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julius evola


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155 replies to this topic

#51 Guest_soul crew_*

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Inviato 27 giugno 2007 - 09:26


ma un saggio sulle sue opere abbastanza obiettivo me lo sapete consigliare?


I saggi più obiettivi che si possano trovare sulle opere di Evola penso siano le opere stesse.

sì ma non conoscendo praticamente niente, se non le visioni distorte che se ne danno da destra e da sinistra, preferivo cominciare a farmi un' idea in maniera un po' più didattica, diciamo. altrimenti rischio di leggere qualcosa e rimanere comunque interdetto.  ;D

Per iniziare potresti provare la lettura degli articoli raccolti dallo SWIF, in particolare questo che posso garantire molto obiettivo, essendo del docente che ci ha presentato e fatto leggere Evola (presentato assieme a Marcuse e Foucault, per dire..).

grazie

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#52 StellaDanzante

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Inviato 27 giugno 2007 - 09:59

sì ma non conoscendo praticamente niente, se non le visioni distorte che se ne danno da destra e da sinistra, preferivo cominciare a farmi un' idea in maniera un po' più didattica, diciamo. altrimenti rischio di leggere qualcosa e rimanere comunque interdetto.  ;D


Guarda, ero convintissimo anch'io prima di leggere un'opera di Evola che mi sarei trovato davanti a frasi apertamente schierate e fanatismi conservatori, ma  in realtà quando apri un suo libro ti accorgi che era proprio uno studioso serio e coi controcazzi. Non so se le sue prime opere fossero più esaltate (e sarebbe anche comprensibile), ma essendo stato lui stesso esiliato dall'ambiente accademico italiano del fascismo credo che difficilmente lo si possa credere così in diretta connivenza con fazioni politiche: come ogni filosofo di un certo calibro lavorava per conto suo, osservava, studiava e produceva le sue tesi, indipendentemente che esse piacessero ad una parte o all'altra; tant'è che per pubblicare si è dovuto fondare la sua casa editrice (se non erro proprio quella che poi è divenuta le Edizioni Mediterranee).

Insomma, secondo me il modo migliore di approcciare un qualsiasi autore è quello "in your face": leggendolo ed impegnandosi a comprendere bene l'uso che fa di ogni parola si capisce spesso quanto una lettura superficiale si riveli sempre arbitraria ed erronea.
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#53 maelstrom

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Inviato 27 giugno 2007 - 10:11

Che bravi:), vi siete risposti da soli sul fatto che non è propriamente di destra
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#54 White Duke

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Inviato 27 giugno 2007 - 10:32

Che bravi:), vi siete risposti da soli sul fatto che non è propriamente di destra


Sì, dopo lunghi ragionamenti abbiamo capito che non è di Forza Italia, e nemmeno di An. Però ammirava alcuni aspetti del nazionalsiocialismo e, per certi versi, il fascismo, quindi abbiamo altresì capito perchè Toni Negri non diffondesse le sue idee.
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"No matter how high are one's estimates of human stupidity, one is repeatedly and recurrently startled by the fact that: a) people whom one had once judged rational and intelligent turn out to be unashamedly stupid b) day after day, with unceasing monotony, one is harassed in one's activities by stupid individuals who appear suddenly and unespectedly in the most inconvenient places and at the most improbable moments" (Carlo M. Cipolla)

#55 Lord Corkscrew

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Inviato 27 giugno 2007 - 10:48

E ai margini restano tuttora grandi personaggi come Cioran e Junger, quindi non c'e' di che stupirsi.


quoto di tutto cuore, soprattutto per Junger, e aggiungo - seppure non filosofi - il nome di Céline, grande romanziere francese del secolo scorso, 'dimenticato' dalla storia (anche se riscoperto nelle librerie dei buongustai) e un altro personaggio di rilievo come il mistico e scrittore russo Dimitri Merezhkovsky, di cui è difficile addirittura trovare notizie biografiche, figuriamoci i libri (quei pochi che ho rimediato sono edizioni degli anni '20 e '30)
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#56 Guest_soul crew_*

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Inviato 27 giugno 2007 - 12:36


Che bravi:), vi siete risposti da soli sul fatto che non è propriamente di destra


Sì, dopo lunghi ragionamenti abbiamo capito che non è di Forza Italia, e nemmeno di An. Però ammirava alcuni aspetti del nazionalsiocialismo e, per certi versi, il fascismo, quindi abbiamo altresì capito perchè Toni Negri non diffondesse le sue idee.

ahahahah :D

sulla teoria della razza non basata sui principi biologici(che fu motivo di contrasto con il nazismo), che mi sapete dire?
se non sbaglio si ispirava comunque all' arianesimo no?
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#57 Guest_gentle_touch_*

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Inviato 27 giugno 2007 - 12:48




ma ispirati in cosa? me lo spiegate? a me pare che tra le pratiche di ordine nuovo e le opere di evola (da quello che ho capoito da questa discussione), ci sia un abisso.
ora, o qualcuno qui sul forum non la racconta giusta (oppure nasconde la parte più politica di questo filosofo), o chi se ne dichiara seguace ha deviato notevolmente dall' originale.

mi fate un po' di chiarezza, please?


Non far confusione fra il Centro Studi Ordine Nuovo, di Pino Rauti, e il Movimento Politico Ordine Nuovo, nato da una scissione al momento del rientro di ON nei ranghi del MSI...


La confusione la facevano quelli che leggevano Evola e poi andavano a tirarsi sprangate per le strade con i cultori del Capitale (la spranga nella migliore delle ipotesi, ahimé). Erano le dinamiche di contrapposizione violenta che scatenavano putiferi, e l'incoerenza partiva da lì stante il fatto che stiamo parlando di idee comunque pericolose se non rielaborate in un'ottica filosofica e culturale, diciamo così.

ecco appunto, anch' io ho avuto questa impressione. non a caso avevo citato i plastic surgery, che hanno reso omaggio ad evola con la canzone "Rivolta" che parla di bande di guerrieri di strada che disseminano di sangue le strade.
mi resta da capire il perchè dal punto di vista filosofico l' autore sia praticamente messo da parte (e probabilmente qualcosa di buono c' è, da quel punto vista), mentre venga preso a modello da bombaroli e neofascisti di vario tipo.
ma un saggio sulle sue opere abbastanza obiettivo me lo sapete consigliare?


Non mi risulta che Evola abbia mai assunto posizioni pacifiste...tutt'altro direi! C'è inoltre da tener presente che i movimenti politici destrorsi negli anni 60/70, non si ispiravano al fascismo del ventennio, ma seguivano una via diversa, molto più vicina a certi scritti di Evola che non a Mussolini.

Ma soul crew, sei sicuro che i Plastic si siano ispirati ad Evola? :-\
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#58 Guest_soul crew_*

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Inviato 27 giugno 2007 - 12:57

è ovvio che non avesse posizioni pacifiste, ma non mi pare nemmeno il tipo che esalta il "fascismo proletario" e la lotta di strada tipo quella degli anni '70.
insomma se hai presente quel testo, non ci vedo molte attinenze.

sui plastic surgery, bisognerebbe chiedere a loro direttamente in quanto non esistono biografie, ma comunque i vecchietti della scena punk dicono che loro dal palco la presentavano così.

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#59 Lord Corkscrew

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Inviato 27 giugno 2007 - 13:20

sulla teoria della razza non basata sui principi biologici(che fu motivo di contrasto con il nazismo), che mi sapete dire?
se non sbaglio si ispirava comunque all' arianesimo no?


siccome l'arianesimo è una corrente del cristianesimo medievale fondata da un certo Ario (che se non sbaglio era vescovo di Alessandria d'Egitto), direi di no  asd

ha scritto un volume di Dottrina della Razza; è vero che per lui la razza non è solo biologica (anzi spesso non è biologica e basta), e questo fu uno dei motivi di contrasto nei confronti del nazionalsocialismo tedesco (e in seguito anche del fascismo italiano).

ti linko un bell'articolo sul suo sito non ufficiale (che è una discreta miniera  per i suoi scritti, anche se regna il disordine più assoluto)
http://www.juliusevo...ate.asp?cod=391
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#60 maelstrom

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Inviato 27 giugno 2007 - 15:13

A parte gli scherzi evola è un autore troppo complesso per essere catalogato in destra (storica e non berlusconiana) o sinistra, appoggia molte idee della prima ma anche qualcuna della seconda e sopattutto è in contrasto con molti aspetti di entrambe, questo ne mostra la grande libertà di pensiero e originalità (che esaltano la sua importanza) ma comporta anche disprezzo e paura da ambedue le parti, infatti solo dei giovani ribelli lo seguirono come guru. Alla facoltà di filosofia (solitamente marxista) solo il nome fa venire i brividi ai prof...ma anche schopy e nieztche lo facevano (vabbè lui è tre quattro gradini sotto).
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#61 Guest_soul crew_*

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Inviato 27 giugno 2007 - 15:16

Ma soul crew, sei sicuro che i Plastic si siano ispirati ad Evola? :-\

ti ri-rispondo.
questa è la nota interna all' ep dei plastic surgery, che mi sembra possa coincidere con le convinzioni evoliane

Perché RIVOLTA E.P.?

