultimo, comunque, credi che possa arrivare nelle nostre sale?


Mi ero perso questo post.
Turtles secondo me è il suo capolavoro anche se l'ho visto una volta sola (mentre Cavalli Ubriachi cinque o sei volte). Dovrei rivederlo.
Marooned in Iraq è come minimo discreto; i documentari Daf e Life in Fog sono buoni. Half Moon ce l'ho ma non l'ho ancora visto. Dal trailer mi dà l'idea di un film estetizzante.

Per Gatti Persiani dipenderà se la questione iraniana rimarrà centrale dal lato dell'attenzione mediatica. Per inciso, da qualche giorno Explorer mi diffida a entrare nel sito di Ghobadi; tempo che ciò sia legato ai disordini politici in corso.
Se l'attenzione dovesse scemare, credo che non vedremo il film: ormai in Italia il cinema iraniano non se lo fila nessuno.


Grazie per la risposta! ;)
Comunque, a quanto pare, qualche problema Bahman l'ha avuto: http://www.asca.it/n...37198-ORA-.html

Per quanto riguarda il cinema iraniano, invece, è davvero sconfortante la puntualità con la quale la nostra distribuzione ignora qualsiasi prodotto di quella cinematografia: sorte toccata anche agli ultimi Panahi e Samira Makhmalbaf, che non mi piace molto (però è una bella ragazza!), ma che a quanto pare ha realizzato il suo miglior film. Autori che fino a qualche anno fa non avevamo problemi a vedere in sala.
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#16 satyajit

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Inviato 16 giugno 2009 - 00:35



Claudio mi dici molto brevemente se i tre film precedenti a questo quanto sono belli in relazione alla sua opera prima?
Io mi sono procurato "Le tartarughe possono volare", ma è senza alcun sottotitolo  :(
Quest'ultimo, comunque, credi che possa arrivare nelle nostre sale?


Mi ero perso questo post.
Turtles secondo me è il suo capolavoro anche se l'ho visto una volta sola (mentre Cavalli Ubriachi cinque o sei volte). Dovrei rivederlo.
Marooned in Iraq è come minimo discreto; i documentari Daf e Life in Fog sono buoni. Half Moon ce l'ho ma non l'ho ancora visto. Dal trailer mi dà l'idea di un film estetizzante.

Per Gatti Persiani dipenderà se la questione iraniana rimarrà centrale dal lato dell'attenzione mediatica. Per inciso, da qualche giorno Explorer mi diffida a entrare nel sito di Ghobadi; tempo che ciò sia legato ai disordini politici in corso.
Se l'attenzione dovesse scemare, credo che non vedremo il film: ormai in Italia il cinema iraniano non se lo fila nessuno.


Grazie per la risposta! ;)
Comunque, a quanto pare, qualche problema Bahman l'ha avuto: http://www.asca.it/n...37198-ORA-.html

Per quanto riguarda il cinema iraniano, invece, è davvero sconfortante la puntualità con la quale la nostra distribuzione ignora qualsiasi prodotto di quella cinematografia: sorte toccata anche agli ultimi Panahi e Samira Makhmalbaf, che non mi piace molto (però è una bella ragazza!), ma che a quanto pare ha realizzato il suo miglior film. Autori che fino a qualche anno fa non avevamo problemi a vedere in sala.


'Azz... dell'arresto non sapevo.
Sì, hai ragione. Ci sono anche ottimi autori "storici" sconosciuti da noi, ma negli ultimi anni non sta arrivando davvero niente. Oltre a quelli che hai citato, fino a pochi anni fa sarebbero usciti facilmente film come il debutto di Hana Makhmalbaf o il film di Farhadi Orso d'argento a Berlino (per questo c'è ancora qualche possibilità, forse).
Dovrebbe uscire, si spera, il prossimo di Kiarostami, visto che lo sta girando (proprio in questi giorni) in Toscana.

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#17 satyajit

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Inviato 16 giugno 2009 - 00:43

Diego, ti do una buona notizia:

"Les Chats persans", qui devrait sortir début décembre en France, a déjà été vendu dans une quinzaine de pays dont le Canada, l'Espagne, la Grèce, l'Italie, le Portugal, Israël, l'Afrique du sud, l'Argentine et le Mexique.

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#18 corey

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Inviato 16 giugno 2009 - 07:23



Per Audiard c'era troppa gente ( ???) e siamo rimasti fuori... Peccato, perchè era uno dei film che il mio "fiuto" aveva puntato maggiormente (temo sia uno dei pochi mezzi capolavori, quest'anno). Comunque, a questo punto, Resnais è il mio obiettivo principale.


Visto Un prophète. Devastante. Cerca di vederlo in originale perché il trilinguismo del film (francese, arabo e corso) salterà quasi certamente per aria nella versione doppiata (mi domando quali salti mortali faranno per doppiarlo). Audiard firma il suo capo d'opera.


