Il Divo
#1
Inviato 31 maggio 2008 - 23:08
Mi piacerebbe cominciare accostandolo, in maniera forse audace, al Caimano di Moretti e vado subito a spiegarne le ragioni. Mi pare che in entrambi i film il punto centrale, il fulcro della ricerca sia ciò che potremmo chiamare, con linguaggio matematico, il ??dominio del potere?. Il campo d??azione del potere, dove esso viene esercitato, si compie, si consuma. Il potere del caimano Berlusconi Moretti ce lo faceva vedere fra le finestre dei palazzi illuminate dalla televisioni, ce lo faceva vedere con il Placido attore consumato e simpatizzante per il cavaliere, ce lo faceva vedere nella disillusione dei protagonisti. Insomma Moretti individuava, a ragione, il dominio del potere di Berlusconi nello spazio collettivo, in quella realtà che il cavaliere ha saputo plasmare con il suo messaggio, con la sua iubris, con la sua way of life passata martellantemente dai suoi media. Il potere del caimano agisce sulla gente, direttamente, non è per niente ambiguo, anzi è diretto, sfacciato, sfrontato: l??immagine del parlamento europeo, della battuta celebre sul ??kapò? ecc.ecc.
Il Divo invece indaga il potere di Andreotti, del divo Belzebù, del papa nero, cerca di cogliere dove si consumi questo potere, e la risposta ce la da la macchina da presa che in una delle prime scene entra nel silenzio di (presumo) palazzo chigi, inseguendo automobile dopo automobile tutta la corrente andreottiana.
Via via questo percorso del silenzio risale alla maschera del divo, il volto congelato, assente, privo di sguardo (cit. Aspesi); sia la partitura del film, sia la stessa macchina da presa insistono in questa loro ricerca, fra piani temporali e piani riavvicinati andando ad identificare questo spazio del potere nell??essenza stessa di Andreotti. Lo sguardo, le movenze, affrancate dalla realtà, rivelano il silenzio interiore, l??ambiguità del divo, che tace prima di tutto a se stesso, consapevole e non consapevole, colpevole e non colpevole, in questa dimensione tutta interiore, compiuta nelle notti a camminare a passo svelto per la casa, in questa dimensione appunto dove effettivamente il potere si compie, matura.
Il potere di Andreotti è il potere del silenzio, con quel Dio che non vota, con la moglie, con se stesso. L??idea è che quando la macchina da presa cerca il dialogo con questo io, non attraverso gli occhi (sfuggenti), ma attraverso le mani (ad es.)scopra un io lacerato, frantumato, in cui il vero non esiste, in cui le cose più atroci, le decisioni mortifere, accadono e non accadono, costantemente compresse in questo spazio interiore in cui ontologicamente essere e non essere coincidono.
In questa direzione vanno molte delle battute del divo giulio che il film ci consegna, l??esercizio del potere di Andreotti, nello stato italiano, diventa quindi diretta emanazione del dominio interiore. La situazione, dice a Scalfari, è più complessa. Una complessità che sta nell??idea che il potere possa consumarsi nel decadimento del vero, nella sua implosione nell??io di chi la esercita, tanto che quest??implosione possa estendersi alle vicende intere di un paese, che, non a caso forse come il divo stesso, non è riuscito a venirne a capo (a questo benedetto vero, su nessuna delle tante vicende citate dal film).
Il film preme su Moro perché per quanto ne sappiamo lì il potere ha fallito, lì il potere non è riuscito a disgregare la verità nel divo Giulio, e il vero è rimasto,a premere nei pianti notturni e nelle emicranee di Andreotti; per questo Sorrentino spinge lì, perché quella è la porta, il punto critico da cui farsi strada per osservare l??esercizio, il dominio del potere, nello sguardo assente dell??uomo che lo esercita (dentro di sé, ed è per questo che non ha necessità di partecipare fino in fondo allo sguardo altrui, alla realtà). In fondo la scena di Andreotti seduto, silenzioso, fra le urla di Montecitorio durante l??elezione del 92 potrebbe quasi virtualmente collegare la pellicola al Caimano in un continuum temporale, come se in quella scena una concezione del potere, quella Andreottiana, stesse già definitivamente lasciando il campo a quella di Berlusconi, completamente diversa, Nietzchiana nell??accettazione e nella proposizione dell??orrore del male (laddove quella di Andreotti è invece tutta nella risoluzione di esso in se stessi).
Mi sa che mi sono spiegato male comunque. Sob.
#2
Inviato 01 giugno 2008 - 07:30
ps:
domanda: nell'anno di "Gomorra" può un film italiano essere altrettanto bello?
risposta: sì
#3
Inviato 01 giugno 2008 - 08:03
#4
Inviato 01 giugno 2008 - 11:47
Era un film difficilissimo e Sorrentino ne esce ALLA GRANDE.
I primi 15 minuti sono autentica goduria audiovisiva...forse si perde un po' in leziosità alla fine, ma pazienza, ne uscissero di film così...
#5
Inviato 01 giugno 2008 - 11:51
Se c'è un solo rischio di questo ottimo film è quello di buttarla in risata, di buttarla all'amatriciana, di far diventare il potere "simpatico" nel momento in cui agisce quasi in una autoconsapevole messa in scena (Sorrentino lo fa intendere sempre, come se i personaggi pirandellianamente recitassero una parte attorale: si accendono le luci di fianco al personaggio-uomo, azione, parte la rappresentazione volontaria del potere...). Il rischio che ci posso vedere è quello di far dimenticare che di tutta quella storia non si è risolto (quasi) nulla, che tutti i misteri italiani restano aperti, che ci sono centinaia di morti rimasti del tutto senza il nome di assassino e di mandante. Forse i pomicini e gli andreottini possono diventare paradossalmente anche simpatici vedendo questo film.
