13 Assassini di Takashi Miike nei cinema italiani dal 10 giugno
quest'anno due Miike (oltre che 2 film coreani: pazzesco ). andatelo a vedere miikiani e non, perchè è un Takashi serio e sontuoso come non lo si vedeva da tempo. grandissimo film.
Inviato 08 maggio 2011 - 15:11
13 Assassini di Takashi Miike nei cinema italiani dal 10 giugno
Inviato 08 maggio 2011 - 15:55
Inviato 08 maggio 2011 - 16:20
mmmh uno dei film più ostici di Miike, forse il più ostico tra quelli che ho visto. ne devo anche aver scritto in queste pagine. andrebbe rivisto...
dato che ci siamo aggiungo l'ultimissima visione miikiana: Graveyard of honor (2002)
come annunciatomi da gigiriva è un fedele remake del celeberrimo film di Fukasaku (entrambi sono tratti dallo stesso romanzo). il riadattamento di Miike e dello sceneggiatore fa sì che la vicenda di Ishimatsu sia ricollocata temporalmente: fedele nello spirito all'originale, ne riaggiorna le coordinate essenziali. Ishimatsu viene reclutato dal boss per avergli salvato la vita e diviene subito uno "zio" (ovvero uno yakuza di alto grado nella gerarchia), ma la parte che più preme all'autore è quella della caduta dell'uomo, che inizia nel 1989 (l'unica data che ci viene fornita). come ha fatto notare Tom Mes, è evidente come la caduta negli abissi dell'esistenza di Ishimatsu vada di paripasso con la crisi giapponese (il periodo è lo stesso dell'esplosione della bolla economica): nella scena in cui viene definitivamente fermato Ishimatsu usa come coperta la bandiera giapponese... in sostanza se nel film di Fukasaku il protagonista rappresentava quella generazione post-IIguerramondiale che aveva conosciuto solo sconfitte e delusioni, questo Ishimatsu è simbolo dell'intera nazione.
altra cosa molto bella di "Graveyard of honor" è come Miike sfrutti la storia d'amore, sempre perversa ma al contempo disperata: la sequenza a montaggio della loro fuga nell'oblio e nella solitudine del sesso e della droga - ma sempre insieme - sul sax di Koji Endo è una dei momenti più alti della pellicola.
gli imputo la mancanza di quella forte secchezza che rendeva tremendo il nichilismo del film di Fukasaku, e nel complesso il remake miikiano, per quanto politicamente interessante, rimane un passo indietro l'originale. interessante da vedere in relazione ad "Agitator" di un anno prima, yakuza eiga un po' più personale che rendeva realista anche le follie del Kitano di "Boiling point".
7,5
Inviato 15 maggio 2011 - 16:43
Inviato 15 maggio 2011 - 18:45
Inviato 16 maggio 2011 - 00:30
Inviato 04 giugno 2011 - 17:25
Inviato 29 giugno 2011 - 08:22
Inviato 05 luglio 2011 - 07:23
un duello finale tra i più emozionanti di sempre.
Inviato 05 luglio 2011 - 07:28
Inviato 22 luglio 2011 - 14:02
Inviato 22 luglio 2011 - 15:11
Inviato 22 luglio 2011 - 15:30
Inviato 22 luglio 2011 - 15:53
Inviato 16 agosto 2011 - 01:22
I'm too old for this shit
Inviato 16 agosto 2011 - 18:24
Inviato 16 agosto 2012 - 08:24
Inviato 31 agosto 2012 - 12:51
Inviato 19 dicembre 2012 - 10:30
Inviato 19 dicembre 2012 - 14:47
Inviato 20 dicembre 2012 - 01:04
E no, adesso voglio vedere il film americano con il tizio col martello. Qualcuno ha idea di quale si tratta? Se ha impressionato Miike dev'essere sconvolgente a dir poco. Complimenti per aver trascritto il resoconto di un incontro così importante. Grazie
Inviato 25 dicembre 2012 - 17:49
Inviato 25 dicembre 2012 - 22:15
credo che sia il primo uscito dal giappone
Inviato 26 dicembre 2012 - 17:49
è il primo realizzato per essere poi distribuito al cinema
credo che sia il primo uscito dal giappone
Inviato 14 maggio 2015 - 07:57
Inviato 07 giugno 2015 - 17:31
adesso è reperibile anche sottotitolato in italiano, sloth
Inviato 08 giugno 2015 - 12:38
yes, l'ho visto proprio iersera.
