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I quadri d'Arte Contemporanea che piu'amate


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131 replies to this topic

#101 dick laurent

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Inviato 03 dicembre 2007 - 12:40

No, non credo... la quarta eccedente spezza in due l'ottava, credo che sial'intervallo più dissonante (nel medioevo era chiamato "diabolus in musica"... a dimostrazione che in  musica tutto questo relativismo non c'è affatto).





Come può essere la progressione degli armonici legata ad una questione di abitudine?


domanda sbagliata: gli armonici come fenomeno naturale ci sono in qualsiasi musica e non solo nel nosto sistema. Le note enarmoniche, assolutamente arbitrarie, no.

A me non sembra casuale che tu prima abbia citato una composizione dissonante in riferimento ad un film. In quel contesto, infatti, ci può stare benissimo. In un contesto esclusivamente musicale, ho dei dubbi. La musica, come le altre arti, è un linguaggio. Per comunicare qualcosa, deve essere dotata di senso (forse non necessariamente di significato).


il riferimento al film non era casuale ma per il fatto che ho cercato un esempio che fosse comprensibile. Non posso sapere dei tuoi ascolti, e Ligeti anche se è abbastanza famoso potevi anche non conoscerlo , non lo dico col tono dell'arrogante bottegaio eh, semplicemente credo che con il film avevo molte più possibilità che capissi l'esempio  ;)
Poi è vero che le immagini possono aiutare a comprendere la musica (che acquist a un senso anche relativamente al contesto), ma avendo sentito anche la roba di Ligeti che non c'è nel film posso tranquillamente dire che è musica che il senso ce l'ha anche autonomamente, eccome. Dammi soddisfazione, scaricatela Volumina, così non parliamo solo di teoria  :P

Il senso, è dato da un orientamento, da una direzione. Una musica totalmente consonante o dissonante, non vanno da nessuna parte, perchè il piacere musicale sembra essere dato proprio dalla perdita e dal ritrovamento della consonanza. Questo almeno vale per la cultura occidentale, in cui è nata un'estetica musicale.


ok, ma oggi come oggi l'ascoltatore medio viene a contatto con tantissime concezioni diverse da quella europea, che sia il rock dei velvet, la musica gagaku, il free, i mantra indiani o la percussività delle musiche africane...dipende dagli ascolti, immagino.

Forse, in parte. Forse, per altri versi, la dice lunga dell'importanza dell'esperienza in quel tipo di musica... probabilmente più concettuale che estetica, per l'appunto. Anche per ascoltare Bach ci vuole esperienza, proprio perchè la sua musica non è concepita per il piacere dell'orecchio, ma piuttosto in modo quasi matematico...


si, ma è esattamente quello che volevo dire: se l'apprezzamento di una forma arbitraria come una musica che avvertiamo come concettuale migliora con l'esperienza, e allo stesso modo migliora con l'esperienza l'ascolto di una forma che consideriamo tradizionale ma è in realtà essa stessa arbitraria, non può essere che alla fine il confine tra quello che siamo o non siamo in grado di decodificare (e quindi percepire come accettabile/comunicativo o strano/non comunicativo) passi in gran parte dalla nostra esperienza? 

Hanno un senso proprio all'interno di opere che non partono da istanze esclusivamente musicali. Vuol dire, per esempio, che vengono immessi elementi di teatralizzazione nella musica...

 

Ok, adesso è chiarissimo quello che intendevi. Boh, effettivamente non ho una risposta. Può darsi che tu abbia ragione, per il momento preferisco non essere troppo dogmatico a riguardo, per prudenza  :P
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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#102 Joey

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Inviato 03 dicembre 2007 - 13:41

domanda sbagliata: gli armonici come fenomeno naturale ci sono in qualsiasi musica e non solo nel nosto sistema.



Appunto, quindi la faccenda della consonanza non è relativa ad una cultura o ad un periodo storico, ma ha qualcosa di oggettivo...

Le note enarmoniche, assolutamente arbitrarie, no.


Per quanto ne so, in un'orchestra classica, gli strumenti ad accordatura variabile suonano diversamente quelle note (cioè, do diesis è un pò diverso da re bemolle). 


A me non sembra casuale che tu prima abbia citato una composizione dissonante in riferimento ad un film. In quel contesto, infatti, ci può stare benissimo. In un contesto esclusivamente musicale, ho dei dubbi. La musica, come le altre arti, è un linguaggio. Per comunicare qualcosa, deve essere dotata di senso (forse non necessariamente di significato).


il riferimento al film non era casuale ma per il fatto che ho cercato un esempio che fosse comprensibile. Non posso sapere dei tuoi ascolti, e Ligeti anche se è abbastanza famoso potevi anche non conoscerlo , non lo dico col tono dell'arrogante bottegaio eh, semplicemente credo che con il film avevo molte più possibilità che capissi l'esempio  ;)
Poi è vero che le immagini possono aiutare a comprendere la musica (che acquist a un senso anche relativamente al contesto), ma avendo sentito anche la roba di Ligeti che non c'è nel film posso tranquillamente dire che è musica che il senso ce l'ha anche autonomamente, eccome. Dammi soddisfazione, scaricatela Volumina, così non parliamo solo di teoria  :P


d'accordo  ;)



