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Gomorra


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#151 Brucaliffa

    mainstream Star

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Inviato 04 luglio 2008 - 13:36

Agganciandomi al dialogo un pizzico off-topic Gagà-Brucaliffa, quoto il passaggio in cui si pone l'accento sull'ignoranza di una realtà come fonte di conclusioni affrettate e sì spesso razziste.
Questo in generale.

Circa Napoli,per la parte sana della società è difficile reagire perchè c'è sfiducia a tutti i livelli. la difficoltà nell'avere fiducia nelle istituzioni è un problema grave, d'altronde è alimentato dalle tante mele marce infiltrate.
la sfiducia nel prossimo genere poi una frammentazione sociale sempre maggiore.
questo per quanto riguarda le cose negative.

grazie a Dio c'è tanto altro di buono (che magari non è eviente ai più,specie a chi non vive queste realtà), che io penso si alimenti anche dalla storia e della cultura gloriosa di questa grande città(di cui sì mi rallegro e ne vado fiero), che solo chi non conosce può mettere in discussione.
Ed è vero che non si può vivere di solo passato, ma è altrettanto vero che questo passato, che è sempre più attaccato dalla crisi morale delle nuove generazioni ma che nonostantante tutto si regge ancora piedi, può e deve indicare una via per il presente e il futuro.


Ci mancherebbe, c'è tanto di buono e di bello ancora oggi e sono cose che vanno protette. E' vero che servirebbe una maggiore presenza delle istituzioni, ma servirebbe ancora di più che i segnali di insofferenza della popolazione non fossero casi isolati, ma un rifiuto sistematico del vecchio da parte di chi è giovane e magari studia e lavora e vorrebbe costruire una famiglia e farla vivere dignitosamente. Per fare un esempio concreto, nel mio piccolo, senza sapere cosa significa vivere il "sistema", mi chiedo perché, se alcune vie intere non pagano il pizzo, come ad esempio le vie centrali di Caserta (dimostrazione che è possibile non subire il ricatto), mi chiedo perché i negozianti di tutte le vie commerciali minacciate non denunciano il problema o non si mettono d'accordo tra negozianti per non cedere più al ricatto. Che fa la camorra, brucia tutti i negozi di una stessa via? Non credo, di solito bruciano quelli che si ribellano da soli mentre gli altri prestano il fianco. Faccio proprio questa domanda perché mi sembra contenere una metafora della situazione, la realtà è che la maggior parte della gente è fatalista, un po' vigliacca e pensa solo per sé, o sbaglio? Forse la mia domanda è ingenua ma intanto le cose se si va avanti così non cambieranno mai.
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Better Call Saul!

#152 sud afternoon

    Si legge sud afternùn.

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Inviato 05 luglio 2008 - 20:17





incredibile!
stamane, durante le operazioni che hanno portato all'arresto di Vergas, uno dei boss casalesi, pare che una comparsa del film di Garrone sia stato arrestato. :o


Pare si tratti di un boss che interpretava un boss....  ::)



Fortuna che Saviano è un superesperto di camorra e che è anche "superprotetto"....  :)


cosa intendi?


Aveva il boss nel cast e non se n'era accorto?
Aveva il boss nel cast e non è stato giustiziato?




Si trattava di uno spacciatorello, che interpretava nel film la parte di un killer (ruolo ben al di là della sua effettiva carriera  asd).
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#153 popten

    Classic Rocker

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  • LocationCampania

Inviato 07 luglio 2008 - 07:24


Agganciandomi al dialogo un pizzico off-topic Gagà-Brucaliffa, quoto il passaggio in cui si pone l'accento sull'ignoranza di una realtà come fonte di conclusioni affrettate e sì spesso razziste.
Questo in generale.

Circa Napoli,per la parte sana della società è difficile reagire perchè c'è sfiducia a tutti i livelli. la difficoltà nell'avere fiducia nelle istituzioni è un problema grave, d'altronde è alimentato dalle tante mele marce infiltrate.
la sfiducia nel prossimo genere poi una frammentazione sociale sempre maggiore.
questo per quanto riguarda le cose negative.

grazie a Dio c'è tanto altro di buono (che magari non è eviente ai più,specie a chi non vive queste realtà), che io penso si alimenti anche dalla storia e della cultura gloriosa di questa grande città(di cui sì mi rallegro e ne vado fiero), che solo chi non conosce può mettere in discussione.
Ed è vero che non si può vivere di solo passato, ma è altrettanto vero che questo passato, che è sempre più attaccato dalla crisi morale delle nuove generazioni ma che nonostantante tutto si regge ancora piedi, può e deve indicare una via per il presente e il futuro.


Ci mancherebbe, c'è tanto di buono e di bello ancora oggi e sono cose che vanno protette. E' vero che servirebbe una maggiore presenza delle istituzioni, ma servirebbe ancora di più che i segnali di insofferenza della popolazione non fossero casi isolati, ma un rifiuto sistematico del vecchio da parte di chi è giovane e magari studia e lavora e vorrebbe costruire una famiglia e farla vivere dignitosamente. Per fare un esempio concreto, nel mio piccolo, senza sapere cosa significa vivere il "sistema", mi chiedo perché, se alcune vie intere non pagano il pizzo, come ad esempio le vie centrali di Caserta (dimostrazione che è possibile non subire il ricatto), mi chiedo perché i negozianti di tutte le vie commerciali minacciate non denunciano il problema o non si mettono d'accordo tra negozianti per non cedere più al ricatto. Che fa la camorra, brucia tutti i negozi di una stessa via? Non credo, di solito bruciano quelli che si ribellano da soli mentre gli altri prestano il fianco. Faccio proprio questa domanda perché mi sembra contenere una metafora della situazione, la realtà è che la maggior parte della gente è fatalista, un po' vigliacca e pensa solo per sé, o sbaglio? Forse la mia domanda è ingenua ma intanto le cose se si va avanti così non cambieranno mai.


non sò che dirti perchè non sono addentro al problema pizzo. penso però non debba essere bello mettere in gioco i risparmi di una vita nonchè la tranquillità propria e della famiglia, soprattutto ripeto quando si è consapevoli che non c'è poi da fare molto affidamento nelle istituzioni
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#154 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 08 luglio 2008 - 08:45

ciao, brù, scusa se ti rispondo solo adesso:

Ciao Gagà! Non avevo notato il tuo intervento, non posso che darti ragione. Anche se è off topic ti rispondo qui perché ho varie considerazioni da fare. Hai pienamente ragione sull??indifferenza che c??è qua verso i problemi del sud, immagino che tu lo veda con i tuoi occhi, c??è anche chi ci scherza sopra, c??è un fondato risentimento per gli sprechi del sud, ma purtroppo c??è anche un sentimento molto più impulsivo di razzismo diffuso, molti nella realtà che conosco vivono di pregiudizi e di stereotipi sul sud e su molte altre cose e se cerchi di smentirli alzano il sopracciglio perché pensano di avere ragione, magari senza neanche muoversi di casa pensano di sapere tutto, molti sono giovani e si credono pure la crema della società, e invece sono già vecchi e non sono curiosi e si basano sugli stereotipi della tv come le massaie. Del resto questo sentimento di razzismo è molto diffuso in Italia, è lo stesso che c??è verso gli immigrati. Alla base di questa rabbia del nord ci sono anche delle ragioni, ma il vero problema secondo me è la mancanza di un??identità collettiva, mancando dei valori positivi, ci si riduce a disprezzare tutto ciò che non si conosce per definirsi in contrapposizione ad esso (per quanto mi riguarda, ecco spiegato il successo della lega).


ricordo una trasmissione sportiva, forse il Processo di Biscardi boh, durante la quale il "grande" giornalista Gianni Brera, nel commentare certi fatti sportivi riguardanti il Napoli, disse più o meno che fin quando si tratta di ballare la tarantella a Piedigrotta e di recitare al cabaret, i napoletani avevano tutta la sua simpatia, mentre quando si occupano di cose serie gli davano un fastidio tremendo.
la storia del napoletano imbonitore, mariuolo, borseggiatore da quattro soldi, truffatore che vende la fontata di Trevi è talmente radicata che, pure nelle persone dotate di un certo grado culturale (Brera era certamente tra questi), finisce per formare un pregiudizio talmente forte che non v'è possibilità di discussione.
le cose, da qualche anno a questa parte, sono un po' cambiate.
lo dimostrano i tanti "affari" fatti dagli imprenditori del nord con i boss della camorra; come interpretare diversamente questa presa di coscienza dell'efficenza imprenditoriale del sud da parte di coloro che l'imprenditoria italiana la fanno da più di un secolo... e con vanto.
però l'archetipo del napoletano (con il quale al nord si identifica il cittadino meridionale in generale) ha continuato a vivere soprattutto in quegli strati sociali dove il grado di cultura e conoscenza è limitato.
che poi, guarda caso, è il bacino di massima utenza della Lega; che poi, guarda caso, è composto per la quasi totalità da figli o nipoti o dagli stessi immigrati del sud.
e fai bene a richiamare gli immigrati dall'estero; infatti, se ci pensi, è incredibile che proprio a Napoli, proprio i napoletani sono stati gli unici in Italia a passarre alle "maniere forti" con i rom (ricordo lo stupore, compiaciuto, di un assessore leghista che conosco).
capisco che sono situazioni troppo differenti per essere messe sullo stesso piatto ma, questo è un fatto, il diverso il Italia non ha ragione di esistere se non "inquadrato" nello stereotipo dominante. proprio come faceva il "grande" Brera.