Allora, un Miike da media fascia, da rivedere con dei sottotitoli più a fuoco, perchè sono scritti male e rapidissimi, in certi punti - specie quelli nei quali il protagonista spiega come ha fatto a vincere i giochi sadici delle "divinità" - non si capisce una fava, diciamo che si intuiscono le soluzioni; del resto, al netto di una certa, frenetica verbosità in quei punti è soprattutto un film di immagini. Rimanda ad alcune pellicole del nostro (Yattaman, Crows Zero, Lesson of the Evil, in affinità calante, dell'ultimo c'è poco) ed è un giocattolone mainstream che non mi sembra avere molto da spartire con quel filone dello "sradicamento" che a ben guardare è il vero fil rouge tematico della sterminata produzione miikiana. A dire il vero il protagonista è a suo modo un alieanto e un disadattato, più che altro un annoiato, ma qui siamo all'intrattenimento puro.
Piace comunque la sgargiante freschezza naif delle scene splatter, piace la sadica scemenza dele divinità, piace il fatto che il film parte subito in media res (cosa che gli occidentali faticheranno sempre a imitare) ma non è che sia propriamente un capolavoro.
Più che altro mi ha sollecitato una riflessione sulla natura "punk" o presunta tale del cinema di Miike. Ecco, io sono per il "presunta tale". I registi punk giapponesi per antonomasia sono altri: Ishii, Yamamoto, Tsukamoto e Sono (c'è un topic recente su un regista horror punk che non conosco, magari ci può stare anche lui). Miike, al netto dello straripante eclettismo, non si sa bene come prenderlo in quest'ottica. I suoi film esteticamente più punk-oriented (Fudoh, Ichi the killer, Crows zero) a ben guardare vengono tutti da dei manga, mentre il più disperato (Graveyard of honor) è un remake di una pellicola anni '70 di Fukasaku. In più, quelli che raccontano di gioventù (Ley lines, Young Thugs e altri) si rivelano immancabilmente dei film a loro modo "teneri"; il cinico e disincantato Miike fa capitare ai suoi protagonisti le peggio disgrazie ma poi li guarda con tenerezza, si vede, è molto raro e significativo per lui.
Avevo sempre avuto qualche dubbio perchè Miike non si è formato in ambiente punk, come i sopradetti, ma ha approcciato il mondo del cinema come apprendista (anche di Imamura), in maniera non dissimile da Kyoshi Kurosawa, un altro che come Miike è arrivato abbastanza tardi all'esordio e al riconoscimento artistico (vale anche per Sion Sono, ma il suo caso è diverso perchè per quasi vent'anni ha semplicemente fatto dei film troppo underground perchè circolassero anche nei festival). Invece Ishii ha esordito addirittura a fine anni '70 nei circuiti punk (credo abbia appena 3 anni più di Miike, ed è come se fosse in giro da 20 di più), Tsukamoto (coetaneo di Miike) riesce a farsi i suoi film a metà degli anni '80 e Yamamoto gira i festival già in quel decennio, collaborando pure con alcuni autori indie americani.
Dati biografici e professionali che da tempo mi facevano interrogare sulla natura punk di Miike, nel cui cinema in effetti il dato dell'antagonismo esistenziale (chiamiamolo così...) è sempre piuttosto superficiale. Non che sia un demerito, eh, credo però che sia giusto rilevare questa cosa che di solito non viene detta, anzi si tende a rilevare delle qualità "punk" nel suo cinema che secondo me non ci sono.
Inviato 09 giugno 2015 - 20:58
Visti da poco "Imprint" e "Box".
"Imprint" è diretto, brutale, grandguignolesco, pieno di trovate geniali; appartiene a quella categoria di film che ti lasciano sensazioni sgradevolissime addosso, in grado di farti sentire quasi una merda per averli visti, di quelli che difficilmente potresti consigliare a qualcuno per il timore che possano additarti come il malato di turno (o forse saranno problemi solo miei, boh).
"Box" è invece più lirico, atmosferico, "delicato" (per quanto il termine vada preso con le pinze in rapporto a un Miike).