Il senso, è dato da un orientamento, da una direzione. Una musica totalmente consonante o dissonante, non vanno da nessuna parte, perchè il piacere musicale sembra essere dato proprio dalla perdita e dal ritrovamento della consonanza. Questo almeno vale per la cultura occidentale, in cui è nata un'estetica musicale.


ok, ma oggi come oggi l'ascoltatore medio viene a contatto con tantissime concezioni diverse da quella europea, che sia il rock dei velvet, la musica gagaku, il free, i mantra indiani o la percussività delle musiche africane...dipende dagli ascolti, immagino.



Il punto è che i mantra indiani (tanto per esempio) nascono in un contesto totalmente diverso - rituale e non estetico - da quello delle avanguardie, che invece laicizzano elementi religiosi e intellettualizzano elementi popolari. E' solo nel contesto di origine che può essere capita e apprezzata una certa musica, secondo me...


Forse, in parte. Forse, per altri versi, la dice lunga dell'importanza dell'esperienza in quel tipo di musica... probabilmente più concettuale che estetica, per l'appunto. Anche per ascoltare Bach ci vuole esperienza, proprio perchè la sua musica non è concepita per il piacere dell'orecchio, ma piuttosto in modo quasi matematico...


si, ma è esattamente quello che volevo dire: se l'apprezzamento di una forma arbitraria come una musica che avvertiamo come concettuale migliora con l'esperienza,



Io però non volevo dire esattamente questo... ma piuttosto, che certi tipi di musica forse richiedono più esercizio rispetto ad altri...

e allo stesso modo migliora con l'esperienza l'ascolto di una forma che consideriamo tradizionale ma è in realtà essa stessa arbitraria,



Se quello che dici è vero a livello di composizione, deve essere vero anche a livello dei suoi elementi costitutivi. Insomma, è arbitrario che un intervallo di quinta suoni più consonante della quarta eccdente? Secondo me no; al massimo, può essere arbitrario il fatto che il secondo sia considerato "bello" o "brutto". E forse nemmeno...

Sei sicuro che tutto sia arbitrario allo stesso modo? Faccio un esempio nelle arti visive: se un quadro, una statua, rispetta alcune forme geometriche, alcuni canoni (per esempio la sezione aurea), la nostra percezione di equilibrio è arbitraria?

non può essere che alla fine il confine tra quello che siamo o non siamo in grado di decodificare (e quindi percepire come accettabile/comunicativo o strano/non comunicativo) passi in gran parte dalla nostra esperienza? 



Sì, certo, ma secondo me non si può ridurre tutto a quello...
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#103 mongodrone

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Inviato 03 dicembre 2007 - 16:03

continuo a non capire perchè solo il "lieto fine", la risoluzione rassicurante della dissonanza nella consonanza, abbia un senso. il mondo non è più un sistema chiuso e organizzato, ontologicamente definito, e la vita stessa non ha lieto fine, è un processo continuo di adattamento e sopravvivenza, non ci sono momenti di stabilità definitivi.. l'arte per come la vedo io può significare la vita proprio mostrando questa sua struttura interna problematica, non può bellamente annacquare l'enigma dell'esistere. è possibile un armonia di livello superiore: il 'marcio' è interno alla vita, ma questo non vuol dire che abbia l'ultima parola. per come la vedo io, tutta l'arte di armonia e proporzione rappresenta solo una delle lenti attraverso cui guardare la vita e fare arte; l'importante è che non diventi sistema totalitario. all'estremo opposto c'è l'improvvisazione totale, o gli estremisti cacofonici, l'estetica della casualità, ecc. tu giustamente critichi tutto questo, io critico sia quest'ultima posizione che la tua, che curiosamente possono anche finire per toccarsi, visto che la catarsi è anche rassicurazione.
questa discussione mi ha fatto pensare al 'mondo nuovo' di huxley, dove il 'soma', la droga artificiale sintetizzata dallo stato, ha lo stesso valore catartico delle esperienze estreme date dalle droghe che conosciamo, ma senza alcuna tragicità o effetto negativo collaterale, anzi, rappresenta un mezzo per confermare l'ordine gerarchico della società, dove non c'è più nessun problema di competizione e sopravvivenza, ma ogni casta è condizionata fin dallo stato embrionale in modo da essere contenta di avere un ruolo definito non scalfito dalle relazioni con l'ambiente e le altre caste (cosa non poi così differente dalle società pre-novecentesche). aberrante, qui la vita non c'è più, ma solo androidi.
anderebbe preservato il valore dell'individualità, anche nell'arte, in cui ogni opera dovrebbe contenere i propri problemi interni di composizione senza risolverli attraverso regole uguali per tutte.
a me piace parlare di organismi artistici, proprio perchè ogni organismo ha sì a che fare con esigenze uguali per tutta la propria specie, ma allo stesso tempo ogni organismo ha a che fare con la propria storia, con il proprio ambiente, non se ne sta in condizioni ideali. già negli animali è dura parlare di esigenze primarie e secondarie: vive meglio un gatto domestico o un gatto in campagna, una tigre allo zoo o una nella savana? figuriamoci poi con l'uomo e i suoi prodotti artistici.. meglio prestabilire le esigenze di una composizione o preservarne la storia personale?
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#104 Joey

