vabbè, ce la farai quest'anno
non mi hanno bocciato , dannato piersa!
Terrence Malick
#201
Inviato 03 settembre 2012 - 17:45
#202 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 03 settembre 2012 - 18:43
Per me sbagli cine a sottovalutare brad pitt
Il punto focale del mio post non era Brad Pitt, però comunque la sua è una filmografia da divo di Hollywood di cassetta, non importa se ha lavorato con i Coen o con altri. Non dico che non sia bravo o altro, il punto era un altro. Magari te lo spiegherà il signor Piero se si impegna un po' anche a rispondere e non soltanto a punzecchiare
#204
Inviato 03 settembre 2012 - 18:50
Pitt-Affleck-Damon-Clooney e qualcun altro non vanno considerati come attori ma come gli sceicchi che si comprano il manchester city; si divertono, si fanno pubblicità, ci guadagnano pure dei soldi. Così va bene?
Per me sbagli cine a sottovalutare brad pitt
Il punto focale del mio post non era Brad Pitt, però comunque la sua è una filmografia da divo di Hollywood di cassetta, non importa se ha lavorato con i Coen o con altri. Non dico che non sia bravo o altro
#205 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 03 settembre 2012 - 19:00
Pitt-Affleck-Damon-Clooney e qualcun altro non vanno considerati come attori ma come gli sceicchi che si comprano il manchester city; si divertono, si fanno pubblicità, ci guadagnano pure dei soldi. Così va bene?
Si, però Damon si è scelto meglio i film, mentre Clooney si è rivelato un regista interessante. Ciò non toglie che appartengono a quel particolare mondo che emerge nelle pagine on-line dei quotidiani nei box a lato delle notizie di politica e finanza: sono materiale da gossip in poche parole
#206
Inviato 03 settembre 2012 - 19:26
Comunque il giudizio di Maltese è sintetizzabile in "gran film, ma non capolavoro come Tree Of Life".
Boh dal video-editoriale pareva seccato e ricordo l'espressione "Malick minore", avrò capito male sicuramente
#207
Inviato 03 settembre 2012 - 19:32
#208
Inviato 03 settembre 2012 - 19:35
Per anni non si è fatto vedere in pubblico, per anni non ha fatto un film, ma appena è tornato a girare i divi di Hollywood si sono inchinati e si sono fatti umiliare al montaggio pur di rimanere in una sua pellicola.
Vero, però c'è anche chi si è lamentato platealmente come Sean Penn in The tree of life...chissà se uscirà mai un director's cut
Che Malick sia influenzato dal cinema europeo è senz'ombra di dubbio vero (come tutta l'ondata di registi della New Hollywood), però ridurre i suoi film (anzi, le sue velleità poetiche) a un mero schematismo è disonesto
#209 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 03 settembre 2012 - 19:56
Che Malick sia influenzato dal cinema europeo è senz'ombra di dubbio vero (come tutta l'ondata di registi della New Hollywood), però ridurre i suoi film (anzi, le sue velleità poetiche) a un mero schematismo è disonesto
No, non era mia intenzione. Volevo solo capire anche il punto di vista di chi dice
Prima o poi vi accorgerete tutti di quanto Malick sia un bluff.
Io sono dell'idea che per avere un quadro generale di un regista bisogna mettere insieme la critica e l'elogio.
Comunque visto che siamo in serata di confessioni d'amore, ebbene io non sono un amante del cinema di Malick. "Amore" è una parola impegnativa. Sicuramente ammiro l'arditezza sperimentale delle sue opere, ma non vedo in lui il Salvatore del cinema contemporaneo. Anche perché sulla contemporaneità dice davvero poco!
#210
Inviato 03 settembre 2012 - 20:07
la cosa che mi fa incazzare, in ogni caso, leggendo qualche recensione sparsa e diversi commenti su facebook, è la superficialità con cui si emettono certi giudizi o si liquidano certi autori. Il tono generale è del tipo "Malick è meglio se ti ritiri per altri venti anni"....ma perfavore. Bastasse anche solo "La sottile linea rossa" Malick resta uno dei massimi registi viventi, uno dei pochi veri Autori rimasti, un artista senza compromessi
#211
Inviato 03 settembre 2012 - 21:22
E "La rabbia giovane" uno dei più folgoranti esordi.
