Roy Orbison (1936-1988) è uno di quelli che hanno fatto la storia del rock.
Tra la fine degli anni '50 e i primi '60, è stato il primo a spingersi oltre il rock'n'roll più semplice e ingenuo, dotando le sue canzoni di arrangiamenti sofisticati e conferendo ai testi nuove atmosfere malinconiche. La sua voce inconfondibile e il suo talento compositivo lo rendono uno degli artisti più importanti dell'era pre-Beatles.
tanti gli episodi significativi da ricordare, tra i quali:
"Claudette" diventò anche un grande successo degli Everly Brothers (la canzone era dedicata alla fidanzata di Orbison, poi morta tragicamente in un incidente stradale).
Con la famosa ??Only The Lonely?, ispirò i Beatles di "Please Please Me".
"Oh, Pretty Woman" è conosciuta anche grazie al film "Pretty Woman", ma è ben precedente, del 1964.
"Blue Angel" è semplicemente una delle canzoni più belle mai scritte.
Roy Orbison ha avuto un grande successo per tutto l??arco della sua vita, anzi addirittura in età avanzata godette di un successo maggiore che in gioventù.
E' da poco uscito l'ennesimo "Best Of" che consiglio vivamente a chi volesse accostarsi per la prima volta al grande Roy:
anche il Re impazziva per lui, e glie ne invidiava la voce! da non dimenticare capitoli di storia del Rock come In Dreams, Running Scared (a masterpiece!), I drove All Night e Crying, rivista poi da Rebehka del Rio per David.
In Dreams, Running Scared (a masterpiece!), I drove All Night e Crying
Eh sì, anche queste bellissime... :-*
Roy Orbison è un buon esempio per dimostrare come già prima dei Beatles il rock avesse raggiunto una maturità (sia musicale che tematica) considerevole... le sue canzoni (insieme a quelle di Phil Spector) sono l'estremo in cui il rock'n'roll poteva spingersi restando ancora quello delle origini.
Vedo solo ora il thread (infatti vecchissimo). Un grandissimo ed uno dei miei preferiti, eroe del pop romantico, voce straordinaria (non solo come timbro, ascoltate l'estensione) e talento di composizione fuori dal comune. Le disgrazie che ha avuto hanno probabilmente ucciso la sua carriera, ma alcune sue splendide ballate (oltre a Pretty woman, anche In dreams, Only the lonely, Crying, Dream baby...) rimangono per me ancora insuperate nel loro genere. Ha influenzato anche alcuni musicisti che adoro, in primis Chris Isaak.
Insomma, costernato del fatto che se ne sia parlato così poco. Per iniziare la raccolta 'For the lonely' va benissimo.
cercavo appunto una bella raccolta di Orbison, possibilmente con versioni originali dei suoi pezzi. Non sono malaccio neanche quelle rifatte negli anni '80 però appunto vorrei le originali. Ne esiste una coi classici originali ma anche You Got It?
Hahahaha, mi pare che Orbison giri in questo periodo come l'influenza a gennaio. Anche io stavo cercando qualcosa su di lui, ammirato da alcuni suoi pezzi.
Mi sembra uno di quei cantanti non troppo cacati ma che hanno influenzato tantissimo il mondo della musica leggera.
Un po' anche "California Blue", che possiamo ascoltare mentre ammiriamo il video delle vacanze, ovviamente in California, della signora bionda, ben vestita, che appare rapidamente in un cameo ad inizio video, un po' come faceva Hitchcock.
lo stile triste e melodico di Orbison, con sonorità country, lo fece uscire dalle top ten del suo Paese ma continuò ad essere apprezzato all'estero, in particolare in Europa.
"Mi rifiuto di sentire gli artisti di oggi perché ho già sentito di meglio 20-30 anni fa." (Ricky Portera)
"Non mi piace la musica elettronica: amo la musica che viene effettivamente creata da un artista, creata da un musicista" (John Lodge, dei Moody Blues)
"Oggi è tutto elettronico ma fa anche tutto schifo" (Alberto Radius)
L'ho riscoperto in tempi recenti e concordo sulla sua voce, una tra le piu' belle in assoluto, tra l'altro ho appreso anche della sua partecipazione ad un project formato nientemeno che da Bob Dylan, George Harrison , Jeff Lynne e Tom Petty chiamato The Traveling Wilburys .