Un'ottima pellicola horror-surreale che però non mi ha colpito come (il comunque difficilmente paragonabile) "Imprint".
Queste opere sono inoltre chiare testimonianze della maestria di Miike nella gestione delle inquadrature, dei tempi drammatici, nella scelta delle musiche e dei colori, sempre azzeccati e dannatamente suggestivi (questi sono gli unici suoi film che ho visto, insieme a "Ichi the Killer" e "Audition").
Sti giapponesi fissati con l'incesto... E i feti gettati nel fiume !!
Inviato 09 giugno 2015 - 21:19
Dati biografici e professionali che da tempo mi facevano interrogare sulla natura punk di Miike, nel cui cinema in effetti il dato dell'antagonismo esistenziale (chiamiamolo così...) è sempre piuttosto superficiale. Non che sia un demerito, eh, credo però che sia giusto rilevare questa cosa che di solito non viene detta, anzi si tende a rilevare delle qualità "punk" nel suo cinema che secondo me non ci sono.
sloth l'affermazione di "Miike regista punk" non l'ho mai letta in maniera così diretta, almeno non tra i grandi analisti del suo cinema (ovviamente quelli che ho letto). semmai si dice che sia apparentato (anche per motivi anagrafici) con la generazione che è nata nel milieu artistico underground come Sogo Ishii e Tsukamoto (e anche Sion Sono), i quali sono stati cineasti punk nei loro esordi e questo mi pare sia innegabile; insieme fanno parte di quel filone estremo denominato sommariamente "cinema dell'oltraggio". il modo di filmare la "gioventù" rock o arrabbiata che sia di Miike è strettamente legato ai primi film di Ishii o anche la famiglia di "Visitor Q" ha delle assonanze con quella di "The Crazy Family"... però gente come Sogo, Tsukamoto e lo stesso Sono nascono come registi-autori e hanno una visione del loro ruolo vicina all'idea di autore che abbiamo in Europa (Tsukamoto è un vero autarchico per dire), Miike no: Miike nasce all'interno dell'industria giapponese, cresce e sviluppa un suo mondo di cui è sempre più consapevole*. è per questo che trovo il suo cinema una delle più fenomenali anomalie degli ultimi vent'anni: i suoi film potevano essere totalmente impersonali e posseggono invece una forza rivoluzionaria dirompente**, tanto che come i film dei grandi geni si può creare un genere a parte per incasellarli.
* dopo l'esordio nel cinema di "Shinjuku Triad Society" fa altri film molto belli come "Rainy Dog" e "Blues Harp" che partendo da istanze di genere riflettono su territori "altri" su cui Miike ritornerà spesso successivamente e con maggiore spinta iconoclasta: in questi film per dire si sente la presenza di una "sceneggiatura forte" che diverrà nel tempo più eludibile se non ininfluente.
** ovviamente non tutti per carità, però anche in un film mainstream come questo non mancano le soddisfazioni. e il finale di un film ultracanonico come "Detective story" è veramente assurdo, tipicamente miikiano, anche se resta un'operina minore.
Inviato 10 giugno 2015 - 08:02
Totalmente dì'accordo con William Blake, una delle peculiarità di Miike è quella di essere un "professionista", uno che ha fatto la gavetta e in teoria e non avrebbe nemmeno dovuto avere velleità artistiche/autoriali, a differenza degli altri, che appunto nascono autori. Mi faceva piacere condividere questa riflessione e non ho dubbi che il dato del "mike punk" non sia granchè diffuso tra gli analisti veramente competenti, anche se è chiaro che una certa "punkitudine estetica" (passatemi il termine...) possa creare della confusione in chi magari ha visto solo qualche film di Miike e non conosce gli altri.
Naturalmente sono d'accordo anche sulla sua dirompente anomalia, il suo essere platealmente un autore senza volerlo essere per forza, e su questo doppio binario continua a muoversi con disarmante disinvoltura. Poi credo che Miike ai registi punk abbia sempre guardato con interesse (e non solo a loro, però).
Inviato 10 giugno 2015 - 11:39
Naturalmente sono d'accordo anche sulla sua dirompente anomalia, il suo essere platealmente un autore senza volerlo essere per forza, e su questo doppio binario continua a muoversi con disarmante disinvoltura. Poi credo che Miike ai registi punk abbia sempre guardato con interesse (e non solo a loro, però).
davvero difficile ma altrettanto affascinante fare filologia delle fonti con Miike comunque che conosca alcune cose di Sogo Ishii è palese, così come Tsukamoto (e Lynch). devi scrivere più spesso da queste parti, sloth!
