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Il Petroliere (P.T. Anderson)


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58 replies to this topic

#51 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 13 dicembre 2008 - 13:28

anche se l'anno cinematografico in se non è stato proprio ricco di grandi sorprese


sorprese in che senso? quest'ultimo anno è stato ricco di ottimi film...
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#52 Abe

    Sharing Passions

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Inviato 13 dicembre 2008 - 13:34

sorprese nel senso positive che mi abbiano colpito o particolarmente emozionato.
Secondo me c'è stata una sorta di inversione tra il 2007/2008
Ovvero, mi spiego meglio, secondo me meglio il 2008 come anno musicale, mentre il 2007 fu più fiacco.
Invece ritengo sia successo il contrario dal punto di vista cinematografico, il 2007 mi colpì di più in quel senso, e ne è un segnale molto forte la stessa immagine del tuo avatar, film che ho letteralmente amato l'anno scorso! Capolavoro del mio van sant
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#53 Homer

    Classic Rocker

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Inviato 13 dicembre 2008 - 13:38

Non so, in generale mi pare che il 2008 sia stata una grande annata, soprattutto nei primi 6/7 mesi (prima dell'estate insomma). Comunque questo discorso è un pò offtopic, ne abbiamo uno apposta per i film di quest'anno.
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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"


#54 Abe

    Sharing Passions

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Inviato 13 dicembre 2008 - 13:57

Comunque questo discorso è un pò offtopic, ne abbiamo uno apposta per i film di quest'anno.


é vero mi ero fatto solo un pò trasportare, si continua sull'altro a riguardo
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#55 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 15 gennaio 2013 - 11:40

Chapeau bas! Ho tardato nella visione perché temevo di trovarmi dinnanzi ad una robaccia alla Magnolia, per chi scrive uno dei film più sopravvalutati degli ultimi anni, il classico caso del tizio che esce di casa con una buccia di banana per cappello: di sicuro tutti lo noteranno, ma siamo distanti anni luce dall'opera d'arte.
E, invece, P.T. Anderson - che già aveva fatto bene con Boogie Nights - tira fuori dal cilindro il suo capolavoro, che non esiterei a definire già un classico del cinema, certamente una delle pellicole più importanti e più incisive del decennio scorso.
A parte un Daniel Day-Lewis mostruoso (forse dimentico qualcuno, ma a naso, insieme al Javier Bardem di No Country for Old Men – e, a ruota, il Christoph Waltz di Inglourious Basterds – mi pare l'interpretazione con la I maiuscola del nuovo millennio), sul quale non c'è molto da aggiungere, There Will Be Blood è un film sfaccettato: se da un lato è politico nel senso più intelligente e nobile del termine, dall'altro è la potente e tragica rappresentazione del percorso seguito, giocando in sottrazione affettiva, dal protagonista che si isola a mano a mano da tutti gli elementi umani che lo circondano, sino al completo compimento del suo progetto di solipsismo capitalistico che vede la luce nel folle e scenograficamente asettico finale, di chiara matrice kubrickiana.
Ma, come accennato, è anche un film politico. In un certo senso riprende il discorso, anche cronologicamente, proprio là dove l’avevano lasciato il western classico con l’apologia dell’epopea americana e, soprattutto, il western crepuscolare e revisionista degli anni ’70, spingendosi molto oltre con una feroce rappresentazione dell’America simbolicamente impersonata da Daniel Plainview stesso. Non è un caso che sia un film totalmente declinato al maschile, un film posticciamente patriarcale, in cui i rapporti parentali sono solo apparenti ed in cui la religione è tratteggiata in modo quasi grottesco nella persona di Eli Sunday, il controtipo – perdente – di Daniel Plainview. Sempre in chiave allegorica mi trova d’accordo, poi, chi ha visto nel figlio H.W. la personificazione del popolo nativo americano, danneggiato (moralmente e fisicamente) nell’enfasi della conquista di quello specifico modello economico e poi messo ai margini, e nel fratello Henry la raffigurazione degli immigrati europei della fine ‘800 / inizio ‘900, accolti, ma poi repressi perché visti come una minaccia all’ordine consolidato delle cose.
I primi 15 minuti del film, muti e contrappuntati solo da una stridente colonna sonora, sono un gran pezzo di cinema, cinema puro e duro come le rocce picconate.
Notevolissima la fotografia (e i paesaggi ritratti) e davvero straordinaria la colonna sonora di Jonny Greenwood (detto da uno che non è certo un "radioheadiano" di ferro), sempre in bilico tra tappeti melodici sommessi e non pomposi ed esplosioni quasi cacofoniche, con un retrogusto di musique concrète.
Instant classic.
10
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#56 sokurov

    Bambino Adattato +

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Inviato 15 gennaio 2013 - 14:03

Mi dispiace ma per quanto se ne dica e se ne legga, "The Master" non può eguagliare la corposità, la fisicità essenziale de "Il petroliere".
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#57 davidep

    attendente

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Inviato 20 gennaio 2013 - 08:37



la colonna sonora di Greenwood (non ci posso fare nulla, ma secondo me ha qualcosa di magico e malvagio), la fotografia, e Day Lewis. Il film è ottimo, ma è come se questi tre immensi protagonisti la facessero troppo da padroni e non amalgamandosi bene al resto ( che non è ai loro livelli) quasi asfizziano il film invadendolo con la loro presenza esuberante.