E' il tipico film che a me alla lunga stufa. E questo dura due ore e mezza. Ma è un problema del tutto mio.
Il grande pregio del film secondo me è la ricostruzione dell'ambiente carcerario; più che verosimile, sembra proprio reale, nel senso che allo spettatore sembra di esserci dentro. E Audiard vi si muove con assuluta disinvoltura.
La lingua corsa poi è fantastica.  O_O


Naturalmente le nostre opinioni divergono in modo sostanziale: per me uno degli innumerevoli punti di forza del film è la sua tenuta drammatica. Mai un cedimento (tutt'al più un leggerissimo irrigidimento narrativo verso i tre quarti di film), mai una sbavatura moralistica, mai un'estorsione patetica.

Comunque capisco perfettamente quello che dici, tanto più che sei la prima voce fuori dal coro (di elogi) che sento e questa è una cosa che mi fa sempre piacere (l'unanimità mi spaventa). A me capita la stessa cosa con molti film di John Woo: ieri sera ad esempio ho visto Bullet in the Head e, pur riconoscendone l'esplosività, non sono stato capace di farmelo piacere. Sullo schermo impazzava l'azione, dentro di me calma piatta.

Quanto alla questione verosimiglianza/realismo invece sono d'accordo con te, anche se la metterei in modo diverso: Audiard ha da sempre un approccio sensoriale alla visione (tutti i suoi film danno un'importanza assolutamente determinante ai valori tattili e sonori, immergendosi fisicamente nell'ambiente rappresentato), ma stavolta si è davvero superato. Un prophète ha una durezza e una concretezza che sbriciolano il muro del semidocumentarismo per farsi radiografia di un inferno. L'orizzontalità del suo sguardo/camera può addirittura ricordare l'immersività ottica di Gomorra.
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#19 scirocco

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:13

Resnais è completamente uscito di senno. Il film non è brutto, ma è assolutamente delirante:D

Confermo. Uno dei suoi film più bizzarri e indecifrabili che, però, non mi ha convinto del tutto. A tratti sublime e poetico, più spesso pasticciato e un po' fastidioso. Resnais ha fatto di molto meglio. Comunque, grandissimo Dussolier, come sempre. La sua voce "di catrame" in originale è uno spettacolo impagabile. ;)
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#20 satyajit

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:18




Per Audiard c'era troppa gente ( ???) e siamo rimasti fuori... Peccato, perchè era uno dei film che il mio "fiuto" aveva puntato maggiormente (temo sia uno dei pochi mezzi capolavori, quest'anno). Comunque, a questo punto, Resnais è il mio obiettivo principale.


Visto Un prophète. Devastante. Cerca di vederlo in originale perché il trilinguismo del film (francese, arabo e corso) salterà quasi certamente per aria nella versione doppiata (mi domando quali salti mortali faranno per doppiarlo). Audiard firma il suo capo d'opera.


E' il tipico film che a me alla lunga stufa. E questo dura due ore e mezza. Ma è un problema del tutto mio.
Il grande pregio del film secondo me è la ricostruzione dell'ambiente carcerario; più che verosimile, sembra proprio reale, nel senso che allo spettatore sembra di esserci dentro. E Audiard vi si muove con assuluta disinvoltura.
La lingua corsa poi è fantastica.  O_O


Naturalmente le nostre opinioni divergono in modo sostanziale: per me uno degli innumerevoli punti di forza del film è la sua tenuta drammatica. Mai un cedimento (tutt'al più un leggerissimo irrigidimento narrativo verso i tre quarti di film), mai una sbavatura moralistica, mai un'estorsione patetica.


Ti dirò invece che in sostanza sono d'accordo. E' un film estremamente denso e compatto. Paradossalmente, mancano forse le sequenze memorabili, proprio perchè è concepito in maniera organica e non come la somma di singole parti. Il mio problema - premettendo che il giorno della visione ero un po' assonnato e che pertanto potrei dare al film una seconda possibilità - è che questo tipo di soggetti, specie se affrontati alla maniera del cinema di genere, non mi appassionano.
Gli preferisco l'elegante Sulle mie labbra, proprio perché le vicenda del personaggio della Devos, che Audiard sa rendere toccante e poetica ma mai patetica, suscita maggiormente il mio interesse.
Se stai seguendo una delle rassegne italiane di Cannes ti consiglio di provare a recuperare Polytechnique di Denis Villeneuve: secondo me è un film abbastanza coreyaceo.
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#21 satyajit

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:22

Resnais è completamente uscito di senno. Il film non è brutto, ma è assolutamente delirante:D

Confermo. Uno dei suoi film più bizzarri e indecifrabili che, però, non mi ha convinto del tutto. A tratti sublime e poetico, più spesso pasticciato e un po' fastidioso. Resnais ha fatto di molto meglio. Comunque, grandissimo Dussolier, come sempre. La sua voce "di catrame" in originale è uno spettacolo impagabile. ;)


La sua dentiera un po' meno.  O_O
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#22 scirocco

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:30

La sua dentiera un po' meno.  O_O

:D  :D

(P.S. La Devos è di una sensualità devastante! Film dopo film, me ne accorgo sempre di più. Che ne dici? La scena d'amore in auto, col viso nascosto tra i capelli nella penombra, è sublime).
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#23 satyajit

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:33

La sua dentiera un po' meno.  O_O

:D  :D

(P.S. La Devos è di una sensualità devastante! Film dopo film, me ne accorgo sempre di più. Che ne dici? La scena d'amore in auto, col viso nascosto tra i capelli nella penombra, è sublime).


