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Addio a DFW


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84 replies to this topic

#51 slothrop

    Enciclopedista

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Inviato 16 settembre 2008 - 13:39

i grandissimi scrittori giapponesi d'inizio secolo sono ignobilmente sconosciuti da tutti eppure hanno scritte pagine di bellezza rarissima a livello mondiale..


Si, su questo non ho dubbi e faccio parte degli ignoranti. D'altra parte la lontananza culturale e geografica del Giappone dall'Italia un pò di cose le spiega a prescindere. Ad ogni modo anche sul Giappone, sulla sua cultura, credo esista una sorta di "diffidenza storica", anche se l'iperappassionato di cose giapponesi è una figura sicuramente marginale ma che si fa notare e di norma mi pare venga abbastanza rispettata. Poi magari viene preso per una persona bizzarra e nessuno caga i suoi consigli, ecco questo è probabile.
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#52 {`tmtd`}

    Enciclopedista

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Inviato 16 settembre 2008 - 13:42


i grandissimi scrittori giapponesi d'inizio secolo sono ignobilmente sconosciuti da tutti eppure hanno scritte pagine di bellezza rarissima a livello mondiale..


Si, su questo non ho dubbi e faccio parte degli ignoranti. D'altra parte la lontananza culturale e geografica del Giappone dall'Italia un pò di cose le spiega a prescindere. Ad ogni modo anche sul Giappone, sulla sua cultura, credo esista una sorta di "diffidenza storica", anche se l'iperappassionato di cose giapponesi è una figura sicuramente marginale ma che si fa notare e di norma mi pare venga abbastanza rispettata. Poi magari viene preso per una persona bizzarra e nessuno caga i suoi consigli, ecco questo è probabile.


sì sì, lo stesso discorso si può applicare alle frange letterarie che citavi all'inizio e viceversa. purtroppo non giova assolutamente, sia per una che per l'altra, la quasi completa assenza all'interno di ogni programma scolastico..
e comunque non volevo certo accusare nessuno di reticenza, mi andava soltanto di evidenziare come certa 'diffidenza' esiste anche nei confronti della letteratura orientale.
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#53 slothrop

    Enciclopedista

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Inviato 16 settembre 2008 - 13:50

Azzardo, magari dico una stronzata, ma non è che si predilige la saggistica nordamericana piuttosto che una sana  letteratura? Non è che su  questa evidente diffidenza da parte del lettore europeo ha influito, oltre che un fattore politico, anche una certa mitologia cinematografica?
Azzardo, eh.


Sulla saggistica credo tu abbia ragione, però non darei per scontato che il ritenere valida la saggistica americana implichi per molti che gli americani devono per forza essere scarsi come romanzieri.
Il discorso cinematografico non so se l'ho capito. Di certo prima dell'astio politico nei confronti degli Usa (che è la moda di oggi, ma in Romagna dove sto c'è da un pezzo), gli Usa sono stati famosi, e non solo in Italia, soprattutto per il cinema.
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#54 dazed and confused

    festina lente

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Inviato 16 settembre 2008 - 14:02


Azzardo, magari dico una stronzata, ma non è che si predilige la saggistica nordamericana piuttosto che una sana  letteratura? Non è che su  questa evidente diffidenza da parte del lettore europeo ha influito, oltre che un fattore politico, anche una certa mitologia cinematografica?
Azzardo, eh.


Sulla saggistica credo tu abbia ragione, però non darei per scontato che il ritenere valida la saggistica americana implichi per molti che gli americani devono per forza essere scarsi come romanzieri.
Il discorso cinematografico non so se l'ho capito. Di certo prima dell'astio politico nei confronti degli Usa (che è la moda di oggi, ma in Romagna dove sto c'è da un pezzo), gli Usa sono stati famosi, e non solo in Italia, soprattutto per il cinema.


Infatti il mio era un discorso azzardato e non do  assolutamente per scontato che la superiorità saggistica americana implichi una qualità minore per la letteratura, anzi.
Soltanto che vedo sempre in bella mostra in libreria saggi su saggi americani e quindi quello che la gente poi compra, a parte i soliti nomi noti, con i soliti best seller a scadenza marziale semestrale, e non noto nessuna particolare attenzione per i giovani romanzieri nord-americani.
Per il cinema, riferivo discorsi sentiti, ovviamente che non condivido affatto, un po' superficiali, anche da parte di gente con una certa cultura, per cui bastava già il cinema per capire la società americana e nessuna voglia di mettersi a leggere i loro autori, rei di un certo birignao politico già conosciuto, trito e ritrito.
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#55 v.

    mainstream Star

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Inviato 16 settembre 2008 - 14:03