Io direi che sono tre elementi del film. Senza di loro sarebbe un altro film.
Ci sarebbe anche l'attore che fa il predicatore.
C'è anche la regia che è alle soglie del perfetto.
Anche se sono d'accordo con te che quei tre elementi prevalgano, colonna sonora e attore protagonista soprattutto.


Mha.. Il film è tutte queste cose e anche molte molte altre, è un tomo di storia pionieristica d'America sin troppo lungo!
Poi il giudizio di ciascuno può essere anche contrastante, evidentemente..
Per me, ad esempio
Pollice Su per : regia, Paul Dano, fotografia
Pollice Giù per : lunghezza eccessiva e forzature reiterate e diffuse, Day Lewis, e specialmente le musiche
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#58 paloz

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Inviato 04 agosto 2013 - 21:17

Sinceramente non avevo mai dato al folgorante finale de "Il petroliere" una valenza simbolica-metaforica come quella che ne ha dato Ilaria Feole per FilmTv. La riporto volentieri.

"I drink your milkshake" sbraita Daniel Day-Lewis, divampante come un incendio doloso nel finale del capolavoro di Anderson. Plainview ribalta i ruoli, assurge al ruolo di predicatore (del suo unico verbo però, quello dell'avidità) ed elargisce al giovane Eli Sunday una metafora che riguarda sì, il drenaggio sfrenato dell'oro nero dalle terre gonfie del selvaggio West, ma evoca altro, immagini nitide di un'America che entrambi, il petroliere & il pastore, hanno contribuito a partorire. Il milkshake è il frappè in tonalità pastello simbolo dei fast food a stelle e strisce, e la cruenta scena che pone fine alla rivalità fra Daniel ed Eli si svolge nella grottesca cornice di un bowling da casa, una pista per birilli che a sua volta mette in moto facili connessioni con la spensierata gioventù alla Happy Days. Daniel è il volto brutale dell'impero del soldo, Eli quello ipocrita dei valori di facciata: dallo scontro fra i titani della misantropia nascerà l'american way of life. Forze primigenie del consumismo e del conformismo, sono loro gli antenati inconsapevoli dei Mad Men che anni dopo somministreranno a consenzienti americani iniezioni di bisogni fasulli, desideri uniformati da esibire col sorriso, tra amici, al bowling, davanti a un milkshake.


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temevo di trovarmi dinnanzi ad una robaccia alla Magnolia


Spoiler

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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#59 lazlotoz

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Inviato 08 marzo 2015 - 09:53

Recuperato ieri sera.

Premetto che non sono un estimatore di P.T. Anderson, forse più per partito preso che non per motivi reali (lo so è da coglioni, ma che ci vuoi fare?). O meglio, lo associo per lo più a Magnolia... film che all'epoca (son passati 15 anni) mi sembrò una vera paraculata.

 

Detto questo, Il petroliere (e io trovo forse migliore il titolo italiano a quello inglese, o per lo meno non così pessimo come lo si descrive di solito) è un film di una potenza incredibile. Direi che tutto funziona davvero a meraviglia, in maniera quasi perfetta. 

Ovviamente gli attori, D D Lewis è francamente indiscutibile qui. Il suo lavoro sulla voce, l'accento, la mimica facciale è straordinario. Ma forse lo è ancora di più quello sul corpo, il modo di muoversi e camminare. Insomma da monumento. Paul Dano anche, solo per il fatto di non farsi mettere in ombra dal colosso che si ritrova a fianco. Forse paga un po' il suo viso, troppo giovane. Ma così per trovargli un difetto.

L'immagine, la scenografia, i paesaggi. Tutto ha un respiro epico senza essere mai retorico. Le musiche, bellissime, a tratti stranianti, dialogano alla perfezione.

L'uso di alcuni piani sequenza, senza essere eccessivamente estetizzati (tipo che non si sente il peso del calcolo, tutto scorre con una naturalezza unica), è magistrale.

Sembra di essere in un romanzo americano, dove il tono è allo stesso tempo minimo (la parte del figlio dopo l'incidente viene trattato con un'antiretorica che non mi sarei aspettato da Anderson) ed epico.

 

I temi trattati poi, già elencati qui. Tutto mischiato, in maniera talmente realistica e brutale da risultare un pugno nello stomaco. Dove sono i buoni qui?

 

La parte finale che è fortemente sbilanciata in qualche modo rende il film "storto", lo sottrae alla possibilità di diventare un affresco di un periodo. Diventa "metafisico" e allo stesso tempo pietra tombale. Chiusura perfetta di una storia che non poteva andare diversamente.

 

Semplicemente eccezionale.


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