Io, praticante avvocato
#1 Guest_Julian_*
Inviato 23 ottobre 2007 - 12:26
Ebbene sì, io sono un maledetto praticante avvocato. Ovvero, al di là dell'appartenenza al ceto forense, uno dei tanti schiavi moderni della nostra società.
Già vi vedo: come, ti lamenti tu cazzo, che sei destinato a portare a casa una barca di soldi??
Obiezione non infondata, ma valida solo in un numero ristretto di casi (ovvero solo per chi supera l'esame e può aprirsi uno studio; già, perchè anche se non è di dominio pubblico un avvocato dipendente di altri avvocati prende spesso meno di 1.000 al mese, a fronte del guadagno, da parte del "capo", di almeno 10 volte tanto).
Dunque partiamo dal principio: un laureato in giurisprduenza, prima di esercitare come avvocato, deve svolgere questa benedetta pratica, e poi superare un durissimo esame di stato (che mi attende, per la prima volta a fine 2008). Per due anni.
E fin qui, nulla di male: tutti devono imparare, conoscere le concrete modalità di lavoro, approfondire la materia etc...
Il piccolo problema sta nel fatto che non sussiste nessun obbligo di pagare i praticanti avvocati. Il che potrebbe anche non essere gravissimo (forse) se si avesse la possibilità di cercarsi e fare un altro lavoretto, magari part-time.
Non è così. Il praticante avvocato è uno schiavo. Anzi, peggio, perchè agli schiavi garantivano vitto e alloggio.
Siamo costretti per 8 ore al giorno a rincorrer le esigenze e richieste dei nostri "dominus" (si chiamano così). Dobbiamo rispondere al telefono, aprire ai clienti che arrivano, farci la coda in posta ed andare nelle varie Cancellerie di Tribunale a svolgere tutti gli incomebti burocratici.
Nel migliore dei casi (io sono fortunato), ci viene rimborsata la benzina.
Dobbiamo subire angherie, rimproveri, orari impossibili (io non sono fra questi perchè relativamente ben messo, ma in altri studi si è costretti a lavorare per 10-11 ore al giorno, e si rientra a casa alle 21.30 in media). A fare tutto di fretta ed a farlo bene.
Nelle ipotesi migliori impariamo anche a scrivere gli atti ed a seguire lo svolgimento di una causa (io sono ancora fra costoro). In altri casi, in pratica, siamo solo ed esclusivamente segretari che lavorano gratis.
La cosa è vergognosa, ma apparentemente irrisolvibile.
Vergognosa non solo perchè è vergongoso in sè costringere una persona a lavoarare (perchè di lavoro si tratta, 8 ore al giorno per 5 giorni) pagando (perchè il viaggio te lo paghi tu). Ma anche perchè chi non ha la possibilità di farsi mantenere dai suoi, per i più svariati motivi, è destinato a non poter mai diventare avvocato. Magari ha fatto sacrifici enormi, ha studiato grazie alle borse di studio. Ma, arrivato al dunque, è concretamente impossibilitato a diventare avvocato.
Sta cosa non sta nè in cielo nè in terra.
Ok, non è certo il problema cardine della società occidentale (anche se riguarda una qualche decina di migliaia di giovani), però si tratta di una fra le tante circostanze in cui si ha a che fare con uno sfruttamento spesso ai limiti della brutalità eppure legalizzato.
Si ha a che fare con una norma che riserva una determinata professione solo a chi può permettersi di lavorare gratis come minimo per quasi 3 anni (compreso il tempo per eventuale superamento dell'incognita-esame di stato).
A me sta cosa fa schifo, e non solo perchè la vivo sulla mia pelle.
E mi fa schifo anche il fatto che, una volta superato l'esame, il 90% dei praticanti si dimentichi di questa vergogna ed inizi a comportarsi esattamente allo stesso modo.
Qualcun altro sta vivendo sta esperienza??
#2
Inviato 23 ottobre 2007 - 13:20
#3
Inviato 23 ottobre 2007 - 13:31
A me però sembra (correggimi se sbaglio) che questa situazione ci sia da molto tempo, e che il problema sia nato quando gli iscritti in giurisprudenza sono diventati tantissimi, c'è una folla immane di gente che ambisce a diventare avvocato. Sta per accadere anche in italia, come a New York, che ci siano avvocati agli angoli delle strade, come appariva in una vecchia puntata dei simpson.