Assolutamente!
magari alla fine sarà davvero deludente, anche se fatico a credere che Malick possa dirigere un "brutto" film...
la cosa che mi fa incazzare, in ogni caso, leggendo qualche recensione sparsa e diversi commenti su facebook, è la superficialità con cui si emettono certi giudizi o si liquidano certi autori. Il tono generale è del tipo "Malick è meglio se ti ritiri per altri venti anni"....ma perfavore. Bastasse anche solo "La sottile linea rossa" Malick resta uno dei massimi registi viventi, uno dei pochi veri Autori rimasti, un artista senza compromessi
Quoto tutto. Anche io non voglio credere che possa essere un brutto film. La mia era una delusione nel non ritrovare più il "mio" Malick ma, appunto, è un ragionamento innanzitutto personale.
Sulla questione degli interventi facebookiani, poi, come darti torto? No, veramente, ci sono ragazzi di 20 anni che scrivono sui blog o adulti che son sempre stati signor Nessuno che si atteggiano a critici autorevolissimi che vanno a Venezia, sganciano commenti agghiaccianti che, non capisco come, sono presi anche per degni di nota da molti. Poi, come hai detto tu, Alex, ci sono quelli che da Venezia scrivono 50 messaggi al giorno su facebook: ma come fanno?
#212
Inviato 03 settembre 2012 - 21:29
#213
Inviato 03 settembre 2012 - 21:32
#214
Inviato 03 settembre 2012 - 21:33
Maltese
Un uomo prestato alla critica cinematografica senza che nessuno gliel'abbia chiesto.
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
#215
Inviato 03 settembre 2012 - 21:39
Ma soprattutto : perchè leggete i commenti e le recensioni che stanno su facebook?
In realtà le recensioni di altre webzine ormai le leggo molto raramente: un po' per mancanza di tempo, un po' per non rischiare di farmi influenzare, un po' perchè ce ne sono poche di interessanti (soprattutto se rapportate alla quantità). Però i commenti si consumano in poche secondi e per natura sono curioso.
ma guarda, a volte sono talmente disgustato dalla deriva da social network della nostra "giovane critica" che medito di cancellare il mio account....lo tengo solo nella vana speranza di agganciare qualche tipa
E hai ragione. No, davvero. Ad esempio questi insulti e sberleffi a Malick da parte di Signori Nessuno mi danno sui nervi. Però dato che non amo il mezzo, ultimamente ho pure evitato di intervenire.
#217 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 03 settembre 2012 - 21:51
#218
Inviato 04 settembre 2012 - 00:46
Poi "The tree of life", un'opera colossale che non è più paragonabile con tutti i film precedenti semplicemente perché è il punto d'inizio d'un nuovo cinema. Un cinema, sì, radicato in presupposti che accompagnano Malick sin dall'esordio tanto per ricorrenti tematiche legate al Giano amore/morte quanto all'interiorizzazione della narrazione, ma tanto radicalizzati da oltrepassare le loro origini. Questa è una delle più ambizioni operazioni cinematografiche di sempre andando alla ricerca della trascendenza del senso di ciò che è e uno de rarissimi casi in cui un cineasta riesce a dialogare apertamente con letterati e filosofi scacciando il complesso d'inferiorità di cui ha sempre sofferto il cinema. Questo è un cinema radicale che, contrariamente a quanto può apparire in superficie, annichilisce l'uomo in quanto soggetto che si trova consegnato a qualcosa che di volta in volta lo sovrasta e ne distrugge ogni pretesa di solidificarsi in una certa forma. Ma c'è così tanto da dire che alla fine è meglio tacere.