Ma poi la scena terribile (non rivelo nulla, niente spoiler) con le lapidi in bianco e nero dei morti ammazzati della repubblica italiana e Andreotti con i suoi "non ricordo", "non sapevo" ecc. ci riporta alla realtà schifosa di questi 60 anni e ci fa vedere anche il lato d'accusa di questo film. Se Garrone vuole costruire un documento, Sorrentino con la finzione volutamente esasperata (magistrale il bacio Andreotti-Riina) vuole invece costruire un atto d'accusa totale, una richiesta rabbiosa di verità. Si usa il ridicolo come movente di richiesta di chiarezza e verità. E questo è qualcosa di unico nei film di questo genere dove invece al limite la semplice descrizione della realtà genera la risata e porta al ridicolo. Qui l'irrealtà si fa vita, il passato non esiste perché il presente nel suo essere costantemente negato nell'atto stesso di viverlo diventa inesistente. Come in 1984 di Orwell. E la finzione di un tempo che non esiste perchè negato vivendolo muove al grottesco che a sua volta per l'occhio attento diventa atto fortissimo di accusa.
Ma la cosa più atroce è il "potere all'italiana". Gelli che dirige la Permaflex. L'amico Giulio e l'amico Arnaldo. Tieni la medicina nel prontuario. Meglio tirare a campare che tirare a morire...
P.s. Sorrentino batte di molto Garrone e anche Il Caimano, restando ai paragoni di cui sopra...
Ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York, e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell'oceano.
#6
Inviato 01 giugno 2008 - 15:12
Sorrentino è probabilmente il miglior regista italiano, e su questo non ci piove. Visivamente, il film è eccezionale, con le solite eccelse scelte di colonna sonora (basterebbe solo la sequenza iniziale con il pezzo dei Cassius in sottofondo).
Il rischio di un film esclusivamente accusatorio e di "impegno" è evitato, perché Sorrentino, che si tratti di raccontare di un usuraio, di un losco uomo d'affari, o di un politico realmente esistito, usa le armi che conosce meglio, e infatti siamo decisamente più dalle parti di Fellini e Petri (varie sequenze oniriche, personaggi grotteschi) che da quelle più rigorose e documentate di Rosi.
Eppure qualcosa mi ha lasciato un po' freddo. Paradossalmente, come in tutti gli altri film di Sorrentino (tranne "L'amico di famiglia"), la troppa perfezione, e la troppa forma. Perché all'inizio mi sorprende, e ammiro tutto il ben di Dio che si materializza sullo schermo. Ma quando inizio a capire che in troppi punti questa forma copre qualche lacuna dal punto di vista narrativo inizio a chiedermi se ce n'è davvero tutto questo bisogno.
Il film, infatti, procede troppo per accumulo, un continuo accumulo di battute, aforismi, aneddoti slegati fra loro, che a lungo andare lo rendono un po' piatto.
Poi, lo ammetto, ho avuto un problema forse dettato dalla troppa tv vista da piccolo, ovvero non riuscivo a non sentire nella parlata di Servillo l'imitazione di Andreotti che fa Oreste Lionello nel Bagaglino*.
Insomma, lo dicevo dopo "L'uomo in più", lo dicevo dopo "Le conseguenze dell'amore", lo dicevo (meno) dopo "L'amico di famiglia", lo dico anche dopo "Il Divo": bravissimo Sorrentino, straordinario, strepitoso, grazie di esistere, fantastico, ma aspetto, ancora, una film con una grande storia per cui possa mettersi al servizio con tutta la sua bravura.
Quanto al confronto con "Il caimano", direi che qui siamo su altri livelli, senza le scenografie di cartapesta di Nanni Moretti, la regia da Maresciallo Rocca, le scene strappalacrime con Damien Rice in sottofondo, le carenze di sceneggiatura colmate a casaccio. Anche se là c'erano quelle zampate sparse, magari poche, magari fortunose, ma che ti colpivano. Qua è tutto bello, tutto perfetto, ma di zampate, io perlomeno, ne ho viste poche.
*Edit: leggo solo ora che nel thread sul cinema italiano anche verdoux ha avuto la stessa impressione. Non sono solo, mi consola
#7
Inviato 01 giugno 2008 - 15:43
ancora, una film con una grande storia per cui possa mettersi al servizio con tutta la sua bravura.
Questo mi sembra ampiamente condivisibile...in fondo tutto quell'abbondare di "preziosismi" di tocchi di classe ecc.. soprattutto nella parte finale maschera un po' anche la mancanza di una storia forte a menare le danze.
Personalmente però nel caso del divo non ho avuto quell'impressione di confusione che mi ha lasciato Gomorra.
P.S.
L'amico di famiglia lo trovai meglio realizzato rispetto alle conseguenze dell'amore, ma con molto, molto meno fascino.
#8
Inviato 03 giugno 2008 - 12:11
Sorrentino è un graned regista. Lo consiglio a tutti.