 
Personalmente, anche se non ho letto Gomorra, vado spesso a Caserta e anche in altre zone del sud in vacanza, al sud ci saranno tante realtà, io vedo quella più vicina a me e la camorra mi interessa proprio come ??sistema? in cui tutti vivono, mi interessa più che altro capire come viene vissuto dalla parte sana della società, che immagino sia la maggior parte, e non riesco a capire perché la gente si adatti a tutto, come se gli convenisse essere protetti dalla camorra mentre credo che per la maggior parte non sia così, eppure ho sentito un ragazzo tranquillo e borghese dire ??al posto loro chi non lo farebbe??. Perché la gente onesta non si ribella e non si mobilita in massa? C??è troppa rassegnazione al sud. Però credimi che anche se non ho letto Gomorra e non sono particolarmente ansiosa di approfondire l??argomento camorra, in generale non sono affatto indifferente ai problemi del sud, credo di essere una delle poche persone che conosco qui a Milano che si sentono prima italiane e poi del nord.


cara brù, forse involontariamente anche tu, nonostante la saltuaria "frequentazione" del sud, conservi ancora una certa "diffidenza".
perché scrivi "mi interessa più che altro capire come viene vissuto dalla parte sana della società, che immagino sia la maggior parte"? mi sarei aspettato "che sono sicura sia la maggior parte".
sembra un cavillo idiota ma non è così.
la parte sana è indubbiamente la maggioranza del sud; e non una maggioranza risicata ma schiacciante.
solo che, a differenza di quella del nord, è sfibrata, avvilita, che per ragioni di sopravvivenza ha scelto di tacere, di non impicciarsi, di sopravvivere scavandosi una nicchia sociale o di muoversi nel labirinto stando attenta a non finire nel ramo cieco dell'illegalità (mi riferisco non solo a quella criminale ma anche a quella detta "diffusa"); in molti casi, quella maggioranza persino si nasconde.
è una scelta di comodo, sono d'accordo; anche se determinata da una serie di ragioni storico-culturali che in questa sede sarebbe complicato sviscerare.
questo perché al sud l'illegalità è un cancro che si ramifica molto negli strati sociali modesti; nelle periferie suburbane (ti ricordo che la prov. di Napoli è la terza per popolosità d'Italia e la prima per densità!), in quelle marce (anche urbanisticamente) del centro città. Aree in mano al potere criminale militarizzato (che voi al nord manco sapete che è), dove la disoccupazione è la normalità, dove lo squallore è all'ordine del giorno.
al nord, invece, l'illegalità è un cancro che si muove necessariamente a livelli più alti; ragion per cui, a Milano per esempio, non ti accorgi del marciume che esiste.
tutti (o quasi) rispettano il semaforo, rispettano le file alla posta o in banca, alzano la voce quando vedono che qualcosa va storto, ecc. da un po' di tempo anche a Milano si parcheggia in doppia fila e in divieto ma questa è causa esclusivamente del caos che accompagna inevitabilmente la vita quotidiana di una metropoli.
insomma, la vita si svolge secondo le normali (più o meno) regole della convivenza civile, ignari di ciò che si muove sopra le loro teste o sotto i loro culi.
in una realtà come Milano, l'illegalità è il rovescio della madaglia degli affari conclusi a certi livelli.
invece, a Napoli, l'illegalità è il rovescio della medaglia della lotta quotidiana per la sopravvivenza.
proprio ieri ho sentito un mio caro amico e collega di Napoli che non sentivo da qualche mese; con mio grande stupore (mi sto milanesizzando?) ho appreso che c'è talmente tanta "fame" di lavoro a Napoli che cominciano a chiedere il pizzo anche ai liberi professionisti (lui è un ingegnere), addirittura che si sborsano mazzette anche solo per avere incarichi professionali da privati! cioè per fare il progettino di un appartamento!!
capisci cosa significa?
il tutto nella totale, atavica indifferenza di uno Stato, un'amministrazione che non c'è mai stata... o, per meglio dire, non s'è mai occupata della quotidianità di quella maggioranza ammorbata, perché "aveva di meglio da fare".
io spesso, anche qua dentro, mi incazzo come un toro con quelli del nord quando parlano del sud; perché non vogliono capire che la realtà di quelle aree è davvero complessa, spesso è di difficile comprensione anche per chi c'è nato e, di fronte a quella evidente difficoltà, non fanno altro che ricorrere ai soliti stereotipi (aggrottando le sopracciglie, come scrivi tu)... in fondo, è un modo come un altro per fuggire da qualcosa che ti speventa e con la quale non vuoi minimamente avere a che fare.
così facendo, però, si lascia quella maggioranza zittita in un abbandono morale che oggi sembra, più di ieri, irreversibile.
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#155 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 13 agosto 2008 - 16:40

solo a napoli possono capitare queste cose:

Acquista Gomorra con banconote false, pregiudicato arrestato
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#156 scirocco

    mainstream Star

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Inviato 25 agosto 2008 - 23:21

Recuperato, finalmente, ieri sera: delusione.

Un passo indietro rispetto al potentissimo "Primo amore" e al perfetto "L'imbalsamatore". Indubbiamente efficace dal punto di vista socio-politico, pregevole e capillare (come sempre) nella scelta delle location e soprattutto nel lucido sguardo che impasta in modo così originale corpi e spazi, un film a cui manca, però, un elemento basilare: il cinema.

Questo, secondo me, non è cinema. E' una fusione poco comprensibile di stili, sensibilità e generi diversi che ha creato un ibrido incompiuto. Non è documentario, ma nemmeno fiction; forse è un noir (ma la storia dov'è?) o un dramma realistico o metafisico. E' un po' tutto ciò e nulla di tutto questo.

Manca, secondo me, l'organicità che fa di un film un insieme completo, coerente, autonomo, ovvero un grande, eterogeneo puzzle di cui, però, si scorge l'incastro delle tessere (storia, percorsi della sceneggiatura, illustrazione, ramificazione e sviluppo dei personaggi rispetto alla loro posizione nel soggetto ecc.).

Solo alcuni di questi elementi mi sembrano compiuti e solo pochi frammenti esplodono vera arte cinematografica (spoiler ad esempio, la sovrapposizione ironica della vecchina che sbadiglia davanti alla maschera di tigre; l'iniziale - bellissima - sequenza nel solarium o la carrellata alta sul lungo corridoio centrale del complesso residenziale "Le Vele" -  davvero più eloquente di qualsiasi ripresa di un penitenziario fine spoiler). 

Il cinema, secondo me, non può che essere prima di tutto immagine, dietro la quale, però, deve necessariamente dispiegarsi la robusta ossatura filmica. Altrimenti è solo un susseguirsi di effimeri effetti emotivi o una dispersiva catena di sequenze lontane da un'idea centrale.

Insomma, un incisivo artefatto sociale momentaneamente allontanatosi dal sentiero cinematografico.
  • 0

#157 corey

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Inviato 26 agosto 2008 - 01:56

Recuperato, finalmente, ieri sera: delusione.

Un passo indietro rispetto al potentissimo "Primo amore" e al perfetto "L'imbalsamatore". Indubbiamente efficace dal punto di vista socio-politico, pregevole e capillare (come sempre) nella scelta delle location e soprattutto nel lucido sguardo che impasta in modo così originale corpi e spazi, un film a cui manca, però, un elemento basilare: il cinema.

Questo, secondo me, non è cinema. E' una fusione poco comprensibile di stili, sensibilità e generi diversi che ha creato un ibrido incompiuto. Non è documentario, ma nemmeno fiction; forse è un noir (ma la storia dov'è?) o un dramma realistico o metafisico. E' un po' tutto ciò e nulla di tutto questo.

Manca, secondo me, l'organicità che fa di un film un insieme completo, coerente, autonomo, ovvero un grande, eterogeneo puzzle di cui, però, si scorge l'incastro delle tessere (storia, percorsi della sceneggiatura, illustrazione, ramificazione e sviluppo dei personaggi rispetto alla loro posizione nel soggetto ecc.).

Solo alcuni di questi elementi mi sembrano compiuti e solo pochi frammenti esplodono vera arte cinematografica (spoiler ad esempio, la sovrapposizione ironica della vecchina che sbadiglia davanti alla maschera di tigre; l'iniziale - bellissima - sequenza nel solarium o la carrellata alta sul lungo corridoio centrale del complesso residenziale "Le Vele" -  davvero più eloquente di qualsiasi ripresa di un penitenziario fine spoiler). 

Il cinema, secondo me, non può che essere prima di tutto immagine, dietro la quale, però, deve necessariamente dispiegarsi la robusta ossatura filmica. Altrimenti è solo un susseguirsi di effimeri effetti emotivi o una dispersiva catena di sequenze lontane da un'idea centrale.

Insomma, un incisivo artefatto sociale momentaneamente allontanatosi dal sentiero cinematografico.