Mah, io non credo di condividere quanto si va asserendo da queste parti... Mi pare anzi che la narrativa USA goda di un certo seguito più o meno da sempre. Senza scomodare il Vittorini di Americana, e sorvolando sul pivanismo "ginsberg-mi-chiamò-ragazzaccia-kerouac-me-lo-mise-al-culo", gli stessi autori di ultima generazione il loro seguito ce l'hanno, anche (soprattutto?) in quegli ambienti sinistresi sopraevocati. Una casa editrice come Minimum Fax, ad esempio, a torto o a ragione è molto amata da certo pubblico radical chic/left oriented. Wallace magari non avrà conosciuto tutto 'sto successo "popolare", certo, ma è anche vero che lui è (era) un autore scarsamente popolare in senso stretto. Al tempo stesso però è sempre stato un autore molto chiacchierato: più chiacchierato che letto, anzi, e non è già questo un segnale?
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#56 slothrop

    Enciclopedista

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Inviato 16 settembre 2008 - 14:24

gli stessi autori di ultima generazione il loro seguito ce l'hanno, anche (soprattutto?) in quegli ambienti sinistresi sopraevocati. Una casa editrice come Minimum Fax, ad esempio, a torto o a ragione è molto amata da certo pubblico radical chic/left oriented.


Verissimo, solo che io vivo in provincia e pur essendoci un pubblico per questi autori ed editori (diciamo pure anche Fandango, tanto per restare su Wallace) poi io non ho ancora trovato nessuno che mi conoscesse Wallace, a parte quei 3-4 amici che già sapevo che lo conoscevano.
Chi è davvero noto del post-beat e del post-Bukowski è Raymond Carver, e magari anche Bret Easton Ellis, lo stesso Douglas Coupland mi pare in ribassissimo.

Insomma, per lo meno dalle mie parti (e infatti stava nelle premesse) c'è un discreto abisso anche solo tra gli inglesi o giù di lì (dai McEwan ai Welsch, per non parlare di Hornby, che però in effetti comincia davvero a essere un'altra cosa) e i Wallace, i Palaniuk (pur in crescita), i Lethem, i Vollman e così via.

E' chiaro che il culto esiste come esiste la Minimum Fax (le librerie ne sono piene, è vero, ma in giro non ne sento mai mai parlare), però il punto è che qui mi pare che parliamo del più grande scrittore under 50 (non più) vivente e la sproporzione tra fama e valore è notevole. E' bello finalmente leggere queste attestazioni in gran parte degli articoli usciti in questi giorni ovunque (ed è per questo che mi sento di dirlo anch'io dal basso delle mie scarse letture).

Ma soprattutto, che sia il caso di cominciare a dare consigli su John Barth?
Del maestro di Wallace lessi a suo tempo il fuoristampissima La Casa dell'Allegria (bello) e ho comprato da tempo (ma ancora non letto) quello uscito, guarda un pò, su Minimum Fax nella collana delle robe vecchie, insieme ai divertenti racconti di Donald Barthelme.
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#57 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 16 settembre 2008 - 16:59

Mah, io non credo di condividere quanto si va asserendo da queste parti... Mi pare anzi che la narrativa USA goda di un certo seguito più o meno da sempre.


Neanch'io condivido minimamente le riflessioni di qui sopra (poi è ovvio che non citando dati ufficiali di vendita ognuno può dire quello che vuole).
Mi basta pensare a tre nomi, sicuramente tra i più inflazionati scrittori contemporanei: Roth, Palahniuk ed Ellis.
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#58 v.

    mainstream Star

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Inviato 16 settembre 2008 - 17:20


Ma soprattutto, che sia il caso di cominciare a dare consigli su John Barth?
Del maestro di Wallace lessi a suo tempo il fuoristampissima La Casa dell'Allegria (bello) e ho comprato da tempo (ma ancora non letto) quello uscito, guarda un pò, su Minimum Fax nella collana delle robe vecchie, insieme ai divertenti racconti di Donald Barthelme.


Eh, c'è poco da consigliare. Come dici tu è quasi tutto fuori fuori stampa, da che mi risulta gli unici due in commercio sono quelli su minimum classics.
L'opera Galleggiante è un gran bel libro; a proposito di Wallace all'epoca mi incuriosì la raccolta Lost in the Funhouse, contenente il racconto da cui lo stesso DFW ricavò "Verso Occidente", stando alla preziosissima prefazione di Martina Testa... Ma ovviamente tale raccolta non fu mai tradotta in italiano.

Barthelme pure mi piace anche se spesso è un po' troppo sopra le righe. Diciamo che mi piace più a un livello intellettuale che altro. Pure nel suo caso, le uniche cose che si trovano sono quelle uscite per Minimum.

Sarebbe poi da dire del monumentale Le Perizie di William Gaddis, citato di sfuggita da Antonio assieme al Più Grande Scrittore di Tutti i Tempi e di Ogni Dove, ma non sono mai andato oltre il primo tomo. Prima o poi porterò a compimento la missione, ci conto.