Orbison andava al di là di tutti i generi, folk, country, rock and roll o qualunque altra cosa. Mescolava tutti gli stili, compresi quelli che non erano ancora stati inventati. In un verso cantava veramente da cattivo, in quello dopo se ne usciva con un falsetto alla Frankie Valli. Con Roy non si sapeva mai se stavi ascoltando del mariachi o un’opera lirica. Teneva sulle spine. La sua era un’offerta di grasso e sangue. Sembrava che cantasse dalla cima del monte Olimpo ed era meglio starlo a sentire perché diceva sul serio. […] Adesso cantava con un’estensione di tre o quattro ottave, roba da farti spingere la macchina giù per la scarpata e non pensarci più. Cantava come un professionista del crimine. Di solito cominciava su un registro basso, appena udibile. Per un po’ ci rimaneva, poi cominciava con i suoi stupefacenti istrionismi. La sua voce avrebbe dato la scossa a un cadavere. Si finiva con il mormorare a se stessi: “Non ci posso credere”. Le sue canzoni passavano dalla tonalità maggiore alla minore senza alcuna logica. Orbison era terribilmente serio, non c’era niente di adolescenziale in quello che faceva. Alla radio non c’era nessuno come lui. Io ascoltavo e aspettavo un’altra canzone, ma a paragone di Roy il resto dei programmi veniva dritto dalle terre della noia, roba flaccida, senza spina dorsale, fatta per chi non aveva un cervello. Bob Dylan
“Nel 1970, ho viaggiato per quindici ore sul retro di un camion U-haul per aprire per Roy Orbison al festival della musica di Nashville. Abbiamo suonato all'una del pomeriggio e lui era la star e ricordo che era una notte d'estate e io avevo 20 anni, e Orbison uscì tutto vestito di nero, con gli occhiali scuri, un abito scuro e suonava della musica oscura, non l'avevo mai visto prima e la cosa che più mi ha scioccato di lui era che era così calmo e quella voce...avevi quest'impressione che se fossi andato da lui e avessi provato a toccarlo la tua mano lo avrebbe attraversato e sarebbe sparito, sembrava caduto per caso da un altro pianeta" Bruce Springsteen.
Roy Orbison e David Lynch che meditavano assieme, con tutto quel talento stipato in una sola stanza probabilmente si è rischiato un'interruzione del continuum spazio-temporale
La voce di Roy Orbison era qualcosa di mai sentito nè prima né dopo: angelica ma oscura, potente e timida, adulta, disillusa ma anche pura e infantile,distante e familiare, mai scontata, sempre sorprendente, era una voce importante, spessa, piena di rimandi e sensazioni, era sicuramente figlia di una qualche scuola country o rockabilly ma si era ben presto evoluta in qualcosa di totalmente altro, aliena, unica.
Insomma è il più grande cantante della storia e finiamola lì.
Nel 1968 il vecchio Roy era nel suo periodo più buio, veniva dalla morte della moglie e da quella dei due figli, era fermo da un anno per cercare di riprendersi mentre il clamoroso successo del decennio si stava velocemente esaurendo, tornò in studio nel gennaio del 69 per registrare una manciata di canzoni che non videro mai la luce per alcune dispute contrattuali, quelle canzoni sono state recuperate nel 2015 per l'album postumo One of the Lonely ones.
E sono canzoni dannatamente buone con Orbison al top delle sue capacità vocali ma soprattuto comprendono la title track, una ballata da brividi che avrebbe meritato di diventare un classico del suo repertorio, un country oscuro e traslucido per anime perdute in motel da due soldi cantato come fosse l'ultima esibizione della sua vita.
Ne esiste anche un videoclip un po' in stile Refn che non ho ancora capito se mi piace a no, forse banalizza un po' troppo la splendida canzone di Orbison.
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