I laureati in giurisprudenza sono forse troppi per poter essere tutti utili alla popolazione. Che poi questo paese sia basato sulle carte è un altro discorso, in favore della categoria, ma questi famosi due anni di praticantato (come minimo) secondo me fanno parte anche di quel sistema "casta" che è un po' tipico del mondo del lavoro incentrato sul diritto. Smuovere gli equilibri in questo mondo, come in quello dei notai, è praticamente impossibile, ed anche il difficilissimo esame di avvocato non è mai così arduo per il figlio di quel grande avvocato, e questo lo sai bene anche tu.
I grandi avvocati sono anche dei grandissimi cornuti e bastardi, e gli sfugge che questi ragazzi (comunque laureati), che per loro sono bassa manovalanza, lavorano e si fanno il culo così spesso anche a casa tornati dal lavoro. Un contributo mensile mi sembrerebbe il minimo, fosse anche di 500 euro.
Non mollare, vedila sul lato ironico, con tutti questi soprusi che sei costretto a subire un giorno quando sarai diventato avvocato titolare sarai talmente bastardo da vincere tutte le cause e ficcarglielo nel culo a tutti!!!
#4
Inviato 23 ottobre 2007 - 13:58
La mia ragazza ha ultimato la pratica giusto oggi e, almeno sotto il profilo economico, rispetto alla media generale non si può lamentare. Ma il problema riguarda soprattutto le condizioni di un lavoro che in genere è paragonabile a quello dell'avvocato ma non viene riconosciuto, senza contare che i due anni di pratica non hanno granché a che vedere con la tipologia di esame che si andrà ad affrontare.
Purtroppo, la situzione non riguarda solo i praticanti avvocati, ma molto altri laureati in discipline "non professionalizzanti" (per es. praticanti commercialisti, tirocinanti psicologi, etc.), legalmente costretti a un periodo di praticantato sottopagato e non riconosciuto. Per la professione forense è stato sempre così, ma la cosa peggiore è che, a meno che uno non abbia le capacità, il coraggio e le possibilità di mettersi in proprio, anche in futuro, da neo-avvocato, il rischio è sempre quello di fare il dipendente di un altro professionista già affermato. Intanto, però, i due anni di pratica continuano a venire molto comodi a coloro che in questo modo hanno la possibilità di avere, senza interruzione, forze fresche da gettare cui affidare le varie file ed altri compiti gravosi, riconoscendo loro un trattamento peggiore rispetto a quello che spetterebbe a una regolare segretaria.
Anche questo è un triste ma inevitabile esempio di come l'Italia non abbia mai smesso di essere il Paese delle corporazioni...
#5
Inviato 23 ottobre 2007 - 14:13
#6
Inviato 23 ottobre 2007 - 14:33
finire a tradurre fax alle aziende di import export.
dai non è male.
#7
Inviato 23 ottobre 2007 - 14:43
Ci sono passato anch'io, anche se per una serie di concomitanti motivi, la mia pratica non è stata nè costante né soggetta alle vessazioni che ogni medio praticante subisce.
La mia ragazza ha ultimato la pratica giusto oggi e, almeno sotto il profilo economico, rispetto alla media generale non si può lamentare. Ma il problema riguarda soprattutto le condizioni di un lavoro che in genere è paragonabile a quello dell'avvocato ma non viene riconosciuto, senza contare che i due anni di pratica non hanno granché a che vedere con la tipologia di esame che si andrà ad affrontare.
Purtroppo, la situzione non riguarda solo i praticanti avvocati, ma molto altri laureati in discipline "non professionalizzanti" (per es. praticanti commercialisti, tirocinanti psicologi, etc.), legalmente costretti a un periodo di praticantato sottopagato e non riconosciuto. Per la professione forense è stato sempre così, ma la cosa peggiore è che, a meno che uno non abbia le capacità, il coraggio e le possibilità di mettersi in proprio, anche in futuro, da neo-avvocato, il rischio è sempre quello di fare il dipendente di un altro professionista già affermato. Intanto, però, i due anni di pratica continuano a venire molto comodi a coloro che in questo modo hanno la possibilità di avere, senza interruzione, forze fresche da gettare cui affidare le varie file ed altri compiti gravosi, riconoscendo loro un trattamento peggiore rispetto a quello che spetterebbe a una regolare segretaria.
Anche questo è un triste ma inevitabile esempio di come l'Italia non abbia mai smesso di essere il Paese delle corporazioni...
c'è anche da dire che questo triste fenomeno viene cospicuamente foraggiato dall'enorme numero di iscritti alla facoltà di giurisprudenza. bisogna quindi ammettere che la prima distorsione viene proprio da quei ragazzi che vengono poi sfruttati. per il mio lavoro ho conosciuto fin troppi ragazzi che si sono iscritti a giurisprudenza perchè vedevano nella professione dell'avvocato un futuro assicurato, senza rendersi conto che la laurea e il periodo del praticantato sono solo il primo passo, dopo devi metterti in proprio e farti una clientela (che poi è la parte più difficile). sono tanti quelli che superato l'esame di stato si rendono conto che non riescono a crearsi una clientela e devono ripiegare a fare il dipendente di uno studio o cambiare proprio settore.