Se poi vogliamo trasformare questo thread in un best of degli scrittori massimalisti/postmoderni/quellochevipare americani, e quindi parlare dei vari Vollmann, Lethem, Whitehead, Danielewski ecc, che dire: magari! Per me sarebbe interessante quantomeno per rispolverarmi la memoria, visto che negli ultimi tempi sto più che altro infognato nel fantasy (!).
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#59 slothrop

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Inviato 16 settembre 2008 - 17:34

Mi basta pensare a tre nomi, sicuramente tra i più inflazionati scrittori contemporanei: Roth, Palahniuk ed Ellis.


Beh, due li ho nominati lassopra. Ellis comincia a essere di un'altra generazione e Palahniuk, probabilmente trainato dal film di Fight Club, mi pare più l'eccezione che la regola.
Roth poi è ormai un grande vecchio, è proprio un'altra storia. OK, parlavo di post-beat ma anche Roth non si può mettere sul piano dei Wallace e degli Eggers.


Sul massimalismo post-moderno. Le Perizie mi fa PAURA, dubito l'affronterò mai. Esistono invece, e tanto per rimanere in nomi simili anche letteralmente, traduzioni sul tanto favoleggiato William Gass?
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#60 v.

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Inviato 16 settembre 2008 - 18:01

Esistono invece, e tanto per rimanere in nomi simili anche letteralmente, traduzioni sul tanto favoleggiato William Gass?


Un solo libro. Indovina chi l'ha pubblicato in Italia?

http://www.minimumfa...asp?libroID=417

Uscito pochissimo tempo fa, ancora non l'ho letto.

p.s. notare a chi appartiene la citazione a inizio scheda.
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#61 slothrop

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Inviato 16 settembre 2008 - 18:21

Già che siamo in tema, uno che non si cita mai a proposito di Wallace è Faulkner. Però però l'Urlo e il Furore secondo me non è mica distantissimo dalle cose di Wallace. Personaggi disperati, logorroici se non altro mentalmente nel tentativo di essere lucidi (quasi sempre sopraffatto dalle cose); famiglie disastrate e analizzate fino all'osso; stile "difficile" e "sperimentale"; struttura geometrica e perfettissima in cui all'inizio non si capisce un cazzo (ecco, sul far casino Faulkner ha qualcosa in comune più con Pynchon) ma alla fine tutto torna.
Non mi sembra poco.
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#62 MissWisteria

    fottuta di malinconia

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Inviato 16 settembre 2008 - 19:51

Si però non direi che Toole sia noto al pubblico italiano più di Wallace. Toole ha vinto un Pulitzer postumo se non sbaglio, che questo posa fare delle differenze?


Comunque Raffaello ha centrato il punto, il problema è proprio l'apertura più che la cultura che non deve essere un dato fisso ma una potenzialità da espandere, e credo che la radice di questo sia da ricercare nella politicizzazione dei mass media, specie della TV.
Nel mio piccolo (non televisivo) qualcosa ne so, ed è evidentissimo che ai politici che conosco personalmente (di ogni schieramento) tutto interessa fuorchè alimentare la curiosità della gente in ogni campo.
Inoltre ho l'impressione che la letteratura nordamericana in Italia, nonostante sostenitori notissimi a partire dalla Pivano, venga spesso guardata pregiudizialmentre con sospetto da una grossa fetta di pubblico potenziale, che invece non dimostra alcun problema tanto coi sudamericani quanto col resto del mondo letterario di matrice anglosassone, ma per di qua si va OT.


entro in questo ot, e non nel merito di DFW.
Io trovo piuttosto che soprattutto negli ultimi due/tre anni ci sia stata una crescita nel pubblico della letteratura americana (di qualsiasi periodo), tant'è che mi sono ritrovata a considerare, tempo fa, che si fosse scatenata una certa moda. Nel pubblico universitario per esempio, c'è stato un periodo in cui non c'era uno dei miei compagni di corso che non stesse leggendo "un americano". Altra cartina tornasole (a mio avviso molto attendibile: gli ambienti universitari spesso sono "sdoganatori", quando non lanciano vere e proprie mode) è un corso di comparate che ho seguito due anni fa, tutto volto alla letteratura americana del '900, alla sua diffusione in Italia etc etc. In  libreria trovo numerose antologie di poesia americana, di racconti americani, di romanzieri americani.
Mi pare che l'attenzione sia piuttosto sollecitata e con discreti risultati...

