No, non credo... la quarta eccedente spezza in due l'ottava, credo che sial'intervallo più dissonante (nel medioevo era chiamato "diabolus in musica"... a dimostrazione che in musica tutto questo relativismo non c'è affatto).
Come può essere la progressione degli armonici legata ad una questione di abitudine?
domanda sbagliata: gli armonici come fenomeno naturale ci sono in qualsiasi musica e non solo nel nosto sistema. Le note enarmoniche, assolutamente arbitrarie, no.
A me non sembra casuale che tu prima abbia citato una composizione dissonante in riferimento ad un film. In quel contesto, infatti, ci può stare benissimo. In un contesto esclusivamente musicale, ho dei dubbi. La musica, come le altre arti, è un linguaggio. Per comunicare qualcosa, deve essere dotata di senso (forse non necessariamente di significato).
il riferimento al film non era casuale ma per il fatto che ho cercato un esempio che fosse comprensibile. Non posso sapere dei tuoi ascolti, e Ligeti anche se è abbastanza famoso potevi anche non conoscerlo , non lo dico col tono dell'arrogante bottegaio eh, semplicemente credo che con il film avevo molte più possibilità che capissi l'esempio
Poi è vero che le immagini possono aiutare a comprendere la musica (che acquist a un senso anche relativamente al contesto), ma avendo sentito anche la roba di Ligeti che non c'è nel film posso tranquillamente dire che è musica che il senso ce l'ha anche autonomamente, eccome. Dammi soddisfazione, scaricatela Volumina, così non parliamo solo di teoria
Il senso, è dato da un orientamento, da una direzione. Una musica totalmente consonante o dissonante, non vanno da nessuna parte, perchè il piacere musicale sembra essere dato proprio dalla perdita e dal ritrovamento della consonanza. Questo almeno vale per la cultura occidentale, in cui è nata un'estetica musicale.
ok, ma oggi come oggi l'ascoltatore medio viene a contatto con tantissime concezioni diverse da quella europea, che sia il rock dei velvet, la musica gagaku, il free, i mantra indiani o la percussività delle musiche africane...dipende dagli ascolti, immagino.
Forse, in parte. Forse, per altri versi, la dice lunga dell'importanza dell'esperienza in quel tipo di musica... probabilmente più concettuale che estetica, per l'appunto. Anche per ascoltare Bach ci vuole esperienza, proprio perchè la sua musica non è concepita per il piacere dell'orecchio, ma piuttosto in modo quasi matematico...
si, ma è esattamente quello che volevo dire: se l'apprezzamento di una forma arbitraria come una musica che avvertiamo come concettuale migliora con l'esperienza, e allo stesso modo migliora con l'esperienza l'ascolto di una forma che consideriamo tradizionale ma è in realtà essa stessa arbitraria, non può essere che alla fine il confine tra quello che siamo o non siamo in grado di decodificare (e quindi percepire come accettabile/comunicativo o strano/non comunicativo) passi in gran parte dalla nostra esperienza?
Hanno un senso proprio all'interno di opere che non partono da istanze esclusivamente musicali. Vuol dire, per esempio, che vengono immessi elementi di teatralizzazione nella musica...
Ok, adesso è chiarissimo quello che intendevi. Boh, effettivamente non ho una risposta. Può darsi che tu abbia ragione, per il momento preferisco non essere troppo dogmatico a riguardo, per prudenza