Dopo la mia riappacificazione col vecchio Beck, grazie a
Morning Phase, in questo periodo mi sono riascoltato l'intera discografia. Tanta roba non la risentivo per intero da almeno 15 anni.
1994 (registrato 1992–1993)
Stereopathetic SoulmanureTemevo l'effetto reperto storico invece è anche un bel disco. All'epoca era un felice tormento. Oggi a sorpresa lo riscopro più ordinato e normale di quel che mi sembrava allora, con più canzoni "vere" di quelle che ricordavo. Anche se ovviamente quello che conta non sono le singole canzoni, ma il flusso sonoro, il clima generale di divertito e divertente accumulo di spazzatura uditiva, di fiori musicali che sbocciano dal concime stereopatetico.
1994 (registrato 1992 - 1994)
One Foot in the GraveUn piccolo capolavoro lo ricordavo, un capolavoro per niente piccolo l'ho ritrovato. Un disco di Peanuts diventati adolescenti. Scazzi, rimuginamenti e tenerezze della vita in un gioiello di lo-fi crepuscolare. Dove per una volta il lo-fi contribuiva a creare un'atmosfera coerente e concreta, non era usato come mascheramento della pochezza compositiva. Anzi in una veste più leccata gioielli melodici come
Asshole avrebbe bucato le radio di mezzo pianeta. Alcune cose che all'epoca mi interessavano poco, tipo certe uscite gospel, oggi le inquadro e le apprezzo meglio.
1994
Mellow GoldE va beh, IL disco dei miei vent'anni, ascoltato e consumato per quasi due anni. Non lo risentivo per intero pure questo da una sporta di anni, ma non c'è nota, rumore, effetto sonoro che non mi risuoni noto e famigliare. Persino la ghost track, che è solo una serie di molesti effetti sonori, la ricordavo quasi "nota per nota".
Loser inno di un'intera generazione serenamente scoglionata. Ma non c'è una canzone che non sia una bomba, dai folk epico-depressi agli scarti comico-noise, alle delizie pop e hip-hop. Un mondo in un disco.
1996
OdelayLo ammetto la mia fu vera snobberia. Pur rendendomi subito conto che era un grande disco, reagì da tipico fan della prima ora che si offende quando il "suo" artista o il "suo" gruppo esce dalla fama di nicchia e diventa patrimonio comune. Così, pur piacendomi,
Odelay mi è sempre stato un po' antipaticozzo, per i servizi su Italia Uno, per
Where It's At in heavy rotation su Mtv. Lontano da quelle menate un po' sceme, l'ho finalmente ascoltato per quello che é: un capolavoro di alternative pop-rock, che mette in fila una strepitosa sequela di canzoni come minimo esaltanti.
1998
MutationsDopo
Mellow Gold l'altro che ho consumato e imparato a memoria. Viaggio in 13 capitoli nel mondo dell'artigianato della bella canzone, tra melodie micidiali e meravigliosi arrangiamenti tradizionali, sabotati qui e là da trovate futuriste. Un viaggio sghembo nel folk rock: le melodie dei bei tempi andati, i sogni hippie dei 60, la concretezza alcolica dei 70, fino ai 90 di "Static". E poi ancora oltre con il geniale dittico finale, dove, dopo aver costruito un monumento alla bella canzone, Beck azzera tutto con l'apocalittica
Diamond Bollocks (unico pezzo schizzato e ritmato dell'album) e chiude con la nenia post-atomica di
Runner Dial Zero crepitante di radiazioni.
1999
Midnite VulturesQuesta è stata una vera riscoperta. Ai tempi è stato il suo primo album che non ascoltai a ripetizione. Gran bel disco, ma Beck in versione danzereccia e un po' leccata non ha mai fatto molto per me. A sentirlo oggi salta all'orecchio che non voleva essere solo un disco da party, come diceva lui all'epoca e i critici che lo stavano a sentire, ma aveva l'ambizione di essere un affresco sonoro degli allora ultimi 15 anni di pop, rock e black-music. Un film sonoro che ti porta a spasso per la Los Angeles dei quartieri neri e latini, dei localacci trash, dei concerti hip-hop, dei festini cool, fino ai quartieri della borghesia bianca igienizzata, non risparmiandosi citazioni da Michael Jackson a Prince, dai Guns'N'Roses ai Queen.
2002
Sea ChangeBeck che veniva nel mio mondo di canzoni cantautoriali, lunghe e tristi. Per me doveva essere un'epifania. Invece fu l'album con cui iniziai a staccarmi da lui. Non so neanche bene perché. Forse lo trovavo troppo patinato, troppo convenzionale, forse proprio perché giocava in territori "miei" lo percepivo come già sentito. Ora che l'ho riscoperto grazie al suo "gemello"
Morning Phase mi suona ovviamente come un gran bel disco, con canzoni una meglio dell'altra e con un'atmosfera lunare e pinkfloydiana che non avevo mai colto.
2005
GueroInizia la trilogia della discordia. Questo l'ho rivalutato a sorpresa, visto che era l'album che meno mi era piaciuto in assoluto, il più bistrattato dalla critica. Un album pop, ma da spiaggia malata, pigro e indolente, che sotto tutti gli zapping e i salti sonori di palo in frasca ha sempre quel ritmo narcotico e onirico che in fondo è sempre il marchio di fabbrica di Beck, anche quando finge di fare cose danzerecce e stilose. Non un capolavoro, ma un pugno di canzoni micidiali e una salutare atmosfera da passeggiata nel quartiere latino che non ricordavo.
2006
The InformationQuesto invece è il solito grande boh. Canzoni con uncini melodici e sonori formidabili alternate a robe fuori fuoco e pasticciate. E in generale un'aria di chi non sa che pesci pigliare e tenta di pigliarli tutti.
2008
Modern GuiltQuando dieci buone canzoni tutte insieme misteriosamente non riescono a fare un buon disco. Strano album: il suo più breve, ma il suo più noioso, dove apparentemente non c'è nulla che non funzioni, ma dove tutto ha un'aria futile e trasandata.