Inviato 08 ottobre 2008 - 14:46
Bene, ora penso di poter dire qualcosa su questo disco.
Sinceramente, la mia prima reazione all??ascolto dell??album è stata un ??eh?? di getto.
Passato il fomento dovuto all'attesa per il loro ritorno e quello ancora più eccitato per i primi cinque pezzi (che spaccano, c??è poco da dire, indipendentemente da tutto) la seconda parte prende una piega molto meno immediata che finisce con lo sfigurare e lo sformare le premesse iniziali.
In realtà è praticamente indubbio come questo sia assolutamente il lavoro della ??maturità? per gli Oasis, che si sono avventurati in territori decisamente distanti da quelli calcati in questi 15 anni di carriera, sebbene fossero stati accennati (in modo però meno ??convinto? e solido) ai tempi di Standing On The Shoulder Of The Giants.
C??è anche da dire che questo album mette probabilmente una pietra definitiva su quello che gli Oasis sono stati negli anni ??90: come ha detto Alan McGee, Definitely Maybe e Morning Glory erano dischi di un gruppo di ventenni che dai sobborghi di Manchester erano partiti con il sogno di diventare delle rockstar, mentre gli Oasis di oggi sono dei 35-40enni, che ne hanno passate di cotte e di crude, provato una marea di droghe, scopato una marea di groupies, dato e preso una marea di botte da una parte all??altra del globo, che ora hanno deciso di suonare semplicemente quello che vogliono senza inseguire più la chimera dei fasti del passato.
E così la mia idea è che Dig Out Your Soul suoni alla fine come un enorme fuck off alla casa discografica, alle mode, ai manager e ai dirigenti delle radio che dicono ??dove sono i singoli??: ??singoli? non ce ne sono, non c??è una "Wonderwall" ma neanche una "Roll With It", o una "Supersonic".
"The Shock Of The Lightning", per quanto tiri che è una bellezza, è troppo dura, aggressiva e psichedelica, e "I??m Outta Time", la ballata di Liam, ha qualche chance di allungare il brodo della promozione del disco ma è il tipico caso di canzone che può avere visibilità solo perché degli Oasis, visto che la sua atmosfera nostalgica-retrò lennoniana è quanto più lontano ci possa essere dai canoni stilistici che sono in voga nel rock di oggi.
Il disco uscito tre anni fa, Don??t Believe The Truth, era un meraviglioso (per me) tributo ai sixties dei Kinks e degli Who, ed è stato ampiamente e ingiustamente sottovalutato: ora potrebbe godere di nuova luce grazie proprio al contrasto con questo Dig Out Your Soul che riprende in parte quel tipo di arrangiamento fondendolo però con idee e soluzioni melodiche non ??convenzionali? per quello che è quasi sempre stato il tipico sound-Oasis.
Una prima osservazione che mi viene in mente è sull??approccio di gran parte delle canzoni, anche quelle più ??in-your-face?, che è dichiaratamente psichedelico, e a volte addirittura arriva ad entrare in contatto con il krautrock (al riguardo è molto probabile l??influenza ??intermediaria?di Bobby Gillespie, grande amico dei Gallagher), beninteso che di richiami ai Beatles ce ne sono diversi anche stavolta (la coda di ??The Turning? con l??arpeggio DearPrudenc-iano, l??inserto di piano in ??I??m Outta Time? che rievoca l??attacco di ??A Day In The Life? ecc.)
La seconda è che, rispetto a Don??t Believe The Truth, nel quale il suo contributo sembrava aver perso un po?? di vigore, questa volta Noel ha ripreso in mano completamente le redini della band: quasi tutti i pezzi migliori sono suoi (le prime quattro bombe e ??Falling Down? che, a dire il vero, secondo me perde un po?? rispetto alla versione remixata dai Chemical Brothers), anche se il brano di Gem (che stavolta supera Andy Bell) è forse quello più ??sperimentale? nel complesso.
Questi sono Oasis ??acidi? che pare stiano leggermente riscuotendo una parziale rivalutazione da parte di un certo tipo di critica rock che ne ha spesso biasimato la tendenza al citazionismo retrò e agli anthem popolari, che però erano proprio due degli elementi che, dal mio punto di vista da fan, hanno fatto sì che io diventassi un loro fan.
Insomma, un album sicuramente bello ma che mi ha un po' spiazzato, da ascoltare più volte per apprezzarlo in toto: già questo lascia pensare a quanto la direzione presa punti più sulla ??compattezza? che sull??immediatezza di singole tracce qua e là, perciò alla fine penso che sia il tipico caso di grower, un disco destinato a salire con gli ascolti, ad essere assorbito e metabolizzato, e non una classica rassegna di canzoni.
In ogni caso, chiedendosi se gli Oasis possano far ancora vedere ai vari cloni di Interpol, Franz Ferdinand e le loro chitarrette fighette come si fa un disco rock con i controcazzi, la risposta è fuckin' yes e non ci sono progressisti o conservatori che tengano, rock'n'roll is here to stay