Non sono affatto d'accordo e mi spiace che tu giudichi questo film così coraggioso sulla base di ciò che dovrebbe essere (a tuo avviso) e non di ciò che è. L'idea centrale risiede proprio nel suo non strutturarsi attorno a una verticalità narrativa ma nel dispiegare uno sguardo orizzontale e non giudicante. Sul fatto che non sia un documentario, una fiction, un noir e via dicendo invece sono totalmente d'accordo con te (ma a patto di considerarlo un punto di forza e non un limite del film). Ciò detto, mi pare evidente che nutriamo concezioni cinematografiche antitetiche almeno in rapporto a Garrone: per me L'imbalsamatore e soprattutto Primo amore sono i suoi (brillanti) film peggiori.
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#158 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 26 agosto 2008 - 09:35

Cavolo sono d'accordo col Baratti (tranne che sull'aggettivo peggiore speso per Garrone). Non mi piace il criticare un film con l'argomentazione "mi aspettavo questo invece di quest'altro".
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#159 William Blake

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Inviato 26 agosto 2008 - 10:55

Questo, secondo me, non è cinema. E' una fusione poco comprensibile di stili, sensibilità e generi diversi che ha creato un ibrido incompiuto. Non è documentario, ma nemmeno fiction; forse è un noir (ma la storia dov'è?) o un dramma realistico o metafisico. E' un po' tutto ciò e nulla di tutto questo.


Quello che hai detto è bellissimo. Ed è il grande pregio dell'opera di Matteo Garrone.
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#160 scirocco

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Inviato 26 agosto 2008 - 11:14

Non sono affatto d'accordo e mi spiace che tu giudichi questo film così coraggioso sulla base di ciò che dovrebbe essere (a tuo avviso) e non di ciò che è. L'idea centrale risiede proprio nel suo non strutturarsi attorno a una verticalità narrativa ma nel dispiegare uno sguardo orizzontale e non giudicante. Sul fatto che non sia un documentario, una fiction, un noir e via dicendo invece sono totalmente d'accordo con te (ma a patto di considerarlo un punto di forza e non un limite del film). Ciò detto, mi pare evidente che nutriamo concezioni cinematografiche antitetiche almeno in rapporto a Garrone: per me L'imbalsamatore e soprattutto Primo amore sono i suoi (brillanti) film peggiori.

Ecco, infatti. Laddove in "Primo amore" e "L'imbalsamatore" ho visto davvero due grandissimi film fatti di cinema dall'inizio alla fine, in "Gomorra", mi spiace, ho visto solo uno sguardo "volutamente" freddo totalmente fine a sé stesso. Laddove si lavorava l'oro colandolo in suggestive chiazze su lastre scure (indimenticabile quell'immagine!) o si dispiegava la sottile psicologia di un pazzo, qui mi è sembrato tutto troppo implicito, troppo interiore, troppo silenzioso. Un briciolo di didascalia in più, secondo me, avrebbe giovato non poco elevando, forse, a discorso più universale (certamente più compiuto) un film, invece, volutamente troppo avvolto su sé stesso. Non so se mi sono spiegato bene. Non ho visto il Garrone convinto e convincente degli altri suoi capolavori. Ho visto un Garrone "a tema" che non è riuscito bene, secondo me, a spiegare davvero quel tema a farci entare nella storia portando con sé tutto il film (cosa che gli era riuscita splendidamente in "Primo amore", ad esempio).
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#161 scirocco

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Inviato 26 agosto 2008 - 11:27

Cavolo sono d'accordo col Baratti (tranne che sull'aggettivo peggiore speso per Garrone). Non mi piace il criticare un film con l'argomentazione "mi aspettavo questo invece di quest'altro".

Beh, non mi pare davvero che l'enorme eco di un tale soggetto escludesse la possibilità di congetture aprioristiche, seppure minime! Comunque, a parte questo ribadisco il concetto: Garrone, secondo me, ha fatto di molto, molto meglio. Qui si è avvitato su una storia frammentata girandone sequenze certamente suggestive, impastando materia e spazio come solo lui sa fare, ma non è mai entrato davvero, per me, con tutto il film nel Cinema. Il suo felice, consueto esperimento di "sospensione" visiva non è stato supportato da un film, ma da schegge disperse, movimenti e sensazioni un po' troppo sterili.
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#162 corey

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Inviato 26 agosto 2008 - 22:50

Non sono affatto d'accordo e mi spiace che tu giudichi questo film così coraggioso sulla base di ciò che dovrebbe essere (a tuo avviso) e non di ciò che è. L'idea centrale risiede proprio nel suo non strutturarsi attorno a una verticalità narrativa ma nel dispiegare uno sguardo orizzontale e non giudicante. Sul fatto che non sia un documentario, una fiction, un noir e via dicendo invece sono totalmente d'accordo con te (ma a patto di considerarlo un punto di forza e non un limite del film). Ciò detto, mi pare evidente che nutriamo concezioni cinematografiche antitetiche almeno in rapporto a Garrone: per me L'imbalsamatore e soprattutto Primo amore sono i suoi (brillanti) film peggiori.

Ecco, infatti. Laddove in "Primo amore" e "L'imbalsamatore" ho visto davvero due grandissimi film fatti di cinema dall'inizio alla fine, in "Gomorra", mi spiace, ho visto solo uno sguardo "volutamente" freddo totalmente fine a sé stesso. Laddove si lavorava l'oro colandolo in suggestive chiazze su lastre scure (indimenticabile quell'immagine!) o si dispiegava la sottile psicologia di un pazzo, qui mi è sembrato tutto troppo implicito, troppo interiore, troppo silenzioso. Un briciolo di didascalia in più, secondo me, avrebbe giovato non poco elevando, forse, a discorso più universale (certamente più compiuto) un film, invece, volutamente troppo avvolto su sé stesso. Non so se mi sono spiegato bene. Non ho visto il Garrone convinto e convincente degli altri suoi capolavori. Ho visto un Garrone "a tema" che non è riuscito bene, secondo me, a spiegare davvero quel tema a farci entare nella storia portando con sé tutto il film (cosa che gli era riuscita splendidamente in "Primo amore", ad esempio).


A mio avviso perseveri nell'errore. E aggiungo anche che secondo me (e sottolineo una dozzina di volte secondo me) hai frainteso lo stile di Garrone. Temo che quello che chiami "cinema" non sia altro che sovrastruttura di derivazione letteraria (l'aneddoto, la logica narrativa) che col cinema non intrattiene necessariamente un rapporto di normatività. Si può benissimo fare cinema senza illustrare una storia, no?

Garrone ha iniziato a raccontare di più solo da quando è passato alla Fandango e a dire il vero non so (e in fondo non mi interessa sapere) quanto egli stesso sia contento di questo irrobustimento della componente narrativa del suo cinema. Se con L'imbalsamatore c'è ancora l'insicurezza di chi si trova tra le mani una macchina più potente di quella che è abituato a guidare (con tutti i rischi, i brividi e le bravate che questo comporta), Primo amore è un film di pura restrizione visiva. Ci si legge uno spirito rinunciatario che fa davvero spavento, come se Garrone volesse castigare improvvisamente il suo linguaggio filmico (in questo l'analogia con la lavorazione dell'oro è calzante), ma in una direzione ancora dettata dalla scrittura, dalla narratività, dalla performatività. In Gomorra la macchina-cinema è finalmente padroneggiata e può aderire al territorio con sicurezza, esplorandolo, interrogandolo, abitandolo.

La freddezza di cui parli tu per me semplicemente non esiste: l'immersione ambientale nelle Vele non ha niente di freddo, se vuoi c'è qualcosa di alieno, straniante, lunare, ma non c'è distacco cinico. Lo sguardo galleggia nello spazio come se non vi appartenesse del tutto, è vero, ma questo è il principio costitutivo del cinema ed è un bene che faccia da basso continuo alla rappresentazione, senza per questo deriderla o giudicarla dall'alto.

Lo sguardo  di Garrone è quanto di più orizzontale abbia mai visto, di un'orizzontalità che sfiora l'incoscienza. E questo ai miei occhi è semplicemente esaltante. Nei suoi primi film l'assenza di una dimensione giudicante intimidisce quasi, al punto da dover essere neutralizzata da didascalie e titoli che segnalano esteriormente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma in Estate romana, indubbiamente il suo film più libero (e forse più chiuso da questa stessa libertà, quindi meno vulnerabile, meno accessibile degli altri), l'aneddoto, anche quello minimo, evapora, svanisce, esce di scena proprio come Rossella. E il film può abbandonarsi alle infinite derive offerte dagli spazi, come i binari della stazione Termini, apparentemente uguali ma che portano a destinazioni diverse, che vediamo all'inizio del film.

Gomorra ci dice che il cinema Garrone/Fandango (più ampio, più potente, più vistoso di quello pressoché artigianale e invisibile Garrone/Archimede dei suoi primi tre lungometraggi) può dialogare col territorio e con la realtà con la stessa efficacia e la stessa orizzontalità degli esordi. Di questo non possiamo che rallegrarci e gioire, tirando un sospiro di sollievo.

Naturalmente sono opinioni personali e ti chiedo scusa se sono stato troppo perentorio o scassaminchia, sai benissimo che trovo le tue osservazioni sempre interessanti e splendidamente espresse, altrimenti non mi sarei nemmeno preso la briga di iniziare la discussione.
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#163 scirocco

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Inviato 27 agosto 2008 - 13:28

A mio avviso perseveri nell'errore. E aggiungo anche che secondo me (e sottolineo una dozzina di volte secondo me) hai frainteso lo stile di Garrone. Temo che quello che chiami "cinema" non sia altro che sovrastruttura di derivazione letteraria (l'aneddoto, la logica narrativa) che col cinema non intrattiene necessariamente un rapporto di normatività. Si può benissimo fare cinema senza illustrare una storia, no?

