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SARAMAGO


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#101 100000

    Enciclopedista

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Inviato 20 giugno 2010 - 17:32

ma assai di più all'autobiografico bernardo soares


Questo era parso anche a me: di Ricardo Reis non ho letto nulla, ma l'immagine del fantasma di Pessoa nel libro di Saramago mi sembrava coincidere discretamente con quella di Soares.
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#102 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 20 giugno 2010 - 18:49


ma assai di più all'autobiografico bernardo soares


Questo era parso anche a me: di Ricardo Reis non ho letto nulla, ma l'immagine del fantasma di Pessoa nel libro di Saramago mi sembrava coincidere discretamente con quella di Soares.

si, di fatti ricardo reis serve solo a dare lo spunto (è l'unico eteronimo che pessoa non "uccide" fittiziamente, non attribuendogli una data di morte, ma un trasferimento in sudafrica, dove egli stesso era nato), l'opera di saramago si confronta in modo più puntale col diario dell'inquietudine che non con l'opera poetica sotto il nome di rr, che comunque rispecchia un moralismo malinconico, pregno di echi del pieno classicismo augusteo (seneca, orazio), e genera probabilmente le composizione poetiche più riuscite di pessoa stesso:

Dicono che fingo o invento
Tutto quel che scrivo. No.
Io semplicemente sento
Con l'immaginazione.
Non adopero il cuore.

Tutto quello che sogno o che mi accade
Ciò che finisce o mi viene a mancare,
Ã? come una terrazza
Che dà su qualcos'altro.
� quest'altro che è bello..

--------

L'orma breve che dalle erbe tenere
rileva il piede concluso, l'eco che vuota s'insinua,
l'ombra che s'adombra,
il bianco che la nave spande:

non lascia né più grande né migliore l'anima alle anime,
chi è partito a chi partirà. Il ricordo dilegua.
Morti, ancora morremo.
Lidia, siamo solo nostri.

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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.

#103 Greed

    round control to major troll

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Inviato 24 settembre 2010 - 11:44

Sto leggendo L'anno della morte di Ricardo Reis.
Avendo letto solo Cecità, di Saramago (per quel che ricordo, molto più misurato), lo stile di questo romanzo mi ha un po' stupito.
Il narratore è un autentico enigma: chi è? cosa sa? Nel suo raccontare immette anche le riflessioni dei personaggi, e a volte non è immediato capire se è il narratore che espone sé stesso, oppure se sta assumendo il punto di vista di un personaggio (quasi sempre il protagonista Reis). A volte scherza addirittura sul suo stesso stile, facendo una considerazione e poi dicendo, "questo non l'ha pensato Ricardo Reis".
Alla fine del primo capitolo, quando Ricardo legge il giornale, si capisce molto dello stile. Il dottore legge i titoli, e tra un titolo e l'altro affiorano i suoi pensieri, senza soluzione di continuità.
La continuità..il segno preferito di Saramago, penso sia la virgola. E' grazie alle virgole che Saramago non spezza la continuità del mondo, nei suoi lunghi periodi. Nella stessa frase, in questo modo, ci sono più soggetti (non usa mai il punto e virgola quando cambia soggetto), e si accumulano fatti, pensieri, dialoghi, tutto di seguito.
I dialoghi sono segnalati solamente da una virgola e dalla lettera maiuscola (in Cecità usa la stessa tecnica, probabilmente farà così in tutti i libri), niente due punti, niente virgolette: le frasi scoppiano all'improvviso, e si ha l'impressione di un dialogo serrato che ascoltiamo in un cinema.

Questo stile, concludendo, non mi sembra qualcosa di fine a sé stesso. Di sicuro c'è del pensiero e una poetica -e uno sguardo personale sulla realtà- dietro tutto ciò. Che ne pensate?
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#104 100000

    Enciclopedista

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Inviato 24 settembre 2010 - 13:48

E' così in tutti i suoi libri (compreso Cecità, in cui forse è meno accentuato, non ricordo esattamente). Per quanto ne so scrive così da dopo Una terra chiamata Alentejo (suo terzo libro e primo grande successo) ed in un'intervista che vidi tempo fa dichiarò che semplicemente è lo stile che gli riesce più congeniale ed immediato allo stesso tempo. Non frutto di una ricerca se non quella per esprimere al meglio sè stesso. "Uno sguardo personale sulla realtà" direi che è la tua definizione che calza meglio.
Adoro questo suo stile (anche se ammetto che a volte ciò rende certe frasi/pagine un po' toste, diciamo che richiedono attenzione) ed i suoi libri sono splendidi per la forma oltre che per i contenuti, a mio modo di vedere.
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#105 Greed

    round control to major troll

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Inviato 24 settembre 2010 - 15:40

Io invece ti dirò che questo stile a volte alleggerisce. Sembra paradossale, ma pensa se ci fossero grosse costruzioni sintattiche, subordinate su subordinate, ecc.
Non è uno stile semplice di certo, ma se avesse preferito la sintassi piramidale all'"elenco", all'accumulo, sarebbe stato probabilmente ancor meno immediato.