#9
Inviato 03 giugno 2008 - 23:38
immensa interpretazione di servillo, che riesce a non far venire in mente nemmeno per un momento oreste lionello. regia maestosa di sorrentino, la sua mano come al solito è molto visibile, e stavolta, appoggiandosi a fatti reali, ha evitato quello che può essere considerato (non da me) il difetto dei suoi lavori precedenti, ovvero quello di non avere per le mani una storia solida. poi alcuni virtuosismi da capogiro. mi rivolgo a voi cinematografari: la mdp come ha fatto a riprendere la scena in cui la segretaria, licenziata, torna a casa in bus, facendo quel movimento? per intenderci, è come se passasse attraverso il vetro del finestrino.
a questo aggiungiamo attimi visionari come le formiche sulla mano (citazione bunueliana), "l'ultima cena" (anche questa bunueliana, se vogliamo), o lo skateboard che irrompe nel transatlantico (che vuol dire? perchè proprio lo skateboard?) e tocchi di capillare genialità, come la goccia di pipì sui pantaloni di riina. masterpiece, consigliatissimo (non) a tutti.
#10
Inviato 04 giugno 2008 - 00:16
#11
Inviato 04 giugno 2008 - 00:29
e il modo con il quale ci butta in faccia le morti più oscure, misteriose e dolorose della storia italiana fa star male. davvero.
comunque un gran film, e lo dice chi (incredibile a dirsi, a quanto pare) di sorrentino apprezza veramente solo il film più discusso ("l'Amico di Famiglia").
#12
Inviato 04 giugno 2008 - 10:48
No, il film c'entra poco, ero io un po' scombussolato. La visione ne è uscita per forza di cose imperfetta, ma una cosa devo dirla: ineccepibile dal punto di vista formale, al film imputo un'eccessiva freddezza, come altri hanno fatto notare. Condivido anche le similitudini sul Caimano, tranne che sul pendere a favore del Divo: il Caimano era un film volutamente sgangherato, che smitizzava la figura di S.B. volgarizzando il lusso e i trionfi apposta, e lavorava sul presente, non sul passato prossimo (cosa molto più difficile).
Servillo ineccepibile, ma troppo (?) macchiettistico; ma forse è giusto così, la sua interpretazione è magistrale.
#13
Inviato 05 giugno 2008 - 18:07
Comunque, grande grande film.
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#14
Inviato 05 giugno 2008 - 18:13
Forse la sparo grossa, ma la regia di Sorrentino non vi ha ricordato a tratti Scorsese (ad esempio i primi 15 minuti)?
sì, si può dire, ma parlerei di montaggio più che di regia (ad esempio la scena iniziale, con l'incalzare della musica e le immagini degli "omicidi illustri", sa molto dei gangster movie di scorsese...che magari però invece che Cassius avrebbe scelto gli Stones )
Io azzarderei pure un paragone con Tarantino in un punto, quando all'inizio vengono presentati gli "andreottiani" della D.C.?
effettivamente sembra davvero che si tratti di "Resevoir Dogs" pronte per un colpo ad una banca (anche se in verità poi preparavano qualcosa di molto più grosso )
#15
Inviato 05 giugno 2008 - 18:23
Forse la sparo grossa, ma la regia di Sorrentino non vi ha ricordato a tratti Scorsese (ad esempio i primi 15 minuti)?
sì, si può dire, ma parlerei di montaggio più che di regia (ad esempio la scena iniziale, con l'incalzare della musica e le immagini degli "omicidi illustri", sa molto dei gangster movie di scorsese...che magari però invece che Cassius avrebbe scelto gli Stones )
Io azzarderei pure un paragone con Tarantino in un punto, quando all'inizio vengono presentati gli "andreottiani" della D.C.?
effettivamente sembra davvero che si tratti di "Resevoir Dogs" pronte per un colpo ad una banca (anche se in verità poi preparavano qualcosa di molto più grosso )
Esatto! Mi riferivo proprio a quel film (ma direi anche la scelta di mettere il nome ed il soprannome sotto ai personaggi, quasi fosse Kill Bill)...
E comunque, secondo ricorda Scorsese nei virtuosismi della mdp, nel montaggio frenetico/alternato e nella scleta della colonna sonora, completamente integrata alle immagini.
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#16
Inviato 05 giugno 2008 - 18:43
a questo aggiungiamo attimi visionari come le formiche sulla mano (citazione bunueliana), "l'ultima cena" (anche questa bunueliana, se vogliamo),
Argh, voglio vederlo al più presto!
http://www.anobii.com/satyajit/books
http://www.goodreads...3893406-claudio
https://twitter.com/EligioAldoVere
#17
Inviato 05 giugno 2008 - 19:06
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#18
Inviato 06 giugno 2008 - 13:47
...Alla fine mi sono addormentato
No, il film c'entra poco, ero io un po' scombussolato. La visione ne è uscita per forza di cose imperfetta, ma una cosa devo dirla: ineccepibile dal punto di vista formale, al film imputo un'eccessiva freddezza, come altri hanno fatto notare. Condivido anche le similitudini sul Caimano, tranne che sul pendere a favore del Divo: il Caimano era un film volutamente sgangherato, che smitizzava la figura di S.B. volgarizzando il lusso e i trionfi apposta, e lavorava sul presente, non sul passato prossimo (cosa molto più difficile).
Servillo ineccepibile, ma troppo (?) macchiettistico; ma forse è giusto così, la sua interpretazione è magistrale.
pure io. Mi accade di solito o quando mi annoio o quando qualcosa mi piace cosi tanto
che cado in estasi comatosa. In questo caso, la sceneggiatura non mi ha convinto.
Mi sembrava che parlasse tanto del personaggio, tantissimo..ma che non usasse come supporto molto altro, effettivamente andava avanti un pò all'ammasso.