/edit: per non parlare del proselitismo do varie riviste d'attualità e di quotidiani come il Corriere e il Sole 24 Ore...
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#63 Heiaci

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Inviato 16 settembre 2008 - 22:11

Che ci sia una sorta di preguidizio verso la lettura americana a me non pare, anzi mi sembra una delle letterature più seguite. Naturalmente non si parla di grande pubblico, ma negli ambienti dove si tratta di letteratura molto dei nomi citati sono quantomeno conosciuti, se non letti.Unica eccezzione McInerney, Barth, Barthelme (tutte influenze Wallaciane, Gaddis e gli altri hanno un loro piccolo seguito, non fosse altro che per la meritoria opera di Minimun Fax.

Sarebbe interessante sviluppare anche l'accenno alla Pivano, ormai "mostro sacro" piuttosto ingombrante quando si parla della letteratura nordamericana.

Infine vorrei "incensare" un attimo questo forum, o almeno questa sezione di forum: su quasi nessun articolo di quotidiano e in nessuno dei vari forum in cui ho postato a riguardo di DFW si son spinti in profondità e han citato i nomi che sono stati fatti quà. Io non posto quasi mai, ma è sempre un piacere leggervi.
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#64 slothrop

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Inviato 17 settembre 2008 - 08:02

Probabilmente avete ragione voi e non può essere un caso che le librerie siano piene di libri americani. Certo, in tv e in giro se ne sente parlare più mai che poco, ma questo forse è ovvio (anche se pur sempre spiacevole, questo OT infatti nasceva dal fatto che di Wallace non si è occupato alcun telegiornale, mentre su tutti i giornali è stato un florilegio, giustificatissimo, di "il più grande scrittore della sua generazione" e anche di più).
Poi probabilmente il fatto che io stia in Romagna (terra amatissima, eh) alimenta questa mia noiosissima fissa del presunto mancato riconoscimento di una cultura americana. Io conosco di fatto parecchia gente che studia lettere all'Università e Wallace non l'aveva mai sentito nominare (ovvio che non stia nei programmi, ma se è davvero il grande genio degli anni '90 credo che un appassionato di letteratura lo dovrebbe conoscere).
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#65 Guest_Ortodosso_*

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Inviato 17 settembre 2008 - 09:16

Sì Savez, forse è perché sei in Romagna ma mi sembrano effettivamente troiate quelle che hai esposto sulla notorietà relativa USA/Sudamerica. Per fortuna.

Che poi come giustamente si diceva siamo nel campo dell'aneddotica, non ci son cifre. Che poi chi se ne frega della notorietà o del fatto che sia passato in televisione (quali sono gli scrittori che passano in televisione)? L'unico uso, meschino, è quello di farsi un'autocompiacente pippa mentale.

Peraltro definire "persone di cultura medio-alta" la popolazione cui ti riferivi -se ho capito qual è- non riesce a non farmi senso.

Concordo Faulkner, aggiungo Lardner per i racconti.



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#66 Brucaliffa

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Inviato 17 settembre 2008 - 09:40

...


Non ho visto i tg quel giorno, però la notizia è giunta anche a persone che non sanno neanche chi sia, tipo mia madre, quindi non mi pare che sia passata proprio inosservata, io mi aspettavo peggio! E' da questo che è partito l'off topic?
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Better Call Saul!

#67 slothrop

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Inviato 17 settembre 2008 - 09:42

Peraltro definire "persone di cultura medio-alta" la popolazione cui ti riferivi -se ho capito qual è- non riesce a non farmi senso.


Eheheh, questa però è storia vecchia, ma tu sei certo di conoscere qualche persona di cultura medio-bassa per davvero?

Secondo me hai capito bene di chi parlo e secondo me non sei d'accordo su come io li definisco (non lo eri e non lo sei e ci sta, eh, per carità). Tra l'altro, cosa vuoi, non è che mi esalti definire "di cultura medio-alta" gente che male che vada è interessata per lo più a conferme di quanto già pensa e bene che vada è genericamente interessata a qualsiasi cosa senza parvenze di filtri (conosco persone che leggono quella cinquantina e rotti di libri all'anno, e se gli chiedi un commento o il più classico dei "ma cos'è che ti è piaciuto?" non ti sanno rispondere).
Io comunque parlo di "cultura" come dato fermo, quantitativo, non come "intelligenza" o "vivace curiosità" o "potenziale". E tu mi dirai: ok, ma allora se hai in mente un dato culturale tanto stantio e inutile che ti fai ste pippe a fare?

Ecco, appunto, come mettersi in buca da soli in un paio di mosse...



