Puniti da un esercito di sitar
#1
Inviato 25 agosto 2006 - 00:13
Ma ultimamente le cose sono cambiate, non si dà più al sitar l�??importanza che gli spetta, non lo si cerca nel quotidiano, addirittura si venerano falsi idoli.
Nonostante questa totale dissoluzione della morale, consapevole che stavamo errando come pecore, il sitar ha deciso di manifestarsi di nuovo a noi, per guidarci ma anche per punire la nostra superbia. E questa volta ha fatto le cose in grande, perché non si è manifestato in forma singola o come trinità, ma addirittura come orchestra di venti sitar.
Si tratta di Keiji Haino & Sitaar Tah - Animamima (2xCD aRCHIVE recordings / Important Records, 2006). No, non pensiate che i sitar siano la guida e Haino la punizione, perché il giapponese ha stranamente deciso di non rovinare il disco. Se ne sta in disparte, canta solo per qualche minuto (8 su 90 + recupero) a metà dell’album e credo sia l’unico caso nella sua discografia in cui qualche secondo in più glielo avrei concesso. Per il resto del tempo si occupa delle diavolerie elettroniche e suona il flauto (alla grande).
Tutto il resto è sitar.
L’orchestra crea un drone densissimo che non assomiglia alle forme droniche a cui il rock ci ha abituati. Troppo caotici e cazzoni i droni del free-folk, troppo piatti e puliti quelli della musica elettronica. Troppo noise quelli noise (e anche molto più freddi). Il suono, l’atmosfera possono ricordare a tratti i Taj Mahal Travellers o Takehisa Kosugi, ma ancora non ci siamo, loro suonano troppo rarefatti. La musica creata dall’orchestra di sitar è molto profonda, penetrante, psichedelica, cambia molto velocemente e in modo microscopico perché c’è sempre qualche sitar fuori dal coro, non sono mai ordinati come gli archi di un’orchestra. Ma visto senza il microscopio risulta un monolite di suono, con il flauto di Haino come unico elemento “terreno”. Questo nel primo cd (esclusa la parte finale cantata), perché nel secondo le cose cambiano: c’è qualche rumore in più, molti saliscendi di intensità, la voce da monastero di Fuyuki Yamakawa non è più solo il ventunesimo elemento dell’ortchestra, c’è spazio per un sitar solista che si permette anche di dettare i tempi. Più movimentato, in sintesi, ed è cosa buona e giusta perché questo album dura un’ora e quaranta e arrivare alla fine non è una passeggiata, per quanto bello (e necessario) esso sia.
Per la vostra redenzione, prendete e ascoltatene tutti.
rym |
#2
Inviato 25 agosto 2006 - 00:17
Non sono stati loro i primi ad usarlo?
TYPE O NEGATIVE. SLOW, DEEP AND HARD. Parole, musica e gesta di PETER STEELE
C A P T A I N M A S K R E P L I C A. Vita e arte di Don Van Vliet, CAPTAIN BEEFHEART
MEET AROUND THE ROCK - BEST OF ROCK (con Claudio Dosa & Federico Frusciante)
三生石
#3
Inviato 25 agosto 2006 - 11:26
Ma il sitar non è lo strumento inventato dai Beatles?
Non sono stati loro i primi ad usarlo?
#4 Guest_GG Queen_*
Inviato 25 agosto 2006 - 11:32
Il sitar è uno strumento indiano.Ma il sitar non è lo strumento inventato dai Beatles?
Non sono stati loro i primi ad usarlo?
#5
Inviato 25 agosto 2006 - 12:09
#6
Inviato 25 agosto 2006 - 13:54
Bellissimo post, il tuo, e in effetti c'era bisogno, in questi momenti di difficoltà, che il sitar tornasse a diffondere il suo Verbo alle gentidi Onda Rock. E con un bel disco così... Un disco che, per una volta, è moralmente giustificato scaricare: ne esistono infatti solamente mille copie (fra l'altro qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi perché la copertina ha quella forma? è stato pubblicato con un packaging tipo libro?)