Dico che sono d'accordo e che estendo il giudizio alla donna francese media.
Quella sequenza è alquantto sensuale, sì.
Quella della festa alla stazione di polizia l'ho trovata invece davvero bunueliana.
  • 0

#24 corey

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:34

Se stai seguendo una delle rassegne italiane di Cannes ti consiglio di provare a recuperare Polytechnique di Denis Villeneuve: secondo me è un film abbastanza coreyaceo.


:D

Grazie del suggerimento, cercherò senz'altro di recuperare il film mattatoio di Villeneuve, tra l'altro l'avevo già adocchiato. Purtroppo non nell'ambito della rassegna Cannes e dintorni, dal momento che ho affrontato la trasferta appositamente per vedere Un prophète in versione originale (ovviamente due volte: alla seconda visione il responsabile dell'Apollo, stupito e divertito dal fatto che io e la mia compagna avessimo fatto una trasferta di 300 km per vedere due volte di seguito un film di 150', ci ha caritatevolmente consegnato un paio di biglietti omaggio O_O). Ma, come suolsi dire, ne è valsa la pena: non oso pensare alla versione doppiata.
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#25 scirocco

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:38

Quella della festa al distretto di polizia l'ho trovata invece davvero bunueliana.

Perfetto Mathieu Amalric! Se l'avesse avuto per le mani il Maestro...
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#26 strangelove

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:40

Comunque pare vero: la Bim dovrebbe portare i gatti persiani in Italia  :-* :
http://www.screendai...5001951.article


Per quanto riguarda il resto della discussione: non è forse meglio spostare tutto nel thread sul Festival di Cannes? :)
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#27 satyajit

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Inviato 16 giugno 2009 - 09:45


Se stai seguendo una delle rassegne italiane di Cannes ti consiglio di provare a recuperare Polytechnique di Denis Villeneuve: secondo me è un film abbastanza coreyaceo.


:D

Grazie del suggerimento, cercherò senz'altro di recuperare il film mattatoio di Villeneuve, tra l'altro l'avevo già adocchiato. Purtroppo non nell'ambito della rassegna Cannes e dintorni, dal momento che ho affrontato la trasferta appositamente per vedere Un prophète in versione originale (ovviamente due volte: alla seconda visione il responsabile dell'Apollo, stupito e divertito dal fatto che io e la mia compagna avessimo fatto una trasferta di 300 km per vedere due volte di seguito un film di 150', ci ha caritatevolmente consegnato un paio di biglietti omaggio O_O). Ma, come suolsi dire, ne è valsa la pena: non oso pensare alla versione doppiata.


Hai tutta la mia invidia: la mia compagna difficilmente avrebbe fatto una cosa del genere.
E direi che hai avuto anche un po' di fortuna a riuscire a entrare due volte col biglietto, di sabato, visto che è rimasta fuori anche gente con la tessera.
Mai vista tutta 'sta gente alla rassegna di Cannes: che i milanesi stiano diventando cinefili?


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#28 scirocco

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Inviato 16 giugno 2009 - 10:08

Mai vista tutta 'sta gente alla rassegna di Cannes: che i milanesi stiano diventando cinefili?

Magari!! Ma, ahimè, non credo proprio... :( Pure ieri sera c'era una marea di gente in coda, ma non ti dico i commenti che ascoltavo, qua e là, tra eleganti signore o convinti modaioli: lasciamo perdere... :D Comunque, ben venga tutta 'sta manna, per carità! Ormai, questa rassegna (assieme a quella di Venezia/Locarno) è l'unica occasione di cinema d'autore di ampio respiro, in lingua originale, rimasto in città..  :(
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#29 corey

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Inviato 29 ottobre 2009 - 10:37

Se stai seguendo una delle rassegne italiane di Cannes ti consiglio di provare a recuperare Polytechnique di Denis Villeneuve: secondo me è un film abbastanza coreyaceo.


Visto ieri sera, ti ringrazio per il suggerimento. Avevi ragione, mi è garbato di brutto: sospeso e feroce come piace a me. Controllo e intensità. La giustezza della rappresentazione mi ha fatto passare sopra la rigidità della sceneggiatura (il parallelismo tra la misoginia dell'omicida e il colloquio discriminatorio di Valérie per lo stage di ingegneria, Guernica sparato a tutto schermo in soggettiva come riferimento estetico fondante). Fatto sta che lo sguardo cubista di Villeneuve scompone la linearità degli eventi mantenendo la drammaticità del quadro complessivo. Senza cedere alla fascinazione morbosa o pasticciare moralisticamente. E riesce a comunicare limpidamente la gravità degli eventi. Attenzione agli spazi (l'interno dell'istituto ma anche squarci di Montréal e della regione del Québec), ai particolari (scarpe, capelli intrisi di sangue, bucce di mandarini) e alla dimensione sonora (spesso ovattata o distorta) dicono di un approccio che soppesa la materia umana, partendo dai dettagli minuti per suggerire le conseguenze di un progetto omicida tanto lucido quanto inarginabile. Reazione a catena.