Ora, mi chiedo perché tanta -magari non tantissima su questi lidi- rimostranza nei confronti della nuova forma che Malick ha plasmato per il cinema? Alle volte mi viene da pensare che alcuni amanti del cinema in realtà apprezzino qualcos'altro. Perché tanta rimostranza quando il cinema cerca un proprio linguaggio autonomo e specifico decidendo di smettere d'usare la cinepresa come un colapasta per filtrare le altre arti? MI sembra che costoro non amino proprio il cinema, ma semplicemente vorrebbe vedere un romanzo filmato. Mentre questo di Malick con "The tree of life" è uno dei rari casi in cui il cinema -arte nata decadente- mostra in modo limpido che ancora non è mai stato ciò che esso stesso è.
Grazie, Giuseppe, per la bellissima recensione di "To the wonder", dopo averla letta è ancora maggiore la mia voglia di vederlo.
I'm too old for this shit
#219 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 04 settembre 2012 - 09:23
Alle volte mi viene da pensare che alcuni amanti del cinema in realtà apprezzino qualcos'altro. Perché tanta rimostranza quando il cinema cerca un proprio linguaggio autonomo e specifico decidendo di smettere d'usare la cinepresa come un colapasta per filtrare le altre arti? MI sembra che costoro non amino proprio il cinema, ma semplicemente vorrebbe vedere un romanzo filmato. Mentre questo di Malick con "The tree of life" è uno dei rari casi in cui il cinema -arte nata decadente- mostra in modo limpido che ancora non è mai stato ciò che esso stesso è.
A dir la verità anche il cinema di Malick fa da "colapasta". Utilizza la cinepresa come fosse una penna o un occhio in grado di indagare nei flussi di pensiero della sua mente. Cosa c'è di più letterario e di "pesante", in termini cinematografici, della voce over? Se c'è una cosa che viene comunemente considerata anti-cinematografica, nel senso della ricerca di una forma pura di cinema, è proprio la voce che sovrasta le immagini, che esce dall'esterno dell'inquadratura. Malick non fa un cinema "puro", almeno non per come intendo io il cinema "puro", secondo me invece fa qualcosa di molto simile a quello che lei definisce "romanzo filmato". L'anti-narrazione è uno stratagemma poi che come lei credo ben sappia andava molto di moda nella letteratura "colta" di inizio secolo scorso, e ci sono ancora molti discendenti di quel filone che utilizzano questo stratagemma in antitesi alla narrativa popolare, dal mio punto di vista un po' spocchioso e irritante, ma va bene lo stesso. Ripeto che io vedo moltissimi agganci del cinema di Malick con la letteratura, in particolar modo con la poesia. Voler dimostrare che il suo cinema invece è svincolato dalle altre arti e non soffre di complessi di inferiorità - invece secondo me il cinema di Malick ne soffre molto di più di un qualsiasi film di cassetta hollywoodiano - non ci trova d'accordo. Che poi non trovo neppure che sia un difetto voler fare dei "romanzi filmati". Ho già letto comunque che qualcuno azzardava parallelismi tra l'astrattismo del cinema di Malick e il gorgo oscuro del cinema di Lynch, l'ultimo Lynch. Secondo me Lynch si è spinto più in là, in termini cinematografici, anche se neppure per lui parlerei di "cinema puro".
#220
Inviato 04 settembre 2012 - 11:44
Ripeto che io vedo moltissimi agganci del cinema di Malick con la letteratura, in particolar modo con la poesia.
ce lo vedo anche io, nel post sopra ho citato i lirici greci, la recensione di "The tree of life" l'ho aperta con una citazione di Holderlin, ma c'è tanto altro ancora (c'è Rilke, tanto Rilke, ci sono i grandi tragici, lo stream of consciousness fa tirare fuori il nome di Joyce, anche se poi andando a scavare qualcosina lo si può trovare ma non poi così tanto, ...). Ma quello di Malick non è un semplice citazionismo, ma una sfida a se stesso in primo luogo, poi a tutti i suoi referenti e allo spettatore che si trova -se veramente vuole comprendere il suo film- a dover discutere con lui. Non è un cinema che assume la letteratura come data, come una natura morta, ma ci si getta in mezzo e lotta.