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Inviato 03 dicembre 2007 - 17:28

Semplicemente, forse abbiamo una visione differente del mondo e della vita...  :)

mondo non è più un sistema chiuso e organizzato, ontologicamente definito, e la vita stessa non ha lieto fine, è un processo continuo di adattamento e sopravvivenza, non ci sono momenti di stabilità definitivi..



Chi l'ha detto che sia così? Mi sembra che tu appoggi una determinata estetica musicale legata ad una determinata concezione del mondo... ma non è certo l'unica possibile.

Per me, il mondo e la vita sono "organizzati": nel senso che, al di là del caos, del male, del brutto, dell'irrazionale, c'è sempre un'armonia che regola tutto... il fatto che questo ordine ci sfugga, non ci giustifica a pensare che non sia così. E' proprio in questo che, per me, la musica è una rivelazione della vita: la melodia può essere imprevedibile, disordinata, ma l'armonia è ciò che ne costituisce la regola. La dissonanza è incomprensibile in sè, ma si capisce nel suo sforzo verso la consonanza. Mi viene in mente un passo dell'Iperione di Holderlin che riassume quello che per me è il rapporto tra musica e vita:

"Simili ai dissidi degli amanti sono le dissonanze del mondo, conciazione è entro la stessa discordia e tutto ciò che è separato si ricongiunge".

Peraltro, quella che tu pensi sia la musica "ordinata", è nata in realtà nel romanticismo, ossia proprio nell'estetica del disordine e della problematicità dell'esistenza... come te lo spieghi?

anderebbe preservato il valore dell'individualità, anche nell'arte, in cui ogni opera dovrebbe contenere i propri problemi interni di composizione senza risolverli attraverso regole uguali per tutte.


Ma le "regole uguali per tutte" sono semplicemente le regole necessarie a praticare un'arte... ti sembra che Beethoven, Schubert o Chopin non dessero ragione delle loro diverse individualità soltanto perchè aderivano ad un certo stile musicale o a certi metodi di composizione?



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#105 mongodrone

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Inviato 03 dicembre 2007 - 17:52

Semplicemente, forse abbiamo una visione differente del mondo e della vita...  :)

ma si certo, sono appunto visioni, nessuna dovrebbe pretendere di essere l'unica, e quindi voler preservare il nome di 'arte' solo per una visione è una tesi debole. effettivamente ho dato l'impressione che anche la mia volesse essere una tesi forte: semplicemente penso che all'interno di un sistema non organizzabile in maniera definita ci possano essere momenti, sezioni, di stabilità in cui valgono le regole che hai detto tu..ma per me sono solo fasi.. potremmo metterci d'accordo pensando alla ciclicità di ordine e disordine, entrambi essenziali..



Peraltro, quella che tu pensi sia la musica "ordinata", è nata in realtà nel romanticismo, ossia proprio nell'estetica del disordine e della problematicità dell'esistenza... come te lo spieghi?

qui non capisco cosa intendi, il sistema tonale è precedente

Ma le "regole uguali per tutte" sono semplicemente le regole necessarie a praticare un'arte... ti sembra che Beethoven, Schubert o Chopin non dessero ragione delle loro diverse individualità soltanto perchè aderivano ad un certo stile musicale o a certi metodi di composizione?

parlando genericamente, ogni compositore ha uno stile, cioè un modo diverso di usare le regole, e diverse preferenze come elementi di base con cui strutturare la composizione. hanno usato tutti la risoluzione della dissonanza, ma chiaramente hanno usato consonanze e dissonanze diverse, olte che ritmi diversi, organici diversi, ecc. è intuitivo che questi tre autori abbiano "spiriti" diversi, lo si riconosce da tante cose e non solo dalle risoluzioni armoniche. ma poi, appunto, si diceva che esiste una gradualità nelle armonie, perciò non sempre la risoluzione è uguale. il fatto poi che la risoluzione possa essere allargata o eliminata è una possibilità ulteriore di differenziazione di stili. capisco che non ti piaccia ma non capisco perchè non considerare possibili delle organizzazioni sonore che non poggiano su quella regola ma su altre. la questione può essere morale ma non estetica. si può concepire tranquillamente un'organizzazione che non ha "soluzione" senza tirare il ballo la truffa,le cose fatte senza criterio, che chiaramente ci sono anche..