Poi, passando a considerazioni totalmente personali e non necessariamente allineate al film, mi ha fatto pensare a un paio di cose: la prima ha che fare col mio convincimento che l'ambiente scolastico funga da catalizzatore delle psicopatologie individuali. La seconda, ancora più radicale e pessimista, è che la libertà e la democrazia (che in Canada non scarseggiano) siano beni troppo preziosi ed evoluti per offrirli indistintamente. Porli come dati di fatto e non come privilegi da conquistare rischia di ingenerare aberrazioni mostruose. Ovviamente queste ultime considerazioni vanno lette come (pseudo)riflessioni suggerite dalla visione e non come certezze assiomatiche. Più che altro sono la testimonianza del fatto che "Polytechnique" sollecita l'uscita dal campo schiettamente estetico-cinematografico. Non è poco.

Grazie ancora!
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#30 satyajit

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Inviato 29 ottobre 2009 - 17:32

Figurati! Per curiosità, dove l'hai visto?
Concordo con ciò che hai scirtto: Vileneuve ha un padronanza del mezzo davvero impressionante. Poi io, in generale, attribuisco un peso maggiore alla sceneggiatura e prediligo la presa di posizione - anche moralistica - alla sospensione del giudizio e pertanto l'ho apprezzato ma con riserva. Però in effetti a livello stilistico risulta eccelso, specie per gli aspetti da te correttamente rimarcati. Sarebbe bello recuperare i lavori precedenti del regista. Ma soprattutto, personalmente non vedo l'ora di gustarmi i sui prossimi film (sempre che qualcuno si degni di farceli vedere): a parer mio ha ancora dei margini.
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#31 corey

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Inviato 29 ottobre 2009 - 17:50

L'ho visto in divx, sottotitoli in inglese (il francese parlato in Québec deforma la pronuncia delle parole fino a renderele quasi irriconoscibili). Ho iniziato a guardarlo molto tardi (mezzanotte passata), sicuro di addormentarmi e riprendere la visione successivamente, invece mi ha letteralmente magnetizzato. Purtroppo il divx si è piantato al 57° minuto e non c'è stato verso di farlo ripartire, con mio enorme disappunto. Ho dovuto recuperare la copia stivata nel pc per finire di vederlo.

Indubbiamente la parte più coinvolgente, per ovvi motivi, è quella del tiro alla studentessa nella scuola, ma sono stato rapito immediatamente dalla precisione e dalla secchezza dello sguardo (non solo l'incipit in medias res, ma anche la sequenza iniziale nella camera dell'omicida). Ho trovato di una misura incredibile la scrittura della lettera e il modo in cui è orchestrata la sequenza: la voce over che illustra il contenuto del messaggio delirante, la macchina da presa che scruta il personaggio senza imbottigliarlo moralmente, il montaggio che scandisce le fasi della preparazione senza spettacolarizzarla o drammatizzarla. E' il cinema che piace a me: senza fronzoli e senza moine, ma profondamente attento alla dimensione umana, qualunque sia la forma che essa assume (le lucide farneticazioni di uno squilibrato mi interessano quanto i dubbi sull'entropia nei processi fisici di una studentessa del politecnico).

Villeneuve elimina radicalmente la questione della cause, mettendoci di fronte a un soggetto pienamente formato e altrettanto pienamente consapevole delle proprie decisioni. Tra l'altro s'indovina un rapporto decente tra l'assassino e la madre: prima di scatenare l'inferno va a casa sua per lasciarle un messaggio di agghiacciante laconicità ("Desolato, mamma, era inevitabile"), sicché la spiegazione familiare risulta neutralizzata. Tocca interrogare il film nel suo insieme - e di lì la società e la cultura canadese - per formulare ipotesi esplicative, che comunque, vivaddio!, restano inevase fino in fondo mantenendo un forte coefficiente di arbitrarietà.

I limiti del film a mio avviso risiedono in questi passaggi dello script:

a) nello schematismo forzato tra l'antifemminismo del killer e le difficoltà incontrate da Valérie nell'ottenere il posto di stagista proprio a causa della sua femminilità (sottolineatura narrativa: la misoginia dell'assassino non è fondata PERCHE' nella realtà le donne sono discriminate);

b) nel gioco di sponda con Guernica (altra sottolineatura, stavolta di carattere estetico: il mio film è strutturato COME il dipinto di Picasso)

c) nell'epilogo consolatorio (la lettera scritta da Valérie ai genitori dell'assassino).

Indubbiamente i nostri punti di vista divergono in modo sostanziale: a me piacciono i film che schivano la presa di posizione diretta per suggerirla obliquamente attraverso segnali a bassa intensità. E se la sceneggiatura di Polytechnique è un po' troppo dichiarata per i miei gusti, lo sguardo di Villeneuve è invece un potentissimo fattore di coinvolgimento, anche perché nel film abbondano primi e primissimi piani, così come inquadrature di dettagli e particolari e altri piani a forte connotazione emotiva e ambientale.