Garrone ha iniziato a raccontare di più solo da quando è passato alla Fandango e a dire il vero non so (e in fondo non mi interessa sapere) quanto egli stesso sia contento di questo irrobustimento della componente narrativa del suo cinema. Se con L'imbalsamatore c'è ancora l'insicurezza di chi si trova tra le mani una macchina più potente di quella che è abituato a guidare (con tutti i rischi, i brividi e le bravate che questo comporta), Primo amore è un film di pura restrizione visiva. Ci si legge uno spirito rinunciatario che fa davvero spavento, come se Garrone volesse castigare improvvisamente il suo linguaggio filmico (in questo l'analogia con la lavorazione dell'oro è calzante), ma in una direzione ancora dettata dalla scrittura, dalla narratività, dalla performatività. In Gomorra la macchina-cinema è finalmente padroneggiata e può aderire al territorio con sicurezza, esplorandolo, interrogandolo, abitandolo.

La freddezza di cui parli tu per me semplicemente non esiste: l'immersione ambientale nelle Vele non ha niente di freddo, se vuoi c'è qualcosa di alieno, straniante, lunare, ma non c'è distacco cinico. Lo sguardo galleggia nello spazio come se non vi appartenesse del tutto, è vero, ma questo è il principio costitutivo del cinema ed è un bene che faccia da basso continuo alla rappresentazione, senza per questo deriderla o giudicarla dall'alto.

Lo sguardo  di Garrone è quanto di più orizzontale abbia mai visto, di un'orizzontalità che sfiora l'incoscienza. E questo ai miei occhi è semplicemente esaltante. Nei suoi primi film l'assenza di una dimensione giudicante intimidisce quasi, al punto da dover essere neutralizzata da didascalie e titoli che segnalano esteriormente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma in Estate romana, indubbiamente il suo film più libero (e forse più chiuso da questa stessa libertà, quindi meno vulnerabile, meno accessibile degli altri), l'aneddoto, anche quello minimo, evapora, svanisce, esce di scena proprio come Rossella. E il film può abbandonarsi alle infinite derive offerte dagli spazi, come i binari della stazione Termini, apparentemente uguali ma che portano a destinazioni diverse, che vediamo all'inizio del film.

Gomorra ci dice che il cinema Garrone/Fandango (più ampio, più potente, più vistoso di quello pressoché artigianale e invisibile Garrone/Archimede dei suoi primi tre lungometraggi) può dialogare col territorio e con la realtà con la stessa efficacia e la stessa orizzontalità degli esordi. Di questo non possiamo che rallegrarci e gioire, tirando un sospiro di sollievo.

Naturalmente sono opinioni personali e ti chiedo scusa se sono stato troppo perentorio o scassaminchia, sai benissimo che trovo le tue osservazioni sempre interessanti e splendidamente espresse, altrimenti non mi sarei nemmeno preso la briga di iniziare la discussione.

Lo sai che è sempre un piacere, per me, ribattere a cotanto splendore dialettico! Fossero tutti come il tuo gli interventi nella sezione cinema... ;)
Detto questo, però, ( :P ) continuo a considerare "Primo amore" il suo esperimento più riuscito (ma attenzione, mi mancano le sue prime opere!), perché là tutti gli strumenti cinematografici viaggiano, secondo me, sullo stesso binario, per un fine unico, amplificando, potenziando e focalizzando con disumana coerenza la poetica del regista partenopeo. "Primo amore" non disperde nemmeno un microscopico frammento in azioni o movimenti dissonanti, non crea nessuna bolla d'ambiguità, non consuma nemmeno un millimetro di pellicola per altre ragioni che non siano l'assoluta, devastante, cruda, millimetrica, pura messa in scena del lucidissimo teorema che Garrone ha in mente.
"Gomorra" non mi ha fatto impazzire, proprio per questo motivo. Vi ho ritrovato certamente la libertà di movimento tipica del regista, l'esposizione lacerante della nuda carne narrativa (qui davvero al limite del suo annullamento, direi alla sua liquefazione!), ma la sottile - assai palpabile - ambiguità (e non puoi negare che sia ampiamente presente in quasi tutte le sequenze) che aleggia tra quelle "Vele" mi ha lasciato un po' perplesso (e alla fine deluso). Ha rarefatto la sua potenza "narrativa", secondo me, ha diminuito la sua carica esplosiva. Probabilmente, come dici tu, Garrone avrà voluto inaugurare una nuova piega poetica, ma per me questo film segna solo un piccolo passo indietro (e ti giuro lo dico con le lacrime al cuore, tanto ho amato e amo questo regista che continuo a considerare uno dei più grandi italiani in circolazione assieme a Benvenuti e Piavoli).

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#164 satyajit

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Inviato 27 agosto 2008 - 15:51

Occhio che Garrone è romano.
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#165 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 17:31

A mio avviso perseveri nell'errore. E aggiungo anche che secondo me (e sottolineo una dozzina di volte secondo me) hai frainteso lo stile di Garrone. Temo che quello che chiami "cinema" non sia altro che sovrastruttura di derivazione letteraria (l'aneddoto, la logica narrativa) che col cinema non intrattiene necessariamente un rapporto di normatività. Si può benissimo fare cinema senza illustrare una storia, no?

Garrone ha iniziato a raccontare di più solo da quando è passato alla Fandango e a dire il vero non so (e in fondo non mi interessa sapere) quanto egli stesso sia contento di questo irrobustimento della componente narrativa del suo cinema. Se con L'imbalsamatore c'è ancora l'insicurezza di chi si trova tra le mani una macchina più potente di quella che è abituato a guidare (con tutti i rischi, i brividi e le bravate che questo comporta), Primo amore è un film di pura restrizione visiva. Ci si legge uno spirito rinunciatario che fa davvero spavento, come se Garrone volesse castigare improvvisamente il suo linguaggio filmico (in questo l'analogia con la lavorazione dell'oro è calzante), ma in una direzione ancora dettata dalla scrittura, dalla narratività, dalla performatività. In Gomorra la macchina-cinema è finalmente padroneggiata e può aderire al territorio con sicurezza, esplorandolo, interrogandolo, abitandolo.

La freddezza di cui parli tu per me semplicemente non esiste: l'immersione ambientale nelle Vele non ha niente di freddo, se vuoi c'è qualcosa di alieno, straniante, lunare, ma non c'è distacco cinico. Lo sguardo galleggia nello spazio come se non vi appartenesse del tutto, è vero, ma questo è il principio costitutivo del cinema ed è un bene che faccia da basso continuo alla rappresentazione, senza per questo deriderla o giudicarla dall'alto.

Lo sguardo  di Garrone è quanto di più orizzontale abbia mai visto, di un'orizzontalità che sfiora l'incoscienza. E questo ai miei occhi è semplicemente esaltante. Nei suoi primi film l'assenza di una dimensione giudicante intimidisce quasi, al punto da dover essere neutralizzata da didascalie e titoli che segnalano esteriormente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma in Estate romana, indubbiamente il suo film più libero (e forse più chiuso da questa stessa libertà, quindi meno vulnerabile, meno accessibile degli altri), l'aneddoto, anche quello minimo, evapora, svanisce, esce di scena proprio come Rossella. E il film può abbandonarsi alle infinite derive offerte dagli spazi, come i binari della stazione Termini, apparentemente uguali ma che portano a destinazioni diverse, che vediamo all'inizio del film.

Gomorra ci dice che il cinema Garrone/Fandango (più ampio, più potente, più vistoso di quello pressoché artigianale e invisibile Garrone/Archimede dei suoi primi tre lungometraggi) può dialogare col territorio e con la realtà con la stessa efficacia e la stessa orizzontalità degli esordi. Di questo non possiamo che rallegrarci e gioire, tirando un sospiro di sollievo.

Naturalmente sono opinioni personali e ti chiedo scusa se sono stato troppo perentorio o scassaminchia, sai benissimo che trovo le tue osservazioni sempre interessanti e splendidamente espresse, altrimenti non mi sarei nemmeno preso la briga di iniziare la discussione.

Lo sai che è sempre un piacere, per me, ribattere a cotanto splendore dialettico! Fossero tutti come il tuo gli interventi nella sezione cinema... ;)
Detto questo, però, ( :P ) continuo a considerare "Primo amore" il suo esperimento più riuscito (ma attenzione, mi mancano le sue prime opere!), perché là tutti gli strumenti cinematografici viaggiano, secondo me, sullo stesso binario, per un fine unico, amplificando, potenziando e focalizzando con disumana coerenza la poetica del regista partenopeo. "Primo amore" non disperde nemmeno un microscopico frammento in azioni o movimenti dissonanti, non crea nessuna bolla d'ambiguità, non consuma nemmeno un millimetro di pellicola per altre ragioni che non siano l'assoluta, devastante, cruda, millimetrica, pura messa in scena del lucidissimo teorema che Garrone ha in mente.
"Gomorra" non mi ha fatto impazzire, proprio per questo motivo. Vi ho ritrovato certamente la libertà di movimento tipica del regista, l'esposizione lacerante della nuda carne narrativa (qui davvero al limite del suo annullamento, direi alla sua liquefazione!), ma la sottile - assai palpabile - ambiguità (e non puoi negare che sia ampiamente presente in quasi tutte le sequenze) che aleggia tra quelle "Vele" mi ha lasciato un po' perplesso (e alla fine deluso). Ha rarefatto la sua potenza "narrativa", secondo me, ha diminuito la sua carica esplosiva. Probabilmente, come dici tu, Garrone avrà voluto inaugurare una nuova piega poetica, ma per me questo film segna solo un piccolo passo indietro (e ti giuro lo dico con le lacrime al cuore, tanto ho amato e amo questo regista che continuo a considerare uno dei più grandi italiani in circolazione assieme a Benvenuti e Piavoli).