[Cosa c'è di più letterario e di "pesante", in termini cinematografici, della voce over?
è vero anche che la voce fuori campo viene sovente utilizzata come dici, ma non è questo il caso: la voce fuori non è connotativa nei film di Malick, non spiega, non aiuta la comprensione di ciò che è mostrato, ma anzi crea una tensione tra l'immagine e la parola (già dai primi film si può trovare questa tendenza poi radicalizzatasi) e una disintegrazione del soggetto sperduto tanto negli eventi del mondo quanto nel torrente di voci interne. Spessissimo la voce perde ogni connessione col flusso di immagini, alle volte sono più le voci che si susseguono senza lasciare alcun appiglio per comprendere di chi sia il discorso e intanto la voragine che si apre tra voci e immagini sospende lo spettatore in uno stallo dove sembra che si perda ogni riferimento. Perché in fin dei conti un discorso dentro il film non c'è affatto, il discorso è il film stesso.
Lynch, seguendo un sentiero diverso, ha spesso camminato verso una meta simile.
I'm too old for this shit
#221
Inviato 04 settembre 2012 - 12:23
#222
Inviato 04 settembre 2012 - 13:05
Possiamo mettere un paletto riguardo la voce over: quando ribadisce quello che già vediamo è ridondante e inutile; in caso contrario, quando fa "tensione" è un'arma potentissima di un'arte che ha proprio nella sinteticità il suo tratto più specifico. Siamo tutti d'accordo?
A questo proposito, volevo chiedere il tuo parere sulla voce over di "Pickpocket" di Bresson.
Mi sono fatto una mia idea, ma fatico a convincerne il pubblico.
(Off Topic quindi magari apriro' un thread sul film...)
#223 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 04 settembre 2012 - 13:15
Non parlo mai di cinema puro, ma di un cinema che cerca una propria identità linguistica, una sua specificità che appartenga solo ad esso.
Quello che per cinemaniaco è il cinema puro. La tua ulteriore precisazione è pleonastica
Ma quello di Malick non è un semplice citazionismo
Cinemaniaco non aveva parlato di citazionismo. Quello che è chiaro è che Malick ibrida il proprio cinema con altro: il suo linguaggio cinematografico è figlio di questa ibridazione, altro che autarchia cinematografica!
Possiamo mettere un paletto riguardo la voce over: quando ribadisce quello che già vediamo è ridondante e inutile; in caso contrario, quando fa "tensione" è un'arma potentissima di un'arte che ha proprio nella sinteticità il suo tratto più specifico. Siamo tutti d'accordo?
Su questo cinemaniaco è d'accordo. Forse non si è capito, ma cinemaniaco comunque adora i "romanzi filmati".
#224
Inviato 04 settembre 2012 - 13:22
Perdonami ma non ce l'ho freschissimo ma negli ultimi mesi ho rivisto "Un condannato a morte, L'argent e diario di un curato...".
Possiamo mettere un paletto riguardo la voce over: quando ribadisce quello che già vediamo è ridondante e inutile; in caso contrario, quando fa "tensione" è un'arma potentissima di un'arte che ha proprio nella sinteticità il suo tratto più specifico. Siamo tutti d'accordo?
A questo proposito, volevo chiedere il tuo parere sulla voce over di "Pickpocket" di Bresson.
Mi sono fatto una mia idea, ma fatico a convincerne il pubblico.
(Off Topic quindi magari apriro' un thread sul film...)
Bresson oltre che "usatore" è anche uno dei massimi teorico della "tensione" di cui sopra, basta vedere il suo Note sul cinematografo dove la espone in più punti. Il cinema di Bresson è scarno, essenziale, "di sottrazione". Lo scarto tra l'immagine e la parola è spesso usato per esprimere "stati superiori" quali la Grazia, il furore passivo e il "drole de chemin" che l'uomo compie per ricongiungersi a Dio. Quasi 10.