In Cecità comunque m'ha fatto morire una pagina in cui venivano elencati un numero smisurato di proverbi, non so se tu la ricordi, ma a me è restata impressa.  :D

PS: Peccato che queste siano discussioni a due   :P
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#106 100000

    Enciclopedista

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Inviato 24 settembre 2010 - 19:35

Io invece ti dirò che questo stile a volte alleggerisce. Sembra paradossale, ma pensa se ci fossero grosse costruzioni sintattiche, subordinate su subordinate, ecc.
Non è uno stile semplice di certo, ma se avesse preferito la sintassi piramidale all'"elenco", all'accumulo, sarebbe stato probabilmente ancor meno immediato.

Beh ma io non posso che concordare...il mio era un "a volte appesantisce", ma di solito si legge bene ed anzi ribadisco che per me è un piacere leggere le sue pagine senza un punto.

In Cecità comunque m'ha fatto morire una pagina in cui venivano elencati un numero smisurato di proverbi, non so se tu la ricordi, ma a me è restata impressa.  :D

Proprio a queste mi riferisco, ma in realtà questo caso particolare non me lo ricordo (Cecità fu il primo che lessi di Saramago, ormai anni fa e mi riprometto di rileggerlo prima o poi, ora che conosco un po' meglio l'autore).

Piccola curiosità: ho letto un piccolo libro di racconti di Saramago ("Oggetto quasi") dove uno dei racconti (forse il principale) sfrutta il discorso diretto ed è scritto in maniera convenzionale. E' una delle sue prime produzioni infatti, e antecedente a "Una terra chiamata Alentejo". Non so dirti però se anche i primi 2 romanzi fossero scritti così (quindi in maniera convenzionale) oppure fossero già sulla strada dello stile che pare si riveli però per la prima volta con il sopracitato romanzo dell'80.
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#107 100000

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Inviato 09 settembre 2011 - 20:12

Ieri sono andato a Mantova per il Festival della Letteratura.
Bella sia la città che il festival, per quel che ho visto. Ma ero lì principalmente per vedere la prima italiana di "Josè y Pilar", documentario di 2 ore sugli ultimi anni di Saramago, accanto alla moglie e durante la stesura de "Il viaggio dell'elefante". Belle immagini e abbastanza ovviamente belle parole (molte prese dai suoi "quaderni", già letti): film riuscito ed intriso della nota ironia dello scrittore, dove si vede una vita impegnatissima, mai doma, sempre al fianco di colei che è stata il suo "pilastro" (non solo per il gioco di parole presente anche in una delle innumerevoli dediche) per la vita di tutti i giorni. Alla visione (imbarazzante per quella decina di volte che il proiettore ha fatto partire una bella schermata blu per qualche secondo) era presente anche la stessa Pilar del Rio che alla fine è stata anche molto disponibile per una breve sessione di domande e chiarimenti. Donna combattiva, intelligente e disponibile, ha tenuto a spiegare che i grandi uomini non sono quelli con tanto potere politico, o tanti soldi, o tante donne (riferimenti puramente casuali, ovvio), ma quelli che davvero hanno molte cose da dire e che l'unico rammarico che prova per Josè è che se ne sia andato senza riuscire a scrivere tutto ciò che aveva in mente, anche se forse non ci sarebbe mai riuscito.
Nessuno spazio ai sentimentalismi per Pilar, mentre nel film, nonostante l'ironia la faccia da padrona, si sente una certa malinconia per le ultime immagini di un grande scrittore, stimatissimo anche dalla moglie (e lo si capisce anche dalle parole della donna dopo la proiezione).

Piccolissimo spoiler: (che poi su un documentario)
Infatti, ad una domanda sulla scena finale sul film (dove Saramago saluta la moglie dicendole qualcosa come "ciao Pilar, ci vedremo da qualche altra parte", cito a memoria), risponde che potremo rivedere lo scrittore noi tutti, e non solo lei, nei suoi libri e nelle sue parole. Che i suoi libri sono l'unica cosa destinata a rimanere e che i suoi pensieri ed il suo spirito sono lì, e non da qualunque altra parte.
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