Mi dispiace essere monotono fino alla nausea: capisco le tue osservazioni ma sono convinto che il cinema di Garrone possa essere compreso solo vedendo (e possibilmente rivedendo) Terra di mezzo, Ospiti e, ribadisco, soprattutto Estate romana. Ogni discorso che prescinda da questi titoli a mio avviso è completamente fuorviante, si rischia di scambiare il suo cinema per una macchina narrativa, quando è esattamente il contrario. E' un cinema di luoghi, quello di Garrone, seguire la pista del racconto (della scrittura) lo svia dall'interrogazione del territorio.

Non mi resta che invitarti a vedere i film di cui sopra e notare quanto siano diversi nel progetto da L'imbalsamatore e Primo amore. Gomorra non inaugura una nuova piega poetica, ma sussume sotto un apparato linguistico più potente il principio della suggestione spaziale che è il centro esatto dell'estetica di Garrone. Un film come questo, che strappa le pagine di troppo del romanzo no fiction di Saviano, che supera l'impianto di denuncia del libro e si confronta con la realtà radicalmente altra del napoletano/casertano sbarazzandosi delle sovrastrutture ideologiche che incrostano la rappresentazione massmediologica, è forse il testo più importante che la cultura italiana abbia prodotto negli ultimi (dieci, venti?) anni. E lo è nel solo modo in cui può essere politico un film: nel linguaggio.
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#166 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 17:33

Occhio che Garrone è romano.


E' qui che ti sbagli: Garrone è marziano.
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#167 scirocco

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Inviato 27 agosto 2008 - 18:46

Mi dispiace essere monotono fino alla nausea: capisco le tue osservazioni ma sono convinto che il cinema di Garrone possa essere compreso solo vedendo (e possibilmente rivedendo) Terra di mezzo, Ospiti e, ribadisco, soprattutto Estate romana. Ogni discorso che prescinda da questi titoli a mio avviso è completamente fuorviante, si rischia di scambiare il suo cinema per una macchina narrativa, quando è esattamente il contrario. E' un cinema di luoghi, quello di Garrone, seguire la pista del racconto (della scrittura) lo svia dall'interrogazione del territorio.

Non mi resta che invitarti a vedere i film di cui sopra e notare quanto siano diversi nel progetto da L'imbalsamatore e Primo amore. Gomorra non inaugura una nuova piega poetica, ma sussume sotto un apparato linguistico più potente il principio della suggestione spaziale che è il centro esatto dell'estetica di Garrone. Un film come questo, che strappa le pagine di troppo del romanzo no fiction di Saviano, che supera l'impianto di denuncia del libro e si confronta con la realtà radicalmente altra del napoletano/casertano sbarazzandosi delle sovrastrutture ideologiche che incrostano la rappresentazione massmediologica, è forse il testo più importante che la cultura italiana abbia prodotto negli ultimi (dieci, venti?) anni. E lo è nel solo modo in cui può essere politico un film: nel linguaggio.

Cercherò di recuperare quei titoli, allora, per avere un'idea totale del suo cinema. Il mio giudizio si basa, onestamente, su ciò che ho visto finora. Può darsi benissimo che mi sia fatto un'idea distorta della sua poetica o che non sia riuscito a trovare la chiave di lettura più appropriata, ma dopo una conferma così piena ("Primo amore") pensavo di aver seguito un sentiero preciso. Di "Gomorra" (isolandolo) mi resta, comunque, un sapore dolceamaro, come di un film che non riesca ad entrare davvero nella "storia" che racconta, che non dispieghi tutto il suo potenziale al servizio della propria tesi. Tu dici che è proprio questo "volteggiare" di ape - crudele, cieco e leggerissimo - che rappresenta il cuore della poetica garroniana, io dico che questo stile ne riduce l'efficacia e la potenza cinematografica (devastanti, invece, in "Primo amore": cinema di forza e coerenza inaudite). Ne riparleremo certamente.
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#168 William Blake

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Inviato 27 agosto 2008 - 19:09

Gomorra non inaugura una nuova piega poetica, ma sussume sotto un apparato linguistico più potente il principio della suggestione spaziale che è il centro esatto dell'estetica di Garrone. Un film come questo, che strappa le pagine di troppo del romanzo no fiction di Saviano, che supera l'impianto di denuncia del libro e si confronta con la realtà radicalmente altra del napoletano/casertano sbarazzandosi delle sovrastrutture ideologiche che incrostano la rappresentazione massmediologica


Personalmente questa è la considerazione più pregnante che abbia letto e che dischiude la reale potenza di "Gomorra". I personaggi sono intrappolati in una struttura rigidissma fatta di profondità di campo, inquadrature a piombo, fotografia sbiadita e colorata ad un tempo, straniante, un susseguirsi di stacchi brevi e lunghi in un montaggio alternato dagli schemi ben precisi e studiati al dettaglio. Col risultato che lo spettatore viene catapultato in questa realtà aliena - eppure così tremendamente vicina - e, appena fuori dalla sala, tutto è (una) Gomorra. Scusate l'intromissione, ma non ho resistito :P
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#169 satyajit

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Inviato 27 agosto 2008 - 21:23

Gomorra non inaugura una nuova piega poetica, ma sussume sotto un apparato linguistico più potente il principio della suggestione spaziale che è il centro esatto dell'estetica di Garrone. Un film come questo, che strappa le pagine di troppo del romanzo no fiction di Saviano, che supera l'impianto di denuncia del libro e si confronta con la realtà radicalmente altra del napoletano/casertano sbarazzandosi delle sovrastrutture ideologiche che incrostano la rappresentazione massmediologica


Secondo Fofi, in questo senso la scomparsa della sinistra dal parlamento (le minuscole sono volute) non può che far bene al cinema italiano (idem). Mi sembra un'osservazione acuta, da sottoporre a verfica nel breve periodo.
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#170 ergen

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Inviato 27 agosto 2008 - 21:35

scusino, ma che diamine vuol dire Gomorra?
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#171 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 21:47

Cercherò di recuperare quei titoli, allora, per avere un'idea totale del suo cinema. Il mio giudizio si basa, onestamente, su ciò che ho visto finora. Può darsi benissimo che mi sia fatto un'idea distorta della sua poetica o che non sia riuscito a trovare la chiave di lettura più appropriata, ma dopo una conferma così piena ("Primo amore") pensavo di aver seguito un sentiero preciso. Di "Gomorra" (isolandolo) mi resta, comunque, un sapore dolceamaro, come di un film che non riesca ad entrare davvero nella "storia" che racconta, che non dispieghi tutto il suo potenziale al servizio della propria tesi. Tu dici che è proprio questo "volteggiare" di ape - crudele, cieco e leggerissimo - che rappresenta il cuore della poetica garroniana, io dico che questo stile ne riduce l'efficacia e la potenza cinematografica (devastanti, invece, in "Primo amore": cinema di forza e coerenza inaudite). Ne riparleremo certamente.


Indubbiamente Primo amore è il film più esatto del Garrone narrativo (il che equivale a dire del Garrone influenzato dall'apparato produttivo Fandango), ma è anche quello più lontano dal cuore della sua poetica. Semplificando al massimo, il centro propulsore del suo cinema risiede nell'interrogazione del territorio, principio che innerva le sue prime pellicole e che si invera in Estate romana, film di pura deriva spaziale.

L'incontro con Procacci ha fatto slittare il suo cinema "a destra", cioè verso l'irrobustimento della componente narrativa e della funzionalità drammatica. Se L'imbalsamatore ci offre uno sguardo ancora incerto nella gestione delle enormi e inaudite risorse tecniche offertegli dalla Fandango (basti pensare alla soggettiva del caribù o ai dolly-impennate che sono ingenue esplorazioni del dispositivo), Primo amore segna la contrazione delle soluzioni tecniche (il formato in primo luogo) e la sottrazione del superfluo, ma sempre in direzione rigorosamente narrativa. E' per questo motivo che ti è sembrato (e  in questo senso hai perfettamente ragione) il suo film più lucido . Il problema è che quella lucidità non appartiene alla sua poetica, ma è una sorta di sbandamento momentaneo provocato dalla collisione con un apparato produttivo inevitabilmente schiacciante, per quanto ufficialmente rispettoso della volontà del regista.

Insomma, il sentiero tracciato da Primo amore è indubbiamente preciso, ma è il sentiero Fandango (o meglio è il sentiero nato dall'incontro/scontro tra Garrone e Procacci) e non quello squisitamente garroniano, che invece si legge perfettamente nelle prime tre opere e, vivaddio!, in Gomorra.