#225
Inviato 04 settembre 2012 - 13:32
Quel che avevo notato infatti e' questo scarto tra immagine e parola. Che pero' in "Pickpocket" appare quasi dissimulato, difficile da cogliere.Perdonami ma non ce l'ho freschissimo ma negli ultimi mesi ho rivisto "Un condannato a morte, L'argent e diario di un curato...".
Possiamo mettere un paletto riguardo la voce over: quando ribadisce quello che già vediamo è ridondante e inutile; in caso contrario, quando fa "tensione" è un'arma potentissima di un'arte che ha proprio nella sinteticità il suo tratto più specifico. Siamo tutti d'accordo?
A questo proposito, volevo chiedere il tuo parere sulla voce over di "Pickpocket" di Bresson.
Mi sono fatto una mia idea, ma fatico a convincerne il pubblico.
(Off Topic quindi magari apriro' un thread sul film...)
Bresson oltre che "usatore" è anche uno dei massimi teorico della "tensione" di cui sopra, basta vedere il suo Note sul cinematografo dove la espone in più punti. Il cinema di Bresson è scarno, essenziale, "di sottrazione". Lo scarto tra l'immagine e la parola è spesso usato per esprimere "stati superiori" quali la Grazia, il furore passivo e il "drole de chemin" che l'uomo compie per ricongiungersi a Dio. Quasi 10.
Molti di quelli con cui ne ho parlato hanno lamentato che la voce over (del protagonista, quindi soggettiva) racconta e ripete quel che il protagonista fa, e che gia' si vede. Pleonastica, quindi.
Ma quel che ho notato e' che non narra tutto cio' che si vede. Racconta in maniera minuziosa e dettagliata i borseggi che compie, si dilunga sulle sue speculazioni (a)morali. In modo talmente ossessivo, fra l'altro, da non essere piu' mera "narrazione" degli eventi: non dice soltanto quello che sta facendo e pensando, carica anche d'importanza quel che di per se' sarebbe solo squallido.
D'altra parte, c'e' parecchio che la voce over tace. Mentre appunto e' invadente quando si tratta delle ossessioni del protagonista, rimane muta quando questi si confronta con i familiari, con l'amico, con la donna che ama. Quasi ogni borseggio e' raccontato minuziosamente, ma la scena in cui deruba il suo migliore amico e' mostrata solo con uno stacco. Ogni volta che il protagonista legge frammenti del suo diario, la voce over li ripete. Quando legge la lettera della donna che lo ama, invece rimane muta.
Insomma non e' una voce spalmata indifferentemente su tutto quel che si vede. E' (mi e' parso) la voce della soggettivita' esasperata del protagonista, che filtra il mondo dal suo punto di vista ma lascia fuori alcune cose che pur si vedono ma da cui il protagonista si estranea.
Non sono mai riuscito a convincere nessuno di questa mia lettura.
Ma sono OT, scusate.
#226
Inviato 04 settembre 2012 - 14:03
#227
Inviato 04 settembre 2012 - 14:57
Non sei per niente OT, anzi sono belle queste discussioni; ringraziamo anche Cinemaniaco, che le apre
Cinemaniaco dice che è contento.
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
#228
Inviato 04 settembre 2012 - 20:01
#229
Inviato 05 settembre 2012 - 18:13
Io non ho amato The tree of life, però, forse, per un motivo diverso rispetto a quelli sentiti e letti in giro. Riconosco le qualità tecnico-visive dell'opera, come vedo e apprezzo l'espressione personale di un nuovo e originale modo di fare cinema. Ambizioso, anzichenò. Tutto questo è stato detto e lo condivido. Tutto questo, però, per me è rimasto sullo schermo. Quello che non mi è arrivato è il contenuto emotivo, quel ponte di comunicazione inconscia che si crea tra spettatore e opera, in un film che si propone eminentemente come esperienza visiva. La voce over, di cui Piero ha fatto bene a sottolineare il potenziale, più che intensificare le immagini mi ha irritato se non fatto sorridere, le belle-bellissime immagini naturalistiche sono così scientificamente perfette che difficilmente possono toccare le corde della mia sensibilità. Cerco di spiegarmi con un parallelismo che è stato tirato fuori spesso: un esempio di linguaggio personale e cinema visivo è quello di Lynch; ciò che fa Lynch è far parlare il nostro inconscio, cioè come noi percepiamo la vita (perdonate la semplificazione, ma è per intendersi); quello che fa Malick è far parlare il nostro subconscio, cioè farci vedere COME E' la vita, dagli aspetti biologici a quelli individuali (la storia famigliare di Brad Pitt e consorte). Ecco io non capisco come questo contenuto così logico-razionale possa comunicare con la mia emotività, se non come adesione alla bellezza intrinseca delle immagini. Sono stata chiara?