Dici praticamente tutto tu. Anzi... Se scendessi un po' più nei particolari (anche poco) e mandassi a Claudio? Fatti tentare, dai. Del disco avevamo già parlato in chat qualche giorno fa, ma devo dire che dopo un paio di ulteriori ascolti (una mezza giornata, quindi), sono ritornato sulle mie posizioni. In effetti è un bene che Haino se ne stia buono e rinunci alle sue urla. Scelta consapevole o solo una serata con il mal di gola? Fatto sta che così facendo lascia il giusto spazio a questo suggestivo ensemble (si sono formati per l'occasione o operano abitualmente?), una di quelle cose che finché ne leggi ti chiedi a chi cavolo sarà venuta l'idea e dopo l'assunzione di cosa, poi ascolti e ti sembra tutto così giusto, tutto così azzeccato, tutto così ma-perché-non-ci-ha-pensato-nessuno-prima. E per me anche nel silenzio, anzi nel flauto, Haino si conferma il grandissimo, pazzo eppure coltissimo genialoide che èSi tratta di Keiji Haino & Sitaar Tah Animamima (2xCD aRCHIVE recordings / Important Records, 2006). No, non pensiate che i sitar siano la guida e Haino la punizione, perché il giapponese ha stranamente deciso di non rovinare il disco. Se ne sta in disparte, canta solo per qualche minuto (8 su 90 + recupero) a metà dellalbum e credo sia lunico caso nella sua discografia in cui qualche secondo in più glielo avrei concesso. Per il resto del tempo si occupa delle diavolerie elettroniche e suona il flauto (alla grande).
Tutto il resto è sitar.
Lorchestra crea un drone densissimo che non assomiglia alle forme droniche a cui il rock ci ha abituati. Troppo caotici e cazzoni i droni del free-folk, troppo piatti e puliti quelli della musica elettronica. Troppo noise quelli noise (e anche molto più freddi). Il suono, latmosfera possono ricordare a tratti i Taj Mahal Travellers o Takehisa Kosugi, ma ancora non ci siamo, loro suonano troppo rarefatti. La musica creata dallorchestra di sitar è molto profonda, penetrante, psichedelica, cambia molto velocemente e in modo microscopico perché cè sempre qualche sitar fuori dal coro, non sono mai ordinati come gli archi di unorchestra. Ma visto senza il microscopio risulta un monolite di suono, con il flauto di Haino come unico elemento terreno. Questo nel primo cd (esclusa la parte finale cantata), perché nel secondo le cose cambiano: cè qualche rumore in più, molti saliscendi di intensità, la voce da monastero di Fuyuki Yamakawa non è più solo il ventunesimo elemento dellortchestra, cè spazio per un sitar solista che si permette anche di dettare i tempi. Più movimentato, in sintesi, ed è cosa buona e giusta perché questo album dura unora e quaranta e arrivare alla fine non è una passeggiata, per quanto bello (e necessario) esso sia.
Difetti...? Forse uno. Rimango dell'idea che magari i venti sitar venti potevano osare di più in qualche passaggio, forse stupire maggiormente, ma vero è che nessuno ti obbliga sempre a épater les bourgeois, e già così il disco è intrigante, uh se lo è.
Se dovessi condensare tutto in un voto sarebbe un 7, ma io sono tutto sommato stretto. L'importante, ora, è ascoltarselo, che è davvero una bella sorpresa.
P.S. sempre per Gigiriva: Ma quindi devo intendere che normalmente Haino non ti piace?
#7
Inviato 25 agosto 2006 - 15:22
(fra l'altro qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi perché la copertina ha quella forma? è stato pubblicato con un packaging tipo libro?)
(si sono formati per l'occasione o operano abitualmente?)
Per quanto ne so (quasi nulla), operano abitualmente e non dovrebbero essere neanche un'orchestra di quelle legate alla musica tradizionale, anche perché il sitar fa parte della cultura indiana e questo è un gruppo giapponese.
Il sito ufficiale non è molto d'aiuto.