Rivolta è il ruggito e il lamento che esce dalle viscere della città moderna in disfacimento, è il grido di una gioventù sporcata dalla società industriale e oppressa dalla noia, che scuote la testa al giogo dell'usuale e inventa la novità, riscopre una tradizione mai capita dai suoi falsi farisei e tende spontaneamente la mano al flagello del destino senza restarne ferita.
Rivolta non è una struttura erodibile dal tempo ma una globalità che non sa incorporare, sbranandolo, l'avversario per quanto invisibile o magmatico che possa essere, scartando e schizzandone lontano le scorie putrescenti.
Rivolta è la gioventù che non china il capo agli altri uomini e non si fa divinità delle cose che a questo mondo e non al cielo appartengono.
Rivolta è il nervo e il tendine che veglia dietro al muscolo, è la sentinella ai confini del non possumus, l'ultimo realis che una volta fuso spingerà verso il vero ordine, forse più superumano che terreno, forse più simile a quello che per qualcuno è il caos, eppure così armonico, genuino e senza ombre di menzogne.

A tutte le teste dure che aspettano solo il pieno potere della grande bestia e dell'anticristo per risorgere e risprofondarli. Plastic Surgery, 1986.

il problema è che ne fanno comunque un uso molto distorto.
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#62 Lord Corkscrew

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Inviato 27 giugno 2007 - 17:20

anche schopy e nieztche lo facevano (vabbè lui è tre quattro gradini sotto).


e perché dovrebbe essere tre quattro gradini sotto schopy e nieztche? Perché non è nei libri di teztco?

E poi questa cosa dei gradini! Chi ha le scale in casa cresce male  O_O

per quanto riguarda i Plastic Surgery, c'è qualcosa di vagamente evoliano ma non potrei mai dire una cosa del genere scritta da Evola.

Rivolta è la gioventù che non china il capo agli altri uomini e non si fa divinità delle cose che a questo mondo e non al cielo appartengono.


già questa distinzione tra le cose di questo e dell'altro mondo è un po' sbrigativa, ad esempio.


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#63 maelstrom

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Inviato 27 giugno 2007 - 19:17


e perché dovrebbe essere tre quattro gradini sotto schopy e nieztche? Perché non è nei libri di testo?

E poi questa cosa dei gradini! Chi ha le scale in casa cresce male  O_O


Personalmente lui lo considero un grande autore ma a confronto di mostri sacri come schopenhauer e nietzsche è meno importante (mi sembra condivisibile la mia opinione dai, se vuoi ne discutiamo), comunque era una semplicemente frase per non farmi dire: "visto che i prof universitari son tutti marxisti di merda hanno ignorato il più grande autore del secolo", e schopy e co. son stati rivalutati perché autori immensi, lui bisogna vedere se è abbastanza immenso da superare il tempo e le stupide ideologie politiche accademiche.
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#64 Colonna Infame

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Inviato 27 giugno 2007 - 20:45

Colonna, il libro che hai postato mi puzza di propaganda "a tutto foco"


No no no. Niente di tutto questo. Non farti ingannare dal titolo o dalla copertina. Io non l'ho letto, ma in molti me ne hanno parlato come assai ricco di spunti interessanti e come un buon inizio per intraprendere una miglior conoscenza di Evola. In particolar modo vi sono delle notevoli rettificazioni sul pensiero Evoliano riguardo gli antichi Italici, gli Etruschi e il sacro dei mediterranei su cui Evola non aveva le idee molto chiare. Direi anzi che il suo nordicismo fosse un po' troppo esacerbato.
Si tratta di un omaggio a questo pensatore, ma non è scritto da "Evolomani". Puoi stra tranquillo su questo. Penso che questo inverno l'acquisterò.

Mah...sulla teoria della razza ho ricevuto alcuni giorni orsono tramite e-mail il seguente articolo che è un po' lungo ma che vorrei sottoporre alla vostra attenzione.

"Da Nietzsche a Evola: ovvero, dalla metafora al paradosso.

La ??libertà?  intesa come la facoltà di dire anche le cose più sciocche e vane, di trattare in modo inconcludente ora questo ed ora quel soggetto, senza princìpi, come nelle conversazioni di un salotto di ??signore?, noi non riusciamo proprio a concepirla. Appunto perché nell?? ?? intellettuale? nostrano vi sono fin troppe tendenze all??individualismo, in questo dominio si dovrebbe agire con risolutezza chirurgica. [1]


Ci siamo abituati con Nietzsche: il pensiero del filosofo tedesco, per essere sottratto alle interpretazioni che lo vogliono precursore del nazionalsocialismo o comunque rappresentante del pensiero reazionario ed aristocratico, deve essere violentato, parola dopo parola, attraverso la lente deformante della ??metafora?. Per gli esegeti del Nietzsche ??libertario?, i richiami all??allevamento dell??uomo e all??esigenza dell??eliminazione dei malriusciti, il disprezzo per le dottrine egualitarie e socialiste e l??esaltazione dell??istituzione della schiavitù, altro non sarebbero che dolci metafore atte a svelare un pensiero ??innocente?. Oltre all??adorata metafora, i calunniatori possono contare anche su altre deboli e inconsistenti argomentazioni, affinché si possa dirottare il filosofo dello Zarathustra verso i lidi angelici della filantropia, dell??umanitarismo e del pensiero ??libertario?: l??esempio più illuminante è costituito dal puntuale richiamo all??esistenza di una ??perfida? sorella, Elisabeth, la quale, rea di aver manipolato La volontà di potenza, avrebbe avuto in mente il famigerato piano di piegare il Nietzsche-pensiero agli scopi politici del nazionalsocialismo. Peccato che, come ha osservato Losurdo, La volontà di potenza  ??è stata per la prima volta pubblicata quando il futuro Fuhrer è ancora un ragazzino: si direbbe dunque che, in tale complotto, la protagonista sia Elisabeth, che lo architetta con largo anticipo sulla nascita del movimento nazista!?[2]. Questo, per quanto riguarda Nietzsche. Lo stesso destino, purtroppo, rischia di investire anche il pensiero di Julius Evola. Lo spunto ci è stato dato dall??intervento di Gianfranco de Turris in risposta ad un articolo di Giovanni Belardelli, il quale, su Il Corriere della sera del 28 marzo 2007, recensendo un saggio di Giovanni Scipione Rossi sull??antisemitismo evoliano ( Il razzista totalitario, Rubbettino editore) - saggio che, nel momento in cui scriviamo non abbiamo ancora avuto modo di leggere -  sostiene che il razzismo spiritualista di Evola  fu ??non meno determinista di quello a sfondo biologico[3].  Inoltre, rifacendosi al testo recensito, Belardelli ricorda come Evola ??non abbia mai preso le distanze, dopo il 1945, dai propri scritti antiebraici continuando a rimanere fedele a posizioni razziste? e ?? così Belardelli ?? ??ancora nel 1969, in un articolo sul Borghese  [ Evola ] formulava l??incredibile proposta che gli americani risolvessero il problema razziale sgomberando dai bianchi uno degli Stati minori dell??Unione per metterci tutti i negri statunitensi?. Proprio l??obiezione di de Turris a questo ultimo punto ha destato le nostre perplessità. Così de Turris: ??La fine dell??articolo su il Borghese (3 gennaio 1969) riportata da Belardelli è monca: prima Evola cita il razzismo al rovescio dei negri nei confronti dei bianchi, e subito dopo afferma che mai gli americani di colore avrebbero accettato di trasferirsi in massa in Africa perché si trovavano troppo bene in Usa. Pare ovvio [questo il giudizio di de Turris su quanto scritto da Evola] che si tratta di paradossi che sono tipici del suo modo di scrivere?[4] ( sottolineatura mia). Ecco, dunque, la nuova arma utilizzata dai ??critici? per sdoganare l??ennesimo scrittore non conforme: la scrittura paradossale! Non potendo essere scomodata la scusa della metafora, o le difficoltà interpretative che possono derivare dallo scrivere per aforismi, come nel caso di Nietzsche o, ancora, la sfortuna di avere avuto una sorella in ??malafede? e ??manipolatrice?, non è stato trovato di meglio che invocare un??ipotetica e improbabile scrittura paradossale del filosofo italiano. Là dove per Nietzsche si invocava la metafora, per Evola si invoca il paradosso.         