a proposito, a che ci siamo, visto che tempo fa parlavi del cinema come della forma d'arte che incarna lo spirito del nostro tempo, mi chiedevo , prendendo per esempio jules e jim: mi spiegheresti dove possa stare l'armonia sottesa alla tragedia? è possibile spiegare il dramma finale come un qualcosa che "chiude il cerchio"? c'è tanto cinema che rassicurante non è, in cui esci dalla sala senza risposte, in cui 'la morale' non è definita
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#106 stalker

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Inviato 03 dicembre 2007 - 17:57

torno in topic

due opere che mi ricordano la mia madrid


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yves klein, antropometria, museo reina sofia, madrid
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#107 Joey

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Inviato 03 dicembre 2007 - 19:56

effettivamente ho dato l'impressione che anche la mia volesse essere una tesi forte: semplicemente penso che all'interno di un sistema non organizzabile in maniera definita ci possano essere momenti, sezioni, di stabilità in cui valgono le regole che hai detto tu..ma per me sono solo fasi.. potremmo metterci d'accordo pensando alla ciclicità di ordine e disordine, entrambi essenziali..


Ti spiego meglio perchè la mia concezione può sembrare "normativa" (e in parte lo è):
L'arte di ogni epoca rispecchia il pensiero e la concezione della vita di quell'epoca. Da questo punto di vista, l'arte ha tutta lo stesso valore in quanto testimonianza del pensiero in ogni epoca storica. D'altro canto, però, non tutte le epoche stotiche e non tutte le espressioni del pensiero danno lo stesso valore all'esistenza umana. La mia personale tesi (sebbene trovi fondamento in Nietzsche) è che l'arte ha tanto più valore, quanto lo ha la concezione della vita che esprime l'epoca (o l'artista) che l'ha prodotta. Sono d'accordo con te che nel mondo contemporaneo è più difficile rintracciare questa differenza, ma secondo me c'è sempre e comunque. Tra 200 anni, retrospettivamente, sarà molto più evidente.


Peraltro, quella che tu pensi sia la musica "ordinata", è nata in realtà nel romanticismo, ossia proprio nell'estetica del disordine e della problematicità dell'esistenza... come te lo spieghi?

qui non capisco cosa intendi, il sistema tonale è precedente


Non direi che è precedente... nasce nella prima metà del Settecento (Rameau, Vivaldi) e trova la sua massima espressione con Haydn e Mozart (che sono già in buona parte romantici). Il cosidetto "stile classico" è in realtà corrispondente all'avvento del Romanticismo...


Ma le "regole uguali per tutte" sono semplicemente le regole necessarie a praticare un'arte... ti sembra che Beethoven, Schubert o Chopin non dessero ragione delle loro diverse individualità soltanto perchè aderivano ad un certo stile musicale o a certi metodi di composizione?

parlando genericamente, ogni compositore ha uno stile, cioè un modo diverso di usare le regole, e diverse preferenze come elementi di base con cui strutturare la composizione. hanno usato tutti la risoluzione della dissonanza, ma chiaramente hanno usato consonanze e dissonanze diverse, olte che ritmi diversi, organici diversi, ecc. è intuitivo che questi tre autori abbiano "spiriti" diversi, lo si riconosce da tante cose e non solo dalle risoluzioni armoniche. ma poi, appunto, si diceva che esiste una gradualità nelle armonie, perciò non sempre la risoluzione è uguale. il fatto poi che la risoluzione possa essere allargata o eliminata è una possibilità ulteriore di differenziazione di stili.



Anche prima dell'avvento del sistema tonale c'erano momenti musicali dissonanti, e persino molta musica di Bach suona dissonante. Il punto è proprio che, prima dell'avvento del sistema tonale, la musica aveva quasi sempre riferimenti extramusicali e non esisteva una vera e propria pratica strumentale come la intendiamo oggi. La musica contemporanea, per molti versi, è proprio un tornare indietro alla musica come arte concettuale, an-estetica o ausiliaria a discorsi extramusicali. Molta musica contemponranea infatti è meta-musica, più che fatto musicale compiuto in se stesso. Stesso discorso per le arti visive.

capisco che non ti piaccia ma non capisco perchè non considerare possibili delle organizzazioni sonore che non poggiano su quella regola ma su altre.



Perchè le prime poggiano su una regola maggiormente fondata dal punto di vista auditivo... e quindi mi sembra "la regola" per eccellenza. 

a proposito, a che ci siamo, visto che tempo fa parlavi del cinema come della forma d'arte che incarna lo spirito del nostro tempo, mi chiedevo , prendendo per esempio jules e jim: mi spiegheresti dove possa stare l'armonia sottesa alla tragedia? è possibile spiegare il dramma finale come un qualcosa che "chiude il cerchio"? c'è tanto cinema che rassicurante non è, in cui esci dalla sala senza risposte, in cui 'la morale' non è definita


Confermo quello che ho detto del cinema, ma questo non vuol dire che esso deve seguire le stesse leggi che ritengo valide per la musica... e poi, se hai letto Nietzsche, sai bene che, secondo la sua tesi, la catarsi non corrisponde affatto allo spirito della tragedia, anzi è quasi l'opposto... più che parlare di cinema, si dovrebbe parlare del rapporto tra musica e immagini. C'è cinema e cinema, in ogni caso.
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#108 mongodrone