Di Villeneuve ho recuperato anche Maelström che devo ancora vedere. A giudicare dai pochi minuti di assaggio che ho sbirciato mi sembra assai interessante.
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#32 satyajit

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Inviato 29 ottobre 2009 - 18:42

Che abbiamo gusti diversi è sempre stato evidente, basta elencare i film che scegliamo di guardare e i giudizi su quelli che (a volte quasi incidentalmente  ;)) vediamo entrambi. Eppure non è che mi trovi in disaccordo con quanto scrivi: anch'io non amo l'alta intensità, la retorica alla Oliver Stone; apprezzo invece - e non poco - le sottili allusioni. Essenziale è per me l'approccio problematico, sfaccettato, complesso, anche contraddittorio E' difficile comunque generalizzare, poiché si possono trovare (almeno imho) eccellenti film a tesi e pessimi film "aperti" e viceversa. E' sempre questione di "come": sarai senz'altro d'accordo su quanto sia deleterio dettare la linea, enunciare come un film debba necessariamente essere. Se non altro perché si può sempre trovare il film geniale che manda all'aria convinzioni e convenzioni. Diciamo che tendo talvolta a considerare lo schierarsi come un'indice di coraggio, il non farlo come ignavia. So benissimo  che raramente è propio così, che anzi spesso è il contrario: c'è chi fa film solo per il suo pubblico, stando attentissimo a non irritarlo. Però, in tutta onestà, se Bunuel non fosse così apertamente antiborghese e anticlericale lo amerei molto meno. E non mi vergogno a dirlo. 

Un film che fa da ponte tra i nostri punti d'osservazione potrebbe essere l'ultimo Haneke. L'hai già visto?

In merito al film di Villeneuve:

a) nello schematismo forzato tra l'antifemminismo del killer e le difficoltà incontrate da Valérie nell'ottenere il posto di stagista proprio a causa della sua femminilità (sottolineatura narrativa: la misoginia dell'assassino non è fondata PERCHE' nella realtà le donne sono discriminate);


Stando a quanto ricordo (la visione risale ormai a un po' di mesi fa), proprio in questo punto risiede il limite maggiore del film. Anche qui, tuttavia, è questione di "come". Giocando a immaginare il film come avrebbe potuto essere (sottolineo che non lo considero un approccio critico valido, tutt'altro) il già citato Bunuel (che non so neanche se ti garba  :D) avrebbe risolto la questione con un'ironia devastante, rendendola narrativamente ineccepibile. Nel film di Villeneuve invece è pesantemente schematica. Per fortuna non tutto il film è così, anzi.


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#33 corey

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Inviato 29 ottobre 2009 - 19:11

Come darti torto? Stabilire norme di compilazione filmica sarebbe solo deleterio, ma addirittura delirante. Quello che invece mi pare sensato - e per chi si occupa di cinema non a tempo perso anche utile e costruttivo - è il cercare di chiarirsi il più possibile, eccezioni e sfumature permettendo, ciò che fa risuonare il proprio gusto (i vecchi tromboni della teoria del cinema chiamavano più o meno questa cosa "fondazione del gusto").

Purtroppo l'ultimo Haneke non l'ho ancora visto, non appena l'avrò a portata di sala lo farò. Quanto a Buñuel che dire? Iosseliani è uno dei miei cineasti preferiti  ;)

Tornando a "Polytechnique" corre l'obbligo di sottolineare l'eccellenza del cast: non un compiacimento, non una smorfia accattivante, tutti i ragazzi recitano senza la minima sbavatura e con una credibilità fisica e gestuale impressionante. Ero convinto fossero attori non professionisti e invece guardando la scheda su imdb vedo che sono fior di professionisti. Sébastien Huberdeau (Jean-François/Jeff) era anche nelle Invasioni barbariche ...
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#34 satyajit

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Inviato 31 ottobre 2009 - 00:59

Come darti torto? Stabilire norme di compilazione filmica sarebbe solo deleterio, ma addirittura delirante. Quello che invece mi pare sensato - e per chi si occupa di cinema non a tempo perso anche utile e costruttivo - è il cercare di chiarirsi il più possibile, eccezioni e sfumature permettendo, ciò che fa risuonare il proprio gusto (i vecchi tromboni della teoria del cinema chiamavano più o meno questa cosa "fondazione del gusto").


Ma sai, è anche stimolante scovare questi elementi tra le righe, recensione dopo recensione, fino a crearsi un'opinione personale circa gli strumenti di lavoro del critico in questione. Tanto poi salta sempre fuori l'articolo che confuta almeno parzialmente tale idea. A me capita spesso: mi reputo in grado di prevedere il giudizio dei critici che conosco meglio su un determinato film e invece..
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#35 corey

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Inviato 31 ottobre 2009 - 07:22

Eh sì, è proprio stimolante crearsi un'opinione personale circa. Saluti.
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#36 satyajit

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Inviato 31 ottobre 2009 - 17:50

Mi prendi in giro..  :'(
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#37 Ian Smith

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Inviato 31 ottobre 2009 - 17:57

tornando in topic, il film si trova sul mulo?
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#38 strangelove

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Inviato 31 ottobre 2009 - 18:34

tornando in topic, il film si trova sul mulo?