Inviato 10 giugno 2015 - 12:28
Secondo me i punk più influenti su Miike sono proprio Ishii (benchè di affinità fra The Crazy Family e Visitor Q ce ne siano meno di quel che si dice di solito) e Tsukamoto, anche perchè Sono era veramente ultranicchia negli anni in cui Miike non era ancora emerso col suo stile riconoscibile (e tra i due esistono comunque reciproche influenze), mentre Yamamoto non so quanto possa essere noto in patria (fuori lo è pochissimo, ma ha circolato in festival internazionali in tempi non sospetti). Inoltre mi pare un regista poco dotato in senso estetico / plastico / scenografico, laddove Tsukamoto (talvolta sgangherato, talatra cesellato, vedi Snake of June) è stra-distintivo a livello stilistico, Ishii nei '90 ha messo a segno pellicole ottime anche a livello di cura dell'immagine e Sono ha dimostrato negli ultimi dieci anni di essere un regista coi fiocchi anche sul piano tecnico.
Filologicamente parlando immagino che Imamura, Fukasaku, Wakamatsu e Suzuki possano aver molto influenzato Miike.
Tornando ai punk. Ragionavo su come alcune pellicole miikiane punk-oriented come Fudoh e i Crows siano fumettistiche anche per il modo in cui si dipana la storia. Hanno dei plot tra i meno incasinati della carriera di Miike e l'idea è proprio quella del cinema di intrattenimento, nel quale lo spettatore vuole seguire l'essenza della trama e vedere della gran botte tra personaggi stilizzati ma comunque riconoscibili. Intrattenimento, insomma.
Invece i film più "baracconi" di Ishii e Sono, parlo di Crazy Thunder Road e Burst City del primo e di Tokyo Tribe del secondo, più che film di botte sono esperienze visive, la trama è proprio completamente sacrificata ai colori della messa in scena o al senso di nausea indotto dal mondo (è il caso soprattutto di Crazy Thunder Road). Se in questi film cerchi i Guerrieri della Notte giapponesi rimarrai deluso, è meglio rifarsi con Miike. Mi pare una differenza profonda sugli aspetti "punk" di questo cinema, che nasce proprio da retaggi e obiettivi molto diversi.
Inviato 10 giugno 2015 - 13:19
Imamura e Fukasaku sono numi tutelari abbastanza noti: ha fatto da aiuto regista a Shohei e per sua stessa ammissione è stata un'esperienza che l'ha segnato. Wakamatsu e Suzuki credo più subliminali però ci possono stare, soprattutto in una visione strutturale del suo cinema (da notare che Wakamatsu si è sempre espresso molto freddamente nei confronti del cinema miikiano; il secondo, una sorta di Godard giapponese, è un altro "inclassificabile"). mi pare ovvio che Miike si sia appassionato al cinema strada facendo: svolgendo la professione è probabile che sia andato al cinema con maggiore assiduità vedendo opere più selezionate, mentre è quasi certo che non ci fosse questa passione in gioventù (tutto l'opposto di uno Scorsese o dello stesso Tsukamoto che era ben conscio del cinema che gli girava attorno quando realizza le sue prime opere).