Messaggio modificato da - laura palmer - il 05 settembre 2012 - 22:26
#230
Inviato 05 settembre 2012 - 22:11
#232
Inviato 06 settembre 2012 - 12:44
Chiarissima, però ti muovo un paio d'obiezioniSono stata chiara?
parto in medias res
Ciò accade perché non toccano la tua sensibilità immagini perfette e studiate in genere o è solo questo il caso in cui accade?le belle-bellissime immagini naturalistiche sono così scientificamente perfette che difficilmente possono toccare le corde della mia sensibilità.
Mi viene da ricordare il lavoro immenso che faceva Kubrick (non parliamo di quel pazzo di Ejzenstejn) sulla sezione aurea, sulla specularità, sulle direttrici che intersecano le inquadrature. Ogni film di Kubrick aveva a monte uno studio geometrico di ogni singola inquadratura e di ogni movimento di camera. Per quanto trovi straordinario il lavoro di Malick non si avvicina ancora ad un tale livello di ricerca.
Secondo me sbagli il tiro nel parallelo con Lynch
dall'aperto antinaturalismo di scene come quella in cui la madre di Jack si libra in aria o di quella (che cita Lynch) del gigante nella soffitta agli infiniti accostamenti di montaggio (rubientto/cascata, spiaggia/ponte, etc etc) passando per le infinite immagini simboliche (fiume, luci che si accendono) ciò che fa Malick è lontano dal mostrare COME E' la vita, egli in primo luogo non fa altro che mostrare come e' la vita PER una persona, dove il "per" diventa decisivo, per Jack, quali sono le sue fantasie e quali i nessi mentali che stabilisce, come la sua mente vaga in associazioni che ne diventano il cammino di vita. Seguendolo in questo percorso si potrebbe ritrovarsi nel personaggio e sentire i passaggi, come d'altro canto si potrebbe anche restarne completamente indifferenti. Ma ad un secondo livello il film pone interrogativi tanto radicali sul senso dell'umanità che non solo travalicano l'individualità dei personaggi messi in scena ma non capisco come non possano chiamare ogni spettatore a mettere in gioco se stessi, perdersi nel film con la speranza di infine ritrovarsi.quello che fa Malick è far parlare il nostro subconscio, cioè farci vedere COME E' la vita, dagli aspetti biologici a quelli individuali (la storia famigliare di Brad Pitt e consorte).
In conclusione
Come dicevo poco sopra, secondo me il film chiama lo spettatore ad un grande sforzo, sì intellettuale, ma anche emotivo. La differenza con la maggior parte delle pellicole a mio avviso sta solo (solo, ma non è poco) nel fatto che non semplicemente cerca di coinvolgere emotivamente in modo passivo ma richiede allo spettatore uno sforzo attivo per coinvolgersi. Non ti da uno schiaffo in faccia violento (come ad es un "Salò" di Pasolini) ma ti lascia libero di pigliarti a schiaffi da soloQuello che non mi è arrivato è il contenuto emotivo, quel ponte di comunicazione inconscia che si crea tra spettatore e opera, in un film che si propone eminentemente come esperienza visiva. [...] Ecco io non capisco come questo contenuto così logico-razionale possa comunicare con la mia emotività, se non come adesione alla bellezza intrinseca delle immagini. [...]