Spero di essere stato chiaro e di avere dato qualche spunto di riflessione per superare quella che apparentemente sembrava un'impasse. In fondo credo tu abbia individuato il film che più esattamente si allontana dalla "poetica della deriva" e che incarna un modo di fare cinema che verosimilmente Garrone non tornerà più a fare. Almeno questa è la mia convinzione.
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#172 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 21:53


Gomorra non inaugura una nuova piega poetica, ma sussume sotto un apparato linguistico più potente il principio della suggestione spaziale che è il centro esatto dell'estetica di Garrone. Un film come questo, che strappa le pagine di troppo del romanzo no fiction di Saviano, che supera l'impianto di denuncia del libro e si confronta con la realtà radicalmente altra del napoletano/casertano sbarazzandosi delle sovrastrutture ideologiche che incrostano la rappresentazione massmediologica


Personalmente questa è la considerazione più pregnante che abbia letto e che dischiude la reale potenza di "Gomorra". I personaggi sono intrappolati in una struttura rigidissma fatta di profondità di campo, inquadrature a piombo, fotografia sbiadita e colorata ad un tempo, straniante, un susseguirsi di stacchi brevi e lunghi in un montaggio alternato dagli schemi ben precisi e studiati al dettaglio. Col risultato che lo spettatore viene catapultato in questa realtà aliena - eppure così tremendamente vicina - e, appena fuori dalla sala, tutto è (una) Gomorra. Scusate l'intromissione, ma non ho resistito :P


Ti ringrazio, William, in effetti quella che sembra mera suggestione figurativa possiede un rigore cinematografico che probabilmente è ancora più stringente della più necessitata delle logiche narrative. Solo che è un altro tipo di rigore, meno codificato, meno formulaico e stereotipato. Donde l'effetto di aggressione sensoriale e immersione totale di cui parli. Tutto il cinema è Gomorra e Gomorra è tutto il cinema.
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#173 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 22:05

Secondo Fofi, in questo senso la scomparsa della sinistra dal parlamento (le minuscole sono volute) non può che far bene al cinema italiano (idem). Mi sembra un'osservazione acuta, da sottoporre a verfica nel breve periodo.


Personalmente mi pare un'osservazione piuttosto meccanica, come se i fatti culturali rispondessero al principio dei vasi comunicanti. Troppo semplicistico. resta il fatto che però, mentre replicavo a Scirocco, ho usato anch'io la brutta espressione "slittamento a destra" per illustrare la "narrativizzazione" del cinema di Garrone. L'implicito del ragionamento è che l'allontanamento dal diktat narrativo "liberi" il cinema dalle gabbie ideologiche e che quindi costringa a ripensare la realtà con modalità nuove. Non so se questo possa essere definito "di sinistra" e possa essere messo in relazione con quanto osserva Fofi, ma senz'altro può essere definito progressista, questo sì, nel senso che mette improvvisamente fuori uso le vecchie e comode ricette senza sostituirle con altre formule riparatorie.
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#174 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 22:09

scusino, ma che diamine vuol dire Gomorra?


Gomorra non vuol dire nulla: spara.
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#175 ergen

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Inviato 27 agosto 2008 - 22:17


scusino, ma che diamine vuol dire Gomorra?


Gomorra non vuol dire nulla: spara.


uh?
boh pensavo fosse una variante terrona di camorra  ::)
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#176 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 22:20



scusino, ma che diamine vuol dire Gomorra?


Gomorra non vuol dire nulla: spara.


uh?
boh pensavo fosse una variante terrona di camorra  ::)


bingo!

ps- più che "terrona" direi "biblica".
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#177 ergen

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Inviato 27 agosto 2008 - 22:26




scusino, ma che diamine vuol dire Gomorra?


Gomorra non vuol dire nulla: spara.


uh?
boh pensavo fosse una variante terrona di camorra  ::)


bingo!

mi fai penare con sta maieutica del piffero  ;D

ps- più che "terrona" direi "biblica".

non ne so nulla, il mistero s'infittisce.
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#178 corey

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Inviato 27 agosto 2008 - 22:27

asd
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#179 William Blake

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Inviato 27 agosto 2008 - 23:06


ps- più che "terrona" direi "biblica".

non ne so nulla, il mistero s'infittisce.

:D

ahahahaha, scherzi, vero?  asd ???
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#180 ergen

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Inviato 27 agosto 2008 - 23:14

no. non scherzo mai sulla Sacra Bibbia.
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#181 Guest_BillyBudapest_*

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non ci giurerei.
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#182 ergen

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Inviato 27 agosto 2008 - 23:18

cosa?
che non scherzo mai sulla bibbia o che non vi poggeresti mai la mano in tribunale?
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#183 satyajit

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Inviato 28 agosto 2008 - 20:08


Secondo Fofi, in questo senso la scomparsa della sinistra dal parlamento (le minuscole sono volute) non può che far bene al cinema italiano (idem). Mi sembra un'osservazione acuta, da sottoporre a verfica nel breve periodo.


Personalmente mi pare un'osservazione piuttosto meccanica, come se i fatti culturali rispondessero al principio dei vasi comunicanti. Troppo semplicistico. resta il fatto che però, mentre replicavo a Scirocco, ho usato anch'io la brutta espressione "slittamento a destra" per illustrare la "narrativizzazione" del cinema di Garrone. L'implicito del ragionamento è che l'allontanamento dal diktat narrativo "liberi" il cinema dalle gabbie ideologiche e che quindi costringa a ripensare la realtà con modalità nuove. Non so se questo possa essere definito "di sinistra" e possa essere messo in relazione con quanto osserva Fofi, ma senz'altro può essere definito progressista, questo sì, nel senso che mette improvvisamente fuori uso le vecchie e comode ricette senza sostituirle con altre formule riparatorie.


Premesso che la debacle elettorale de l'Arcolbaleno, già dal nome del cartello elettorale, è l'approdo di una deriva che ha inizio qualche decennio fa, Fofi si riferiva a un cinema politico stile il cigiellino Mi piace lavorare- Mobbing, che a mio modesto parere è un buon film, ma che risponde ai diktat più o meno imposti da certa parte politica.
Come dici tu, le vecchie ricette, ma non in relazione alla narratività in senso stretto.
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#184 corey

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Inviato 28 agosto 2008 - 21:12



Secondo Fofi, in questo senso la scomparsa della sinistra dal parlamento (le minuscole sono volute) non può che far bene al cinema italiano (idem). Mi sembra un'osservazione acuta, da sottoporre a verfica nel breve periodo.


Personalmente mi pare un'osservazione piuttosto meccanica, come se i fatti culturali rispondessero al principio dei vasi comunicanti. Troppo semplicistico. resta il fatto che però, mentre replicavo a Scirocco, ho usato anch'io la brutta espressione "slittamento a destra" per illustrare la "narrativizzazione" del cinema di Garrone. L'implicito del ragionamento è che l'allontanamento dal diktat narrativo "liberi" il cinema dalle gabbie ideologiche e che quindi costringa a ripensare la realtà con modalità nuove. Non so se questo possa essere definito "di sinistra" e possa essere messo in relazione con quanto osserva Fofi, ma senz'altro può essere definito progressista, questo sì, nel senso che mette improvvisamente fuori uso le vecchie e comode ricette senza sostituirle con altre formule riparatorie.


Premesso che la debacle elettorale de l'Arcolbaleno, già dal nome del cartello elettorale, è l'approdo di una deriva che ha inizio qualche decennio fa, Fofi si riferiva a un cinema politico stile il cigiellino Mi piace lavorare- Mobbing, che a mio modesto parere è un buon film, ma che risponde ai diktat più o meno imposti da certa parte politica.
Come dici tu, le vecchie ricette, ma non in relazione alla narratività in senso stretto.


Grazie della delucidazione. Il film della Comencini l'ho evitato accuratamente per non esserne ammorbato, ma adesso capisco un po' meglio la dinamica a cui si riferisce Fofi. Non esprimo giudizi in merito perché ne so davvero troppo poco e, in tutta franchezza, la questione rischia di lasciarmi del tutto indifferente.
Resta il fatto che ogni discorso sulla realtà camorristica dovrà giocoforza confrontarsi con Gomorra (paradossalmente più col film che col libro). E questo mi pare un bene inconcusso.
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#185 Homer

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Inviato 24 settembre 2008 - 16:28

Notizia appena letta.
Gomorra è il candidato italiano agli Oscar: l'Anica ha deciso che sarà proprio il film di Matteo Garrone a partecipare alla selezione che decreterà i cinque migliori film stranieri che si contenderanno la statuetta. Per sapere quali saranno i film in lingua straniera scelti dall'Academy bisogna però attendere il 22 gennaio.

Direi che è un'ottima notizia.
Speriamo bene!
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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"


#186 R. Mutt

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Inviato 29 ottobre 2008 - 12:09

I due attorucoli scugnizzi di Gomorra hanno appena ribadito alla Rai quanto dichiarato già a La 7 tempo fa: loro sono di Napoli, e non conoscono la comorra, perché lì non c'è (sarà mica omertà questa?). La camorra c'è solo a Casal di Principe, a Secondigliano, e non dove vivono loro. Bell'esempio per i canddati all'oscar, senza dimenticare i tre affiliati al clan dei casalesi che hanno partecipato al film, e poi sono stati arrestati. Film di merda!