sulla differenza tra le opere più "fracassone" dei tre registi che confronti sono perfettamente d'accordo: quelli sono i film in cui Miike si lega a una trama o comunque a moduli narrativi noti (per poi deviare di tanto in tanto) e fanno parte del suo repertorio mainstream. al contrario quei film di Sogo Ishii ("Burst City" e "Crazy Thunder Road") sono quasi irricevibili oggi se slegati dal loro contesto storico e produttivo. non credo però che abbia subito influenza da Sion Sono: prima chi poteva conoscere un regista al di fuori degli schemi produttivi come Sono? quando Sono realizza un film un po' più serio produttivamente, "I am Keiko", è il 1997 e Miike è già un regista fatto e finito. inoltre anche i passaggi di genere da film più violenti ad altri più soft erano tutte cose che Miike aveva sperimentato prima dell'exploit soniano. al contrario, credo sia palese l'influenza subita da Sono in termini di messa in scena e resa poetica: come ho scritto nella pietra a "Gozu", "Strange Circus" è un tentativo meno riuscito di riflettere sul "gender" attaverso un teatrino grandguignol, e l'uso della macchina a mano con jump-cut nelle scene più concitate dei suoi risultati più alti (tipo "Cold fish" o "Love Exposure") mi pare abbia evidenti rimandi al Miike di inizio anni 2000 (quello di "Ichi the Killer" per dire il titolo più esemplare). anche flashback "poetici" come quelli di "Hazzard" sembrano calchi dei ricordi di Chuji in "Blues Harp"... vabè ora non lo voglio smontare, perché è un autore che apprezzo, però secondo me Miike ha una marcia in più oltre ad avere sempre le idee chiarissime su ciò che vuole provocare nello spettatore (e cosa voglia comunicargli). al contrario, Sono certe volte sotto questo aspetto mi pare più confuso (o banalmente più retorico), soprattutto quando vuole fare "altro", tipo in "Himizu"
Inviato 10 giugno 2015 - 13:51
Beh, sì, sulle influenze reciproche a me viene sempre in mente "Bad Film" di Sono, girato nel '95 ma poi montato solo nel 2012. Che il girato sia di allora (un attimo prima di Fudoh) non c'è dubbio (ed è indubbia l'influenza su di lui di Ishii), però anche il montaggio fa la sua parte, inoltre è - appunto, come dici tu - pressochè impossibile che Miike conoscesse le sequenze mai proiettate pubblicamente di quel film, non so nemmeno se si conoscano, ma parliamo di un film veramente mooolto Miike-oriented in senso estetico e anche per la capacità di miscelare demenza e violenza. In ragione di quel film viene il dubbio che il Miike di "Ichi the killer" sia stato meno determinante per Sion Sono di quel che si immagina. Però, insomma, con un film "di fatto" uscito solo nel 2012 (e certo non un capolavoro) è difficile abbozzare teorie critiche serie.
Sulle idee chiare condivido il giusto, in realtà, però con Miike mi restando spesso dubbi ma anche se certamente lui ha spesso una sorta di "distaccato sadismo" nei confronti dei suoi personaggi che è un segno di grande controllo della materia. Sono più che altro non è sempre uguale, Himizu ha certamente momenti melodrammatrici ma mi ha davvero emozionato (sui livelli del travolgente Love Exposure), Strange Circus è un film più cattivo, a mio parere eccessivo e meno bello di quel che spesso si dice (anche se indubbiamente centrale nella sua produzione). MI pare che in Sono ci sia sempre una grande compassione per i personaggi, che in alcuni casi travalica nella condivisione emotiva, quindi a rischi melodramma. Miike è più demiurgico, mediamente meno coinvolto. Di sicuro è sintomo di controllo, ma spesso lasciano perplessi certe sue soluzioni narrative (poi lui questa perplessità, certi colpi di scena assurdi li cerca palesemente - e a me piacciono - quindi va benissimo così).
Inviato 10 giugno 2015 - 13:56
E' una strana dialettica quella di Miike: da una parte il suo non avere "premesse autoriali" gli conferisce una libertà espressiva e un raggio d'azione sconfinati, e questa è la sua vera straordinarietà, essere diventato autore senza porsi i problemi di coerenza tipici degli autori.
Dall'altra è chiaro che qualche volta l'incoerenza è inevitabile, anche perchè non credo che per lui la coerenza sia un valore.
Inviato 10 giugno 2015 - 16:41
Sì, Miike controlla davvero la sua "macchina", anche se è stato venduto per anni come un regista originale interessante per le sue bizzarrie. Leggendo le sue interviste più serie (e io l'ho pure sentito parlare) si capisce che è ormai molto consapevole di quello che fa e di quello che vuole fare: sia che realizzi la tamarrata ludica che il progetto più personale. Comunque cosa intendi per incoerenza? Che non ha sviluppato un percorso lineare? Questo è vero, però, era anche improbabile vista la molte di materiale girato, i tempi brevissimi e il considerarsi comunque un uomo di cinema al servizio dell'industria
Inviato 10 giugno 2015 - 17:12
sì, qualcosa del genere, ma appunto nel suo caso è inevitabile. Anzi, il bello è che è un autore nonostante tutto questo.