Ma se anche non fosse, quello che mi viene da chiedere è: ma il valore finale e il nostro giudizio complessivo di un film lo misuriamo in base a ciò che ci comunica emotivamente?
I'm too old for this shit
#233
Inviato 06 settembre 2012 - 17:48
Ma se anche non fosse, quello che mi viene da chiedere è: ma il valore finale e il nostro giudizio complessivo di un film lo misuriamo in base a ciò che ci comunica emotivamente?
Parto dal basso perché mi preme specificare: assolutamente no, però credo che un film che si propone essenzialmente come esperienza visiva veicoli necessariamente un contenuto emotivo (anche perché altrimenti sarebbero solo belle immagini, appunto), quindi questo aspetto co-partecipa al giudizio complessivo. Del resto quando uscì 2001 Odissea nello spazio Kubrick disse che a lui interessava realizzare un'opera visiva che scavalcasse l'aspetto della comprensione per insinuarsi tra le corde dell'inconscio. Ed è sulla base di questo assunto che di solito mi rapporto a un certo modo di fare cinema. Un aspetto, quello delle immagini che si stagliano al di sopra del significato e ti scuotono e percuotono con la loro sola forza immaginifica, che mi ha sempre sedotto e disarmato e non nego di ricercare. Hai ragione quando dici che Malick non cerca di coinvolgere in modo passivo*; e vedo la forza esplosiva del suo tentativo esprimersi attraverso quel bellissimo linguaggio che ha elaborato e fatto suo, ma non vedo la riuscita.
Credo che la tendenza universalizzante del film - in cui la vita è presentata in tutte le sue forme - sia palese, sia quando si esprime nelle immagini cosmico-naturalistiche e quindi rimanda all'aspetto biologico-scientifico della vita, sia quando inserisce una storia individuale-soggettiva che diventa induttivamente oggettiva quando riconosciamo l'aspetto discorde del (comune) cammino di vita di ognuno di noi. In questo senso, ho trovato molto veritiero e centrato il film nella descrizione della Vita (sì la natura è bellissima e sconfinata-sì la vita è contraddittoria-sì ci si pone questi interrogativi), ma non evocativo.ciò che fa Malick è lontano dal mostrare COME E' la vita, egli in primo luogo non fa altro che mostrare come e' la vita PER una persona,
Non mi riferivo alla bellezza formale delle immagini (sulla tecnica non ho nulla da dire), ma alla bellezza intrinseca. Per dirlo in breve: non capisco come contenuti così oggettivi possano parlare alla mia soggettività; se non in termini di adesione appunto.Mi viene da ricordare il lavoro immenso che faceva Kubrick (non parliamo di quel pazzo di Ejzenstejn)
La mia è una riflessione personale, metto in discussione il film nello stesso momento in cui lo faccio con la mia sensibilità. Non mi interessano le critiche stupide. Lo dico per chiarezza
*[nonostante io reputi anche quello verso "Salò" un coinvolgimento attivo, perché la prima reazione di fronte a tante scabrosità, quella più naturale e superficiale, è il rigetto]
#234
Inviato 07 settembre 2012 - 12:09
Cerco di spiegarmi con un parallelismo che è stato tirato fuori spesso: un esempio di linguaggio personale e cinema visivo è quello di Lynch; ciò che fa Lynch è far parlare il nostro inconscio, cioè come noi percepiamo la vita (perdonate la semplificazione, ma è per intendersi); quello che fa Malick è far parlare il nostro subconscio, cioè farci vedere COME E' la vita, dagli aspetti biologici a quelli individuali (la storia famigliare di Brad Pitt e consorte). Ecco io non capisco come questo contenuto così logico-razionale possa comunicare con la mia emotività, se non come adesione alla bellezza intrinseca delle immagini. Sono stata chiara?
mmmh...Lynch parla ALL'inconscio dello spettatore e per questo c'è la battuta che "i film di Lynch non vanno capiti ma percepiti" , ma all'interno di tale "percezione" Lynch fa film strutturatissimi la cui struttura poi va in pezzi fino al limite INLAND EMPIRE dove il movimento è inverso (si parte dai frammenti narrativi da cui si pul ricostruire il film o i possibili film). Malick è logico-razionale perché di base non è sua la dimensione del sogno, piuttosto quella di una narrazione che si è via via dissolta nel vortice della poesia e la poesia è una forma di matematica precisione, esattamente come la composizione della toccata e fuga di Bach.