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Inviato 03 dicembre 2007 - 20:47

mi sembra che tu abbia riaffermato le tue tesi senza controbattere nello specifico (non che ci sia per forza qualcosa da controbattere), a parte il fatto che per le mie scarse conoscenze di classica il romanticismo comincia con beethoven mentre mozart è barocco.

piuttosto: visto che riguardo all'arte visiva hai dimostrato di riporre molta importanza sul lato mimetico, nella musica invece come ti poni? la musica è raprresentazione di sentimenti? perchè quando parli di regole puramente auditive sembri mettere sul piatto posizioni formaliste, che paradossalmente trattano la musica come autoreferenziale e mettono da parte oltre alle idee anche il sentimento. forse il fondamento di tutto è semplicemente il sentimento di potenziamento dell'io? insomma, sei vicino all'estetica dell'empatia forse.

io invece, detto così alla buona, son partito dall'idea di autonomia (e autoreferenzialità) dell'arte (Hanslick, Fiedler) per passare dopo varie letture a una visione dell'esperienza estetica che è già originariamente inter-sensoriale (il tatto come origine degli altri sensi), e quindi penso all'esperienza dell'arte come particolare esperienza estetica in cui è tutto il corpo ad essere in relazione all'opera e questa sta di fronte a noi quasi come un soggetto(posizioni fenomenologiche: Merleau Ponty, Dufrenne). questa relazione instaura una storia dell'opera inscritta nell'opera stessa, ma che in quanto storia assume anche aspetti simbolici, senza però portare a un dualismo tra extrartistico e artistico. in questo modo penso sia possibile evitare sia l'autoreferenzialità (idolatria) che il rimando concettuale, linguistico (iconoclastia).
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#109 Joey

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Inviato 03 dicembre 2007 - 21:43

mi sembra che tu abbia riaffermato le tue tesi senza controbattere nello specifico (non che ci sia per forza qualcosa da controbattere),


Beh, veramente a me sembra di avere controbattuto... è ovvio che, nel farlo, ho riaffermato le mie tesi...  :)

a parte il fatto che per le mie scarse conoscenze di classica il romanticismo comincia con beethoven mentre mozart è barocco.

A parte che tra Barocco e Romanticismo ci sono Rococò e Neoclassicismo, o comunque l'Illuminismo, direi che Mozart con il Barocco non c'entra quasi niente... Beethoven invece è già per alcuni versi già oltre Romanticismo (nelle ultime sonate per esempio)... Una delle composizioni più romantiche di Mozart è la sinfonia K 183. Ascolta il primo movimento: è pieno di stridori, di tensione, e siamo molto lontani dalla classica immagine di Mozart aggraziato. Ma quella sinfonia deve il suo effetto proprio al fatto che segue il sistema tonale e l'estetica romantica (quella erroneamente identificata con quella "classica")...

piuttosto: visto che riguardo all'arte visiva hai dimostrato di riporre molta importanza sul lato mimetico, nella musica invece come ti poni? la musica è raprresentazione di sentimenti?


Assolutamente no: il criterio mimetico dovrebbe valere solo per le arti dello spazio, non per quelle del tempo. La musica è il luogo dell'indefinito, dell'indicibile, quindi non può significare nessun sentimento determinato. La concezione romantica, fino a Wagner, è proprio questa. Ma anche oggi è una concezione attuale, basti pensare che quando l'ho chiesto a Nyman mi ha detto la stessa cosa...

perchè quando parli di regole puramente auditive sembri mettere sul piatto posizioni formaliste, che paradossalmente trattano la musica come autoreferenziale e mettono da parte oltre alle idee anche il sentimento.


Esatto, è proprio quello che penso. La musica è autoreferenziale, ossia fuori dalle dinamiche significante/significato. Il "sentimento" e "i sentimenti" sono cose un pò diverse...

forse il fondamento di tutto è semplicemente il sentimento di potenziamento dell'io? insomma, sei vicino all'estetica dell'empatia forse.

A dire il vero, questo non saprei...

io invece, detto così alla buona, son partito dall'idea di autonomia (e autoreferenzialità) dell'arte (Hanslick, Fiedler) per passare dopo varie letture a una visione dell'esperienza estetica che è già originariamente inter-sensoriale (il tatto come origine degli altri sensi), e quindi penso all'esperienza dell'arte come particolare esperienza estetica in cui è tutto il corpo ad essere in relazione all'opera e questa sta di fronte a noi quasi come un soggetto(posizioni fenomenologiche: Merleau Ponty, Dufrenne). questa relazione instaura una storia dell'opera inscritta nell'opera stessa, ma che in quanto storia assume anche aspetti simbolici, senza però portare a un dualismo tra extrartistico e artistico. in questo modo penso sia possibile evitare sia l'autoreferenzialità (idolatria) che il rimando concettuale, linguistico (iconoclastia).

Perchè proprio il tatto origine degli altri sensi?