Roba su roba, senza un vero "cuore"..tutto molto bello, divertente, girato in modo
straordinario (la scena in cui Pomicino entra nella sala da ballo è secondo me una meraviglia), ma mancava di mordente. E' una canzone magnifica che non ha
climax, riff da guerra (!), la catarsi..insomma una serie di sequenze stupende che si
concludono sempre sul primo piano del viso mummificato di Andreotti, che immancabilmente
piazza la battuta ad effetto. Probabilmente lo rivederò..
avete citato il Caimano..per carità Sorrentino è un regista, non credo
occorra offenderlo in questo modo..paragonarlo a Moretti, poveraccio.
Casomai a Todo Modo di Elio Petri o l'Ora di Religione di..
e non me lo ricordo. Ecco se lo paragono a questi capolavori, mi rimane
un senso di incompiuto..
penso anch'io che Sorrentino debba ancora trovare una sceneggiatura all'altezza
del suo immenso talento.
www.crm-music.com
Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.
#19
Inviato 07 giugno 2008 - 13:38
Devo dire di essere ancora un pò scosso dalla visione e non connetto molto, magari più tardi produco qualcosa di meglio.
Ps: il lato tecnico è sublime, colonna sonora trascinante, montaggio martellante, piani sequenza vorticosi... insomma una gioia audiovisiva.
#20
Inviato 08 giugno 2008 - 16:15
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#21
Inviato 10 giugno 2008 - 11:33
Non riesco a cogliere il nucleo tematico del film. Lo dobbiamo trovare nel monologo in cui Andreotti ci dice che per avere il bene è necessario il male? Non so. A me il film non restituisce questa visione se non attraverso le parole di Andreotti.
Stilisticamente non mi è piaciuto l'uso banale del montaggio alternato nella prima parte e il fatto che Andreotti si esprima solo e sempre con battute ironiche. Un po' troppo stereotipata e banale come idea.
Da un punto di vista storico ne viene fuori una carrellata di malefatte imputate ad Andreotti che non mi sembra aggiungere molto a quel che si sapeva né nello spirito né nei contenuti.
Il ritmo e l'architettura complessiva sono tenuti in piedi da una forma che ha i suoi meriti in una messa in scena onirico-dark-pop, e i suoi demeriti in quella sensazione fastidiosa di mega-videoclip.
Gli aspetti che ho apprezzato ed alcune scene sono talmente belle che mi viene da dire positivamente sul film. Ma nel complesso non mi ha convinto. Anche se dai toni e dalle tinte meno ciclopiche, L'amico di famiglia (figura ciclopica della quotidianità) rimane il mio preferito di Sorrentino.
Delle tre ultime opere delle nuove grandi leve italiane, Crialese, Garrone e Sorrentino, preferisco Nuovomondo, quindi Gomorra ed infine Il divo.
#22
Inviato 10 giugno 2008 - 12:01
Comunque, pensandoci sopra in questi giorni, credo mi sia piaciuto di più del potente film di Garrone (a cui devo concedere assolutamente una seconda visione per poterlo godere appieno).
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#23
Inviato 13 giugno 2008 - 07:15
e gli attori, immensi.specie Buccirosso e Servillo.
un po' meno mi ha convinto il film, comunque molto buono. mi è piaciuta molto la vita privata di andreotti, meno la successione di eventi storico/politici che a tratti mi è risultata indigesta, non metabolizzata. ma ho pensato anche che la cosa è voluta, per rendere forse l'idea di quanto sia intricato il quadro del personaggio.
***1/2
#24
Inviato 17 giugno 2008 - 07:18
ho apprezzato un sacco anche la colonna sonora...
#25
Inviato 19 giugno 2008 - 21:14
Ed è straordinario per qualità filmica: surreale e simbolico, l'inizio è spettacolare, camera che si avvicina ad Andreotti mentre parla, alza il viso ed è una smaccata citazione da Hellraiser, le passeggiate notturne sono al limite del metafisico di de Chirico, sospese nel tempo e nello spazio, le Iene per la corrente (ma dentro c'è anche un porporato)...come rappresentare il non rappresentabile. La macchiana da presa si muove continuamente, ma ogni volta che c'è Andreotti insieme ad altri si intrufola negli spazi, lunghissimi piano sequenza (quello della festa è mirabolante e farà scuola) e con ampie volute gira intorno a Giulio per poi inquadrarlo di fronte, il più delle volte lui in posizione centrale all'inquadratura e alla disposizione di tutti gli altri (c'è anche una perfetta ultima cena con tanto di Evangelisti/san giovanni con il capo piegato).
Grande perchè propone una precisa ricostruzione di un periodo di storia italiana astraendola in una riflessione sul potere in una delle sue declinazione, ossia il potere non ostentato, il potere che si ammanta di una finalità moralmente giustificatoria per autoperpretrarsi.
Non c'è nulla di grottesco, molto di surreale e Servillo è perfetto e l'incedere di andreotti è quasi statico, come se non camminasse, ma apparisse improvvisamente. Ma perfetta anche la Bonaiuto, in questa moglie solidale e tenera che improvvisamente sgrana gli occhi, il dubbio le si palesa, infinito.
Un uomo solo e un uomo fortunato, un uomo potente.
Intorno a lui i momenti più importanti della nostra storia, almeno degli ultimi 40 anni, i morti degli ultimi 40 anni, una infinità di omicidi che hanno legato i destini della finanza del nord con gli interessi della mafia del sud.
Omicidio Lima, guardare come Sorrentino rappresenta il momento in cui lui ne viene a conosceza, riflesso su uno specchio, quasi uno sdoppiarsi che si ripete quando tranquillamente risponde al telefono ad una parente, allucinante.
E la ferita della nostra storia recente che è stato Moro, l'unico morto che lo abbia mai scosso.
Ma il fantasma di Moro lo perseguita, Moro che cammina nella sua prigione, andando verso la macchina da presa e Andreotti che macina metri su metri nel labirinto del corridoio di casa.