    Ma vediamo come prosegue Evola nello stesso articolo de Il Borghese sul problema del ??tabù del negro?. Più che di fronte ad una scrittura paradossale, come vedremo, ci troviamo in presenza dell??incedere severo e lapidario che contraddistingue lo scrivere dell??Autore; uno scrivere che, in quanto a contenuto, non lascia spazio, a nostro avviso, a interpretazioni o fraintendimenti di sorta.     

    Così Evola: ?? [?] per quel che a noi interessa, è proprio ora di dire: Basta col negro, e di opporsi alla tabuizzazione del negro e ai corrispondenti cedimenti. Almeno, questo dovrebbe essere l??atteggiamento degli uomini di una vera Destra? [5]. Ancora, il filosofo denuncia che è ??da segnalare l??impegno della televisione, che sa solo dire bene dei negri e non perde nessuna occasione per prenderne le parti con distorsioni di ogni specie, che proietta film americani dove si vedono negri in veste di giudici, di avvocati, di attori, di poliziotti e via dicendo, che arruola cantanti negri e mescola ballerine bianche con ballerine negre, tanto da assuefare il pubblico ad una comunanza bastarda non priva di pericoli dato il livello morale proprio, purtroppo, ad una parte così grande della nostra popolazione?[6]. Ancora, parlando dell??apartheid del Sud Africa, Evola si sorprende che questo venga visto come ??un abominio?[7].

    Il problema del negro è trattato da Evola in un altro scritto, intitolato America negrizzata. Scrive l??autore: ??Si assiste ad una negrizzazione, ad un meticciamento e ad un regresso della razza bianca di fronte a razze inferiori più prolifiche?[8]. Nella stessa pagina, Evola critica la democrazia in quanto accetta passivamente la mescolanza razziale, biasima il fatto che i negri abbiano ??accesso libero a qualsiasi carica pubblica e politica?, paventa la possibilità che in futuro ci si possa aspettare un presidente negro degli Stati Uniti e mette in evidenza come nessuno abbia ??nulla da eccepire che i negri mescolino il proprio sangue con quello del loro popolo [ degli USA ] di razza bianca?[9].

    Ancora, nello scritto in questione, viene nuovamente trattato, in nota, il tema dell??apartheid: ??Si depreca il regime detto segregazionistico - quello dell??Apartheid - mentre è il solo ragionevole e che non fa torto a nessuno? [10]. Nella stessa nota ricompare l??esigenza ?? che de Turris traduce in paradosso - di un??emigrazione dei negri in uno Stato degli Usa: Evola, infatti, insiste sul fatto che uno Stato dell??Unione venga ??sgombrato e ceduto per metterci tutti i negri statunitensi affinché questi non infastidiscano e contaminino nessuno?. Questa - parole di Evola - sarebbe la ??soluzione migliore?[11]. Sempre procedendo per improbabili ??paradossi?, Evola, pur precisando che ??un sano razzismo non ha a che fare col pregiudizio della pelle bianca?, mette l??accento sull??importanza ??di una gerarchia di valori, in base alla quale diciamo no ai negri, a tutto ciò che è negro e alle contaminazioni negre? e aggiunge che ??le razze negre in tale gerarchia, stanno appena al di sopra dei primitivi dell??Australia?[12]. Da qui il giudizio di Galli secondo cui ??le tesi evoliane per quanto concerne l??inferiorità strutturale di neri e aborigeni australiani, possono essere definite ??razziste?? nell??accezione comune del termine?[13]. Un obiezione, questa, tutt??altro che semplicistica e che dovrebbe indurre allo studio sistematico di tutto ciò che Evola ha detto sulla questione razziale, senza fuorvianti e forzate difese di sorta.

    Come abbiamo potuto constatare, Evola parla di ??razze inferiori?, vede negativamente il meticciamento sostenendo la pericolosità di una ??comunanza bastarda?, auspica l??instaurazione dell??apartheid e parla di gerarchia di razze. Quest??ultimo concetto contraddice le tesi che sulla razza ha espresso Clauss, il quale difese la tesi che vuole che ??ogni razza sia a se stessa il supremo valore?; assunto a cui Evola contrapporrà un razzismo che ha ??in proprio una diversa verità, quella espressa [?] dalle parole [?] di Mussolini?, il quale sostenne la necessità di ??una chiara severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime?[14]. Correva il 1940 quando Evola scrisse queste parole. Alla fine degli anni sessanta, l??Autore, come abbiamo potuto notare dagli scritti sopra menzionati, non cambiò idea sul problema della gerarchia razziale, riproponendo l??idea formulata durante il regime fascista. Che poi, come precisa de Turris, Evola non abbia parlato di razzismo e antisemitismo nelle opere dirette ai giovani della ??destra?? post-1945 e abbia dedicato all??argomento razza ??solo tre libri sui trenta che aveva pubblicato?, ciò non è una motivazione plausibile per vedere il razzismo evoliano come un aspetto secondario della sua dottrina. Inoltre, che Evola abbia trattato l??argomento in soli tre testi non risponde a verità, in quanto l??Autore ha affrontato il problema razziale e la questione ebraica negli innumerevoli articoli che compaiono nelle riviste con cui collaborò come, per esempio, La Difesa della Razza, La Vita Italiana, Vita Nova. Circa il fatto che ??nessuno mai ricorda come [Evola] avesse studiato e apprezzato l??esoterismo ebraico, la Kabbalah, e che spese parole d??elogio per i coloni israeliani che difendevano i loro possedimenti con le armi in pugno?, ciò ci appare come un fuorviante tentativo da parte di de Turris di adombrare le convinzioni evoliane sulla questione ebraica e l??antisemitismo.

    Infatti, se circa il problema ebraico, da un lato Evola sostenne che in Hitler ??l??antisemitismo ebbe la parte di una vera idea fissa?[15] e di una paranoia, dall??altra, pur propugnando ??un orientamento razzista differenziato dal carattere strettamente biologistico del razzismo tedesco?[16], affermò che ??Per conto nostro, pensiamo che un antisemitismo non sia privo di ragione d??essere?[17]. In uno scritto apparso su La Vita Italiana, intitolato ??Sulla genesi dell??ebraismo come forza distruttrice?, Evola indaga ??gli elementi che, traendosi dalla Legge ebraica e dalle componenti non solo corporee, ma anche spirituali del popolo ebraico, a questo popolo hanno dato la sua particolare fisionomia e il suo <<stile>> e alle sue manifestazioni un carattere sempre corrosivo e distruttivo nei confronti di ogni cultura e società, che non sia appunto quella di Israele.? Corrosivo e distruttivo: questi gli aggettivi, si badi bene, usati da Evola, il quale, non nascose la convinzione che all??ebraismo ??in fatto di morale e visione del mondo, è propria una precisa ripresa della nota dottrina della doppia verità [?] per dei precisi scopi tattici[18], e che ??l??elemento giudaico è fra le più importanti forze che alimentano il nemico oggi da noi combattuto[19], riallacciandosi, così, allo spettro ??dell??ebreo onnipotente che incombe sull??Europa?[20]. Per cui, non sbaglia del tutto Germinario, nell??affermare che: ??Nell??Evola razzista spirituale sono presenti pressoché tutti gli stereotipi circolanti da decenni nella letteratura antisemita e razzista, ritornati in auge proprio negli anni trenta con l??avvento al potere del nazismo?[21]. Per Evola, l??ebraismo ??è una forza eternamente nemica?[22]: su questo, l??Autore non pare dare adito a dubbi.

Il razzismo evoliano prende le mosse dall??esigenza di ??porre totalitariamente il problema della razza? e di intendere ??l??idea razzista come una idea effettivamente rivoluzionaria?, come qualcosa che deve essere ??in primis et ante omnia, una concezione generale, una mentalità, qualcosa che investe tutte le manifestazioni culturali?[23].