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#110 mongodrone

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Inviato 03 dicembre 2007 - 22:36

il criterio mimetico dovrebbe valere solo per le arti dello spazio, non per quelle del tempo. La musica è il luogo dell'indefinito, dell'indicibile, quindi non può significare nessun sentimento determinato.



beh, strano..quindi, per es., un rothko in quanto votato al trascendente è non-pittura, mentre una musica è musica proprio in quanto trascendente

l'empatia ha a che fare col sentimento..quindi probabilmente non ha punti di contatto decisivi con quel che dici, ma te ne consiglierei la lettura..è roba tedesca di derivazione romantica, quindi potresti trovarla interessante

Perchè proprio il tatto origine degli altri sensi?

vabè, ricerche in questo senso devo ancora farle,..in realtà al momento parlaerei di "carne", in riferimento a una co-originarietà dei sensi di vista udito e tatto, o meglio un'indifferenziazione originaria che l'arte può mostrare attraverso sè. per la filogenesi (l'evoluzione dell'individuo) il tatto è comunque il primo tra i sensi
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#111 Joey

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Inviato 03 dicembre 2007 - 23:06

beh, strano..quindi, per es., un rothko in quanto votato al trascendente è non-pittura, mentre una musica è musica proprio in quanto trascendente


Certo, perchè pittura e musica funzionano diversamente. La pittura è indirizzata alla vista, all'apollineo diremmo, mentre la musica è indirizzata ad un senso molto più indefinito...

Se hai seguito il corso di estetica, probabilmente avrai letto il "Laocoonte" di Lessing. Io credo che la differenziazione delle arti in base al loro linguaggio sia ancora attuale. Lessing scriveva che gran parte della pittura medievale trascendeva i linguaggi della rappresentazione pittorica, in quando si poneva sul piano concettuale e non su quello strettamente visivo. Allo stesso modo, criticava la poesia "pittorica", ossia quella che non si basa sulla musicalità del verso ma indulge su descrizioni ridondanti o su concetti astrusi (in fondo, è anche quello che la critica dei nostri giorni rimprovera a poeti come il Marino). Il risultato, secondo lui, è una pittura depotenziata o una poesia depotenziata, in quanto non vengono esercitate seguendo i criteri che le sono propri. Io penso che questo possa essere applicato anche a gran parte dall'arte (e della musica) contemponranea: a mio avviso, quella di Rothko (per prendere il tuo esempio) è una forma di pittura che pretende di trascendere i suoi mezzi espressivi, che segue estetiche estranee ad essa e che quindi - a mio avviso - ha un valore estetico relativo. E' una pittura che mostra proprio la sua incapacità a comunicare quello che vorrebbe. L'arte contemporanea spesso non fa altro che mostrare il proprio stesso scacco, la propria stessa incapacità. E' un arte che parla del prorio mutismo. In questo senso non è arte, è meta-arte. Oppure, in altri termini, è arte della crisi (e dunque crisi dell'arte).

l'empatia ha a che fare col sentimento..quindi probabilmente non ha punti di contatto decisivi con quel che dici, ma te ne consiglierei la lettura..è roba tedesca di derivazione romantica, quindi potresti trovarla interessante

Quali sono gli autori di riferimento?

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#112 mongodrone

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Inviato 03 dicembre 2007 - 23:17


Quali sono gli autori di riferimento?

R.Vischer e Lipps. anche Worringer, che fa un interessante misto di empatia e formalismo, inserendo anche l'astrazione come empatia rovesciata. ho letto solo lui in realtà, sugli altri ho leggiucchiato qualcosa ma non ricordo molto

p.s. worringer parla di arti figurative comunque
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#113 Joey

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Inviato 04 dicembre 2007 - 00:06



Quali sono gli autori di riferimento?

R.Vischer e Lipps. anche Worringer, che fa un interessante misto di empatia e formalismo, inserendo anche l'astrazione come empatia rovesciata. ho letto solo lui in realtà, sugli altri ho leggiucchiato qualcosa ma non ricordo molto

p.s. worringer parla di arti figurative comunque


ah, ora ricordo... li ho studiati in storia della critica d'arte, ma non ho mai letto opere... Worringer è abbastanza interessante...
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#114 Guest_carmelo bene_*

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Inviato 04 dicembre 2007 - 00:11

vedo con assoluto piacere che state postando PACCHI di immagini... un OT perenne: belle discussioni ma...
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#115 Joey

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Inviato 04 dicembre 2007 - 00:17

PACCHI di immagini...


il termine è davvero appropriato... asd
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#116 trent86

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Inviato 04 dicembre 2007 - 03:02


Immagine inserita
Franz Kline - Chief


Mezzanine?  ???

;)
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#117 dick laurent

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Inviato 05 dicembre 2007 - 10:48

Semplicemente, forse abbiamo una visione differente del mondo e della vita...  :)


mondo non è più un sistema chiuso e organizzato, ontologicamente definito, e la vita stessa non ha lieto fine, è un processo continuo di adattamento e sopravvivenza, non ci sono momenti di stabilità definitivi..