Stilisticamte è molto, molto bello.
E' pur vero che la tensione si perde nel finale, come se la spinta brillante dell'inizio non avesse più verve.
Ma quello che vorrei sottolineare ora sono le parole di Andreotti alla commissione per le autorizzazioni a procedere, lui che ammonisce di non far governare la magistratura, lui che dice che le accuse rivolte a lui sono fango all'italia, per via del suo ruolo istituzionale:insomma l'origine del berlusconianesimo, stesse parole, stesso sprezzo della magistratura, stessa indignazione di lesa maestà!
E poi l'intervista con Scalfari, immaginaria, uno Scalfari che assurge a ruolo del cittadino, colui che non ha prove, non ha certezze, ma solo dubbi e domande sull'incredibile coincidenza di fatti, di luoghi, tempi, accuse, di amicizie certamente non pulite, di frequentazioni problematiche: è il punto di vista del film, non è una indagine, non ci sono certezze, nulla accusa chiaramente (a parte una certa sentenza), ma solo domande.
#26
Inviato 24 giugno 2008 - 10:00
#27
Inviato 24 giugno 2008 - 14:16
E' un film straordinario.
Ed è straordinario per qualità filmica: surreale e simbolico, l'inizio è spettacolare, camera che si avvicina ad Andreotti mentre parla, alza il viso ed è una smaccata citazione da Hellraiser, le passeggiate notturne sono al limite del metafisico di de Chirico, sospese nel tempo e nello spazio, le Iene per la corrente (ma dentro c'è anche un porporato)...come rappresentare il non rappresentabile. La macchiana da presa si muove continuamente, ma ogni volta che c'è Andreotti insieme ad altri si intrufola negli spazi, lunghissimi piano sequenza (quello della festa è mirabolante e farà scuola) e con ampie volute gira intorno a Giulio per poi inquadrarlo di fronte, il più delle volte lui in posizione centrale all'inquadratura e alla disposizione di tutti gli altri (c'è anche una perfetta ultima cena con tanto di Evangelisti/san giovanni con il capo piegato).
Grande perchè propone una precisa ricostruzione di un periodo di storia italiana astraendola in una riflessione sul potere in una delle sue declinazione, ossia il potere non ostentato, il potere che si ammanta di una finalità moralmente giustificatoria per autoperpretrarsi.
Non c'è nulla di grottesco, molto di surreale e Servillo è perfetto e l'incedere di andreotti è quasi statico, come se non camminasse, ma apparisse improvvisamente. Ma perfetta anche la Bonaiuto, in questa moglie solidale e tenera che improvvisamente sgrana gli occhi, il dubbio le si palesa, infinito.
Un uomo solo e un uomo fortunato, un uomo potente.
Intorno a lui i momenti più importanti della nostra storia, almeno degli ultimi 40 anni, i morti degli ultimi 40 anni, una infinità di omicidi che hanno legato i destini della finanza del nord con gli interessi della mafia del sud.
Omicidio Lima, guardare come Sorrentino rappresenta il momento in cui lui ne viene a conosceza, riflesso su uno specchio, quasi uno sdoppiarsi che si ripete quando tranquillamente risponde al telefono ad una parente, allucinante.
E la ferita della nostra storia recente che è stato Moro, l'unico morto che lo abbia mai scosso.
Ma il fantasma di Moro lo perseguita, Moro che cammina nella sua prigione, andando verso la macchina da presa e Andreotti che macina metri su metri nel labirinto del corridoio di casa.
Stilisticamte è molto, molto bello.
E' pur vero che la tensione si perde nel finale, come se la spinta brillante dell'inizio non avesse più verve.
Ma quello che vorrei sottolineare ora sono le parole di Andreotti alla commissione per le autorizzazioni a procedere, lui che ammonisce di non far governare la magistratura, lui che dice che le accuse rivolte a lui sono fango all'italia, per via del suo ruolo istituzionale:insomma l'origine del berlusconianesimo, stesse parole, stesso sprezzo della magistratura, stessa indignazione di lesa maestà!
E poi l'intervista con Scalfari, immaginaria, uno Scalfari che assurge a ruolo del cittadino, colui che non ha prove, non ha certezze, ma solo dubbi e domande sull'incredibile coincidenza di fatti, di luoghi, tempi, accuse, di amicizie certamente non pulite, di frequentazioni problematiche: è il punto di vista del film, non è una indagine, non ci sono certezze, nulla accusa chiaramente (a parte una certa sentenza), ma solo domande.
quoto tutto, ciò riesce a esprimere bene ciò che non ho detto nel mio brevissimo intervento precedente (brevissimo per motivi di tempo ed ignoranza cinematografica)
#28
Inviato 25 giugno 2008 - 11:39
A parer mio Sorrentino è enorme (non solo in questo film) quando deve rappresentare personaggi e atmosfere si perde nell'organizzazione complessiva della trama e del film in generale.
Per il resto ritengo che il film sia debole nel voler essere "metafora di". Come metafora del potere o del tema machiavellico del male necessario per ottenere il bene, lo trovo un po' fiacco.
#29
Inviato 25 giugno 2008 - 12:46
Sul fatto delle metafore che possano essere valide anche tra qualche anno ciò dipende dall'approccio e dalla lettura del film stesso, certamente non sono metafore trattate universalisticamente, ma agganciate alla storia del Paese e alla storia del potere in Italia con la sua commistione fra apparato politico, apparato religioso, mafie, clientelismo, affari, alla particolarità della posizione geopolica dell'italia in un momento storico ben determinato. Ma alcune cose sul potere non ostentato le vedrei comunque valide....