(mi sono permesso di mettere l'apostrofo nel quote, quell'asterisco è orrendo!)
rym |
#8
Inviato 25 agosto 2006 - 16:24
Il sitar è uno strumento indiano.
E' più che evidente che non hai afferrato la sottilissima ironia...
TYPE O NEGATIVE. SLOW, DEEP AND HARD. Parole, musica e gesta di PETER STEELE
C A P T A I N M A S K R E P L I C A. Vita e arte di Don Van Vliet, CAPTAIN BEEFHEART
MEET AROUND THE ROCK - BEST OF ROCK (con Claudio Dosa & Federico Frusciante)
三生石
#9
Inviato 25 agosto 2006 - 16:37
Il sitar è uno strumento indiano.
ma che chezzo stai dicendo?? io ti spezzo la noce del capocollo!!
il siter l'hanno inventeto gli scarafeggi, hai capito!?
(Arturo Toscanini)
molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »
#10 Guest_Eugenetic Axe_*
Inviato 26 agosto 2006 - 11:11
#11
Inviato 26 agosto 2006 - 15:28
Ravi Shankar è stato una scoperta di Harrison, lo sanno tutti :kin8: .
infatti... come lo è stato Eric Clapton... 8)
(Arturo Toscanini)
molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »
#12
Inviato 26 agosto 2006 - 16:30
Mi sono piaciuti la maggior parte dei suoi dischi che ho ascoltato, ma la voce non sempre è opportuna perché: a) spesso esagera (vedi l'orripilante Black Blues) fino a diventare insopportabile, b) è sempre la stessa, che faccia un disco ambient o che canti nei Fushitsusha. Non sembra fuori luogo in nessuno dei casi, ma i dischi tendono ad assomigliarsi troppo se non si modera, e questo non è un bene.
[...]
(mi sono permesso di mettere l'apostrofo nel quote, quell'asterisco è orrendo!)
Ma sì, in definitiva sono d'accordo anche io sulla voce di Haino (ma non ho ascoltato "Black Blues"). Forse non mi sembra così ripetitiva perché il numero di dischi ascoltati non arriva ancora alla doppia cifra, o forse è la sua maledetta eccezionalità a rendermela sempre la benvenuta, non so.
Comunque, dimmi se sei d'accordo, era da "C'est parfait endoctriné" che il Keiji non faceva nientedi così buono... Per curiosità: se uno volesse comprare lo troverebbe, "Animamima"? E quanto lo pagherebbe?
(Hai fatto benissimo, anzi, preferisco che si faccia così. L'asterisco è bruttissimo, e proprio per quello l'ho scelto: volevo che saltasse subito all'occhio il difetto)
#13
Inviato 03 settembre 2006 - 13:24
ps non ho mai ascoltato niente di haino, e non lo conosco, qualcuno avrebbe la pazienza di dirmi qualcosa a riguardo?
grazie
#14
Inviato 03 settembre 2006 - 16:30
Facciamola breve. Procurati "Tenshi no gijinka" e "I Said, This Is the Son of Nihilism", tanto per farti un'idea. Sono due album eccezionali...
#15
Inviato 27 settembre 2007 - 15:47
Whatever you do, don't
#16
Inviato 30 settembre 2007 - 15:21
#17
Inviato 30 settembre 2007 - 22:02
#18
Inviato 01 ottobre 2007 - 12:28
Invece visti i commenti positivi me lo sono ascoltato ier sera in cuffia prima di dormire e devo dire che mi ha colpito.
Mi sembravadi fluttuare nel tufon!
Ma la voce tuva che si sente a metà del primo brano prima che Haino inizi a urlare, è veramente un cantante tuva o è lo stesso Haino (anche se mi sembra quasi impossibile che sia Haino a cantare in quel caso)?
#19
Inviato 01 ottobre 2007 - 13:49
peccato lo utilizzi così poco nel disco, i momenti col flauto sono pazzeschi.Dio vi abbia in lode, questa roba è una ficata pazzesca. Il flauto soprattutto quando lo senti entrare su sto tappeto di sitar è davvero una cosa paradisiaca.
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