Chi l'ha detto che sia così? Mi sembra che tu appoggi una determinata estetica musicale legata ad una determinata concezione del mondo... ma non è certo l'unica possibile.

Per me, il mondo e la vita sono "organizzati": nel senso che, al di là del caos, del male, del brutto, dell'irrazionale, c'è sempre un'armonia che regola tutto... il fatto che questo ordine ci sfugga, non ci giustifica a pensare che non sia così. E' proprio in questo che, per me, la musica è una rivelazione della vita: la melodia può essere imprevedibile, disordinata, ma l'armonia è ciò che ne costituisce la regola. La dissonanza è incomprensibile in sè, ma si capisce nel suo sforzo verso la consonanza. Mi viene in mente un passo dell'Iperione di Holderlin che riassume quello che per me è il rapporto tra musica e vita:

"Simili ai dissidi degli amanti sono le dissonanze del mondo, conciazione è entro la stessa discordia e tutto ciò che è separato si ricongiunge".


io sono fondamentalmente daccordo con dark. Mi spiego: io non contesto l'oggettività del fatto che una quarta eccedente suoni più dissonante di una quinta giusta, non metto in dubbio che il nero sia più scuro del rosa in campo visivo. Non contesto il fatto che tutti si percepisca allo stesso modo consonanza e dissonanza, e che la dissonanza venga percepita come qualcosa di per sè irrisolto, che tende necessariamente verso la tonica (adesso lascio perdere il discorso della eventuale validità del sistema tonale).
Quello però è solo il sistema formale. Io se voglio, posso scegliere deliberatamente di insistere sulle dissonanze quando tu ti aspetteresti la risoluzione proprio per comunicare qualcos'altro (qualcosa che è andato storto?  asd). è una possibilità, è un modo di comunicare anche quello, la musica non è un orologio in cui tutto deve funzionare come ci si aspetta.

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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#118 sottosuolo

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Inviato 06 dicembre 2007 - 13:42

Io penso che questo possa essere applicato anche a gran parte dall'arte (e della musica) contemponranea: a mio avviso, quella di Rothko (per prendere il tuo esempio) è una forma di pittura che pretende di trascendere i suoi mezzi espressivi, che segue estetiche estranee ad essa e che quindi - a mio avviso - ha un valore estetico relativo. E' una pittura che mostra proprio la sua incapacità a comunicare quello che vorrebbe.


Scusate se mi intrometto nella discussione. Per rimanere sulla scia di Nietzsche, penso che questo discorso su Rothko sia diversamente impostabile se pensiamo a ciò che dice Derrida sull'arte. Ovvero l'arte come traccia dell'artista, l'artista che conduce un percorso che è quello della sua vita e ciò che lascia sono tracce, opere d'arte. In questo senso possiamo prendere l'opera d'arte da sola o possiamo confrontarla con le altre: non c'è un orizzonte chiuso di segni e di senso, ma un continuo rimandarsi l'un l'altro. La significatività dell'opera d'arte può essere data dall'incontro del percorso del fruitore con la traccia del percorso dell'artista, senza per forza che ci si trovi di fronte ad una sfera predeterminata di significati. Aperture di senso che rimandano all'artista, ma anche al contesto della sua esperienza, filtrate dal punto di vista di chi le fruisce.
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#119 Guest_CARMELO BENE_*

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Inviato 12 dicembre 2007 - 21:47

l'unica via di salvezza è la folgorazione: Bacon, Nitsch, Schifano:
il prima e il dopo del pensiero-linguaggio, questa bastarda logica del massacro borghese finalmente gabbata dalla sensazione...


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#120 Guest_FEURIO_*

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Inviato 13 dicembre 2007 - 21:55

Immagine inserita

Francis Bacon, Self Portrait 1971
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#121 Guest_CARMELO BENE_*

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Inviato 13 dicembre 2007 - 21:57

Immagine inserita

Francis Bacon, Self Portrait 1971

sensazione
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#122 Guest_FEURIO_*

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Inviato 13 dicembre 2007 - 22:25

sensazione


Una sensazione più viva della vita stessa.
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#123 sottosuolo

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Inviato 14 dicembre 2007 - 00:11

La sensazione deve secondo me essere accompagnata da un niente che le conferisca una certa profondità, un certo taglio. In Nitzsch il problema mi sembra un pò più complesso, non di sola sensazione si tratta. Tira fuori tanti altri discorsi, non so.
E' strano il fatto che nell'arte occidentale l'aspetto mistico sia spesso legato alla violenza e alla crudeltà delle immagini. Forse perchè la nostra civiltà ha coscienze così assopite che serve quello. Lynch, mi sembra lo dicesse lui, diceva che la forza delle immagini deve sconfinare anche nell'incubo, nel sangue e nell'orrore, perchè là si è in odore di creazione, di vita, di energia antirappresentativa. Forse per far emergere la dimension mistico/spirituale nella società contemporanea è necessario fare questo, portare alle estreme conseguenze il negativo per arrivare al grado zero. Mi viene in mente lo stesso Carmelo Bene, anche, e il suo maestro Artaud.
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#124 Guest_CARMELO BENE_*