Come già messo in luce da Di Vona, il razzismo evoliano oltre ad essere assolutamente coerente ??con il suo orientamento tradizionale?[24], è espressione di una Weltanschauung e rimanda ad aspetti che nella dottrina di Evola sono di primaria importanza in quanto Evola ??riferisce il razzismo alle dottrine delle due nature e degli stati multipli dell??essere; poi perché esso implica la teoria cosmologica dei cicli e la regressione delle caste, e perché, ammesse queste due teorie, Evola pretende che in piena e terminale età del ferro, mediante il razzismo ed un ritorno all??età degli eroi, sia possibile risalire all??indietro il corso della regressione delle caste, e ristabilire il predominio della razza solare, e con ciò un rapporto diretto col mondo non-umano e trascendente?[25]. Se a questo si aggiunge l??importanza del razzismo in quanto strumento di opposizione alle dottrine egualitarie e all??ideologia illuministico-democratica, all??universalismo, al razionalismo, all??individualismo e all??evoluzionismo; o, ancora, come elemento di individuazione delle élites, - concetti, questi, fondamentali nel pensiero evoliano - non possiamo che condividere la tesi secondo la quale il razzismo in Evola non era ??una teoria secondaria e marginale del suo pensiero, un aspetto laterale che poteva anche essere trascurato, o anche espunto, senza conseguenze rilevanti per la comprensione generale delle sue idee?

Beh..questa è la parte che meno mi piace e mi convince di Evola, quella che mi frena parecchio nell'approciarmici e me lo fa prendere molto con le molle. La questione del razzismo è tra le più controverse e dibattute riguardo l'autore. Può darsi che questo articolo sia scritto in modo troppo manicheo e forse non fa del tutto chiarezza sulla concezione razziale di Evola, ma indubbiamente riporta delle citazioni dell'autore stesso e le parole riportate mi sembrano abbastanza chiare anche se estrapolate da un contesto che non conosciamo.

Scusate la lunghezza d questa risposta.
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#65 Lord Corkscrew

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Inviato 27 giugno 2007 - 21:54

beh ci sono un sacco di scritti di Evola che non parlano di 'negri' e non vedo come la loro autorità o anche solo la loro piacevolezza possa essere guastata da un collage di questo genere, messo insieme giusto per fare un po' di casino (e non dico a te, ma a chi ha scritto questo 'articolo', che come si voleva dimostrare non va a concludere nulla).
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#66 Guest_soul crew_*

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Inviato 27 giugno 2007 - 21:56

minchia, sui virgolettati c' è poco da interpretare...roba bestiale.

beh ci sono un sacco di scritti di Evola che non parlano di 'negri' e non vedo come la loro autorità o anche solo la loro piacevolezza possa essere guastata da un collage di questo genere, messo insieme giusto per fare un po' di casino (e non dico a te, ma a chi ha scritto questo 'articolo', che come si voleva dimostrare non va a concludere nulla).

è chiaro che strapolare qua e la è servito all' autore dell 'articolo per rendere la sua tesi convincente...ma basta leggersi quelle frasi per rendersi conto che certe convinzioni sono decisamente malate.
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#67 White Duke

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Inviato 27 giugno 2007 - 22:31

A parte gli scherzi evola è un autore troppo complesso per essere catalogato in destra (storica e non berlusconiana) o sinistra, appoggia molte idee della prima ma anche qualcuna della seconda e sopattutto è in contrasto con molti aspetti di entrambe, questo ne mostra la grande libertà di pensiero e originalità (che esaltano la sua importanza) ma comporta anche disprezzo e paura da ambedue le parti, infatti solo dei giovani ribelli lo seguirono come guru. Alla facoltà di filosofia (solitamente marxista) solo il nome fa venire i brividi ai prof...ma anche schopy e nieztche lo facevano (vabbè lui è tre quattro gradini sotto).


sarà complesso quanto vuoi, diciamo che non è misurabile in modo convenzionale, ma io ti sfido a trovare un solo intendimento di sinistra nel suo pensiero. Mentre non conviene fare la stessa sfida riguardo ai connotati di destra, che lui spesso e volentieri evoca nei suoi scritti, non a caso direi. Insomma un tradizionalista antiegualitarista (razzista) che aborre il marxismo come il peggior male possibile dove lo catalogheresti se proprio devi, di grazia?
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"No matter how high are one's estimates of human stupidity, one is repeatedly and recurrently startled by the fact that: a) people whom one had once judged rational and intelligent turn out to be unashamedly stupid b) day after day, with unceasing monotony, one is harassed in one's activities by stupid individuals who appear suddenly and unespectedly in the most inconvenient places and at the most improbable moments" (Carlo M. Cipolla)

#68 Guest_soul crew_*

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Inviato 27 giugno 2007 - 22:39


A parte gli scherzi evola è un autore troppo complesso per essere catalogato in destra (storica e non berlusconiana) o sinistra, appoggia molte idee della prima ma anche qualcuna della seconda e sopattutto è in contrasto con molti aspetti di entrambe, questo ne mostra la grande libertà di pensiero e originalità (che esaltano la sua importanza) ma comporta anche disprezzo e paura da ambedue le parti, infatti solo dei giovani ribelli lo seguirono come guru. Alla facoltà di filosofia (solitamente marxista) solo il nome fa venire i brividi ai prof...ma anche schopy e nieztche lo facevano (vabbè lui è tre quattro gradini sotto).


sarà complesso quanto vuoi, diciamo che non è misurabile in modo convenzionale, ma io ti sfido a trovare un solo intendimento di sinistra nel suo pensiero. Mentre non conviene fare la stessa sfida riguardo ai connotati di destra, che lui spesso e volentieri evoca nei suoi scritti, non a caso direi. Insomma un tradizionalista antiegualitarista (razzista) che aborre il marxismo come il peggior male possibile dove lo catalogheresti se proprio devi, di grazia?

a me pare roba da massoneria. aristocrazia, classismo (e razzismo), concezione esoterica del sapere...sbaglio?
e qui si potrebbe aprire un bell' off topic sull' eventuale collocazione politica dei massoni, che io ho sempre considerato super partes, anche se  necessariamente devono odiare il marxismo e anche quelle forme più mitigate di egualitarismo sociale.
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#69 maelstrom

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Inviato 27 giugno 2007 - 23:18

sarà complesso quanto vuoi, diciamo che non è misurabile in modo convenzionale, ma io ti sfido a trovare un solo intendimento di sinistra nel suo pensiero. Mentre non conviene fare la stessa sfida riguardo ai connotati di destra, che lui spesso e volentieri evoca nei suoi scritti, non a caso direi. Insomma un tradizionalista antiegualitarista (razzista) che aborre il marxismo come il peggior male possibile dove lo catalogheresti se proprio devi, di grazia?


E' un autore abbastanza complesso e profondo da poter andare oltre a categorie del genere. E' come chiedere se nietzsche è di destra.
Lo so che viene storicamente considerato destroso e anche a buon ragione perché di stupidaggini filofasciste ne sparava a iosa ma lo stesso è limitante per lui. Non voglio catalogarlo in categorie così banali.

Boh, qualche spunto da "metafisica del sesso" è leggermente sfumatamente di sinistra, tipo qualche parolina alla marcuse ma son più importanti le idee decisemente contrarie alla destra per sorreggere il mio discorso. Ho dato il libro indietro alla biblioteca e quindi non riesco a citarti nulla...
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#70 Colonna Infame

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Inviato 28 giugno 2007 - 05:38

L'autore dell'articolo che ho postato poco sopra è un collaboratore della casa editrice Ar di Franco Freda. Dunque stiamo parlando di estrema destra post-bellica in piena regola. Può darsi che facciano uso dell'Evola pensiero in modo un po' strumentale, ma sono dei buoni conoscitori del Filosofo e ne hanno pubblicato un sacco di testi e di articoli. In particolare credo siano gli unici ad aver pubblicato i 3 volumi sulla questione razziale che Evola andò compilando nei per periodi adiacenti alla seconda guerra mondiale.

