il paragone con l'aborto non c'entra nulla (salvo restando che considero l'aborto moralmente accettabile solo in determinati casi, che non sono tutti quelli previsti ex-lege) perchè si parla di una decisione che lo stato concede in base a motivazioni che si allacciano alla comunità (le malformazioni del feto, la violenza carnale, la minore età ecc....).
C’entra, eccome. L'aborto è consentito entro i primi 90 giorni quando la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna. E’ quindi un servizio che si elargisce alla persona (in questo caso la donna), e considera che per alcuni è considerato un omicidio.
Il caso di una persona che preferisce andare in una stanza dove gli viene dato un barbiturico che lo uccida piuttosto che fare la stessa cosa privatamente, lo ribadisco, lo trovo inconcepibile in quanto non riesco a vedere come il ruolo dell'ente pubblico possa essere positivo per tutti i contraenti. Il patto sociale che sta alla base dello Stato prevede, in primo luogo, il mutuo soccorso e non credo nella maniera più assoluta che facilitare l'esito di una tragedia privata sia inseribile in tale ottica.
L'esempio che fa max stirner mi fa sorgere una domanda: ma voi preferireste una comunità in cui situazioni simili sono gestite nell'ottica del supporto alla persona, a facilitare il risolvimento di eventuali problemi o una che semplicemente fornisce pillole di cianuro ai disperati?
Perché non concedere entrambe le possibilità, lasciando ad ognuno la libertà di scegliere autonomamente se farsi curare o morire? E’ questo che uno Stato laico dovrebbe fare. La verità è che non si fa nulla e si lasciano le persone completamente sole di fronte a tragedie come quella di Bologna. Il biglietto che il marito ha lasciato in casa è commovente: “Così potrò curare la mia bambina”.
Un chiarimento. Non intendo che per il suicidio assistito lo Stato debba mettere a disposizione l'ospedale - del resto nemmeno in Svizzera lo si fa - mi riferivo ad una normativa in tal senso, anche se in Italia è una mera utopia.
Infine, prendo atto con te che la percentuale di depressi a cui effettivamente è stato somministrato tale trattamento sia minore rispetto ai disabili o ai malati terminali, ma il fatto stesso che esista la possibilità è, semplicemente, agghiacciante.
Io non sono uno psichiatra come nessuno degli intervenuti ma credo che nessuno possa obiettare che nella depressione il desiderio di morire è un sintomo e non un esito della malattia. Sarebbe come dire che per trattare l'anoressia bisogna far smettere di mangiare gli anoressici, perchè è questo che vogliono.
Ma se un anoressico non vuole mangiare nessuno lo può obbligare, lo confermano le numerose morti. Così come non puoi costringere a curarsi un depresso. In Italia la libertà di cura è garantita dalla Costituzione.
Per quanto riguarda la depressione, e rispondo anche a Kiss, come si possono esprimere giudizi su di una materia così complessa e sulla quale siamo totalmente incompetenti? I medici Svizzeri non credo siano eredi di Mengel, quindi si spera nella loro deontologia.
I suicidi assistiti che non rientrano in malattie organiche – come tumori, Alzheimer, Sla, ecc.ecc. - vengono “catalogati” come stati depressivi, quindi, per esempio Lucio Magri verrà considerato un depresso nonostante dai racconti degli amici non risulti tale.