Per fortuna esce al cinema (12 marzo).
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#39 corey

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Inviato 31 ottobre 2009 - 19:01

Mi prendi in giro..  :'(


Ma cordialmente  :)
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#40 corey

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Inviato 31 ottobre 2009 - 19:02

tornando in topic, il film si trova sul mulo?


Dipende da quanto intendi tornare in topic.
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#41 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 04 novembre 2009 - 10:01


tornando in topic, il film si trova sul mulo?


Per fortuna esce al cinema (12 marzo).


Anticipato al 18 dicembre  O_O :
http://www.bimfilm.c...e/persianscats/

Da vedere prima di compilare la classifica di fine anno!
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#42 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 10 aprile 2010 - 11:02

16 aprile...e uno, 16 aprile e due, 16 aprile e tre: aggiudicata l'uscita in Italia il 16 aprile!

Film interessante, in cui la cosa migliore è a mio parere rappresentata dall'energia e dal ritmo delle riprese rubate alla vita di Teheran e girate - splendidamente - in condizioni estreme (pare che, durante le riprese, i componenti della troupe siano stati arrestati due volte!); probabilmente è questo il motivo per cui ci sono alcune scene gratuite e poco riuscite che sminuiscono il valore artistico (non certo quello simbolico...) della pellicola. Un altro aspetto che ho trovato forse un po' eccessivo è il senso di denuncia persistente, a tal punto da diventare quasi lamentoso.
Per niente malaccio quello che si evince della scena musicale iraniana...anche se, per curiosità, vorrei sapere se la frase "facciamo qualcosa di molto vicino all'indie-rock" (che non ha significato...) è opera del regista* o del doppiaggio!

* Regista che, vecchio marpione, sta registrando il suo primo album.

EDIT: Pare che durante le riprese siano stati "solo" fermati (e rilasciati dopo aver corrotto le guardie con un pugno di dvd); mentre l'arresto, per Ghobadi, è avvenuto al rientro da Cannes.
Comunque, se siete interessati a questo film, vi invito a visitare il blog ufficiale - http://www.igattipersiani.it/ - ricco di materiale, tra cui un paio di interviste a Ghobadi e spezzoni di alcune scene del film.
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#43 satyajit

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Inviato 10 aprile 2010 - 12:41

Finalmente la distriubzione italiana torna a interessarsi a film iraniani, e/o diretti da registi iraniani. Temo sia solo per questioni politiche, ma pazienza. Negli ultimi quattro anni erano arrivati - tra l'altro in pochissime copie -solo due film rientranti in queste categorie, L'isola di ferro di Rasoulof (che è tra gli arrestati insieme a Panahi) e Viaggio in India di Makhmalbaf. La cosa demenziale è che quest'ultima è un opera minore del regista, tanto che in Occidente è uscita solo in Italia. Invece alcuni capolavori iraniani celebrati un po' ovunque da noi non si sono visti. Quest'anno le cose per fortuna andranno un po' meglio e nel complesso dovrebbero vedersi almeno quattro film: il già uscito Donne senza uomini, appunto I gatti persiani, il capolavoro annunciato About Elly e il nuovo film di Kiarostami, che dovrebbe uscire in contemporanea alla presentazione a Cannes.



Per niente malaccio quello che si evince della scena musicale iraniana...anche se, per curiosità, vorrei sapere se la frase "facciamo qualcosa di molto vicino all'indie-rock" (che non ha significato...) è opera del regista* o del doppiaggio!

* Regista che, vecchio marpione, sta registrando il suo primo album.


Confermo che si parla di indie-rock anche in originale, se la memoria non mi inganna. Piuttosto: dove hai già visto il film doppiato?

Ma soprattutto: dove hai letto che Ghobadi sta incidendo un disco?
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#44 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 10 aprile 2010 - 13:31


Per niente malaccio quello che si evince della scena musicale iraniana...anche se, per curiosità, vorrei sapere se la frase "facciamo qualcosa di molto vicino all'indie-rock" (che non ha significato...) è opera del regista* o del doppiaggio!

* Regista che, vecchio marpione, sta registrando il suo primo album.


Confermo che si parla di indie-rock anche in originale, se la memoria non mi inganna. Piuttosto: dove hai già visto il film doppiato?

Ma soprattutto: dove hai letto che Ghobadi sta incidendo un disco?


Sì certo, "indie-rock" è nominato circa cinquanta volte nel film; facevo riferimento a quel "suonare molto vicino" a un non-genere per definizione, spesso utilizzato in modo inappropriato e che, stringi stringi, significa tutto e niente. L'indie-rock dovrebbe essere una corrente di musicisti indipendenti, con all'interno i generi più disparati. Mi incuriosiva sapere se Ghobadi è al corrente della "sfumatura".

Il film l'ho visto all'Apollo qualche giorno fa alla consueta anteprima.