Inviato 10 giugno 2015 - 17:16
scusate se interrompo il vostro dialogo, ma vi sto leggendo con interesse e vorrei capire una cosa
leggendo mi è sorta spontanea questa domanda
quindi se ho ben capito, miike è un regista perfettamente inserito nell'industria cinematografica giapponese, è un regista "commerciale" come diciamo noi occidentali. tuttavia ha sviluppato una propria cifra personale, un proprio percorso "autoriale", ecc. non è neppure assimilabile alla schiera dei registi-cinefili (william ha fatto l'esempio di scorsese, ma si può fare - forse più calzante - quello di tarantino) ma è stato per anni un vero e proprio "esecutore"
ora io faccio questa riflessione, ditemi se sbaglio. ad hollywood ci sono molti registi ora, ma anche in passato, che corrispondono a questa descrizione. per fare un esempio: tutto il filone del cosiddetto "vulgar auteurism". ora perché invece loro non sono considerati dei "geni" dai critici occidentali? neanche dei "geni", scusate, non sono proprio presi in considerazione. è perché miike, essendo giapponese, fa un cinema che a noi sembra "alieno" (per i riferimenti, il gusto) e che quindi non percepiamo come mainstream - però nel nostro senso occidentale? e quindi possiamo vederlo come un "terrorista di generi", un "terrorista cinematografico"? quindi "trasgressivo" a.k.a. appunto non conformista, mainstream, ecc?
grazie!
Inviato 10 giugno 2015 - 17:26
Ma visto che ormai la filmografia di Miike conta un numero di film impressionante perchè voi più o meno esperti non buttate giù qualche lista con magari un minimo di commento o anche un aggettivo o due per capire che tipo di film uno ha davanti?
Io mi sono visto
1) Ichi the killer: consigliatissimo, ultraviolento e intricato con varie cose che si prestano a più interpretazioni.
2) Audition: consigliatissimo, angosciante e violento. Anche qui varie interpretazioni possibili
3 e 4) Dead or Alive e Fudoh, the new generation: li metto insieme perchè li vidi tempo fa e potrei confonderli. Validi yakuza movie ipercinetici e come sempre violenti. Più film d'intrattenimento diciamo ma comunque visto la narrazione iperveloce e con seimila personaggi non certo un film da vedere a tarda notte quando non si sa se andare a letto o vedersi qualcosa.
5) Gozu: c'è pure la pietra miliare, inutile parlarne. Allucinato e malato e probabilmente senza senso preso tutto insieme, magari analizzandolo pezzo per pezzo...
6) Visitor Q: visto con un paio di amici più o meno cinefili che poi non hanno voluto vedere nient'altro di Miike. Anche questo malatissimo ma grondante di un humor nero e grottesco che me lo ha reso molto più "leggero e divertente" di quello che per molti potrebbe essere, ispirato a grandi linee a Teorema di Pasolini, costato si dice 50.000 dollari. Forse il mio preferito.
7) Izo: a mio modestissimo parere inutile, non trovo altre parole. Finito di vedere solo perchè il mio coinquilino si aspettava alla fine del film lo spiegone, ovviamente non è stato soddisfatto
8) Imprint: guardabile ma mi è sembrato un pò di maniera nel suo essere al solito ipermalato. L'unico film rifiutato dalla serie americana Masters of Horror.
Non sono patito di listoni e simili ma credo che nel caso dell'iperprolifico sia molto d'aiuto, altrimenti si rischia di fargli fare la fine di Sun Ra che ha fatto 200 dischi e si parla sempre dei soliti, in questo caso credo che i soliti più o meno siano quello da me citati. Avendone visti pochi credo di aver visto quelli un pò più conosciuti qui da noi.
Inviato 10 giugno 2015 - 18:11
tutto il filone del cosiddetto "vulgar auteurism".
non lo conosco, a chi ti riferisci?
è perché miike, essendo giapponese, fa un cinema che a noi sembra "alieno" (per i riferimenti, il gusto) e che quindi non percepiamo come mainstream - però nel nostro senso occidentale? e quindi possiamo vederlo come un "terrorista di generi", un "terrorista cinematografico"? quindi "trasgressivo" a.k.a. appunto non conformista, mainstream, ecc?
in questo, nella "distanza culturale", potrebbe esserci del vero, però ho bisogno di capire a quali autori ti riferisci.