Però francamente la ragione di questo mio rinnovato interesse per questo tipo di tematiche del piffero sta nella constatazione che conoscendo gente immischiata nei giornali e nella politica, di lignaggio basso e localista quanto vi pare (e che però secondo uno schema mentale stantio ma non così privo di senso dovrebbe stare in "fascia alta"), insomma denoto una prevedibilità paurosa di idee e comportamenti e valori, etc...
Ok, dai politici te lo devi aspettare perchè c'è un preciso interesse, ma da chi fa i giornali auspicherei una maggiore curiosità e apertura mentale (anche nel locale!), e non la vedo, specie quelli che stanno ai posti di comando non ti sorprendono mai, MAI!
Non chiedo mica tanto, mi basterebbe un comunista che ha idee non banali sulla chiesa, un comunista che ogni tanto si fa qualche domanda in più sul fatto di essere ormai ex comunista (e quanto ex), gente che ogni tanto faccia il fioretto di perdersi un concerto di Guccini. Chiedo la luna?
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#68 Guest_Ortodosso_*

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Inviato 17 settembre 2008 - 09:50

Eh ti sei messo in buca anche con la seconda metà dell'intervento. Io ci sto a dire "cultura diverso da intelligenza", ma contesto proprio anche la prima.

Il punto è che io la considero da un punto di vista assoluto (cultura/scibile, se vuoi) se invece vogliamo fare la gaussiana relativamente alla popolazione generale italiana allora hai ragione, ma io ribatto che allora l'utilità marginale di un'unita di cultura è veramente bassa almeno fin quando arrivi al 99esimo percentile della popolazione (ovvero, l'universitario non sta tanto meglio del popolino a cultura, e probabilmente sta anche molto peggio a intelligenza, toh).

Piccola terminologia matematica in onore dell'uomo del thread.

Assolutamente leggere Mcsweeneys
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#69 slothrop

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Inviato 17 settembre 2008 - 10:05

Assolutamente leggere Mcsweeneys


Cavoli!

Tornando alle cose serie.

Qui ( http://www.trax.it/d...terwallace.htm  ) e qui (http://correndoconle...ostindustriale/ )

trovate due diverse traduzioni del racconto brevissimo che apre "Brevi interviste a uomini schifosi". La seconda è quella di Einaudi (che preferisco), la prima immagino l'abbia fatta quello che tiene il sito.
Qualcuno ha la versione originale?
Lo chiedo per capire quale più le si avvicina e per capire qualcosa in più dello stile di Wallace che io trovo molto poetico e musicale nel libro Einaudi. In queste cose però, si sa, il traduttore può fare molto.
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#70 Guest_Antonio_*

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Inviato 17 settembre 2008 - 10:10

assieme al Più Grande Scrittore di Tutti i Tempi e di Ogni Dove...

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topic che ha preso una piega improvvisa e interessantissima, laddove mi pare si stia parlando di quelli autori etichettabili genericamente con il termine di postmoderni.
sugli adorati barth, barthelme, palahniuk, lethem e vollman (vabbè questo un po' meno) avete detto voi. mi permetto di aggiungere alla compagnia il grande donald antrim, il cui "votate robinson per un mondo migliore" VA letto senza se e senza ma. in questo scritto antrim raggiunge livelli di follia e maniacalità molto vicini al dfw di infinite jest, ma con un tocco di humor tutto particolare. l'editore è ovviamente minimum fax.
ci sarebbe poi da parlare di cormac mccarthy, perchè LUI centra in qualunque discorso sulla letteratura degli ultimi 40 anni, ma adesso ho poco tempo... >:(
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#71 Brucaliffa

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Inviato 17 settembre 2008 - 10:20


Assolutamente leggere Mcsweeneys


Cavoli!

Tornando alle cose serie.

Qui ( http://www.trax.it/d...terwallace.htm  ) e qui (http://correndoconle...ostindustriale/ )

trovate due diverse traduzioni del racconto brevissimo che apre "Brevi interviste a uomini schifosi". La seconda è quella di Einaudi (che preferisco), la prima immagino l'abbia fatta quello che tiene il sito.
Qualcuno ha la versione originale?
Lo chiedo per capire quale più le si avvicina e per capire qualcosa in più dello stile di Wallace che io trovo molto poetico e musicale nel libro Einaudi. In queste cose però, si sa, il traduttore può fare molto.


Ho tenuto questo racconto nella traduzione Einaudi molto a lungo nella firma, folgorante.  :-* Però non posso aiutarti perché la versione originale non la conosco. E poi non voglio provare a dire nulla di utile o di interessante in questo thread, voglio solo vivere il lutto celebrando DFW da fan accanita. 
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Better Call Saul!

#72 Heiaci

    pivello

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Inviato 17 settembre 2008 - 18:12


Assolutamente leggere Mcsweeneys


Cavoli!

Tornando alle cose serie.

