Ho trovato invece l'inseguimento nella giungla troppo esagerato. Come anche la discesa sulle rapide.
Insomma, non che il realismo fosse un marchio distintivo della saga del Professor Jones, ma qui si esagera davvero, sembra il solito baraccone americano.
Negli episodi precedenti, c'era sempre un tono un pò "esagerato" (la famosa scena del primo con la sciabola e la pistola; la caduta dall'aereo con il gommone nella seconda), ma il tutto suonava diverso ed era di certo più contenuto (o semplicemente diluito: Indiana Jones è sempre stato un pò "sbruffone").
E poi troppo, troppo digitale, a fronte invece di un cinema molto più "artigianale". Tutto quanto venga fatto per recuperare le atmosfere dei precedenti, suona meccanico e forzato (anche solo semplici inquadrature o atteggiamenti).
E senza dubbio manca qualcosa, di indefininibile, di impalbabile, forse semplicemente lo spirito dei primi tre film. Ma forse, siamo semplicemente noi che siamo cresciuti.
Farò finta che questo episodio non sia mai stato girato.
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"