E' vero che il legame musica/immagini come ben dici è fortissima
#30
Inviato 25 giugno 2008 - 12:53
#31 Guest_lorenzo s._*
Inviato 11 agosto 2008 - 12:44
#32
Inviato 05 gennaio 2009 - 23:17
a) Quello non è Andreotti ma la semplice trasfigurazione stereotipata che ne ha mezza Italia (specie a sinistra) stile Nosferatu (non a caso la camminata è una spudorata citazione dal vampiro di Murnau) quando il personaggio reale è completamente diverso: molto più affabile, con movenze ed espressioni da infante e un modo di fare totalmente differente (nel film sembra un ragioniere con la paresi, totalmente inespressivo). Ovviamente tutto ciò diminuisce brutalmente la resa della pellicola e la dicotomia fra aspetto affabile e presunta prassi illecita ne esce deteriorato, il tentativo di introdurre il proverbiale umorismo risulta spento e in linea con il ragionierismo che affligge questo Andreotti.
b) Il film è troppo confusionario in particolare sull'aspetto storico, mescola decenni senza un filo logico e senza spiegare in maniera precisa ciò che la pellicola sta illustrando (ricordiamo che l'italiano e la storia non vanno molto d'accordo). Si rischia di perdere il filo fra storia, personalità e problematicità andreottiana e descrizione del personaggio.
Insomma ciò che ne esce è un accozzaglia sul personaggio Andreotti che pecca nella resa del personaggio stesso e nel ritrovare un filo logico storico e narrativo, tanti concetti resi in maniera approssimativa. Certo alcuni spunti sono interessanti e le basi per fare un film molto migliore ci sono (la solitudine del grande politico, il compromesso, la freddezza e le palle di vivere quei tempi e di farlo in quella maniera, le colpe e le sensazioni), quello che ho visto butta tutti i temi in un calderone poco coeso.
the music that forced the world into future
#33
Inviato 06 gennaio 2009 - 12:31
non può esser certo colpa sua.
saluti
krisis
«Omaggio a Sarah Kane. Le corde vocali di Staples diventano marmo su cui scivolano le parole della drammaturga britannica. Il mood Velvet Underground aleggia su questo brano...
è il miglior momento di Waiting for the Moon.»
Maldon
#34
Inviato 06 gennaio 2009 - 12:40
Io l'ho rivisto recentemente e penso che sia una delle cose più incredibilmente coraggiose fatte in Italia, non solo il miglior film di Sorrentino.
#35
Inviato 06 gennaio 2009 - 13:13
Mi spiace tu sia rimasto deluso astro, ma l'"Operazione Sorrentino" che kris ricordava è effettivamente quanto di più lontano possa esserci da una riesumazione storica dei 50 anni di regno Andreotti. Il calco su ciò che la gente pensa del personaggio è voluto (penso) proprio per mettere in scena una caricatura nazional-popolare del mito (molto pop e poco nazionale). L'interpretazione di Servillo non è certo in competizione con i calchi (mi viene in mente Jamie Foxx che fa il verso a Ray Charles); semmai sfida i vari Gigi Sabani con le loro gobbe finte.
Io l'ho rivisto recentemente e penso che sia una delle cose più incredibilmente coraggiose fatte in Italia, non solo il miglior film di Sorrentino.
«Omaggio a Sarah Kane. Le corde vocali di Staples diventano marmo su cui scivolano le parole della drammaturga britannica. Il mood Velvet Underground aleggia su questo brano...
è il miglior momento di Waiting for the Moon.»
Maldon
#36
Inviato 06 gennaio 2009 - 13:28
Mi spiace tu sia rimasto deluso astro, ma l'"Operazione Sorrentino" che kris ricordava è effettivamente quanto di più lontano possa esserci da una riesumazione storica dei 50 anni di regno Andreotti. Il calco su ciò che la gente pensa del personaggio è voluto (penso) proprio per mettere in scena una caricatura nazional-popolare del mito (molto pop e poco nazionale). L'interpretazione di Servillo non è certo in competizione con i calchi (mi viene in mente Jamie Foxx che fa il verso a Ray Charles); semmai sfida i vari Gigi Sabani con le loro gobbe finte.
Io l'ho rivisto recentemente e penso che sia una delle cose più incredibilmente coraggiose fatte in Italia, non solo il miglior film di Sorrentino.
Il problema è che a mio avviso questo calcare la mano su un immagine stereotipata, conosciuta e condivisa da molti di Andreotti rende la pellicola scontatissima. Si calca la mano sul pensiero normale che la gente ha di Andreotti quando una resa (più) realistica della persona sarebbe stata a mio avviso molto più profondamente cupa e agghiacciante, io non vedo coraggio nel riproporre ciò che tutti pensano e immaginano riguardo al politico e alla persona.
Questo Andreotti è penosamente normale (cit.) nel sembrare un diavolo, un esecutore asettico della politica, un politico che per anni è stato rappresentanto da chiunque in questa esatta maniera. Insomma mi aspettavo una pellicola di maggior spessore, più profonda e meglio realizzata invece ho visto solo tanto già visto e già sentito un infinità di volte; questo per me non è assolutamente coraggio ma il placido incanalarsi nel pensiero comune.
L'operazione non è di Sorrentino ma dei vari Noschese, Il Male, Grillo, Sabani, Forattini etc., il regista si è limitato a sintetizzare il tutto in un film.
the music that forced the world into future
#37
Inviato 06 gennaio 2009 - 19:29
Vuoi vedere che dall'altrove osservi meglio la realtà?