Lo ha dichiarato proprio il regista in un'intervista: "Adoro la musica. Se non avessi fatto il regista di sicuro avrei fatto il musicista o il cantante. So suonare e i miei amici mi dicono che la mia voce non è niente male. Attualmente sto registrando il mio primo album".
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#45 satyajit

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Inviato 10 aprile 2010 - 22:51

Sì certo, "indie-rock" è nominato circa cinquanta volte nel film; facevo riferimento a quel "suonare molto vicino" a un non-genere per definizione,


Allora su questo, non capendo (purtroppo) il persiano, non posso aiutarti.


Il film l'ho visto all'Apollo qualche giorno fa alla consueta anteprima.


Magari un giorno ci incroceremo a una di queste anteprime. Anzi, mi sa che un paio di volte ci siamo già incrociati.


Dimenticavo, nel post precedente: i primi tre dei quattro film iraniani Ondacinema li ha già recensiti.   ;)
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#46 verdoux

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Inviato 17 aprile 2010 - 17:00

a prima vista mi è sembrato un capolavoro  :-\
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#47 satyajit

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Inviato 17 aprile 2010 - 17:43

Allora ti ordino di scaricare subito Turtles Can Fly (oltre a Il tempo dei cavalli ubriachi, se non l'hai visto).  ;)
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#48 strangelove

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Inviato 17 aprile 2010 - 19:14

*Cambiate il titolo del topic in "I gatti persiani"!*

In prima battuta evidenzio una personale soddisfazione nel veder distribuito questo film. Nel mio piccolo ogni tanto scrivo alle case di distribuzione per reclamare film ??marginali? altrove accolti benissimo e da noi ignorati. Anche se non rispondono mai.
Condanno invece un tizio del cinema che ieri sconsigliava il film ad alcune persone anziane perché ??di genere, musicale, e quindi non adatto a loro?, indirizzandoli in un'altra sala. Alla fine eravamo in due.

Il film per dei buoni 30 minuti ha un ritmo assolutamente travolgente. Forse l??unico problema del film è che dura 15 minuti di troppo. Poteva avere uno scatto più veloce, ma sono difetti in eccesso, di generosità: indubbiamente Ghobadi ha voluto dare spazio a più voci possibili della scena underground che rappresenta.
L??avevo pensato subito dopo la visione, strada facendo, ma dato che ho trovato poi un??intervista a Ghobadi che confermava la mia idea, lascio spazio alle sue parole: ??ho utilizzato uno stile diverso dai film precedenti perché ho cercato di rendere il ritmo e il dinamismo della vita a Teheran, nella sua complessità. Volevo mostrare la città da un??angolazione diversa. La musica e in modo particolare le parole delle canzoni hanno influenzato il ritmo del film?.
In questo modo lo stile diventa ulteriormente di rottura, grido di ribellione, anche se qualche affezionatissimo del cinema iraniano più noto può storcere il naso.
Il messaggio arriva chiaro e forte, ma francamente il senso di denuncia persistente di cui parla kraftweve non l??ho avvertito nemmeno per un secondo. Il film non si adagia mai su patetismi d??esportazione e comunica a ritmo elevato, qua e là diseguale.
Il film è a tratti anche molto divertente e curiosamente la musica offre più di quello che promette. E??, dunque, un film che possono vedere Tutti (dal ragazzino alla persona anziana), nel senso che non è destinato esclusivamente a un pubblico selettivo (ok, tutti i film possono essere visti da chiunque, ma credo di aver reso l??idea).
E??, una pellicola che, se possibile, va assolutamente vista al cinema. Per un motivo semplicissimo: se si vanno a vedere film come ??I gatti persiani? ne distribuiranno altri, altrimenti è dura anche lamentarsi.
A mio avviso non raggiunge le vette di ??Il tempo dei cavalli ubriachi? (e probabilmente di ??Turtles can fly?, che non ho ancora visto), ma mi sembra azzardato definirlo un film ??minore?.
E?? un??opera che va sostenuta a tutti i costi: andatela a vedere al cinema, e consigliate chi conoscete di fare altrettanto.
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#49 satyajit

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Inviato 17 aprile 2010 - 23:01


??ho utilizzato uno stile diverso dai film precedenti perché ho cercato di rendere il ritmo e il dinamismo della vita a Teheran, nella sua complessità. Volevo mostrare la città da un??angolazione diversa. La musica e in modo particolare le parole delle canzoni hanno influenzato il ritmo del film?.
In questo modo lo stile diventa ulteriormente di rottura, grido di ribellione, anche se qualche affezionatissimo del cinema iraniano più noto può storcere il naso.
Il messaggio arriva chiaro e forte, ma francamente il senso di denuncia persistente di cui parla kraftweve non l??ho avvertito nemmeno per un secondo. Il film non si adagia mai su patetismi d??esportazione e comunica a ritmo elevato, qua e là diseguale.
Il film è a tratti anche molto divertente


Sicuramente il film è diverso dagli altri lavori del regista, ma già il precedente Half Moon virava verso la commedia, a tratti esilarante. Toni totalmente assenti nei primi tre lungometraggi di Ghobadi, che erano di una tragicità parossistica. La grossa novità, anche rispetto alla produzione iraniana conosciuta in Occidente, è l'ambientazione urbana. Si può dire che il cinema iraniano (penso a lavori come Tehroun, Green Days, già Dieci) sia tornato in città, laddove risiedeva negli anni settanta (per inciso: altra situazione prerivoluzionaria). E ?? va riconosciuto ?? vi è stato trascinato dall'opera di Jafar Panahi*.

