Sarebbe piu' da "idoli".
È morto Charles Webb, l'autore ribelle del Laureato
di Atonello Guerrera
LONDRA. Come nella “Solitudine del maratoneta” di Alan Sillitoe, Charles Webb è l’icona del ribelle irriducibile, anche quando il successo, il denaro e una placida vita sembrano scontati. Come in tutti i rimpianti esistenziali, dopo esser caduto nella miseria, nell’anonimato anti-borghese e nell’anticonformismo più carnale, ci mancherà molto questo inimitabile scrittore americano, l’autore del romanzo e poi film mondiale Il Laureato, scomparso a 81 anni il 16 giugno - ma si è venuto a sapere oggi - nel Sussex, in Inghilterra, per cause ignote.
Molti conoscono Webb proprio per quel romanzo, il suo capolavoro, successivamente diventato la ricchissima pellicola di una generazione americana grazie al regista Mike Nichols, agli attori Dustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross e allo sceneggiatore Buck Henry, morto lo scorso gennaio. Non tutti, però, sanno cosa accadde dietro le quinte di quel blockbuster che macinò 100 milioni di dollari al cinema. Perché l’incredibile vita di Webb, dietro quel suo disinteressato ennui, è una storia di privazioni volontarie, di follie familiari, di affamato disagio.
Ma bisogna partire dall’inizio per essere - e capire - Charles Webb. Che nasce il 9 giugno 1939, a San Francisco, per poi trasferirsi presto a Los Angeles. Famiglia benestante, alta borghesia, padre celebre cardiologo, madre abbonata ai salotti buoni. La sua vita è già scritta: progressismo radical chic, studi in un’eccellente università “Ivy League”, la laurea. Ecco, no grazie. Perché a Webb tutti questi privilegi non stanno bene. “Mi veniva la depressione”, raccontò in una rara intervista al quotidiano inglese Daily Telegraph nel 2005, “ogni cosa per me era stata decisa. “Il laureato” parla anche di questo casino: un ragazzo nevrotico, maniaco, depresso”.
Webb si laurea presto anche lui, in letteratura al Williams College, in Massachusetts. Ottiene una borsa di studio di scrittura creativa. E nel 1963 dà alla luce “The Graduated”, il “Laureato”. Descrizione della casa editrice: “Un romanzo sulla gioventù di oggi, come non l’avete mai letta”. Dove Benjamin Braddock - alias Dustin Hoffman - è evidentemente un suo alter ego, sebbene Webb abbia sempre tenuto a precisare di non aver mai avuto una storia con “Mrs Robinson” (nel film Anne Bancroft): una donna molto più grande di lui, immortalata nella storia della musica da Simon & Garfunkel, nella fiction moglie del socio del padre e madre di Elaine, cioè Katharine Ross, protagonista con Benjamin della fuga finale, in un bus al tramonto. “No, mi sono ispirato alla moglie di un collega di mio padre che giocava a bridge”, racconterà poi Webb, oltre a sua suocera che non voleva fargli vedere la figlia, avatar letterario di Elaine, e sua futura compagna di una vita. Ma il padre di Charles non la prende affatto bene, teme che l’opera getti discredito e vergogna a tutta la rispettata famiglia. Allora prende una copia del “Laureato” che gli ha dato il figlio Charles, la scaglia a terra e urla: “È una merda!”.
Non proprio, visto il successo che avrà il romanzo, pervaso da quella vacuità emotiva, dai dialoghi tediosi come nel “Guardiano” di Harold Pinter e dalle incertezze generazionali in un contesto destabilizzante come la Guerra del Vietnam. Il libro ottiene recensioni e vendite dignitose per un esordio. Ma Webb vende i diritti cinematografici ai produttori legati al celebre Larry Turman per soli 20mila dollari. Non solo: si lega le mani pure per un eventuale seguito, che dovrà essere revisionato e approvato da quella che poi sarà Canal+ in Francia, che ne avrà gli introiti maggiori.
Al produttore di Hollywood Turman, che decide di finanziare il film del Laureato dopo aver comprato quel romanzo in aeroporto, Webb fa così pena che, dopo i 100 milioni incassati al botteghino, gli regala 10mila dollari. Lo scrittore li rifiuta, come tutte le successive royalties, donate all’ong ebraica “Anti-Defamation League”. Webb rifiuta persino di andare alla premiere del film e regala i biglietti a uno sconosciuto. È solo l’inizio del suo anti-materialismo cosmico e del pauperismo antagonista che segneranno la sua vita: “Quando finisci il denaro è un’esperienza purificatoria”, dirà Webb, “perché fa bene alla mente come nient’altro. A volte rimpiangi non avere in banca titoli di Stato o altri beni materiali. Ma poi raggiungi un livello per cui riesci a vedere dentro le cose”.
