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Gli amori di Astrea e Céladon


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4 replies to this topic

#1 Pierrot le fou

    Roadie

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Inviato 05 settembre 2007 - 13:51

Eric Rohmer. 87 anni.

Il cinema di Rohmer è qualcosa di irripetuto e irripetibile. La sua particolare sensibilità prescinde dalla messa in scena, alla quale essa si sincronizza solamente in un secondo momento, o meglio, in un secondo momento questa sincronia può venire apprezzata appieno. La sua maniera di raccontare il passato trasuda leggerezza e precarietà, tenendo conto che questi sono due degli stati in cui la memoria ed il cuore si forgiano meglio, giocando con la realtà e la sua antitetica accezione dionisiaca della rappresentazione.
E' proprio l'aspetto dionisiaco che, come nei migliori dipinti, colpisce tanto forte ed in maniera reale, tale da associare questa sensazione al gusto.
Forse è proprio l'apparente imperfezione di fondo tra la messa in scena e la rappresentazione a generare la bellezza. La stessa bellezza che appartiene a film mai distribuiti come per esempio L'Histoire très bonne et très joyeuse de Colinot trousse-chemise di Nina Companeez.
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#2 nicholas_angel

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Inviato 05 settembre 2007 - 14:08

Io ROhmer non l'ho mai sopportato... Ma penso che lo andrò a vedere: alcuni elementi sembrano interessanti
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#3 Homer

    Classic Rocker

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Inviato 05 settembre 2007 - 16:22

Parlo da perfetto ignorante in materia, ma questo film non mi è piaciuto per nulla. Alla proiezione a cui ho assistito in sala a Venezia il finale è stato accolto da fragorose risate (non sorrisi, che sarebbe ben diverso).
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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"


#4 Guest_charliesantiago_*

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Inviato 16 settembre 2007 - 16:39

Sono una delle pochissime persone che ha apprezzato questo film... ricevendo anche minaccie di percosse da parte di malcapitati a cui l'avevo consigliato.
In fondo e' un esercizio erudito di ricostruzione filologica non solo di un testo del 1600, ma anche della cultura in cui quel testo viveva, della particolare sensibilita' dell'epoca. Un esercizio molto estetizzante (e per me riuscito). Certo e' ovvio che se non si e' interessati al gioco che propone Rohmer un simile anacronismo puo' dare fastidio, o addirittura indurre al riso.
Nonostante questo, rimane un bel film. Con tutto che non amo molto Rohmer.
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#5 scirocco

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Inviato 20 settembre 2007 - 22:32

Sono ancora sbalordito a distanza di qualche giorno. Che soavità, che tocco, che lezione di sensualità! Magico Rohmer, a 87 anni suonati è più fresco di molti giovani colleghi invasati della più moderne tecnologie e si piglia pure il lusso di scoprire nuova luce, di perlustrare nuovi sentieri.
Fotogrammi tenui, freschezza che si annusa, gambe appena scoperte, labbra che sfiorano il collo, rumori sottili di vesti e lenzuola. Un film che vive di gesti, parole e sguardi "dipinti" quasi a mano. Il racconto barocco diventa un pretesto, persino l'ambientazione medievale sfiorisce davanti ad una messa in scena così perfetta. Da vedere assolutamente in lingua originale per lasciarsi tramortire dalla geometria delle parole che rimbalzano tra i corpi e i gesti rivelandone tutte le incongruenze più divertenti e drammatiche. Un gioiello stupefacente.
Che iddio ce lo conservi, questo Maestro!
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