Evola non fu mai massone, ne credo sia mai stato realmente iniziato a niente (ma posso anche sbagliarmi). Per un certo periodo della sua vita collaborò con alcuni Massoni, tra cui il Pitagorico fiorentino Arturo Reghini e fondarono il Gruppo di Ur dedito a studi iniziatico-esoterici e pagani. Il suo "Imperialismo Pagano", titolo che copiò di netto a Reghini il quale lo aveva utilizzato per un suo precedente e vecchio articolo, se non vado errando del 1914, mentre quello di Evola è del 1928-29, fu lentamente motivo di astio e litigio tra i due. Evola prese sempre più le distanze da Reghini (avrà di li in poi un giudizio sempre più negativo verso Pitagora e il suo pensiero, cosa che lo stesso Guenon gli rinfaccio spesso come alquanto assurda) e finì anche per denunciarlo alle autorità fasciste in quanto massone. Cosa che procurò a quest'ultimo non pochi disagi costringendolo a ritirarsi a vita privata in un piccolo paesino di provincia in condizioni di estrema povertà.
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#71 Lord Corkscrew

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Inviato 28 giugno 2007 - 09:33

Evola non fu massone, i suoi pensieri sulla massoneria si possono trovare nel sopra citato Maschera e Volto dello Spiritualismo Contemporaneo.

Per quanto riguarda tutta questa noiosa pompa fatta sulla sua rivalutazione di Pitagora e sui suoi burrascosi rapporti con Reghini, ha passato decisamente il segno e spero che si capirà come essa rientri nell'odissea dei 'poveri massoncini sperduti' nel momento in cui il regime rese illegale il loro associazionismo.

In realtà nel gruppo di Ur, di cui Evola fu uno dei promotori e fondatori, erano arrivate a confluire le più diverse realtà tra cui una serie di persone vogliose di ricostituire la Massoneria Italiana sottobanco. Evidentemente il carisma di Evola e della sua cerchia non era bastato a realizzare l'obiettivo di un corpo uno e una mente sola.
Imperialismo Pagano - giustamente fine anni '20 - è uno scritto 'giovanile' decisamente discutibile e molto superficiale, la cui ristampa fu vietata dallo stesso autore (anche se, ora che è morto, le Mediterranee lo hanno in catalogo e noi lo possiamo leggere)

per quanto riguarda le sue idee 'malate' sulla razza, non crediate che celebrati patrioti, grandi nomi della storia antica e moderna, filosofi che hanno più di uno spazio sui libri di testo ne nutrissero di molto diverse. Del resto come noi si può definire un 'abominio' la dottrina evoliana della razza, così lui avrebbe definito (avrebbe? lo ha fatto) il pensiero dominante a riguardo.
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#72 Freddy Jazz

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Inviato 28 giugno 2007 - 10:06

Io abito nel paese dei genitori di Julius Evola.
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#73 Guest_soul crew_*

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Inviato 28 giugno 2007 - 12:13

In realtà nel gruppo di Ur, di cui Evola fu uno dei promotori e fondatori, erano arrivate a confluire le più diverse realtà tra cui una serie di persone vogliose di ricostituire la Massoneria Italiana sottobanco.

azzz allora c' avevo preso pur non sapendone niente.
sono un genio incompreso! asd
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#74 Colonna Infame

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Inviato 28 giugno 2007 - 20:22

Al di là delle considerazioni positive o negative che uno può avere sulla massoneria (personalmente più negative che positive, ma forse non tutto di essa è da buttare in ambito esoterico) è indubbio che Evola si comportò in maniera poco leale nei confronti di Reghini.
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#75 Lord Corkscrew

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Inviato 29 giugno 2007 - 00:40

se vogliamo anche Reghini (e compagnia) si comportò in maniera poco leale nei confronti di Evola (e del gruppo di Ur). Considera che la massoneria era illegale; se qualcuno volesse utilizzare un gruppo di mia fondazione per esporci al pericolo di far saltare tutto all'aria solo perché si vuol mettere il cappuccio (perché i riti della massoneria moderna hanno tanto valore quanto un'Ave Maria detta dopo pranzo) non so se agirei in maniera molto diversa.

comunque è una questione non poi così rilevante che non so neppure come mai sia venuta fuori. In fondo il gruppo di Ur - e Evola lo ammetterà pur con un po' di amarezza - era un gigantesco bluff.
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#76 Haggard

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Inviato 29 giugno 2007 - 18:04

Ragazzi, quell'articolo postato da Colonna Infame (che ringrazio) è self-evident, e dice molto sul pensiero razzista di Julius Evola. Pensiero che in molti tentano di occultare, compiendo un atto intellettualmente disonesto. 
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#77 Lord Corkscrew

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Inviato 29 giugno 2007 - 18:08

se ti riferisci a me ti sbagli, non ho tentato di 'occultarlo'. Sto solo dicendo che non capisco come ciò possa inquinare - che so - la sua dottrina dell'Idealismo Magico o i suoi saggi sui tantra.

Altro che occultato, mi sembra che sia sbandierato a destra e a manca così come le sue (presunte o meno) simpatie politiche, massoniche, cattoliche, paganiche, minestroniche e bustrofediche.
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#78 StellaDanzante

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Inviato 29 giugno 2007 - 18:46

se ti riferisci a me ti sbagli, non ho tentato di 'occultarlo'. Sto solo dicendo che non capisco come ciò possa inquinare - che so - la sua dottrina dell'Idealismo Magico o i suoi saggi sui tantra.


E soprattutto come si possa ridurre il pensiero di un autore ad una parte di esso che peraltro nella fase più avanzata del suo pensiero praticamente sparisce. Se il razzismo fosse un tratto fondamentale di Evola, questo dovrebbe comparire chiaramente ed esplicitamente in qualsiasi sua opera: perché allora in quella che ho letto io non ve n'è minimamente traccia? Ho letto le uniche 400 pagine di Evola dove è riuscito a nascondere così bene la verità riguardo a se stesso? E che necessità avrebbe avuto di farlo, pubblicando i propri libri in modo autonomo?

Ciò che è intellettualmente disonesto, Vanquish, è parlare di cose su cui non si ha nemmeno tentato di fare una minima analisi, fermandosi a quello che vi ha detto il compagno di banco naziskin alle superiori. Tutti qui dentro, anzi, tutti in Italia sanno che Evola ha avuto fasi della sua esistenza in cui ha appoggiato il nazi-fascismo; si sta solo dicendo che da qui ad identificarlo con l'estrema destra concretizzata in un gruppo politico ce ne vuole, e il fatto che sia stato spesso e volentieri disprezzato dalle destre politiche è un'ampia conferma di come sia molto più filosofo che politico.
Di un pensatore non è assolutamente interessante guardare cosa le parole significano a fior di pelle; così facendo non hai assolutamente svolto alcun lavoro di riflessione, anzi ci hai rinunciato in partenza. Ciò che bisogna fare è mettere tra parentesi la sua dottrina e cercare di capire in quale modo le sue parole possano fare parte di un pensiero fortemente ragionato. Se ciò con le opere relative alle culture iniziatiche e mistiche non è per nulla difficile, con quelle dove affronta i problemi più "in your face" è necessario fare molta più attenzione, cercare di ricontestualizzare e di seguire l'autore dando per scontato che sia una persona razionale.
Se parti con l'idea "Evola è razzista" è logico che non ti ci metti neanche a fare questo lavoro, visto che andrai a leggere nei suoi testi solo ciò che supporta la tua tesi - trascurando così arbitrariamente il 90% dell'opera scritta. Questa sì che è onestà intellettuale!

Tra l'altro non posso fare a meno di notare quanto l'articolo postato da Colonna Infame sia fazioso e retorico, fin da questa analisi del tutto fuorviante:

[...]l??esempio più illuminante è costituito dal puntuale richiamo all??esistenza di una ??perfida? sorella, Elisabeth, la quale, rea di aver manipolato La volontà di potenza, avrebbe avuto in mente il famigerato piano di piegare il Nietzsche-pensiero agli scopi politici del nazionalsocialismo. Peccato che, come ha osservato Losurdo, La volontà di potenza  ??è stata per la prima volta pubblicata quando il futuro Fuhrer è ancora un ragazzino: si direbbe dunque che, in tale complotto, la protagonista sia Elisabeth, che lo architetta con largo anticipo sulla nascita del movimento nazista!?[2].


Non è che il nazismo sia nato di colpo quando Hitler è venuto al potere. Hitler deve averlo pur imparato da qualcuno a diventare nazista, ovvero dal suo intero ambiente culturale-sociale in cui è vissuto e che ha saputo semplicemente sfruttare per i suoi scopi. Peter Gast di fatto era probabilmente solo uno dei tanti tedeschi che iniziavano a percepire sentimenti di antisemitismo che sono infine esplosi dopo molti anni con l'elezione di Adolf Hitler.

