In URSS non si socializzò mai la proprietà privata dei mezzi di produzione (o meglio si tentò, ma il tentativo fu represso nel sangue): semplicemente, la si consegnò allo Stato. Che però era datore di lavoro, che infatti reprimeva scioperi e contestazioni nel sangue come in Ungheria, che rivendeva i suoi prodotti sul mercato, che era una potenza capitalista (anche se di stato, priva di concorrenza interna) in concorrenza con gli USA.
Credo tu faccia un po' di confusione.
Cosa intendi per socializzazione della proprietà privata dei mezzi di produzione? Mi risulta che i mezzi di produzione fossero amministrati per conto dello Stato dagli stessi dipendenti anche se erano legalmente di proprietà dello Stato.
Non é vero che lo sciopero non era consentito. Semplicemente i sindacati erano controllati dal partito anche se é comunque risibile pensare all'ex-Unione Sovietica come a un paese di sfruttatori schiavisti. Le repressioni avvenivano quando le proteste toccavano corde politiche e comunque bisognerebbe cercare di non fare sparate generiche.
L'Ungheria, ad esempio, non c'entra niente con questo discorso dato che in quel caso si trattò di vera e propria ingerenza nella politica di un altro Paese (Nagy era stato nominato primo ministro e aveva fatto parzialmente le veci dei manifestanti).
Quanto al discorso dell'economia di mercato, direi che non ci siamo proprio. Il sistema economico dell'Unione Sovietica e degli stati del Patto di Varsavia era proprio diversissimo da quello degli Stati Uniti e la concorrenza, se mai ci fu, era sul piano militare e politico non certo sui mercati (che erano stagni... mai comprato dentifricio o detersivo sovietico tu?). Non esisteva nei paesi dell'ex-blocco comunista il mercato come lo intendiamo noi. I beni di consumo erano contingentati secondo le esigenze previste dai Piani Quinquennali e spesso presenti in scarsità.
Sta cosa la si ripete da decenni, ma è durissima estirpare convinzioni che la politica, e primo fra tutti il PCI, ha inculcato nella mente delle persone e nella cultura dominanti per decenni. Per chissà quanto altro tempo ancora, l'URSS verrà identificato con il comunismo. Ed a subire i danni più grossi sono sempre i lavoratori dipendenti di ogni risma e categoria, dal metalmeccanico al camionista all'ingegnere.
L'URSS é stato identificato con il comunismo prima di tutto perché si definiva tale e, in secondo luogo, perché é quanto di più vicino sia mai esistito all'idea comunista. A parte che occorrerebbe dilungarsi sulla differenza tra socialismo e comunismo e usare il primo termine come definizione per l'Unione Sovietica visto che il sistema socialista sarebbe dovuto evolvere solo in un secondo momento in quello comunista.
Il PCI è stato connivente o in parte connivente con una forza politica imperialista che sfruttava i lavoratori ben al di là di quanto non fosse accaduto negli USA, e per di più lo faceva nel nome del marxismo e degli operai stessi: una delle più grandi truffe della storia dell'umanità, denunciata dalla scuola marxista già negli anni 20', poi da un sacco di altre organizzazioni di sinistra indipendenti, non legate agli schemi della politica parlamentare ed alla sua corruzione, non legata all'Unione Sovietica.
Il PCI è stato connivente con una delle più grandi disgrazie della storia dell'umanità, consumatasi per lo più a danno dei lavoratori e degli stessi comunisti (non a caso Montanelli adorava Stalin, il più grande sterminatore di comunisti della storia, ed il più grande anti-comunista della storia) e per questo chiunque si senta veramente di sinistra non può che maledire quell'esperienza, per il male che ha fatto e per come può essere riutilizzata dalle altre forze politiche.
Il PCI era connivente nella misura in cui lo era qualunque partito comunista della Terra (e forse anche meno visto la pletora di distinguo degli esponenti italiani).
Parlare dell'Unione Sovietica come una tragedia dell'umanità può essere anche condivisibile se ci si definisce democratici e si considerano le repressioni politiche e le limitazioni delle libertà personali che avvennero in maniera massiccia, anche se mi soffermerei più che altro sullo stalinismo più che su tutto il percorso storico dell'URSS.
Trovo però davvero fuori dalla realtà il descrivere i paesi dell'ex-blocco comunista come sfruttatori degli operai e affamatori della gente quando dal punto di vista meramente sociale qualche piccolo vantaggio quel sistema l'offriva (l'esempio più banale é l'inesistenza della disoccupazione).
Ci si dovrebbe pure svegliare e capire che il comunismo non é caduto a causa di Solidarnosc o delle marcette di protesta o per via della Perestrojka. Il comunismo in Europa é crollato principalmente per cause economiche, implodendo su se stesso in una spirale decadente iniziata già dai tempi di Breznev.