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#187 popten

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Inviato 29 ottobre 2008 - 12:14

I due attorucoli scugnizzi di Gomorra hanno appena ribadito alla Rai quanto dichiarato già a La 7 tempo fa: loro sono di Napoli, e non conoscono la comorra, perché lì non c'è (sarà mica omertà questa?). La camorra c'è solo a Casal di Principe, a Secondigliano, e non dove vivono loro. Bell'esempio per i canddati all'oscar, senza dimenticare i tre affiliati al clan dei casalesi che hanno partecipato al film, e poi sono stati arrestati. Film di merda!



NON la giusta conclusione!
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#188 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 29 ottobre 2008 - 12:18

I due attorucoli scugnizzi di Gomorra hanno appena ribadito alla Rai quanto dichiarato già a La 7 tempo fa: loro sono di Napoli, e non conoscono la comorra, perché lì non c'è (sarà mica omertà questa?). La camorra c'è solo a Casal di Principe, a Secondigliano, e non dove vivono loro. Bell'esempio per i canddati all'oscar, senza dimenticare i tre affiliati al clan dei casalesi che hanno partecipato al film, e poi sono stati arrestati. Film di merda!




non capisco il nesso tra le vicende personali di alcuni attori del film e la sua qualità filmica.
Gomorra non solo non è un film di merda ma, come il libro e forse di più, ha avuto il merito di spalancare una finestra su un mondo che si considerava marginale alla camorra o del tutto sconosciuto.
per favore, non perdiamo la testa...
  • 0
« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#189 Ukrainian Roulette

    populista

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Inviato 29 ottobre 2008 - 12:27

I due attorucoli scugnizzi di Gomorra hanno appena ribadito alla Rai quanto dichiarato già a La 7 tempo fa: loro sono di Napoli, e non conoscono la comorra, perché lì non c'è (sarà mica omertà questa?). La camorra c'è solo a Casal di Principe, a Secondigliano, e non dove vivono loro. Bell'esempio per i canddati all'oscar, senza dimenticare i tre affiliati al clan dei casalesi che hanno partecipato al film, e poi sono stati arrestati. Film di merda!



Più che altro hanno "bucato" nuovamente lo schermo per dimostrare che non sanno coniugare un verbo e per dire che a Milano sono tutti "figli di papà"...
Fanno tornare in mente quelli del liceo di Casal di Principe". Quelli incazzati con Saviano perchè adesso ci sono i militari che fermano loro senza casco in motorino e gli scuolabus senza assicurazione.
Insomma..l'humus da dove far sbocciare nuovi casalesi e nuovi bassolini,mi pare... :)

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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#190 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 29 ottobre 2008 - 12:35

Insomma..l'humus da dove far sbocciare nuovi casalesi e nuovi bassolini,mi pare... :)


ennesimo accostamento ingiustificato... Bassolino con i casalesi c'entra come la fica con Ratzinger.
per favore, oliate bene gli ingranaggi del gulliver... asd
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#191 Disposable Hero

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Inviato 29 ottobre 2008 - 12:41

I due attorucoli scugnizzi di Gomorra hanno appena ribadito alla Rai quanto dichiarato già a La 7 tempo fa: loro sono di Napoli, e non conoscono la comorra, perché lì non c'è (sarà mica omertà questa?). La camorra c'è solo a Casal di Principe, a Secondigliano, e non dove vivono loro. Bell'esempio per i canddati all'oscar, senza dimenticare i tre affiliati al clan dei casalesi che hanno partecipato al film, e poi sono stati arrestati. Film di merda!


Mutt che c'entra il film? La gente è stata presa da quel contesto, che t'aspetti? ? solo la dimostrazione di quanto siano vere le cose che il film denuncia.
Poi che siano due ignorantelli come sottolinea 'sto druido qua sopra è anche abbastanza scontato. Insomma, la camorra per chi non l'avesse ancora capito, non è una combriccola di criminali. ? uno Stato parallelo, con tanto di cittadini.

Sono analfabeti quei due e per questo non si può pretendere chissà che cultura.
Quei due se sono arrivati alla maggiore età è grazie anche al pane che gli ha dato la camorra ed al culo che si sono fatti in strada, questo non l'avete capito ancora?
Sono quelli che hanno avuto tutto e fanno discorsi dello stesso livello a farmi un misto di schifo e pietà.
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#192 R. Mutt

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Inviato 29 ottobre 2008 - 12:55

non capisco il nesso tra le vicende personali di alcuni attori del film e la sua qualità filmica.


Personalmente Gomorra, come film e anche come libro, lo ricollego a film come "Il camorrista" o "Mery per sempre", che vogliono fotografare una certa realtà ma che alla fine finiscono per celebrarla. Molti ragazzi delle mie parti, infatti, guardando questa tipologia di film più che riflettere sulla propria condizione sociale, finiscono per rimanere ancora più affascinati dalla vita mitologica del camorrista/mafioso/malavitoso in genere. Libri e film del genere fanno più danni che altro, secondo me, e tutto il tam-tam mediatico intorno ad essi è orchestrato ad hoc da editori/distributori che hanno fiutato la moda del momento: parlare di camorra, senza andare veramente nello specifico (leggi: la politica, l'informazione e parte della giustizia e della popolazione normale che sono collusi a livello locale con l'organizzazione camorristica). Il libro e il film si limitano alla macchietta, al massimo all'accenno di collusioni con altri settori sociali. Non valgono niente intrinsecamente, se non per il fatto di aver acceso un dibattito intorno a un argomento delicato, dibattito però subito sfruttato anche per motivi lucrosi.

Fanno tornare in mente quelli del liceo di Casal di Principe". Quelli incazzati con Saviano perchè adesso ci sono i militari che fermano loro senza casco in motorino e gli scuolabus senza assicurazione.


Anche a me Saviano e il suo entourage stanno sui coglioni, ma per motivi diametralmente opposti, come già ho spiegato, di questi miei compaesani paraculi.
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#193 R. Mutt

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Inviato 29 ottobre 2008 - 13:06

Mutt che c'entra il film? La gente è stata presa da quel contesto, che t'aspetti? ? solo la dimostrazione di quanto siano vere le cose che il film denuncia.


Cazzo, è come se io per fare un film su un serial killer, chiami davvero un psicopatico per rendere più vero il ruolo! Lo vedi normale? Anche Ninetto Davoli era un attore di strada, come molti di quelli che lavoravano per Pasolini, ma non gli ho mai sentito dire stronzate del genere e soprattutto non è mai finito in galera come i reali camorristi di Gomorra.

Sono analfabeti quei due e per questo non si può pretendere chissà che cultura.


Questa non è una scusa perché qua c'è gente che ha una quinta elementare e certe cose le capisce benissimo e le sa analizzare meglio dei laureati che affermano che la camorra non esiste o che addirittura fa bene a fare qul che fa.

Quei due se sono arrivati alla maggiore età è grazie anche al pane che gli ha dato la camorra ed al culo che si sono fatti in strada, questo non l'avete capito ancora? Sono quelli che hanno avuto tutto e fanno discorsi dello stesso livello a farmi un misto di schifo e pietà.


A me fanno schifo indistintamente entrambe le categorie: andare a trovare giustificazioni nell'ambiente sociale, nel sistema, ad un'azione criminosa o a un certo modo di pensare, beh, questo lo lascio ai catto-comunisti.
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#194 Disposable Hero

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Inviato 29 ottobre 2008 - 14:09

Le scelte stilistiche di un regista, il fatto che si affidi alla gente del luogo perché inevitabilmente arricchirà il film con gestualità e altri dettagli che renderanno più reale ciò che verrà mostrato, non vedo perché debbano essere visti in questo modo bigotto. Il paragone non sussiste: non credo che Pasolini facesse compilare moduli e chiedesse albero genealogico e fedina penale. Si tratta di casualità. Senza contare che gente presa dalla strada è un conto, gente presa dalle "Vele" è un altro.

Quei due ci campano in quel contesto e non significa che vadano giustificati, ma piuttosto che si possa facilmente comprendere che la loro omertà nasce da paura e diffidenza. Il problema sono tutti quei ricconi e quei politici che con la camorra ci fanno grandi affari. Pretendere che sia la gente comune a sgominare la camorra prendendone le distanze è un'illusione da paesanotti un po' razzisti, nel migliore dei casi. Nel peggiore è una banalità da collusi.
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#195 R. Mutt

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Inviato 29 ottobre 2008 - 15:12

Le scelte stilistiche di un regista, il fatto che si affidi alla gente del luogo perché inevitabilmente arricchirà il film con gestualità e altri dettagli che renderanno più reale ciò che verrà mostrato, non vedo perché debbano essere visti in questo modo bigotto.


In che senso bigotto, scusa?

Si tratta di casualità


E' proprio quello il mio dubbio: che non si tratti di casualità, ma di un ricatto (tu mi fai recitare nel film se vuoi girare nel mio territorio)

gente presa dalle "Vele" è un altro.


Non è stata presa dalle vele la gente finita in carcere, ma dai territori dell'agro aversano che non conoscono quello stesso degrado economico, pur condividendone il degrado sociale.