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Inviato 14 dicembre 2007 - 01:05

La sensazione deve secondo me essere accompagnata da un niente che le conferisca una certa profondità, un certo taglio. In Nitzsch il problema mi sembra un pò più complesso, non di sola sensazione si tratta. Tira fuori tanti altri discorsi, non so.
E' strano il fatto che nell'arte occidentale l'aspetto mistico sia spesso legato alla violenza e alla crudeltà delle immagini. Forse perchè la nostra civiltà ha coscienze così assopite che serve quello. Lynch, mi sembra lo dicesse lui, diceva che la forza delle immagini deve sconfinare anche nell'incubo, nel sangue e nell'orrore, perchè là si è in odore di creazione, di vita, di energia antirappresentativa. Forse per far emergere la dimension mistico/spirituale nella società contemporanea è necessario fare questo, portare alle estreme conseguenze il negativo per arrivare al grado zero. Mi viene in mente lo stesso Carmelo Bene, anche, e il suo maestro Artaud.

la dis-soggettivita'proposta da C.B. la famosa macchina attoriale etc. riesce persino a superare Artaud. quando parlo di sensazione mi riferisco polemicamente all'inutilita'del pensiero-linguaggio nell'Arte.
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#125 sottosuolo

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Inviato 14 dicembre 2007 - 18:44

a dis-soggettivita'proposta da C.B. la famosa macchina attoriale etc. riesce persino a superare Artaud. quando parlo di sensazione mi riferisco polemicamente all'inutilita'del pensiero-linguaggio nell'Arte.


Mi sembra abbastanza inutile fare a gara a chi supera l'altro.. In ogni caso secondo me quanto tu dici c'era già tutto in Artaud, un altro discorso è se parliamo di come sia stato messo in pratica...E poi mi pare abbastanza indubbio che Artaud sia stato il maestro di Bene (tanto che lo dice lo stesso C.B.). Diciamo che comunque non era quello il punto centrale di ciò che stavo dicendo.
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#126 Guest_CARMELO BENE_*

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Inviato 14 dicembre 2007 - 19:16

a dis-soggettivita'proposta da C.B. la famosa macchina attoriale etc. riesce persino a superare Artaud. quando parlo di sensazione mi riferisco polemicamente all'inutilita'del pensiero-linguaggio nell'Arte.


Mi sembra abbastanza inutile fare a gara a chi supera l'altro.. In ogni caso secondo me quanto tu dici c'era già tutto in Artaud, un altro discorso è se parliamo di come sia stato messo in pratica...E poi mi pare abbastanza indubbio che Artaud sia stato il maestro di Bene (tanto che lo dice lo stesso C.B.). Diciamo che comunque non era quello il punto centrale di ciò che stavo dicendo.

sostengo pienamente quanto Lei dice: la mia voleva essere una sorta di commento alle Sue preziose parole.
un saluto
paolo
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#127 sottosuolo

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Inviato 14 dicembre 2007 - 19:37

Scusa la punta d'astio ma mi ero impegnato parecchio a formulare quel pensiero. E tu mi ribadisci che Carmelo Bene ha superato Artaud. Che poi forse mi troversti anche d'accordo per certe cose ma dai, non è che bisogna idolatrarlo troppo sto Bene. Si incazzerebbe magari...
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#128 Guest_CARMELO BENE_*

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Inviato 14 dicembre 2007 - 19:49

Scusa la punta d'astio ma mi ero impegnato parecchio a formulare quel pensiero. E tu mi ribadisci che Carmelo Bene ha superato Artaud. Che poi forse mi troversti anche d'accordo per certe cose ma dai, non è che bisogna idolatrarlo troppo sto Bene. Si incazzerebbe magari...

amiamoli entrambi allora. purche'si continui a parlare di cultura!.
salve
paolo
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#129 debaser

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Inviato 16 dicembre 2007 - 10:51

http://www.rosifonta...70424110055.jpg
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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
 
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia


#130 scirocco

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Inviato 11 gennaio 2008 - 14:30

Lucrezia Ruggieri:

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So che ci sei
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Il volo
tecnica mista, cm 40x50

www.lucreziaruggieri.it





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#131 tony3vis

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Inviato 04 marzo 2008 - 00:44

Espressionismo - Die Brucke:

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Ernest Luwdig Kirchner - Cinque donne nella strada

Espressionismo astratto:

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Mark Rothko - Black on Maroon



Pop art:

http://k-punk.abstra...-Just_What_Is_I

Richard Hamilton - Just what is it that makes today's homes so different, so appealing

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Roy Lichtenstein - M-Maybe


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#132 Sig

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Inviato 25 marzo 2008 - 14:06

Se per contemporaneo intendiamo dagli anni '60 in poi allora uno spazio lo merita Hockney

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David Hockney
Mr. and Mrs. Clark and Percy
1970-71
Tate, London



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