Italo Svevo
#1 Guest_carmelo bene_*
Inviato 30 novembre 2007 - 03:09
La Trieste di Zeno è entrata di diritto nell'immaginario "comune" , come la Dublino di Leopold Bloom.
L'analisi interiore è stata, per l'epoca, una delle grandi tematiche "rivoluzionarie" della letteratura moderna assieme all'assoluta disintegrazione del pensiero "unico" frantumato dal flusso di coscienza di Joyce o l'analisi intellettuale spietata,chirurgicamente spietata, dell'Uomo senza qualita'di Robert Musil; la memoria volontaria e involontaria del Narratore proustiano.
è incredibile che tutti questi capolavori, legati a una completa radiografia dell'Io, riescano in qualche modo a profetizzare non solo il crollo morale di una classe sociale(la borghesia)ma persino, ed e'il caso di Svevo, un vero e proprio disastro atomico.
sarebbe interessante parlarne.
#2 Guest_Glory days_*
Inviato 30 novembre 2007 - 10:21
#3 Guest_carmelo bene_*
Inviato 30 novembre 2007 - 16:51
(cit.)non esiste scintilla di spiritualita'Ho letto tempo fa Senilità e La coscienza di Zeno. "Senilità" ritrae inesorabilmente i fallimenti e il vuoto di un uomo inetto, schiacciato dai meccanismi sociali, incapace di realizzare se stesso. "La coscienza di Zeno" ha la geniale intuizione di esplorare attraverso la forma del diario, della confessione e della cura psicoanalitica i meandri della coscienza, rinnovando profondamente il modo di fare letteratura. Da questi romanzi, direi però, emerge un pensiero desolato e nichilista sull'uomo e il suo destino: i suoi personaggi sono inetti, incapaci di vivere, stritolati dalla inevitabile falsità dei rapporti umani e sociali senza la minima apertura di salvezza. Non esiste scintilla di spiritualità e grandezza, ma una lucidissima e impietosa condanna.
sicuramente questa e'una chiave di lettura dell'opera sveviana.
#4 Guest_Glory days_*
Inviato 30 novembre 2007 - 19:32
Ad ogni modo rimane un grande protagonista della letteratura, per parlare con meno superficialità dovrei riprendere in mano i suoi libri.
#5
Inviato 30 novembre 2007 - 19:39
Incredibile come il titolo senilità (il protagonista, vittimista, a cui non resta che guardare alla vita come un vecchio il proprio passato) abbia assunto valore quasi profetico nella città che da anni detiene il record europeo di anzianità.
La Coscienza di Zeno è enorme, anche per portata innovativa. Finalmente si cominciava a tifare per un anti-eroe. Svevo intuì per primo in letteratura che la vera analisi è sempre, comunque, infinita. Il concetto di dipendenza già post-moderno (il vizio del fumo del protagonista). Come già ricordato in apertura, la preconizzazione dell'incubo atomico qualcosa come più di vent'anni prima.
La Trieste di Zeno è un luogo induttivo, che esce dall'introspezione dei personaggi, eppure più "preciso" di molta prosa descrittiva (come può essere un quadro impressionista rispetto ad uno naturalista). Visitandola ce ne si rende conto.
#6 Guest_carmelo bene_*
Inviato 30 novembre 2007 - 19:44
La Trieste di Zeno è un luogo induttivo, che esce dall'introspezione dei personaggi, eppure più "preciso" di molta prosa descrittiva (come può essere un quadro impressionista rispetto ad uno naturalista). Visitandola ce ne si rende conto. (cit.)Senilità racchiude però una componente poetica di fondo piuttosto rilevante, quanto tragica (che a me sembra specchiarsi anche in una prosa più lieve rispetto agli altri romanzi). La trasfigurazione agli occhi del protagonista di Angelica, semplicemente una donna affascinante quanto superficiale; nel suo morphing tutto intellettuale-piccolo-borghese Emilio attribuisce al fascino femminile una componente ideale che scoprirà essere solo, ossessivamente, una sua ingenua inferenza (chi di noi può dirsi non colpevole? La sensualità che mischia l'immanenza con la trascendenza).
Incredibile come il titolo senilità (il protagonista, vittimista, a cui non resta che guardare alla vita come un vecchio il proprio passato) abbia assunto valore quasi profetico nella città che da anni detiene il record europeo di anzianità.
La Coscienza di Zeno è enorme, anche per portata innovativa. Finalmente si cominciava a tifare per un anti-eroe. Svevo intuì per primo in letteratura che la vera analisi è sempre, comunque, infinita. Il concetto di dipendenza già post-moderno (il vizio del fumo del protagonista). Come già ricordato in apertura, la preconizzazione dell'incubo atomico qualcosa come più di vent'anni prima.
La Trieste di Zeno è un luogo induttivo, che esce dall'introspezione dei personaggi, eppure più "preciso" di molta prosa descrittiva (come può essere un quadro impressionista rispetto ad uno naturalista). Visitandola ce ne si rende conto.
