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Diary of the Dead (George A. Romero, 2007)


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3 replies to this topic

#1 DOGdaddyDIE

    Roadie

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Inviato 23 aprile 2009 - 14:49

Immagine inserita
Gli si può contestare di aver ristretto la sua idea di cinema al genere horror e di aver fatto dei "morti viventi" meri strumenti per mettere in campo una sottesa critica alla società. Ciò nonostante è indubbio che Romero abbia saputo, con il passare degli anni, aggiornare la propria proposta cinematografica sfruttando con sapienza novità e tendenze di una società in continua evoluzione. Sarebbe stato ingenuo pensare che il suo occhio critico non avrebbe finito col posarsi sulle novità portate da internet, i blog e i nuovi mezzi di comunicazione.
Di Diary of the Dead si potrebbe dire che è "la notte dei morti viventi"  girato secondo gli stilemi della rivoluzione digitale. Il regista è l'uomo qualunque con la sua camera a spalla e il punto di vista dello spettatore è quello delle sue riprese finto-amatoriali. Idea non nuovissima che nel cinema horror aveva saputo già ammaliare il pubblico con "the blair witch project", un'idea poi ripresa da Matt Reeves e il suo Cloverfield e da Balagueró con Rec. Ed è proprio dal confronto con questi film che Romero esce sconfitto, laddove Cloverfield riusciva nel coinvolgere il pubblico proprio per le riprese stupendamente amatoriali nel loro essere studiate e per quella capacità di non mostrare ma di lasciar intravedere espediente fondamentale nel creare atmosfere di puro terrore, il film di Romero risulta essere finto, fin troppo patinato e non esente da forzature in sede di sceneggiatura. Nel suo film nulla accade che non venga ripreso da una telecamera (ad esclusione della scena in ospedale), le inquadrature son fin troppo artificiali e telefonate, a tratti ci si dimentica che chi filma è coinvolto negli eventi e sta rischiando anche lui la pelle. Mai una titubanza, mai che la camera venga posata per permettergli di soccorrere un amico. Romero si affanna ad offrire giustificazione a tale comportamento "la camera isola chi riprende estraniandolo dagli eventi". Ma a nulla servono gli espedienti quali quello della batteria scarica, non c'è credibilità e l'impressione è da subito quella che non sia Jacob a filmare, ma lo stesso Romero. E così è a tutti gli effetti, il suo stile resta riconoscibilissimo soprattutto nelle scene più truculente dove le morti tra il surreale e il grottesco contribuiscono a rassicurare lo spettatore sul fatto che stia vedendo un film e non un documentario. Romero stesso da l'impressione di non prendersi troppo sul serio, e scherza con i cliché del genere che lui stesso ha introdotto, guardare per credere la scena dell'inseguimento della mummia ai danni della bionda nelle due versioni a inizio e fine film. Diary of the Dead è un film di "mestiere" che strappa qualche risata, fa fare qualche salto sulla sedia ma nel complesso non stupisce come Romero ci aveva abituto.
Da alcune scene in soggettiva è evidente l'influenza di certi prodotti videoludici, e da un lato dispiace di non averlo potuto ammirare alle prese con l'adattamento di Resident Evil.
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#2 slothrop

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Inviato 24 aprile 2009 - 07:28

E' vero quello che dici, specie sulle riprese, e poi non hai citato il commento off (all'inizio si racconta che il film è stato montato in post produzione, e infatti ci sono due videocamere in azione, in memoria del suo autore-protagonista che non vediamo mai in faccia).
Insomma, a livello stilistico c'è poco di cui esaltarsi. Non di meno la sceneggiatura mi pare fondamentalmente buona, per quanto anche questa un po' telefonata nella misura in cui c'è la classica invettiva anti-media di Romero.

A me comunque è piaciuto nel complesso, ma di certo è un film tutt'altro che esente da difetti. Se non sbaglio se ne parlava anche in una discussione specifica su Romero.
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#3 DOGdaddyDIE

    Roadie

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Inviato 24 aprile 2009 - 09:11

Io ho adorato le scene ad alto tasso di humor nero. Vedasi: amish barbuto. Per il resto non capisco la sua insistenza nel riproporci il tema "razziale", e i neri che finalmente prendono il potere. E i personaggi mi sono apparsi alquanto caricaturati: prendi ad esempio il professore arciere.

Oltre ai commenti occorre ricordare pure le musiche, che secondo me tolgono ulteriore fascino al lavoro rendendolo ancor più artificioso. Mah, come ho detto Romero perde il confronto con i film che avevano saputo sfruttare meglio l'espediente. E non parlo solo di Cloverfield, ma anche Rec che eppure non era esente da difetti.
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#4 slothrop

    Enciclopedista

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Inviato 24 aprile 2009 - 09:55

vero del prof arciere, bella cazzata. A me fondamentalmente è piaciuta molto la parte dell'ospedale e quindi le premesse c'erano e fino a un certo punto del film ho apprezzato anche il non insistere sullo stile ultra-reality di Blair Witch Project (che mi pare già un'idea di ieri più che di oggi), però è vero che alla lunga è troppo artificioso.

Personalmente su Cloverfield ho più di una riserva (vedi thread dedicato) mentre Rec (film diversissimo e infinitamente meno ambizioso) secondo me è un gioiello. Altrove domandavo se il remake americano "Quarantena" non fosse proprio una fotocopia talmente esatta da renderlo del tutto inutile (come sembra essere), magari tu li hai visti entrambi.
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