*Offerta 5x1 alle autorità iraniane: lasciatelo circolare e lavorare liberamente, vi diamo in cambio un pacchetto contenente Muccino, Vanzina, Martinelli, Ozpetek e Neri Parenti.  ;D
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#50 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 19 aprile 2010 - 08:01

I gatti persiani

Iran 2009. Nella capitale Teheran, i gatti sono costretti a nascondersi nelle abitazioni e non possono palesarsi liberamente al mondo esterno per non incappare nell??ipocrita e ottusa morsa del proibizionismo nazionale. Un lungometraggio sui felini? Evidentemente no, ma come si può intuire i gatti persiani non sono altri che i giovani iraniani e questo film, con grande energia e notevole coraggio, lancia un urlo di protesta nel deserto della legittimità morale della più popolosa città di quella che fu la Persia.
L??autore della denuncia è il regista kurdo-iraniano Bahaman Ghobadi che, stanco di attendere invano i permessi di rito per realizzare un progetto sulla pena di morte intitolato ??60 secondi su di noi?, acquista una camera digitale (tutte le attrezzature 35mm appartengono allo Stato e per affittarle bisogna avere un??autorizzazione a cinematografare, ndr) e comincia a provarla filmando clandestinamente un gruppo di musicisti indipendenti; questa la stravagante genesi dell??idea alla base de ??I gatti persiani? (tit.int. ??No One Knows About Persian Cats?), che sarà poi girato - giocoforza - a tempo di record in meno di venti giorni.
Motore dell??iniziativa e oggetto del racconto è la musica, nella sua accezione più modaiola: l??indie rock, come è denominato (non solo) nella pellicola; ovvero una macro-corrente di musicisti indipendenti, con all??interno i generi più disparati. Non è un caso che Ghobadi abbia cercato riscatto nella musica, in quanto è da poco diventato un cantante (appare in questa veste anche in una scena all??inizio del film) e proprio durante le registrazioni senza licenza del suo primo album ha incontrato in studio Ashkan e Negar, il ragazzo e la ragazza protagonisti della pellicola, due artisti autentici della scena underground locale, che hanno un solo desiderio: fare musica. Facile, si potrebbe pensare, ma non in territorio islamico, dove la musica viene giudicata impura ?? in quanto fonte di allegria ?? e per chi intende ??peccare? a suon di basso e batteria non resta che infrattarsi o meditare una fuga all??estero. 
? proprio quello che decidono di fare Ashkan e Negar, che per il rock sono pronti a rischiare tutto quanto posseggono. Servono passaporti e visti, allora si rivolgono ad un istrionico commerciante di DVD pirata di nome Nader che ?? per amor dell??arte ?? li aiuta indirizzandoli da un esperto falsario, certo di recuperare quei documenti indispensabili per emigrare a Londra, dove ??i gatti? vogliono suonare davanti ad un pubblico libero e lontano dal bieco sguardo del Regime.
Intanto, per riuscirci, devono anche mettere in piedi una band che si rispetti; è qui che Ghobadi ci porta nei meandri della città islamica filmando una sorta di maxi-videoclip dove, tra tetti, cantine, stalle e sgabuzzini vari, si avvicendano dieci band per quarantacinque minuti di alternative-rock, pop, metal, world-music e rap dal testo graffiante, scoprendo il velo (di vergogna) che avvolge, offuscandola, una Teheran in fermento sociale e culturale. 
??I gatti persiani? è probabilmente la pellicola iraniana più ??giovane? e spiazzante di sempre, distante dal classico stile caratterizzato da villaggi abbandonati e intellettualità a là Kiarostami; al contrario, Ghobadi ci mostra con la sua digitale una Teheran metropolitana e vitale, dove si parla un linguaggio moderno e la vita trascorre scandita da un senso di repressione manifesto.
Il grande merito del regista è soprattutto questo, perché, al di là di qualche episodio memorabile (Nader, che per evitare una multa salata, inscena una difesa tragicomica o l??incontro dal falsificatore di passaporti), la narrazione filmica funziona in parte e contiene ?? presumibilmente per via delle riprese eseguite in un clima estremo* e alla velocità della luce ?? qualche passaggio un po?? gratuito e poco convincente, compreso il finale, giustamente amaro, ma telefonato e abbastanza debole.
Tuttavia, il film ha ?? per tutti ?? un alto valore simbolico e rappresenta, per i ragazzi iraniani, un piccolissimo ma importante passo in avanti verso un futuro meno sottomesso e un epico inno (rock) alla vita. Il grido di una generazione che, forse, cambierà la sua terra.

*Durante le riprese, Ghobadi e la sua troupe sono stati fermati dalle forze dell??ordine in due occasioni (poi rilasciati dopo aver corrotto le guardie con dei DVD, ndr), mentre il regista è stato arrestato e imprigionato per sette giorni al rientro dal Festival di Cannes 2009 (dove aveva appena ritirato un premio nella sezione ??Un Certain Regard?).

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