Con questa semplice mossa, a cui ovviamente l'articolo si ferma senza dare alcuna giustificazione, si finge di confutare la tesi per cui Nietzsche non sarebbe nazista, e dunque per analogia e per riflesso si ha già concluso che Evola sia fascista. Facile manipolare le informazioni a proprio uso e consumo quando parli a gente disinformata, no?

Credo non serva peraltro dire come basti leggere una qualsiasi opera INTERA di Nietzsche per capire che solo gli imbecilli possono leggere le cose esclusivamente in modo letterale, e che magari la grandezza di un pensiero non sta nella facciata, la quale è sempre e comunque soggetta ad interpretazioni arbitrarie dovute al cambiamento del linguaggio nel tempo e all'incapacità di contestualizzare le opere in un ambito più vasto.

Perlomeno Colonna Infame postando l'articolo ha riconosciuto chiaramente quest'operazione arbitraria e propagandistica di taglia-e-cuci, ma si vede che altre persone riescano ad abboccare a qualsiasi cosa gli viene detta.
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#79 Guest_soul crew_*

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Inviato 29 giugno 2007 - 20:25

mah, secondo me sbagli a voler ridurre al minimo queste cose. un filosofo che nel XX secolo parla ancora di "razze" quando già si sapeva benissimo da studi genetici che la razza umana è una sola e che non si è mai premurato di smentire tali tesi, appare oggi per forza di cose evidentemente superato. poi si capisce anche come certi ambienti di "bastona-negri" lo utilizzino. certo, compiono una forzatura e un' operazione scorretta, però diciamo che sono stati almeno incoraggiati, no?

per quanto mi riguarda, mi affascina il tradizionalismo così come il paganesimo, ma non vedo come si possano legare questi fenomeni con il razzismo. non dimentichiamoci che le mega-ondate migratorie dovute alla tratta degli schiavi e agli imperialismi antichi che evola tanto esalta, sono state una delle cause principali dell' imbastardimento delle "razze", come le chiama lui.
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#80 Lord Corkscrew

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Inviato 29 giugno 2007 - 20:33

mah, secondo me sbagli a voler ridurre al minimo queste cose. un filosofo che nel XX secolo parla ancora di "razze" quando già si sapeva benissimo da studi genetici che la razza umana è una sola e che non si è mai premurato di smentire tali tesi, appare oggi per forza di cose evidentemente superato.


aggiungerei: in un'ottica progressista. Che è proprio il contrario della visione di Evola.
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#81 Colonna Infame

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Inviato 29 giugno 2007 - 20:37

Stigmatizzare non mi è mai piaciuto.
Personalmente dico solo che Evola, come d'altronde tutti, ha luci ed ombre ed ognuno, nel proprio personale cammino, deve trarne alcune cose ed altre scartarle.

L'articolo da me postato è una risposta dei tipi di Ar ad alcuni articoli, apparsi ultimamente, che tentavano di riabilitare la figura di Evola passandolo per un autore falsamente razzista. Credo che la "verità" stia nel mezzo e che da una parte non si possa esaltare la concezione razzista di Evola come flucro fondante del suo pensiero, ma nemmeno cercare di evitarla o di farla passare per "paradosso" o "metafora di...".

Vi posto questo articolo di Gianfranco De Turris noto studioso e a suo tempo conoscente di Julius Evola, che credo sia stato il principale motivo scatenante della dura risposta delle Edizioni Ar.
Anche qui credo si possano trovare cose condivisibili e altre un po' meno.
A voi la lettura.

" Nessuno oggi nega l' antisemitismo di Pound e Céline, ma esso non inficia o mette in ombra le loro qualità e originalità di poeti e narratori. Tutto questo ancora non accade per una figura importante della cultura del Novecento come Julius Evola, di cui, ciclicamente, si ricordano le idee razziste e antisemite, mettendo così implicitamente o esplicitamente in sottordine o nel dimenticatoio i suoi molti altri interessi per i quali, del resto, anch' egli è stato - con la fatidica parola che oggi si usa - da tempo «sdoganato»: pittore e teorico dell' astrattismo, filosofo estremo e coraggioso, acuto analizzatore della crisi del Novecento, autore del primo saggio che interpretò l' alchimia in modo simbolico, difensore della sapienza orientale, originale interprete dell' eros, oltre che esponente del tradizionalismo integrale. Insomma, tutt' altro che un «guazzabuglio». Sicché, la tesi che la sua teoria della razza fosse identica se non peggiore di quella del nazismo non è nuova, anzi è vecchia di quasi quarant' anni e risale a Furio Jesi (1969). Però in questo frattempo sono emersi molti documenti e ripubblicati molti interventi che dovrebbero far riflettere su questa semplificazione che accetta anche Giovanni Belardelli nel suo articolo (Corriere, 28 marzo). Se le differenze con la teoria puramente biologica, «corporale», del nazismo non c' erano, si dovrebbero perlomeno risolvere alcuni casi curiosi: 1) perché le tesi di Evola, una volta note in Germania, erano viste criticamente e con sospetto?; 2) perché Evola, nonostante considerasse le SS una élite (ma ne criticò sempre in modo esplicito proprio il razzismo biologico) veniva costantemente controllato dalle stesse SS in quel che faceva, diceva, scriveva con rapporti sempre negativi sul suo operato?; 3) perché Evola e gli altri esoteristi italiani che si occupavano di queste tematiche criticarono il cosiddetto Manifesto della Razza del 1938 cercando poi di farlo riformulare?; 4) perché il suo progetto di una rivista bilingue italo-tedesca nel 1941-42 fallì quando Mussolini venne sconsigliato di appoggiarla da un' inedita alleanza fra rappresentanti del razzismo ufficiale (scientista e biologico) italiano e del Vaticano? Le cose non sono così semplicistiche come le si presentano. Nella sua autobiografia Il cammino del cinabro (1963) Evola si meravigliava che, pur essendo stata quasi tutta la cultura italiana «razzista», dopo la guerra sembrava che invece lo fosse stato soltanto lui, nonostante avesse dedicato all' argomento solo tre libri sui trenta che aveva pubblicato. Evidentemente le cose non sono cambiate. Eppure non parla di razzismo e antisemitismo nelle opere dirette ai giovani della «destra» post-1945: né in Orientamenti (1950), né in Metafisica del sesso (1958), né soprattutto nel fondamentale Cavalcare la tigre (1961). E soltanto in un capitolo de Gli uomini e le rovine (1953) parla del tema nel complesso della «guerra occulta». Qui si affronta il problema dei Protocolli: che fossero un falso dell' Okhrana basato su un testo antinapoleonico di Joly, Evola lo sapeva e lì lo dice, avendo anche seguito (a differenza di quel che pensa Belardelli) il processo di Ginevra che commentò sulla stampa italiana. Il suo ragionamento è più complesso e sottile. La frase dell' articolo su il Borghese (3 gennaio 1969) riportata da Belardelli è monca: prima Evola cita il razzismo al rovescio dei negri nei confronti dei bianchi, e subito dopo afferma che mai gli americani di colore avrebbero accettato di trasferirsi in massa in Africa perché si trovavano troppo bene in Usa. Pare ovvio che si trattava di paradossi, che sono tipici del suo modo di scrivere. Peraltro, nessuno mai ricorda come avesse studiato e apprezzato l' esoterismo ebraico, la Kabbalah, e che spese parole d' elogio per i coloni israeliani che difendevano i loro possedimenti con le armi in pugno (intervista in un libro francese del 1970)."
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#82 Guest_soul crew_*

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Inviato 29 giugno 2007 - 20:39


mah, secondo me sbagli a voler ridurre al minimo queste cose. un filosofo che nel XX secolo parla ancora di "razze" quando già si sapeva benissimo da studi genetici che la razza umana è una sola e che non si è mai premurato di smentire tali tesi, appare oggi per forza di cose evidentemente superato.


aggiungerei: in un'ottica progressista. Che è proprio il contrario della visione di Evola.

no, io non parlo di filosofia o politica, parlo di scienza. gli studi genetici sulle diverse etnie sono stati condotti già dagli anni '60 e davano tutti per scontato il fatto che si potesse parlare di unica razza per tutto il genere umano. se ci fossero dei discendenti dei neanderthal, ad esempio, si potrebbe parlare di due razze diverse.
e mi va bene la speculazione filosofica sul tradizionalismo (sul quale comunque ho risposto nella parte successiva che non hai quotato), ma voler tenere gli occhi chiusi sulle scoperte scientifiche del proprio tempo, mi ricorda tanto l' atteggiamento di un' istituzione da evola aspramente criticata. indovina di chi sto parlando
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#83 StellaDanzante

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Inviato 30 giugno 2007 - 08:04

mah, secondo me sbagli a voler ridurre al minimo queste cose. un filosofo che nel XX secolo parla ancora di "razze" quando già si sapeva benissimo da studi genetici che la razza umana è una sola e che non si è mai premurato di smentire tali tesi, appare oggi per forza di cose evidentemente superato. poi si capisce anche come certi ambienti di "bastona-negri" lo utilizzino. certo, compiono una forzatura e un' operazione scorretta, però diciamo che sono stati almeno incoraggiati, no?