Dopo di che è chiaro che Miike è un regista "commerciale" in senso puramente tecnico. E' un iperprolifico che lavora su commessione e se deve fare il film puramente commerciale lo fa senza problemi, e di solito lo fa bene. Poi ha messo mano a tantissime operazioni di sconfinamento tra generi (come hai detto) e a film che come potenziale commerciale stanno a zero (ma possono comunque rifarsi con l'effetto shock, vedi Visitor Q, che a me piace ma capisco benissimo possa lasciare contrariati)
x woody: a me quelli che dici piacciono tutti!
Ci sarebbe da spulciare la discussione per trovare anche altri titoli con un Miike diverso, ad esempio The Bird People of China, esempio tipico di film miikiano poetico.
Inviato 10 giugno 2015 - 18:23
scusate se interrompo il vostro dialogo, ma vi sto leggendo con interesse e vorrei capire una cosa
leggendo mi è sorta spontanea questa domanda
quindi se ho ben capito, miike è un regista perfettamente inserito nell'industria cinematografica giapponese, è un regista "commerciale" come diciamo noi occidentali. tuttavia ha sviluppato una propria cifra personale, un proprio percorso "autoriale", ecc. non è neppure assimilabile alla schiera dei registi-cinefili (william ha fatto l'esempio di scorsese, ma si può fare - forse più calzante - quello di tarantino) ma è stato per anni un vero e proprio "esecutore"
ora io faccio questa riflessione, ditemi se sbaglio. ad hollywood ci sono molti registi ora, ma anche in passato, che corrispondono a questa descrizione. per fare un esempio: tutto il filone del cosiddetto "vulgar auteurism". ora perché invece loro non sono considerati dei "geni" dai critici occidentali? neanche dei "geni", scusate, non sono proprio presi in considerazione. è perché miike, essendo giapponese, fa un cinema che a noi sembra "alieno" (per i riferimenti, il gusto) e che quindi non percepiamo come mainstream - però nel nostro senso occidentale? e quindi possiamo vederlo come un "terrorista di generi", un "terrorista cinematografico"? quindi "trasgressivo" a.k.a. appunto non conformista, mainstream, ecc?
grazie!
Non conoscevo il termine "vulgar auteurism" sono andato su wikipedia a leggere un pò di nomi di registi inseriti nel filone e la risposta è semplice: non c'entrano niente almeno giudicando dagli 8 film da me visti e riportati qui sopra.
I primi film di Takashi Miike erano per la televisione o direct to video, i successivi sono tutti di budget molto ridotto, si va dai 50 mila dollari di Visitor Q ai 300 mila dollari di alcuni yakuza movie, come puoi ben capire la cosa è ben diversa dai registi che citi te.
Miike è appunto cineasta al servizio dell'industria perchè faceva spesso film su commissione, ma il suo fare film su commissione era legato al fatto che questi film fossero quasi no budget e a lui gli hanno sempre fatto fare quello che voleva, per sua stessa ammissione non sa scrivere un film ma in genere non gira mai quello che hanno scritto nella sceneggiatura ma ne viene ispirato.
Poi se te ne guardi giusto un paio capisci perchè è diverso da uno Shyamalan o da un Michael Bay
Inviato 10 giugno 2015 - 18:26
x woody: a me quelli che dici piacciono tutti!
Ci sarebbe da spulciare la discussione per trovare anche altri titoli con un Miike diverso, ad esempio The Bird People of China, esempio tipico di film miikiano poetico.
Anche a me a parte Izo! Credevo si capisse
Inviato 10 giugno 2015 - 20:40
I primi film di Takashi Miike erano per la televisione o direct to video, i successivi sono tutti di budget molto ridotto, si va dai 50 mila dollari di Visitor Q ai 300 mila dollari di alcuni yakuza movie, come puoi ben capire la cosa è ben diversa dai registi che citi te.
quindi il discrimine è per il budget? per la violenza? per il sesso? il clima folle e malato?