In questo altrove, poi, riaffiorano modelli antichi, modelli di un cinema italiano ineschivabile: (ri)penso al Petri di Todo Modo e mi convinco ancor di più che certo cinema il pubblico italiano non se lo merita.
saluti
krisis
«Omaggio a Sarah Kane. Le corde vocali di Staples diventano marmo su cui scivolano le parole della drammaturga britannica. Il mood Velvet Underground aleggia su questo brano...
è il miglior momento di Waiting for the Moon.»
Maldon
#38
Inviato 06 gennaio 2009 - 23:12
Il suo cinema non è mimetico, non è caricaturale, non è semplificatoriamente "reale". La Realtà è alterata, anzi, sembra l'altrove della realtà.
Vuoi vedere che dall'altrove osservi meglio la realtà?
L'altrove proposto nel film di Sorrentino è un altrove così trito e ritrito che suona clamorosamente già sentito, dovrei esaltarmi per l'ennesima rappresentazione di Andreotti alla medesima maniera? O per un rappresentazione del potere così banale da rispecchiare i più ripetuti luoghi comuni sulla DC e sulla politica in generale? Il film di Sorrentino è una pellicola a mio parere ruffiana, mostra a un certo target di pubblico quello che vuole vedere.
In questo altrove, poi, riaffiorano modelli antichi, modelli di un cinema italiano ineschivabile: (ri)penso al Petri di Todo Modo e mi convinco ancor di più che certo cinema il pubblico italiano non se lo merita.
Io sono sempre stato convinto che il cinema in generale non si merita certi esperti.
the music that forced the world into future
#39 Guest_telegram_*
Inviato 06 gennaio 2009 - 23:47
#40
Inviato 06 gennaio 2009 - 23:57
Ma fedeltà o meno riguardo al personaggio Andreotti, che ritengo alquanto irrilevante
Essendo un film su Andreotti questo a mio parere doveva essere il fulcro del tutto e invece il protagonista è stato reso in maniera assolutamente scontata.
non ti ha colpito niente? Le inquadrature, i primi piani, il montaggio, la recitazione? Io trovo tutto a dir poco incredibile, come del resto negli altri film di Sorrentino: questo per giunta lo trovo perfetto anche nella trama.
Ci sono alcune scene di spessore ma è il film, la resa del personaggio, la confusione che non mi hanno assolutamente convinto.
the music that forced the world into future
#41
Inviato 07 gennaio 2009 - 00:14
Ma fedeltà o meno riguardo al personaggio Andreotti, che ritengo alquanto irrilevante
Essendo un film su Andreotti questo a mio parere doveva essere il fulcro del tutto e invece il protagonista è stato reso in maniera assolutamente scontata.
Il film si intitola "Il divo - La spettacolare vita di Giulio Andreotti", non si intitola "cari bambini, ora vi racconto chi era Giulio Andreotti". Nessuna volontà di verosimiglianza, solo la volontà di inverare una realtà dissimulata, demistificata, ancora oggi in-conoscibile. E di farlo per mezzo del linguaggio fittizio per eccellenza, il cinema. E ci riesce benissimo, ricostruendo alla perfezioni i "caratteri" dei protagonisti della politica nostrana, in maniera così estremamente cartoonesca da risultare - di nuovo - inquietantemente reali, forse perchè a furia di prendersi sul serio questi personaggi sono davvero la caricatura di se stessi. E quindi no, non è affatto scontata e banale la scelta stilistica di Sorrentino, che apre il film con un indiavolato montage "à là" Scorsese, per poi addentrarsi nella cupa (ir)realtà della politica italiana; scontata sarebbe stata la fiction in due puntate che sarebbe andata in onda su Rai Uno o su Canale 5, casomai :
#42 Guest_telegram_*
Inviato 07 gennaio 2009 - 00:16
"Un film su" non equivale a "la verità su", bensì a "una lettura di". Detto questo, neanche dal punto di vista meramente tecnico ti ha impressionato, possibile? Non so, le scene in qui sale le scale, tanto per dire, con quell'inquadratura spigolosa, mi mettono ko. Per me avrebbe pure potuto non avere trama alcuna, anche solo a livello meramente estetico mi sembra qualcosa di sublime.Ci sono alcune scene di spessore ma è il film, la resa del personaggio, la confusione che non mi hanno assolutamente convinto.
#43
Inviato 07 gennaio 2009 - 00:38
Nessuna volontà di verosimiglianza, solo la volontà di inverare una realtà dissimulata, demistificata, ancora oggi in-conoscibile. E di farlo per mezzo del linguaggio fittizio per eccellenza, il cinema. E ci riesce benissimo, ricostruendo alla perfezioni i "caratteri" dei protagonisti della politica nostrana, in maniera così estremamente cartoonesca da risultare - di nuovo - inquietantemente reali, forse perchè a furia di prendersi sul serio questi personaggi sono davvero la caricatura di se stessi.
Ma tutto ciò che Sorrentino rappresenta non è altro che quello che la satira ha mostrato per anni. Idee comuni sui diversi personaggi, così comuni da risultare dopo trentanni di satira di una banalità disarmante. Questo film avrebbe fatto scalpore alla fine dei settanta, non quasi tre decenni più tardi quando queste cose sono ormai dominio basilare del pensare comune.
Sarò io che mi aspettavo una prospettiva diversa (più realistica in quanto a mio avviso la tragicità di un personaggio come Andreotti sta nella sua realtà, non nella sua caricatura di gobbomaneggione) ma in questo film non vedo coraggio, non vedo niente che non abbia già visto tantissime volte. Se devo pensare a un grande film di satira politica penso a "Signore e Signori Buonanotte" (non a caso firmato dai più grandi registi e attori del dopoguerra italiano) che in concomitanza coi fatti dipingeva in maniera satirica ma spiazzante il nostro paese mettendo alla gogna la classe politica in quel momento dominante (per questo un film come "Il Caimano", che non mi piace, è sicuramente più coraggioso).