#235
Inviato 07 settembre 2012 - 14:52
Io non sono mai riuscito ad esprimere la mia avversione per lo stile degli ultimi due di Malick, ma laura palmer ha espresso perfettamente il mio punto di vista. Un'estetica da urlo che non riesce mai ad arrivarmi e ad emozionarmi.
presente (parlo ovviamente solo di the tree of life, non avendo visto l'ultimo)
#236
Inviato 08 settembre 2012 - 19:45
#237
Inviato 28 novembre 2012 - 11:54
MAH.
#238
Inviato 28 novembre 2012 - 12:02
Il guaio è che anche altrove non è stato ancora distribuito.
La tragedia, invece, è che questo film sembra non esistere. I siti parlano molto più del dittico che Malick sta preparando che di questo.
#239
Inviato 28 novembre 2012 - 12:27
#240
Inviato 28 novembre 2012 - 13:39
#241
Inviato 19 dicembre 2012 - 17:46
v=
#242 Guest_cinemaniaco_*
Inviato 14 luglio 2013 - 09:14
oggi l'ho trovato un film irrisolto. un film sì pieno di acuti, ma nel complesso profondamente irrisolto.
adoro quando ritrovo di film in film (anche a distanza di vent'anni da un film all'altro) le tipiche caratteristiche del regista. anche nella sottile linea rossa c'è la maniacale attenzione malickiana de i giorni del cielo al fattore luce, al catturarla in quel precriso istante del giorno. c'è la natura e lo stupro che l'uomo le reca utilizzando la violenza (tornerà in the new world, ed è da sempre una costante del suo cinema). ci sono le voci over.
ecco, la voce over. voci sussurrate, salmodianti. costruire un film corale con l'intenzione di fare di tutte le voci dei soldati un'unica voce rivolta all'alto, una sorta di preghiera redentiva, è una idea molto interessante. ma quanta spiritualità un tanto al chilo, quanta spiritualità superficiale, da discount new age, c'è in queste riflessioni-preghiere? i film di malick sono tutti molto religiosi, poi non so se lui sia una persona religiosa. certo è che sequenze come quella del personaggio di caviezel - una sorta di "idiota" con la luce di dio negli occhi - che nuota con i bambini indigeni (sequenza montata dopo la sua uccisione) rimanda proprio a quella spiritualità new age corriva del periodo (in questo è un film che testimonia molto bene il periodo anni '80/'90).
può darsi che io sia un bieco materialista troppo involgarito, ma le riflessioni/preghiere messe in campo vanno bene per un ragazzino romantico. malick mi fa venire in mente quei 18enni che scrivono poesie credendosi di essere il nuovo goethe.
è vero che nel conformistico cinema americano contemporaneo degli ultimi vent'anni malick è uno dei registi più originali. ma non è un genio. la sfilata di star di hollywood in questo film (e in generale i nomi grossi dei suoi film) fanno capire una cosa: che per gli americani - abituati al puro intrattenimento - film come questi danno l'idea di essere profondi ed artistici.
malick secondo me ha fatto meglio quando ha prediletto più l'ingenuità (ma era l'ingenuità dell'epoca) e in questo sono d'accordo con la redazione di ondacinema che ha deciso di pietrificare la rabbia giovane. e in ogni caso nel periodo della new hollywood, quando il cinema americano era grandissimo, malick non era considerato un genio ma un regista interessante perché di grandi registi in attività ce ne erano un sacco. oggi in tempi di magra... va bè.
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