mi sembra, come già accennavo sopra, una lettura occidentale. ciò che noi intendiamo per mainstream è proprio questo: film di grossi budget, tendenzialmente per tutta la famiglia (in realtà tra i registi del vulgar auteurism c'è tutta gente che ha girato anche molti film R rated), convenzionali nello stile e nei temi (quindi niente gente che spruzza latte dalle tette). tutto ciò che non risponde a questi criteri non è, per definizione, mainstream, almeno su un piano "ideologico"
ma se per i giapponesi non fosse così? lo chiedo, non lo so. non sono un esperto di cultura giapponese ma già solo a vedere i loro manga ed/o anime mi pare di capire che abbiano una concezione molto diversa dalla nostra (e fumetti e cartoni da loro non sono proprio di nicchia). magari da loro miike è percepito come bay qui da noi. siamo noi a vederlo sotto un'altra luce
p.s: guarda che li ho visti qualche film di miike. alcuni mi sono pure piaciuti: indietro di qualche pagina ci dovrebbe essere pure qualche mio commento
Inviato 10 giugno 2015 - 23:04
quindi "Visitor Q" o "Izo" sarebbero film commerciali in Giappone, mentre noi li riteniamo film d'autore? maddai! il nostro discorso è completamente diverso e credo tu l'abbia capito: Miike ha girato molto come mero esecutore, ma dal 1995* in poi ha alternato a film su commissioni opere a noi più note in cui ha messo insieme una poetica che si è cementata e sviluppata nelle decine di film che ha fatto. ma si può dire che già in "Fudoh" (1996) molti dei suoi temi erano chiari e nel 1998 con "Birds People in China" dimostra di saper fare anche un altro tipo di cinema (con zero violenza, poetico e libero). fino ai primi capolavori degli anni 2000. poi certo ci sono dei film che hanno riscosso un certo successo come "Audition" e "Ichi the Killer" ma è sempre frutto del meccanismo di stare sempre a girare senza farsi troppe pippe, ottenendo su alcuni progetti libertà totale (e da qui sono usciti alcuni dei suoi apici). dal 2005, quindi vedi da solo quanti anni sono passati, Miike dirige film con budget più alti che sono quasi sempre trasposizioni di manga. insomma i nessi con Bay o Scott sono zero. a riprova di ciò basta conoscere un po' i cineasti orientali. ad esempio: Park Chan-wook si è sempre sorpreso dell'accoglienza così benevola verso il suo cinema che in patria spesso floppava (stessa cosa e ancora più accentuata per Kim Ki-duk); Kitano ha fatto i suoi migliori incassi con i due "Outrage" mica con "Hana-bi" e per dieci anni si è andato lamentando perché i suoi film erano degli insuccessi in patria (ed era essenzialmente conosciuto come personaggio televisivo); Tsukamoto credo che sia tuttora poco noto al pubblico medio giapponese...
* che è per lo più una data convenzionale perché ha esordito con un film per il cinema mentre dal 1991 aveva solo lavorato in produzioni OVA. quindi un "apprendistato" alla regia di 4 anni dopo una gavetta decennale...
Inviato 11 giugno 2015 - 08:00
quindi "Visitor Q" o "Izo" sarebbero film commerciali in Giappone, mentre noi li riteniamo film d'autore?
non lo so, lo chiedo a te. dai tuoi interventi mi pare di capire che miike non è il tipico regista orientale che fa i film per i festival europei, ma fa film per chi va al cinema nel suo paese. la concezione di cosa è o non è mainstream (lasciamo stare l'aggettivo "commerciale" che è fuorviante) è culturalmente situato: mi pare abbastanza ovvio che i giapponesi abbiano un'altra concenzione rispetto alla nostra, basta vedere i loro cartoni e fumetti. un film come ichi the killer qui da noi è quasi pornografia per pervertiti (immagina se lo facessi vedere in una multisala come un qualsiasi cine-comics) mentre in giappone mi confermi è stato anche un successo
io quindi porto questa piccola provocazione: e se miike fosse visto sotto un'altra luce in occidente rispetto al suo paese? non sarebbe neanche la prima volta. quindi allora aggiungo: e i "nostri miike"? perché a loro non si riconosce legittimità? forse perché noi siamo dentro alla loro stessa cultura?
Inviato 11 giugno 2015 - 08:27
Ultimamente ho visto "Death of a samurai " (Hara-Kiri) del 2011,storia di samurai disoccupati e disperati, molto delicato ma con scene molto crude e violente ,lo consiglio vivamente.,
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