Detto questo, neanche dal punto di vista meramente tecnico ti ha impressionato, possibile? Non so, le scene in qui sale le scale, tanto per dire, con quell'inquadratura spigolosa, mi mettono ko. Per me avrebbe pure potuto non avere trama alcuna, anche solo a livello meramente estetico mi sembra qualcosa di sublime.
Ci sono alcune scene che mi piacciono (skateboard, gatto, scale e anche la parte con Zero che canta in televisione) ma in un film del genere non riesco ad accontentarmi del lato puramente visivo.
In ogni caso il mio sogno è vedere un film veramente serio su Moro, politico fin troppo beatificato ma su cui andrebbe operata una rilettura.
the music that forced the world into future
#44
Inviato 07 gennaio 2009 - 16:16
"Un film veramente serio su Moro"...
"Signore e Signori Buonanotte" firmato dai più grandi registi e attori del dopoguerra italiano...
Ma sei vero?
Ma di cosa stai parlando?
saluti
krisis
«Omaggio a Sarah Kane. Le corde vocali di Staples diventano marmo su cui scivolano le parole della drammaturga britannica. Il mood Velvet Underground aleggia su questo brano...
è il miglior momento di Waiting for the Moon.»
Maldon
#45
Inviato 07 gennaio 2009 - 16:58
Ma sei vero?
Ma di cosa stai parlando?
Ma scendi dal piedistallo...
Scola, Monicelli, Comencini fra i registi/sceneggiatori. Gassman, Manfredi, Mastroianni, Villaggio e Tognazzi fra gli attori. A me, comune mortale, basta per considerarlo un film scritto e recitato da grandissimi.
the music that forced the world into future
#46
Inviato 07 gennaio 2009 - 17:58
Ma sei vero?
Ma di cosa stai parlando?
Ma scendi dal piedistallo...
Scola, Monicelli, Comencini fra i registi/sceneggiatori. Gassman, Manfredi, Mastroianni, Villaggio e Tognazzi fra gli attori. A me, comune mortale, basta per considerarlo un film scritto e recitato da grandissimi.
Ecco, fai il "comune mortale",
lascia stare "i grandissimi".
saluti
krisis
«Omaggio a Sarah Kane. Le corde vocali di Staples diventano marmo su cui scivolano le parole della drammaturga britannica. Il mood Velvet Underground aleggia su questo brano...
è il miglior momento di Waiting for the Moon.»
Maldon
#47
Inviato 08 gennaio 2009 - 15:34
Ardito e spericolato nei movimenti di camera, vivace nella messa in scena e con un gusto musicale fuori dal comune per il nostro cinema contemporaneo.
Ti confesso: io non conosco bene (anzi, direi molto poco) il periodo "storico" che racconta Sorrentino e conosco poco il protagonista, Andreotti. Ma ho amato lo stesso il film, per come tutto mi è stato messo davanti agli occhi. Ho riso, forse ingenuamente, e non mi azzardo sul dare un giudizio sulla veridictà o meno di quanto viene narrato, perchè non credo di averne i mezzi (anche se si tratta del racconto della vita spettacolare di Giulio Andreotti).
Però è stilisticamente/tecnicamente perfetto e Toni Servillo è un mostro.
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#48
Inviato 09 gennaio 2009 - 08:53
Il titolo del film poi da?? l??impostazione, è la vita spettacolare di Andreotti, spettacolo appunto, i rimandi al Nosferatu, a Hellraiser sono tutti agganci di questo tipo che hanno anche il fine di accogliere la vulgata popolare del divino Giulio.
Sul realismo beh, la cronaca, precisa e puntuale, è filtrata, spettacolarizzata, suggerita anche oniricamente, primo perché cosa sia successo veramente non lo sa proprio nessuno, ciò che restano sono i cadaveri, purtoppo, quelli anche troppo realistici, che cadevano come mosche, una carneficina!; secondo non è un documentario, ma è la visone di un periodo, la sensazione che si respirava, l??idea pervasiva che aleggiava fra le persone di imperscrutabilità, di potenza, di ineluttabilità, ma vista dalla parte del potere, di quel modo di gestirlo che si giustificava con l??idea della salvaguardia dell??italia, dell??ordine pubblico. E?? anche sottilmente la descrizione della radice della nostra democrazia malata e irresponsabile che porta alla politica spettacolo di oggi e che si lega al rapporto personalistico fra politico e clientela, non li chiamerei elettori.
#49
Inviato 10 gennaio 2009 - 21:48
astrodomini, io non credo che la grandezza de Il divo stia in quel che dice o nel tipo di satira che fa. Ma nel modo in cui racconta un'epoca ed un personaggio e per come lo ritrae.
Il problema è che le capacità tecniche fanno capo a una visione della vicenda andreottiana ai miei occhi terribilmente banale e già sentita, mi risulta difficile giudicare una pellicola da uno solo dei suoi aspetti.
Forse è un problema mio, dopo tanti anni mi aspettavo un salto di qualità e un opera forse diversa da ciò che per anni si è detto scritto e disegnato sulla vituperata gobba.
In ogni caso il mitico archivione citato nel film esiste e per la prima volta è stato fotografato.
the music that forced the world into future
#50 Guest_Giovanni Drogo_*
Inviato 13 febbraio 2009 - 14:58
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