è ovvio che, se giurisprudenza sforna una marea di "aspiranti avvocato" ogni anno, ci sarà sempre "carne fresca" a cui attingere. con un numero molto minore di laureati ci sarebbe anche più concorrenza tra gli studi per prendersi i migliori (e pochi) praticanti, con un conseguente miglioramento economico.
Aurelio De Laurentiis ha lasciato la sede dove si stanno svolgendo i sorteggi dei calendari fermando uno sconosciuto che passava su un motorino dicendogli: "Portami via da questo posto". Ed è andato via come passeggero del motorino di uno sconosciuto
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#9
Inviato 23 ottobre 2007 - 17:00
Ripeto,parlo da "ignorante",perchè non frequento Giurisprudenza,nè so benissimo e con precisione qual è il percorso post laurea.Però,anche se c'entra poco col post di Julian,che ha tutta la mia solidaritetà,così come la hanno tutte le persone che conosco,anche in condizioni peggiori,secondo me un discorso sul numero chiuso in Italia,in generale,andrebbe fatto.
#10
Inviato 23 ottobre 2007 - 17:12
la mia pratica forense si è divisa in due parti nettissimamente diverse:
1) primo anno-dalla laurea all'ottenimento del cosiddetto "patrocinio", cioè l'abilitazione che consente di comparire personalmente, e da solo, alle udienze minori e che ti permette di patrocinare personalmente, e da solo, cause non eccessivamente rilevanti: piccolo studiolo di provincia presso un avvocato dominus che non mi insegnava pressochè; le pratiche che mi passava dovevano essere condivise con un'altra collega (asieme a scrivania e computer), con cui dovevo confrontarmi, secondo lui, nella comprensione dei problemi giuridici sottostanti e nella stesura degli atti (cazzata: meglio sbagliare da soli se si vuole imparare!); no lavoro di segreteria; no retribuzione; i clienti che avevo li "dividevo" col capo causa assoluta inesperienza; pochissime spese, ero vicino a casa; poca autostima e scarsa fiducia nella professione.
2) secondo anno (appena acquisito il patrocinio): cambio radicale. tramite un amico sono riuscito ad entrare in uno degli studi più grossi della provincia. sono stato buttato allo sbaraglio, a causa della gran mole di lavoro; udienze ogni giorno ed in vari tribunali, acquisendo molta esperienza "sul campo"; no retribuzione (per i primi mesi) ma cospicui rimborsi spese da subito; orari di lavoro molto aumentati; ufficio personale e zero mansioni di segreteria; clientela in crescita (che non divido col capo) anche e soprattutto per merito di un mutato atteggiamento verso l'esterno e maggiore fiducia in me stesso; credo di poter affermare che ho superato l'esame di stato al primo tentativo grazie al senso pratico (rectius, applicazione dei principi giuridici al caso concreto) maturato dopo il cambio di studio.
#11
Inviato 23 ottobre 2007 - 17:29
Ore 9: già ero in fila per qualche adempimento nelle varie cancellerie (e considera che io ero a roma, dove il tribunale è qualcosa che oscilla tra il mostruoso e l'indecente)...passi per un primo tempo, perchè effettivamente imparare a muoversi in tribunale, anche se per fare cose che magari, mediante delega, anche una segretaria senza laurea in giurisprudenza potrebbe compiere tranquillamente...dopo, quando la cosa comincia a farsi ripetitiva, è abbastanza alienante buttare le mattine così...
Ore 15: comincia il pomeriggio, dopo una pausa-pranzo di un'ora...lo studio mi faceva fare di tutto. In primo luogo ero il praticante di tutti gli avvocati dello studio, con una mano scrivevo un atto, o una redazione o una lettera per un cliente o per un altro avvocato, con l'altro facevo tutto ciò che assomiglia al facchinaggio: curavo la biblioteca dello studio, venivo mandato in giro per adempimenti extra-tribunale, inviavo 200 fax a sera, facevo 400 e passa fotocopie, rispondevo al telefono (che era sinceramente la cosa che mi infastidiva di più)...
