Un attimo, qui la state facendo fuori dal vaso, o meglio, state facendo lo stesso errore delle malvestite - sparare a zero senza vere motivazioni.
- Uh, che brutti e ridicoli i testi dei Baustelle! Vuoi mettere Bob Dylan?
- Uh, come sono piatte e banali le melodie, l'orchestra fa pure peggio!
- Che schifo Bianconi, se la tira tantissimo! E' proprio un poseur!
Insomma, io ho letto solo roba tipo "è brutto perché è brutto" e processi alle intenzioni di dubbia intelligenza (ma chissenefrega se Bianconi ha letto Baudelaire, francamente non vedo che cosa c'entri con la musica).
Non vorrei perdere troppo tempo a smontare il post che ha scatenato questo rigurgito di livore nei confronti dei Baustelle (ma dove eravate quando è uscito il disco?) ma, pur essendo sadicamente divertente da leggere, è pieno di stronzate dall'inizio alla fine:
1)
definizione di pop: quello che dice Bianconi è ineccepibile: usa la parola "pop" in modo generico, come equivalente di musica leggera. E la definizione di wikipedia (che viene data per pacifica, ma non è affatto così, e infatti io mi sono scannata più volte in questo forum su cosa è pop e cosa no) gli dà sostanzialmente ragione, e non torto come implica l'arguta blogger.
2)
melodie: l'accusa di sciattezza e banalità è assolutamente gratuita e priva di riscontro oggettivo. E grazie, ci sono tomi grossi come enciclopedie sul perché una serie di note ci piace più di altre. La tipa dice semplicemente che non riesce a fischiettare "La guerra è finita" (che peraltro è dell'album vecchio), ma è un suo problema: io ricordo che, mio malgrado, "Charlie fa surf" - che manco mi piace - mi era restata in testa almeno un mese. Ormai i Baustelle hanno fatto un sacco di canzoni e direi che a melodie stanno messi quantomeno meglio della media (anche se sono in calo): non si autoplagiano, hanno infilato 3-4 singoli di conclamato successo sia di critica che di pubblico, certo, possono non piacere ma non si può paragonarli a Max Pezzali.
3)
arrangiamenti: qui ci sono le cazzate più grosse. Bianconi sarà anche uno che se la tira, ma in sala di produzione c'è stato lui, non noi. E infatti candidamente ammette che "Il liberismo ha i giorni contati" voleva essere una canzoncina semplice ma si è trasformata in un pastrocchio. Ed è vero: c'è la chitarra, con sotto le trombe, con sotto l'orchestra, con sopra la voce, con sopra le cagatine: è certamente "stratificata", infatti è pesante da morire. Palese anche il confessato richiamo alla musica popolare italiana anni '60 (hanno ripescato persino Alessandroni), ma gli arrangiatori di Mina non son mica così facili da copiare. Bianconi cita "Città vuota", uno dei pezzi più belli di Mina proprio per gli arrangiamenti vagamente latineggianti di un certo Pino Presti, uno che suonava il basso con Quincy Jones... Basta sentire l'
originale per capire quanto sono fighi gli arrangiamenti, e la differenza la fa proprio l'orchestra, altro che il "niente di che" sciorinato dalla blogger in questione. La capacità di quella canzone di essere delicata ed intensa insieme è inarrivabile per i Baustelle, che infatti si devono accontentare di arrangiamenti ambiziosi ma chiassosi (come ho scritto nella recensione mesi e mesi fa). Vado leggerment OT, ma se qualcuno si degna di sentirsi "Giulia non esce la sera" si accorge di quanto sia forte l'influenza delle colonne sonore anni '60 (ai limiti del plagio). Infine, non vedo lo scandalo a dire di ispirarsi al barocco settecentesco di 2001 Odissea nello Spazio, se non che è sbagliato il riferimento perché la musica è di Strauss
ergo tardo-ottocentesca (era un goal a porta vuota e la blogger manco s'è accorta... che fine critica musicale!). Io credo che Bianconi si riferisse all'uso della spinetta in coda a "L", che credo sia l'unica rimando strettamente barocco (c'è anche in "Baudelaire").
Insomma, su, è una critica che si può condividere nei risultati ("La vita va" è obiettivamente pesante e pallosa e non cert morriconiana, "Panico" e una cattiva scopiazzatura di Lee Hazlewood) ma non certo nei modi. E non è satira (satira musicale poi? il concetto mi è oscuro), sono semplicemente cagate.
4)
testi: non sono d'accordo con nulla sulla blogger. Nessuna retorica distruggi-sistema (come ne parlai diffusamente nel lontano 2006 nella sezione Altro), ma Bianconi parla di "messaggi devianti". Ed è vero: sono pochi quelli che in una canzone riescono a nominare Cristo e il Cabernet. Certi versi non saranno felici, ma sono perlomeno spiazzanti. Le citazioni colte sono tante, troppe, ed effettivamente è fastidioso, ma questo non mi impedisce di considerare Bianconi uno dei migliori parolieri italiani contemporanei, e non solo perché azzecca i congiuntivi, ma perché - piaccia o non piaccia - è piuttosto originale (la media è cuore/amore a Sanremo, anzi "sincerità/magicà"). E non prendiamoci per il culo: nelle canzoni le frasi si spezzano e gli accenti si cambiano: lo facevano Mina e Battisti, Silvestri e Bersani, i Baustelle magari lo fanno più spesso, ma mi sembra chiaro che non siamo davanti ad un gruppo che fa della sobrietà e del minimalismo il suo cavallo di battaglia.
5)
le idee di Bianconi sulla decadenza dell'occidente: deliri di un pazzo? pensierini adolescenziali? Scusate, ma chi se ne frega se Bianconi è pazzo o antipatico. I testi di Amen non sono le interviste di Bianconi, anzi, fortunatamente quando scrive i testi si prende molto meno sul serio. Non piacciono lo stesso? E' proprio il caso di dire "Amen" senza fare tutto il casino della blogger. Del resto, quali sarebbero i testi belli della musica italiana contemporanea? Non mi sembra che neanche Mogol se la passi troppo bene. Almeno questi ci provano a non parlare di cuore-amore.
E pensare che nessuno ha detto niente quando nel 2003 Bianconi cantava "
Beethoven o Chopin, non riesco a scegliere", forse perché ancora l'orchestra non ce l'aveva...