Il fatto è che quando si parla di idee non le si può ridurre al significato più comune che hanno le parole necessarie per esprimere l'idea. E' lo stesso motivo per cui molti studiosi di Schopenhauer, avendo letto la sua teoria della volontà assegnando a "volontà" lo stesso significato che aveva nella tradizione scolastica, non hanno capito un'acca di cosa significasse esattamente quel libro e lo hanno tacciato dei peggiori mali. Ma di fatto basta leggere con attenzione il modo in cui Schopenhauer caratterizza questa idea per capire che trattasi di qualcosa di estremamente diverso - se non opposto - della voluntas medievale.
Analogamente - e questo è il caso più vicino a quello che ci interessa - quando Fichte nei "Discorsi alla nazione tedesca" parla di Tedeschi e Stranieri, si capisce chiaramente dalla lettura attenta del testo che questi due concetti non corrispondono strettamente alle popolazioni concrete della Germania e della Francia, bensì sta trattando un carattere, un'idea che sta alla base di due concezioni diverse del mondo, cosa che rende quei due termini categorie generali molto più vaste di quanto indica la lettera.

A questo punto è chiaro che non si può prendere il termine evoliano di "razza" nel senso comune. Come si fa a farlo, se lui stesso dà a questo termine una connotazione quale "non biologica"? Già questo dovrebbe suggerire che forse Evola, per quanto possa essere partito dalle forme di razzismo più comuni, andando a fondo sul problema ha prodotto una teoria della razza di tipo ideale. E bada che una sorta di "razzismo metafisico" è la base non solo di Schopenhauer (per il quale gli esseri sono classificati in base alla loro volontà/energia, quindi gli esseri con meno energia sono anche meno individualizzati), ma anche di buona parte del buddhismo (per il quale sì tutti possono raggiungere alcuni gradi di illuminazione, ma solo pochi li raggiungono tutti) e delle filosofie orientali. Per non parlare di Platone ("solo i filosofi dovrebbero avere il diritto di governare") e di chiunque tenga una morale aristocratica!

per quanto mi riguarda, mi affascina il tradizionalismo così come il paganesimo, ma non vedo come si possano legare questi fenomeni con il razzismo. non dimentichiamoci che le mega-ondate migratorie dovute alla tratta degli schiavi e agli imperialismi antichi che evola tanto esalta, sono state una delle cause principali dell' imbastardimento delle "razze", come le chiama lui.


Ragione ulteriore per cui probabilmente si dovrebbe riflettere maggiormente sul suo uso del termine.
Di fronte al pensiero di una persona vi sono due atteggiamenti possibili: quello di cercare le sue contraddizioni per bollarlo come un confuso imbecille (atteggiamento aristotelico/falsificazionista), oppure cercare di capire in che contesto si situa ogni parte del suo pensiero, quali sono gli schemi argomentativi razionali delle cose scritte, e solo quando lo si ha letto previa sospensione del giudizio iniziare a farsi un'idea dell'autore. Il secondo è l'atteggiamento onesto, quello in cui si considera come gli esseri umani anche come in continua trasformazione, per i quali dunque non si può ridurre ad una singola parte la loro globalità.
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#84 Guest_soul crew_*

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Inviato 30 giugno 2007 - 13:43

E bada che una sorta di "razzismo metafisico" è la base non solo di Schopenhauer (per il quale gli esseri sono classificati in base alla loro volontà/energia, quindi gli esseri con meno energia sono anche meno individualizzati), ma anche di buona parte del buddhismo (per il quale sì tutti possono raggiungere alcuni gradi di illuminazione, ma solo pochi li raggiungono tutti) e delle filosofie orientali. Per non parlare di Platone ("solo i filosofi dovrebbero avere il diritto di governare") e di chiunque tenga una morale aristocratica!

mi sembra che tu confonda il razzismo con l' idea che non tutti gli uomini siano uguali dal punto di vista delle capacità, che è un concetto molto diverso.
evola classifica le "razze" mettendole in una scala tipo quella delle caste indiane, mentre i buddhisti o Platone non mi pare che sollevino una questione etnica.

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#85 Lord Corkscrew

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Inviato 30 giugno 2007 - 17:55

evola classifica le "razze" mettendole in una scala tipo quella delle caste indiane, mentre i buddhisti o Platone non mi pare che sollevino una questione etnica.


perché il "buddhismo" dov'è nato, scusa? E non mi dire che Platone non era razzista: se non diceva certe cose è semplicemente perché la comunità a cui si rivolgeva le dava per scontate.
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#86 Colonna Infame

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Inviato 30 giugno 2007 - 18:31

A proposito del razzismo di Platone, sempre le Edizioni Ar, hanno pubblicato da poco un volume: "Hans F.K Gunter - Platone custode della vita".
Credo che Evola debba più che qualcosa a Platone nella sua concezione razziale.
Leggete l'interessante recensione.

"? nella sinergica unione di «selezione» e «educazione» che Hans E K. Gunther (1891-1968) individua il nucleo della concezione platonica dello Stato. Con la sua sensibilità nordica, Platone cercò di opporsi allo spirito essenzialmente levantino delle dottrine sofistiche, suggerendo agli Ateniesi di imparare dall'antica Sparta la saggia idea della selezione, una sorta di tutela della salute ereditaria (eugenica), le cui intuizioni e aspirazioni concordavano perfettamente con quelle della più recente ricerca scientifica sulla ereditarietà (eugenetica, igiene razziale).

Questa è l'audace tesi di Platone custode della vita (1928), che prendeva magistralmente la parola nel dibattito sull'«umanesimo» e quindi sulla paideia scoppiato all'epoca in Germania, mostrando che il Platone «politico» non era semplicemente «pedagogo», ma sopra tutto «eugenetico». La concezione greca dell'uomo come unità di anima e corpo raggiunse con Platone il suo apice. Poiché l'aspetto più evidente del fenomeno ereditario è il corpo, Platone sapeva che dell'aspetto spirituale (psicologico-caratteriale e culturale-re-ligioso) furono consapevoli sempre pochi e rari. Né la semplice vita - a rischio di suscitare una filosofia razionalistica e infeconda ??, né il semplice valore ?? passibile di incagliarsi nelle secche del bene e del male ??, sono mire e oggetti della speculazione platonica: ma la vita che incontra il valore. Qui si slancia il sapiente, cercando di propiziare, nell'incremento di valore, l'approfondimento della vita, di scoprire, nella necessità della vita, la sola necessità del valore.

Perciò Platone contemplò come compito dell'opera cui il filosofo è chiamato non solo l'educazione, ma innanzi tutto la selezione. Con le sue tre edizioni, questo libro scandì anche l'itinerario speculativo di Gunther attraverso gli anni decisivi della storia del XX secolo. Nella filosofìa platonica Gunther ritrova un modello sempre valido, dopo secoli in cui la scissione tra anima e corpo, inaugurata dal cristianesimo e poi esasperata dal pensiero moderno, eclissò l'importanza dell'ereditarietà, appellandosi alla sola educazione. Se le correnti progressiste vedono l'uomo influenzato dai soli fattori ambientali, cosi da affermare l'originaria uguaglianza di tutti gli uomini, quelle conservatrici hanno sempre difeso la naturale diversità degli uomini e quindi l'importanza dei fattori ereditari.

E gli uomini sono tutti diversi, perché diverso è il loro passato: la loro razza, che è il cristallizzarsi di un modello ideale nella tradizione e nella dimensione biologica di ciascun gruppo umano. Ma selezione e educazione - ereditarietà e ambiente, fattori innati e acquisiti - altro non esprimono che il problematico rapporto tra fedeltà al passato e responsabilità verso il futuro, un rapporto che spetta al filosofo-politico sanare nel presente."