Qui ( http://www.trax.it/d...terwallace.htm  ) e qui (http://correndoconle...ostindustriale/ )

trovate due diverse traduzioni del racconto brevissimo che apre "Brevi interviste a uomini schifosi". La seconda è quella di Einaudi (che preferisco), la prima immagino l'abbia fatta quello che tiene il sito.
Qualcuno ha la versione originale?
Lo chiedo per capire quale più le si avvicina e per capire qualcosa in più dello stile di Wallace che io trovo molto poetico e musicale nel libro Einaudi. In queste cose però, si sa, il traduttore può fare molto.


Splendido il raccontino da le "Interviste", anche se il mio preferito della raccolta rimane "Ottetto", in assoluto uno dei migliori racconti del secolo per me. Comunque vorrei tornare un attimo su "Considera l'aragosta" e in generale sui saggi: non sottovalutate questo tipo di produzione, interessantissima e che ci lascia un Wallace più solare rispetto alle opere narrative.letterarie
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#73 Guest_Ortodosso_*

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Inviato 17 settembre 2008 - 22:39

A me i saggi piacciono forse più dei racconti, ci mancherebbe.

  • 0

#74 v.

    mainstream Star

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Inviato 17 settembre 2008 - 23:37


topic che ha preso una piega improvvisa e interessantissima, laddove mi pare si stia parlando di quelli autori etichettabili genericamente con il termine di postmoderni.


Forse in effetti è il caso di aprire una discussione apposita, anche per non interferire ulteriormente col sacrosanto omaggio a DFW...

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#75 MissWisteria

    fottuta di malinconia

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Inviato 18 settembre 2008 - 07:00


(ovvero, l'universitario non sta tanto meglio del popolino a cultura, e probabilmente sta anche molto peggio a intelligenza, toh).



non dirlo con così poca convinzione, perchè è vero ed è "inevitabile" che sia così!



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#76 Guest_Ortodosso_*

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Inviato 25 settembre 2008 - 21:28

http://www.theonion....inder_of_season

NASCAR president Mike Helton announced the season cancellation late Monday after prompting from drivers and team owners in a statement that also tentatively suggested naming the 2009 Sprint series the Racing Season Of The Depends Adult Undergarment in referential and reverential tribute to Wallace's work, a proposal currently being considered by Depends manufacturer Kimberly-Clark
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#77 Mr telefax

    dendrite

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Inviato 04 novembre 2008 - 19:00

DFWallace era uno dei nomi che mi ripromettevo da tempo di approfondire; dato che il mese scorso era il mio compleanno, abbastanza miseramente ne ho approfittato per farmi regalare Infinite Jest. Da una-due settimane ce l'ho in lettura.

Posso dire per ora che inizio a comprendere perché gente come Paggio, Sloth e Ortodosso lo venerino (e dadovecazzo abbia attinto Paggio per la sua prosadamalditesta  ;D ): la sua una scrittura che tracima come un fiume in piena, eppure resta miracolosamente fluida, con ritmo, arguzia, una sensibilità nel periodare e nella scelta lessicale che alleggerisce l'inevitabile pesantezza della lettura. Non so se scalfirà i miei miti letterari del Novecento (leggasi: se porrò questo scrittore al loro fianco anziché immediatamente sotto), quel che è certo è che anch'io riconosco in DFW le tracce del genio, della scrittura come arte, del racconto che esplora e crea mondi riflessi della nostra realtà, che insomma ti dà il respiro del sublime.
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I personaggi e i fatti narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce

#78 Z-Boy

    Groupie

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Inviato 05 novembre 2008 - 00:15

Eh ti sei messo in buca anche con la seconda metà dell'intervento. Io ci sto a dire "cultura diverso da intelligenza", ma contesto proprio anche la prima.

Il punto è che io la considero da un punto di vista assoluto (cultura/scibile, se vuoi) se invece vogliamo fare la gaussiana relativamente alla popolazione generale italiana allora hai ragione, ma io ribatto che allora l'utilità marginale di un'unita di cultura è veramente bassa almeno fin quando arrivi al 99esimo percentile della popolazione (ovvero, l'universitario non sta tanto meglio del popolino a cultura, e probabilmente sta anche molto peggio a intelligenza, toh).

Piccola terminologia matematica in onore dell'uomo del thread.

Assolutamente leggere Mcsweeneys


Non ho capito che intendi dire, più che parlare di utilità marginale (non sono sicuro che l'utilità marginale sia crescente) immagino una curva di Lorenz con la "cultura" sull'asse y.