Quei due ci campano in quel contesto e non significa che vadano giustificati, ma piuttosto che si possa facilmente comprendere che la loro omertà nasce da paura e diffidenza.


Guarda la paura è comprensibile, soprattutto da chi come me vive in prima persona questa situazione. Però mi aspetterei ben altra consapevolezza da chi ha girato un film così osannato. e queste loro parole sono anche la dimostrazione che un libercolo scritto alla buona non cambia le coscienze.

Pretendere che sia la gente comune a sgominare la camorra prendendone le distanze


La camorra non può sgominarla la gente comune, è vero. Ma la gente comune, i miei compaesani intervistati continuamente in questi giorni e i due attorelli di Gomorra, non deve negare quel che esiste. Ricorda una cosa: se la gente del luogo non la nomina, la camorra finisce per non esistere.

un'illusione da paesanotti un po' razzisti, nel migliore dei casi. Nel peggiore è una banalità da collusi.


Razzista di che senso, scusa? Stiamo parlando della mia terra. Per quanto riguarda la banalità da collusi, meglio sorvolare, perchè trattasi di insinuazione molto grave :-\

Ah già mi ero dimenticato: se sei di casal di principe e Saviano ti sta sui coglioni sei un camorrista di merda e basta. Mi ero dimenticato come funziona, chiedo umilmente scusa.


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#196 R. Mutt

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Inviato 14 novembre 2008 - 13:57

applausi:

PROIEZIONI
Saviano, schivo e desideroso di privacy come al solito, non è uno che si sente al centro del mondo. Non è l'Uomo di Vitruvio calvo. ? solo per voi, per la vostra incerta coscienza distratta se ha ricordato la defunta Makeba notando che, prima di cantare in suo onore, s'era fatta portare il suo libro, tradotto in americano, in camerino. Un'attenzione fine, elegante, così, tanto per rinfrescare la memoria, chè il Natale quando arriva, arriva. Ribadito che Saviano è letterariamente trascurabile, tutt'altra storia è il suo agente. Andate a vedere il nome in fondo ad ogni pezzo dell'eroe (vergato in copyright, mica copyleft): si chiama Roberto Santachiara, il vero eroe è lui, è quello che ha trasformato un noglobal in un santino. Santachiara, misterioso e potente come un Richelieu, è l'eminenza grigia del mercato letterario, è quello che può dire: domani c'è (o non c'è) un nuovo campione. Tutti i fans della prima ora di Saviano sono cavalli della sua scuderia, e Saviano ogni tanto si concede qualche riconoscenza ai compagni (in tutti i sensi). Niente di personale: è business. Santachiara non è solo quello che impone il Saviano di turno, è anche chi gli confeziona il libro, anche se lui, che contrariamente al pupillo di understatement se ne intende, si definisce ??maieutico?, per dire: io riscrivo, faccio riscrivere, quello che un altro ha dentro, ma non sa scrivere. E anche quello dei continui editing, dell'autore che spesso ci mette poco più che la faccia, è un segreto di Pulcinella nell'industria letteraria. Dopodichè, fabbricato l'eroe di giornata, discende a valanga la spettacolarizzazione (cioè la neutralizzazione, secondo lezione pasoliniana) della camorra in gomorra e della Banda della Magliana in feuilleton criminale. Business, puro business con la foglia di fico dell'impegno civile. Così fruttuoso che i ragazzini sparati a Napoli si ispirano ai loro aguzzini, vogliono fare come hanno visto ??nel film Gomorra? di cui assorbono tutto, dalle cantanti neomelodiche alla violenza, si fanno già intervistare sulla sedia a rotelle in ospedale. Non sono testimonial della legalità ma della delinquenza. E non è eterogenesi dei fini, è un frutto avvelenato che le ??sovrastrutture? hanno magari non voluto ma certamente messo in conto, come si fa a non prevedere che rendendo la criminalità un affare, non spunteranno emuli pronti ad entrare nel suo reality? Tutti sanno tutto, nessuno lo dice. Meglio di no. Meglio la retorica cieca e vagamente distorta. Non lasciamo solo l'eroe. Solo che, più esattamente, trattasi di proiezione - Massimodelpapa


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#197 Guest_Giovanni Drogo_*

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Inviato 20 novembre 2008 - 23:09

applausi:

PROIEZIONI
Saviano, schivo e desideroso di privacy come al solito, non è uno che si sente al centro del mondo. Non è l'Uomo di Vitruvio calvo. ? solo per voi, per la vostra incerta coscienza distratta se ha ricordato la defunta Makeba notando che, prima di cantare in suo onore, s'era fatta portare il suo libro, tradotto in americano, in camerino. Un'attenzione fine, elegante, così, tanto per rinfrescare la memoria, chè il Natale quando arriva, arriva. Ribadito che Saviano è letterariamente trascurabile, tutt'altra storia è il suo agente. Andate a vedere il nome in fondo ad ogni pezzo dell'eroe (vergato in copyright, mica copyleft): si chiama Roberto Santachiara, il vero eroe è lui, è quello che ha trasformato un noglobal in un santino. Santachiara, misterioso e potente come un Richelieu, è l'eminenza grigia del mercato letterario, è quello che può dire: domani c'è (o non c'è) un nuovo campione. Tutti i fans della prima ora di Saviano sono cavalli della sua scuderia, e Saviano ogni tanto si concede qualche riconoscenza ai compagni (in tutti i sensi). Niente di personale: è business. Santachiara non è solo quello che impone il Saviano di turno, è anche chi gli confeziona il libro, anche se lui, che contrariamente al pupillo di understatement se ne intende, si definisce ??maieutico?, per dire: io riscrivo, faccio riscrivere, quello che un altro ha dentro, ma non sa scrivere. E anche quello dei continui editing, dell'autore che spesso ci mette poco più che la faccia, è un segreto di Pulcinella nell'industria letteraria. Dopodichè, fabbricato l'eroe di giornata, discende a valanga la spettacolarizzazione (cioè la neutralizzazione, secondo lezione pasoliniana) della camorra in gomorra e della Banda della Magliana in feuilleton criminale. Business, puro business con la foglia di fico dell'impegno civile. Così fruttuoso che i ragazzini sparati a Napoli si ispirano ai loro aguzzini, vogliono fare come hanno visto ??nel film Gomorra? di cui assorbono tutto, dalle cantanti neomelodiche alla violenza, si fanno già intervistare sulla sedia a rotelle in ospedale. Non sono testimonial della legalità ma della delinquenza. E non è eterogenesi dei fini, è un frutto avvelenato che le ??sovrastrutture? hanno magari non voluto ma certamente messo in conto, come si fa a non prevedere che rendendo la criminalità un affare, non spunteranno emuli pronti ad entrare nel suo reality? Tutti sanno tutto, nessuno lo dice. Meglio di no. Meglio la retorica cieca e vagamente distorta. Non lasciamo solo l'eroe. Solo che, più esattamente, trattasi di proiezione - Massimodelpapa



Mi puoi spiegare cosa si intende dire con tutto ciò (o cosa intendi te?)? Che Saviano è finto?
Poi vorrei gentilmente avere la lista degli altri successi letterari che il Re Mida Roberto Santachiara ha tirato su.

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#198 Homer

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Inviato 14 dicembre 2008 - 12:51

Polemiche a parte, un'altra bella notizia per il film di Garrone.

"Gomorra di Matteo Garrone domina gli Efa, gli European Film Awards, conquistando i premi più prestigiosi: miglior film europeo, miglior regia, miglior sceneggiatura (Maurizio Braucci, Ugo Chiti, il neo-regista di Pranzo di Ferragosto, Gianni Di Gregorio, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso e Roberto Saviano), miglior fotografia di Marco Onorato e miglior attore, Toni Servillo."


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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"


#199 strangelove

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Inviato 14 dicembre 2008 - 13:10

Polemiche a parte, un'altra bella notizia per il film di Garrone.

"Gomorra di Matteo Garrone domina gli Efa, gli European Film Awards, conquistando i premi più prestigiosi: miglior film europeo, miglior regia, miglior sceneggiatura (Maurizio Braucci, Ugo Chiti, il neo-regista di Pranzo di Ferragosto, Gianni Di Gregorio, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso e Roberto Saviano), miglior fotografia di Marco Onorato e miglior attore, Toni Servillo."



Notizia che risale a più di una settimana fa (poi ti lamenti che arrivi in ritardo asd). Scherzo.

Il film è stato anche nominato nella cinquina dei Golden Globe per il miglior film straniero.

Se un film è un capolavoro possono piovere tutte le polemiche che si vogliono: cambia poco.
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#200 Homer

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Inviato 14 dicembre 2008 - 13:12


Polemiche a parte, un'altra bella notizia per il film di Garrone.

"Gomorra di Matteo Garrone domina gli Efa, gli European Film Awards, conquistando i premi più prestigiosi: miglior film europeo, miglior regia, miglior sceneggiatura (Maurizio Braucci, Ugo Chiti, il neo-regista di Pranzo di Ferragosto, Gianni Di Gregorio, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso e Roberto Saviano), miglior fotografia di Marco Onorato e miglior attore, Toni Servillo."



Notizia che risale a più di una settimana fa (poi ti lamenti che arrivi in ritardo asd). Scherzo.


Sono comunque arrivato primo tra i ritardatari, visto che nessuno nel forum l'aveva ancora detta. :P
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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"





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