#7 Guest_Glory days_*
Inviato 30 novembre 2007 - 21:49
Senilità racchiude però una componente poetica di fondo piuttosto rilevante, quanto tragica (che a me sembra specchiarsi anche in una prosa più lieve rispetto agli altri romanzi). La trasfigurazione agli occhi del protagonista di Angelica, semplicemente una donna affascinante quanto superficiale; nel suo morphing tutto intellettuale-piccolo-borghese Emilio attribuisce al fascino femminile una componente ideale che scoprirà essere solo, ossessivamente, una sua ingenua inferenza (chi di noi può dirsi non colpevole? La sensualità che mischia l'immanenza con la trascendenza)
Il rapporto tra Emilio e Angiolina è disastroso e insensato, ed è lo specchio della personalità e del suo rapporto con la realtà e la vita del protagonista: mette in scena con cruda chiarezza la piccolezza di Emilio, la sua paura di aprirsi al mondo esterno, l'incapacità di vivere, le ingenuità, la paura profonda per la realtà, per l'amore, per il sesso. Emilio è schiacciato da questa relazione, è schiacciato da se stesso. Crudele anche la contrapposizione con il compagno Stefano Balli, il suo personaggio opposto, ma anche egli inebriato da vane illusioni di onnipotenza, pieno di sè, e, in definitiva, solo. Il finale è atroce: sopraffatto dagli anni ormai passati, morta tra le sofferenze la sorella Amalia, ultima occasione di vivere un affetto che dia un senso alla sua vita, ad Emilio non rimane che invecchiare in solitudine e impotenza.
La Coscienza di Zeno è enorme, anche per portata innovativa. Finalmente si cominciava a tifare per un anti-eroe. Svevo intuì per primo in letteratura che la vera analisi è sempre, comunque, infinita. Il concetto di dipendenza già post-moderno (il vizio del fumo del protagonista). Come già ricordato in apertura, la preconizzazione dell'incubo atomico qualcosa come più di vent'anni prima
Le pagine finali tracciano un quadro desolante, ma in fondo ancora permeato di distacco. Terribile pensare che quelle deflagrazioni universali avrebbero preso realtà nei disastri atomici e nella seconda guerra mondiale.
La Trieste di Zeno è un luogo induttivo, che esce dall'introspezione dei personaggi, eppure più "preciso" di molta prosa descrittiva (come può essere un quadro impressionista rispetto ad uno naturalista). Visitandola ce ne si rende conto.
Si, la scrittura di Svevo vive di introspezione: è una discesa nell'inconscio, una autoanalisi, una confessione, una esplorazione della coscienza. Mantiene tuttavia alcuni punti fermi e leggi di osservazione, a differenza di James Joyce, per quel poco che ho letto, dove la scrittura è letteralmente frantumata in un oceano, in mille fiumi e in mille direzioni, vero magma di pensiero, musicale.
#8
Inviato 30 novembre 2007 - 22:19
con un aforsima secco e conciso, non dubito affatto che le tragedie del novecento siano da ricercarepproprio in questo anti-vitalismo letterario
P.S.: non venitevene fuori con la balla dello storicismo, non a caso Svevo conosceva piuttosto bene, vista la vita a trieste, la cultura tedesca, ed era in contatto con il pensiero di Nietzsche stesso, profondamente antistoricista...
Napoleone Bonaparte
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#9 Guest_carmelo bene_*
Inviato 02 dicembre 2007 - 20:17
e'molto affascinante cio'che dici, ma l'aspetto fondamentale della letteratura novecentesca è lo scavo interiore, rimanendo ben consci che qualsiasi sforzo non portera' mai alla parte terminale, radicale dell'anima...
leopold bloom è un'eroe fino a quando non inizia a masturbarsi davanti alle giovani sirene... è apodittico
figli di una piccola citta' psicoanalitica comunque, la Trieste-mitteleuropa che mi affascina:vivendoci...
#10
Inviato 27 febbraio 2008 - 15:22
1)a differenza d joyce nn c'è un flusso d coscienza ma un monologo interiore chiaro,logico,ordinato conseguenziale, la scrittura d svevo è sempre rotonda è ricca d bellezza estetica anche nei passaggi più interiori; e questo è visto in una prospettiva ben più ampia d letteratura ke abbia una funzione terapeutica
2)non s può dire ke la letteratura sveviana sia totalmente pessimista o totalmente relativa altrimenti riprenderebbe il concetto d relativismo gnoseologico proprio d gorgia; anzi la latteratura sveviana trova proprio nella funzione terapeutica della scrittura la propria ancora d salvezza
3)c'è una sostanziale differenza nei grandi personaggi sveviani:alcuni come zeno prima ke dalla loro inettitudine sono schiacciati dalla consapevolezza della loro inettitudine, a differenza d alfonso che possiede una inettitudine più banale psicologicamente(la sua inettitudine è basata su una forma cava d potenza)
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