Immagine inserita

Sotto quell'80% ci sono sia casalinghe e pensionati che studenti.
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#79 Guest_Pequod_*

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Inviato 06 novembre 2008 - 14:14

Interessante discussione. Ho letto "La scopa" molti anni fa, scoperta per caso e "inoltrato" il mondo di DFW a quella porzione di amici/conoscenti che poteva sperabilmente apprezzarlo. Ritorno: poco o nulla. Solo l'amico di sempre c'è cascato anima a corpo e mi ha preceduto nella lettura del "Jest" uscendone come da un trip psichedelico. Va anche detto, per onestà intellettuale, che DFW è un autore "in salita": bisogna essere allenati e aperti.
Di contro, devo anche dire: non è che "Oblio" mi abbia scosso più di tanto. Sarà che sono vecchio. Sarà che sono deformato dall'inevitabile cinismo di chi ha fatto e letto troppo. Sarà. Ma tranne appunto "Neon" io mi sono confrontato con una scrittura - funambolica finchè si vuole e sublime quanto basta - che a volte s'vvita su se stessa e - come nel racconto di incipit alla raccolta - finisce per essere puro verbo o se volete, pura forma. Questo nulla toglie, va detto, alla statura IMMENSA di questo autore che portato il linguaggio letterario a nuove, esaltanti possibilità dando alla espressione "ricerca linguistica" un nuovo senso, senza svilirlo mai. Onore e merito a lui.
Visto che avete tirato dentro un po' tutti, vorrei invitarvi a non lasciar fuori il mio adorato Richard Ford, che nella mia modestissima opinione è secondo ormai solo all'inarrivabile Roth; autore - Ford - curiosamente dimenticato o addirittura sconosciuto perchè forse troppo "provinciale" (uso l'espressione di quei decerebrati di Stoccolma). In effetti, "provinciale" lo era anche Lee Masters.

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#80 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 07 novembre 2008 - 13:35

Di contro, devo anche dire: non è che "Oblio" mi abbia scosso più di tanto. Sarà che sono vecchio. Sarà che sono deformato dall'inevitabile cinismo di chi ha fatto e letto troppo. Sarà. Ma tranne appunto "Neon" io mi sono confrontato con una scrittura - funambolica finchè si vuole e sublime quanto basta - che a volte s'vvita su se stessa e - come nel racconto di incipit alla raccolta - finisce per essere puro verbo o se volete, pura forma.


Credo ci possa stare questa considerazione.
Riletto dopo il suicidio di Wallace comunque tale raccolta di racconti mi sembra evidenzi come gli uomini schifosi siano rimasti veramente in preda al solo dolore della vita amplificato insostenibilmente dall'horror vacui contemporaneo.
Sarò in parte condizionato da come è finita la vita di questo grandissimo scrittore, però, a posteriori, mi sembra che Oblio possa contenere in nuce indizi sulla fine di Wallace. I personaggi non hanno più anticorpi, il senso di baratro imminente (che permea Infinite Jest, come dichiarato dallo stesso autore) sembra ormai compiuto. Non c'è più alcuna ironia che salvi gli uomini dalla perdita di se stessi (scusate se reciclo così barbaramente Schopenhauer).

(Ovvio che tale post è in evidente contrasto col mio primo post del thread, ma scaturisce appunto da una rilettura di Oblio)
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#81 Guest_Pequod_*

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Inviato 10 novembre 2008 - 11:44


Di contro, devo anche dire: non è che "Oblio" mi abbia scosso più di tanto. Sarà che sono vecchio. Sarà che sono deformato dall'inevitabile cinismo di chi ha fatto e letto troppo. Sarà. Ma tranne appunto "Neon" io mi sono confrontato con una scrittura - funambolica finchè si vuole e sublime quanto basta - che a volte s'vvita su se stessa e - come nel racconto di incipit alla raccolta - finisce per essere puro verbo o se volete, pura forma.


Credo ci possa stare questa considerazione.
Riletto dopo il suicidio di Wallace comunque tale raccolta di racconti mi sembra evidenzi come gli uomini schifosi siano rimasti veramente in preda al solo dolore della vita amplificato insostenibilmente dall'horror vacui contemporaneo.
Sarò in parte condizionato da come è finita la vita di questo grandissimo scrittore, però, a posteriori, mi sembra che Oblio possa contenere in nuce indizi sulla fine di Wallace. I personaggi non hanno più anticorpi, il senso di baratro imminente (che permea Infinite Jest, come dichiarato dallo stesso autore) sembra ormai compiuto. Non c'è più alcuna ironia che salvi gli uomini dalla perdita di se stessi (scusate se reciclo così barbaramente Schopenhauer).

