Ho visto il film: che dire, magari fosse stato come visto nei trailer, è anche peggio.
Canzoni buttate lì a casaccio, per la serie "passiamo direttamente dal 1975 al 1978 e poi torniamo indietro...e poi un bel salto direttamente al 1980" (però Roger Taylor resta identico a quello del 1975: forse l'attore non voleva tagliare i suoi lunghi capelli? Miseria, ti pagano). Imprecisioni mastodontiche (Mercury che si presenta a Taylor nel 1970 solo quando Tim Staffell lascia gli Smile, quando invece già nel 1969 si conoscevano bene; Mercury che fuma a metà anni '70 - all'epoca non fumava - Paul Prenter che arriva anni prima del previsto...che minestrone raffazzonato), l'attore che fa Brian May che ha sempre quell'espressione in stile Stan Laurel arrabbiato. O l'effetto comico del vocione scuro di Malek che magicamente quando canta diventa la voce femminea del Mercury anni '70, che sia con il lip-sync sul vero Mercury o con l'aiuto del cantante Marc Martel (dei Queen Extravaganza).
John Deacon risulta irritante, con la sua faccia di plastica (evidente tentativo di imitare il volto del vero John con poche espressioni facciali pre-imparate).
La maggioranza delle cose viste le abbiamo in originale (l'esibizione al Live Aid, rifatta con delle riprese irritanti tale che sembra di vedere i calciatori di Fifa Soccer travestiti da Queen, per come è evidente la manipolazione digitale, per assestare il lip-sync). Il tutto è di un patinato rivoltante.
Si salva effettivamente Rami Malek (non per l'aspetto ma per l'impegno che ci mette, peccato che il film sia indecente), ma da solo non può cavare sangue dalle rape. Manca una storia forte, quale poteva essere appunto il post-1985 e le tante cose omesse, rimpiazzate da scene inutili o pupazzate dove gli attori mimano le canzoni.
Non si va mai al sodo, e sembra di fare zapping a casaccio avanti e indietro sulla storia dei Queen, ma guardacaso il canale non trasmette mai nulla di interessante.
Un film che è il vuoto ripieno del niente, con qualche sprazzo interessante nella seconda parte e tanta rumenta. Una specie di mix tra un musicarello rock e Tale e quale show.
Mi dispiace sinceramente per Rami Malek, che nonostante la scarsa somiglianza e l'aspetto nanesco riesce a dimostrarsi un ottimo attore, l'unico a reggere il moccolo: ma quando tutto il resto "non c'è", serve a poco.
Altre recensioni appena uscite
Vox.com
Bohemian Rhapsody is just a limp mess.
is faintly insulting to its subject, who was much more interesting than the movie
There’s a strange sterility to the whole enterprise that, even to casual observers, seems totally out of sync with the character at the film’s center. Bohemian Rhapsody was made with the cooperation of Queen’s surviving members, but they reportedly were only willing to sign on if it wouldn’t be R-rated, and thus it’s scrubbed clean of much of the content that might round out a film more committed to accuracy regarding the lifestyle of its characters.
The result is that we’re always seeing the aftermath of certain events, never the events themselves. There’s no sex in this movie, and nothing that could really be considered “partying.” We see some aftereffects — postcoital conversations, rooms littered with bottles and refuse — and fill in the blanks because we’ve seen rock movies before. We know what happened here.
But that’s not only true of Bohemian Rhapsody’s racy content; everything in this movie feels like a quick sketch of what really happened, a sprint through perfunctory conversations and plot points that will connect the dots between moments in Mercury’s life and the band’s career to get him to Live Aid. Nothing is surprising, except how little is surprising.
Cineblog.it
Sembra l'incipit di una barzelletta ma è da queste premesse che Bohemian Rhapsody prende vita, romanzando e edulcorando fino all'eccesso la cavalcata dei Queen verso la gloria eterna. Tralasciando i tanti, troppi errori storici cronologicamente dettati dall'esigenza di comprimere l'intero film 'entro' l'estate del 1985, ciò che stona nell'opera di Singer è l'illogica scelta di tramutare la vita di Mercury, più 'puttana' che 'santo', in un'esistenza da educanda.
Impossibile tralasciare la parentesi 'sessuale' di Freddie, perché il Malek di Bohemian Rhapsody si concentra quasi esclusivamente sullo storico rapporto d'amore prima e d'amicizia poi con Mary Austin. L'omosessualità del cantante viene praticamente dipinta come una 'casuale parentesi', un'esperienza passeggera, fugace, che vede Mercury sperimentare dopo l'apparizione di un camionista in un autogrill. Falso, storicamente parlando. Solo nel finale, con inconcepibile ritardo, il film si ricorda di Jim Hutton, ultimo storico fidanzato di Freddie, rimasto al suo fianco fino alla sua morte. Non a caso nel Regno Unito è subito montata la polemica 'straight-wash', perché Bohemian Rhapsody ci racconta un Freddie clamorosamente trattenuto, frenato, quasi 'disneyzzato' rispetto a quello che hanno raccontato i tabloid dell'epoca a cadenza praticamente settimanale, tra festini a base di sesso, alcool e cocaina.
Singer presta attenzione soprattutto ad alcune celebri esibizioni live dei Queen, perfettamente ricreate (perfetta e coinvolgente quella del Live Aid), ma tolto l'effetto Tale e Quale Show ciò che resta è un biopic fasullo, perché fastidiosamente smussato e romanzato, che quasi certamente non sarebbe piaciuto in primis al diretto interessato. Patinato e ovviamente trainato dalle iconiche canzoni dei Queen, il film guarda ad Hollywood ma dalla sua parte sbagliata, provando a piacere a tutti ma finendo, inevitabilmente, per non accontentare realmente nessuno. L'ordinario, purtroppo, straccia lo straordinario, che avrebbe dovuto abbracciare un uomo come Mercury, privatamente complesso e pubblicamente strabordante.
http://www.cineblog....recensione-film