Difatti, Webb rinuncia all’eredità del padre. Si sbarazza della sua casa al mare fuori Los Angeles. Lo stesso fa di almeno altre tre “oppressive” proprietà di sua moglie Eve Rudd, artista, discendente di pellegrini della Mayflower e eccentrica ereditiera della East Coast, conosciuta all’università dove entrambi amano lo sceneggiatore censurato Ring Lardner. Primo appuntamento della coppia: in un cimitero. I Webb si disfano anche di opere d’arte di Warhol e Rauschenberg, ereditate dalle loro famiglie. Tutto regalato a terzi, associazioni o a sconosciuti, pur di sbarazzarsi di qualsiasi bene o avere. Persino i regali del matrimonio vengono restituiti agli invitati. Charles e Eve Webb iniziano a vivere in motel, in luoghi di fortuna, nell’indigenza o in comuni nudiste (anche in Francia). Fanno gli accattoni e i lavori più umili - dagli operai alla raccolta nei campi. Hanno presto i due figli, John e David.
Non chiamatela Eve, però. Perché sua moglie cambia presto nome in Fred, in primis contro la “dittatura femminile” cui era sottoposta, e poi in onore di un gruppo di “self-help” per uomini con bassa autostima. I Webb, sempre uniti fino all’ultimo giorno dello scrittore, si sposano nel 1962, nello stesso anno in cui Charles scrive “Il Laureato”. Anche se l’anno prima hanno organizzato un altro matrimonio lampo all'improvviso causa gravidanza di lei, poi annullato dopo un aborto spontaneo. Alla fine, i due divorziano, ma solo formalmente, nel 1981. Il motivo non è chiaro, ma sono due le principali e contrastanti versioni che i due hanno fornito: per protestare contro la legittimità dell’istituzione matrimonio e, seconda ipotesi, per invocare gli stessi diritti anche per le persone dello stesso sesso.
Subito dopo “Il laureato”, i Webb si trasferiscono vicino New York e in Massachusetts, perché vogliono educare in casa i figli e ciò in California non è permesso. Uno di loro, un “performance artist”, un giorno mangerà letteralmente una copia del romanzo capolavoro di suo padre con la salsa di mirtilli. È l’inizio di una vita povera e peripatetica, di un nomadismo operaio e situazionista. Più tard, il trasferimento in Francia, il ritorno in America e infine, dal 1999, l’Inghilterra. “Perché ci sembrava un bel posto, anche se non conoscevamo nessuno”. Prima Brighton in un monolocale sopra un negozio di cibo per animali, poi in una casetta misera nella vicina Eastbourne, nell’East Sussex.
E le altre opere di Charles Webb? Il suo stile distaccato e idiosincratico mal si adegua ai romanzi successivi: “Affettuosamente, Roger” (1969), “Il matrimonio di un giovane agente di cambio” (1970), “Orphans and Other Children” (1975), “The Abolitionist of Clark Gable Place” (1976), “Elsinor” (1977), “Il grande slam” (1979). I libri vanno male, anche perché Webb rinuncia alle promozioni (“sarebbe come cibare mucche con carcasse di mucche pazze, il mondo editoriale vuole sempre, sempre di più!”) e addirittura rifiuta di far scrivere sulle copertine “dall’autore del Laureato”: “Sarebbe stato sfruttamento”, spiegherà in seguito.
Curiosamente, però, gli ultimi due romanzi lo fanno riemergere dalla palude editoriale. Nel 2002 è il turno di “Volare via”, amato da Nick Hornby, che sarà il film “Hope Springs” con Colin Firth. I soldi ricavati, però, Webb li regala per l’istituzione di un nuovo premio per le “minoranze creative” che andrà all’artista inglese Dan Shelton: il quale, come opera d’arte vincente, spedirà se stesso Tate Britain sigillato in un pacco. Infine, nel 2007, l’attesissimo sequel del Laureato, e cioè “Home School” (in italiano “Bentornata, Mrs. Robinson”) che il Times serializza, aiutandone la pubblicazione e finanziando la causa legale con Canal+ per i diritti ceduti negli anni Sessanta. Webb racimola 30mila sterline con cui paga i debiti ed evita lo sfratto. Il resto, lo regala ancora una volta al primo che passa. Rimpianti? “No”, spiegò sempre al Telegraph, "se avessi avuto 100 milioni di dollari li avrei buttati via con la stessa velocità di 20mila”. God bless you, please, Mr. Webb.
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Da tempo ho li' da leggere altri suoi due libri "Affettuosamente, Roger" del '69 e "Il matrimonio di un giovane agente di cambio" del '70. E' ora, direi.
PS poco tempo fa mi sono accorto che nel 1963 uscirono una manciata di lbri che hanno avuto una gradissima influenza su di me.
Charles Webb - The Graduate (appunto)
Walter Tevis - The Man Who Fell to Earth
Heinrich Böll - Opinioni di un clown
Leonard Cohen - The Favourite Game
Dino Buzzati - Un amore
Italo Calvino - Marcovaldo
William Burroughs e Allen Ginsberg - The Yage Letters