(Ovvio che tale post è in evidente contrasto col mio primo post del thread, ma scaturisce appunto da una rilettura di Oblio)


Si, sono d'accordo. Ho letto "Oblio" nell'estate del 2007, nel posto più improbabile che si possa immaginare per una lettura simile (un'isola delle cicladi, in pieno agosto) che a ben vedere è una non-situazione tipica della scrittura di DFW...la lettura mi ha lasciato un senso di straniamento, come quando  - capita - ci si estranea da sè stessi e dal mondo per qualche motivo (un dejà vu; un colpo in testa) e per pochi istanti non si riesce più a fare il punto della situazione: chi sono? che diavolo ci faccio qui? chi è tutta questa gente intorno? e così via...e la sensazione che infine rimane, dopo avere letto questi racconti di algida, impeccabile estraneità, è che nemmeno l'autore fosse più presente a sè stesso, come se la scrittura si fosse staccata dall'anima che l'ha partorita e vivesse di vita propria. La scrittura era ancora viva; era l'uomo che non c'era più.
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#82 Heiaci

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Inviato 14 dicembre 2008 - 21:28



Di contro, devo anche dire: non è che "Oblio" mi abbia scosso più di tanto. Sarà che sono vecchio. Sarà che sono deformato dall'inevitabile cinismo di chi ha fatto e letto troppo. Sarà. Ma tranne appunto "Neon" io mi sono confrontato con una scrittura - funambolica finchè si vuole e sublime quanto basta - che a volte s'vvita su se stessa e - come nel racconto di incipit alla raccolta - finisce per essere puro verbo o se volete, pura forma.


Credo ci possa stare questa considerazione.
Riletto dopo il suicidio di Wallace comunque tale raccolta di racconti mi sembra evidenzi come gli uomini schifosi siano rimasti veramente in preda al solo dolore della vita amplificato insostenibilmente dall'horror vacui contemporaneo.
Sarò in parte condizionato da come è finita la vita di questo grandissimo scrittore, però, a posteriori, mi sembra che Oblio possa contenere in nuce indizi sulla fine di Wallace. I personaggi non hanno più anticorpi, il senso di baratro imminente (che permea Infinite Jest, come dichiarato dallo stesso autore) sembra ormai compiuto. Non c'è più alcuna ironia che salvi gli uomini dalla perdita di se stessi (scusate se reciclo così barbaramente Schopenhauer).

(Ovvio che tale post è in evidente contrasto col mio primo post del thread, ma scaturisce appunto da una rilettura di Oblio)


Si, sono d'accordo. Ho letto "Oblio" nell'estate del 2007, nel posto più improbabile che si possa immaginare per una lettura simile (un'isola delle cicladi, in pieno agosto) che a ben vedere è una non-situazione tipica della scrittura di DFW...la lettura mi ha lasciato un senso di straniamento, come quando  - capita - ci si estranea da sè stessi e dal mondo per qualche motivo (un dejà vu; un colpo in testa) e per pochi istanti non si riesce più a fare il punto della situazione: chi sono? che diavolo ci faccio qui? chi è tutta questa gente intorno? e così via...e la sensazione che infine rimane, dopo avere letto questi racconti di algida, impeccabile estraneità, è che nemmeno l'autore fosse più presente a sè stesso, come se la scrittura si fosse staccata dall'anima che l'ha partorita e vivesse di vita propria. La scrittura era ancora viva; era l'uomo che non c'era più.


Quoto parzialmente entrambi. In Oblio si avverte effettivamente che c'è qualcosa di diverso dalla precendete produzione Wallaciana, una cupezza più profonda forse, non stemperata dall'ironia che era era presente anche in Infinite Jest (e grandemente nei saggi). Pure io non metto Oblio tra i miei libri preferiti di D.F.W., la prima lettura anzi mi aveva abbastanza deluso, pur rimanendo sempre ammirato dalla propietà linguistica del'autore.
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#83 Guest_Ortodosso_*

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Inviato 02 marzo 2009 - 11:11

Uscirà sul New Yorker un romanzo lungo incompiuto, The Pale King, ambientato in un ufficio delle tasse in Illinois.

http://www.newyorker...currentPage=all

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#84 Heiaci

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Inviato 02 marzo 2009 - 17:31

Uscirà sul New Yorker un romanzo lungo incompiuto, The Pale King, ambientato in un ufficio delle tasse in Illinois.

http://www.newyorker...currentPage=all


L'articolo è veramente molto interessante. Sul pubblicare il romanzo incompiuto invece son dibattuto; di certo Wallace stesso non aprezzerebbe troppo la cosa, ma da lettore son molto interessato a sapere cosa poteva essere questo long thing, anche se la mia impressione è che se Wallace ne era insoddisfatto pure noi lettori lo saremo.
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#85 starmelt

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Inviato 03 marzo 2009 - 15:55

Ho scoperto DFW con questo thread ed è davvero uno schifo entrare in contatto con uno scrittore simile solo alla sua morte (il pezzo sui suicidi dei depressi psicotici l'ho letto con un groppo in gola totale).

Per quanto ho potuto Infinite Jest l'ho divorato. Neanche mi metto a scrivere banalità su quanto l'abbia trovato grande.

A essere precisi prima di Infinite Jest avevo letto questo discorso postato all'inizio del thread, mi è bastato e avanzato per capire che avrei avuto a che fare con una mente superiore.
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