Ultima annotazione...il titolare dello studio dove stavo era uno che faceva l'avvocato per tutto fuorchè passione, suo padre era stato il fondatore di un prestigioso studio di diritto commerciale e tutti i figli si sono dati MISTERIOSAMENTE alla libera professione...non essendo contento del lavoro di avvocato era sempre irascibile e piuttosto scortese, mi rispondeva spesso male ogniqualvolta mi azzardavo a fare domande (e che diamine mica siamo autodidatti) e non si faceva il minimo scrupolo sugli orari cui mi sottoponeva (tornavo a casa sempre non prima delle 21)...tutto ciò rendeva l'ambiente oltremodo scomodo...
Ti racconto un aneddoto che ti farà capire l'assurdità della situazione: siccome era anche un asociale che disprezzava cordialmente i propri clienti, si rifiutava di riceverli, mi faceva telefonare per annullare appuntamenti e mi incaricava, quando qualcuno chiamava per avere notizie della causa, soprattutto quando noi sapevamo che le notizie da dargli non erano buone, di sbrogliarmela da solo...e questo fin dai primi mesi, quando ero appena uscito dall'università...bastava che dicessi una virgola fuori posto che poi mi toccava pure sorbirmi il cazziatone...
Ringrazio Dio di esserne uscito..
#12
Inviato 23 ottobre 2007 - 21:19
Una volta c'erano gli sguatteri (proprio sguattero, non garzone) adesso c'è lo stagista: questo perchè le università sono totalmente slegate dal mondo del lavoro e perchè coloro che hanno acquisito una posizione la difendono fottendosene dei diritti dei lavoratori.
#13
Inviato 23 ottobre 2007 - 21:26
Nel primo caso mi chiedo perchè in Italia si faccia un abuso di numero chiuso per certe facoltà e professioni(che io chiamo Caste)
Il numero chiuso, nelle università pubbliche, andrebbe abolito o limitato, nei limiti delle infrastrutture e attrezzature disponibili alle varie facoltà. E andrebbe abolita gran parte degli albi professionali, di netto.
#14 Guest_Number 5_*
Inviato 24 ottobre 2007 - 22:12
Con la seconda parte della pratica invece con professionisti che mi hanno pagato da subito una cifra fissa mensile, dove di fatto avevo una struttura a disposizione ma di fatto mi dovevo fare il culo quadrato. Dovevo imparare da solo, nel senso che nessuno in pratica mi prendeva da una parte e mi spiegava come si redige un contratto o come si tratta la cessione di un ramo d'azienda o una fusione. Se trovavo un problema potevo chiedre, certo, però le spiegazioni non erano molto approfondite. Ho avuto anche grossi scontri, però di fatto ancora oggi sono legato a chi mi ha fatto da "dominus" durante la seconda parte della pratica. Magari umanamente i rapporti non sono profondi, ma so cosa aspettarmi e so con chi ho a che fare e viceversa. Una piccola sicurezza nell'incertezza della libera professione, insomma. Mi faccio sempre il culo quadro, spesso senza sabati, domeniche, Pasqua e primo maggio. Se c'è da lavorare si lavora e zitti.
In tutti questi anni ne ho sentite tante di storie come la tua e non esito a capirti perfettamente. Il mio pensiero è esattamente il tuo, alla virgola. Del resto sono vicende che succedono soprattutto tra praticanti avvocati anche perché sono un tot più numerosi. Comunque ci sono molti casi "noti" anche tra i commercialisti. Cioè in una città di medie dimensioni come questa si sa quali sono gli studi che non pagano e sfrutttano. Non di rado c'è chi alla fine della pratica e passato l'esame di Stato ti mette alla porta senza tanti complimenti (e senza preavviso), perché ovviamente un neo-"collega" ha due difetti: 1) non puoi non pagarlo e 2) è un concorrente interno che ovviamente quasi nessuno accetta. Associare un giovanotto fresco di esame di stato è un'utopia da film americano, ovviamente.
Si ha spesso l'impressione che alla fine ce la facciano solo i figli di professionisti nello stesso ramo del padre o i figli di famiglie benestanti che possono permettersi di non prendere nulla (o non abbastanza) per tutta la pratica e spesso anche oltre, oppure chi rileva studi altrui per una botta di culo o perché più furbo di altri. Si deve essere pronti a sacrifici grossi in termini di quantità di lavoro e di scarsità di soldi in entrata. C'è poco da fare e purtroppo poco da illudersi.
Mi par di ricordare comunque che il nuovo Consiglio Nazionale che unifica Dottori Commercialisti e ragionieri abbia intenzione di introdurre una nuova norma deontologica che prevede che qualora si prenda un praticante c'è l'obbligo di retributirlo. Il che ho paura significhi che diminuiranno drasticamente gli studi disposti a prendersi un praticante.
#15
Inviato 24 ottobre 2007 - 22:54
...
Bentornato Number
Ci mancavano le tua paginate
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