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#87 StellaDanzante

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Inviato 30 giugno 2007 - 20:43

mi sembra che tu confonda il razzismo con l' idea che non tutti gli uomini siano uguali dal punto di vista delle capacità, che è un concetto molto diverso.
evola classifica le "razze" mettendole in una scala tipo quella delle caste indiane, mentre i buddhisti o Platone non mi pare che sollevino una questione etnica.


Ehm, le caste indiane indiane non erano per nulla posizionate in una "scala". Ciò che più si può avvicinare alla rappresentazione della differenza tra le caste in India è una differenza di colore. Sebbene sia chiaro il rispetto dato ai brahmini, non si è mai dato il principio per cui questi sarebbero superiori agli kshatriya, ai vaishya, ai suria o ai paria: sono semplicemente dei ruoli differenti all'interno di una società, come il rosso accanto al blu, senza alcuna predominanza ontologica di una parte sull'altra. E a riprova della mancanza di una gerarchia di sfruttamento, la casta più bassa è detta degli "intoccabili", vale a dire che su di essi non si poteva fare proprio niente, in quanto considerati sfortunati per non essere nati in altre caste. Il principio della ahimsa (non-violenza) permeava qualsiasi rapporto sociale, dico ad un livello estremo per cui i membri di due caste differenti non potessero nemmeno sfiorarsi con le ombre.

In ogni caso, mi preme precisare che il razzismo di Platone e, probabilmente, anche quello di Evola - che è il razzismo in realtà di qualsiasi sapere, filosofico, scientifico o mistico - rimangono nel contesto puramente ideale, e fanno capo ad una constatazione molto facile: per quanto tutti gli esseri umani possano farsi un'infarinatura di nozioni, decisamente pochi tra loro hanno la forza, la convinzione, la passione e la necessità di dedicare la propria vita a queste cose. La vita degli artisti e dei filosofi è tutt'altra cosa che un paradisiaco sprofondare in visioni ideali per dimenticarsi dell'esistenza: è un accettare l'intima necessità di doversi modificare e rinnovare di continuo per poter continuamente ritornare a se stessi. Una necessità estremamente rischiosa, dove ogni passo ti può catapultare egualmente nel migliore dei mondi possibili o nel più atroce degli orrori. Una via per cui servono nervi saldi, anima e corpo plasmati da cima a fondo per non trovarsi impreparati quando l'assoluto coglierà la persona alla sprovvista.
Ed è vero che queste idee si incarnano in delle persone, cioè in sistemi organici; ma per quanto tu possa cercare in questi corpi quale parte sia quella determinante della razza, il tuo impegno è destinato a fallire. Non c'è un organo del filosofo o del contadino, o dell'ingegnere, o dell'iscritto a Ondarock. Pertanto, la differenza tra questo tipo di razze non può stabilirsi al livello della pelle (rapporto coi neri) o degli insegnamenti che si hanno avuti (rapporto con gli ebrei): le idee più forti possono installarsi ovunque, anche in uomini assai diversi tra loro per carnagione o credenze religiose; ma la loro forza, la loro energia, la loro struttura meravigliosa e vitale è sempre la stessa.
L'ereditarietà che si trasmette tra le "razze" spirituali non avrà dunque uno stretto rapporto con la discendenza biologica; vale a dire che non basta esser figlio di un grande pensatore per esserlo a propria volta. Tantopiù che i pensatori di discendenze biologiche ne hanno avute spesso nulle o estremamente ridotte, e anche quando vi sono state è raro che il figlio e il padre abbiano avuto la stessa statura nei campi del sapere.
Le "razze" in questo senso tendono anzi a trasmettersi in modo più sottile: probabilmente aspettano anche millenni, si mantengono su una linea di discendenza dove l'idea viene ridotta al suo essenziale, ma continua comunque a riprodursi, in attesa di potersi manifestare al momento giusto in tutta la sua potenza. Eraclito ci ha messo circa 2300 anni prima di rimanifestarsi in tutta la sua potenza; Nietzsche è il suo vero e proprio figlio spirituale. E Deleuze è uno dei figli di Nietzsche, come lo è dunque anche d'Eraclito.

Probabilmente noi tutti, anche se non ne siamo consapevoli, siamo dei giochi che la natura si è divertita a fare per testare le sue stesse capacità; e in questa gigantesca partita a scacchi, l'unico nostro compito esistenziale è trovare a quale pezzo corrispondiamo, per far sì che la partita della natura - e dunque anche la nostra - possa volgere alla vittoria.
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#88 astrodomini

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Inviato 01 luglio 2007 - 00:15

Pensiero che in molti tentano di occultare, compiendo un atto intellettualmente disonesto.


In realtà Evola è stato completamente ostracizzato dalla cultura italiana, altro che occultare e disonestà intellettuale. Il problema del razzismo (o il suo essere semplicemente anticomunista e anticattolico) è stato messo al centro del suo pensiero quando, a mio modo di vedere, non è una delle parti fondamentali compiendo un atto chiaramente mirato a mettere un uomo non conforme in un angolino.

Per il resto la questione sul razzismo è decisamente ambigua e anche se potrei approvare una divisione delle persone su base spirituale (intesa come etica e morale) Evola sembra decisamente tendere verso derive di razzismo biologico che sono chiaramente non condivisibili. Resta comunque un autore importante che andrebbe approfondito e che resta una delle personalità più interessanti della cultura italiana del secolo scorso, purtroppo il suo essere contro i due poli dominanti ha relegato la sua opera a una nicchia risicatissima che in molti casi ne ha fatto un uso tristemente strumentale.
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the music that forced the world into future


#89 Lord Corkscrew

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Inviato 01 luglio 2007 - 07:47

però d'altra parte dividere il razzismo 'spirituale' da quello 'biologico' è come ammettere un forte dualismo fra spirito e materia che Evola (e le dottrine tradizionali prima di lui) non avrebbe mai voluto proclamare. Il fatto che non si fermi al biologico, non significa che il suo razzismo non abbia una componente biologica. Che a me non sembra così difficile da comprendere, se non forse 'poco moderna' in un tempo in cui l'identità tende a dissolversi e a spezzettarsi in mille forme indistinte sottoposte all'entropia del divenire.

Comunque è vero quello che dice Michele: quando si parla di Evola si finisce sempre a razzismo, nazismo, fascismo, *.*ismo... chi porta i tarallucci? io ci metto il vino
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#90 StellaDanzante

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Inviato 01 luglio 2007 - 08:55

però d'altra parte dividere il razzismo 'spirituale' da quello 'biologico' è come ammettere un forte dualismo fra spirito e materia


Mica vero: la differenza non implica automaticamente opposizione o contraddizione. Per pensarla con Spinoza, l'estensione e il pensiero sono due attributi allo stesso livello della sostanza unica divina.
Le idee in questo caso dunque non sarebbero trascendenti e distaccate dalla materia, ma immanenti ad essa - o come direbbe Deleuze, sono la superficie della materia. Quindi è logico che esse si incarnino in un certo corpo, ma lo fanno nell'irriducibile complessità del corpo, non in uno dei suoi singoli attributi bensì nella relazione di ogni attributo con tutti gli altri. Per questo l'idea è struttura del reale e non realtà sostanziale.

Nessuno insomma ha mai negato che debba esserci una componente biologica; semmai che la "razza" si riduca ad essa.
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#91 Lord Corkscrew

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Inviato 01 luglio 2007 - 10:09

Nessuno insomma ha mai negato che debba esserci una componente biologica


ma è proprio questo che a molti pare un abominio, a quanto mi pare di capire.
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#92 Guest_soul crew_*

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Inviato 01 luglio 2007 - 10:58

Nessuno insomma ha mai negato che debba esserci una componente biologica


ma è proprio questo che a molti pare un abominio, a quanto mi pare di capire.

non è che pare, lo è.
sul resto si può anche discutere, ma il razzismo biologico è sconfessato ormai da centinaia e centinaia di ricerche.
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#93 StellaDanzante

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Inviato 01 luglio 2007 - 11:30


Nessuno insomma ha mai negato che debba esserci una componente biologica


ma è proprio questo che a molti pare un abominio, a quanto mi pare di capire.

non è che pare, lo è.
sul resto si può anche discutere, ma il razzismo biologico è sconfessato ormai da centinaia e centinaia di ricerche.


Mi pare ovvio che si stia parlando di due cose diverse. Per il razzismo biologico comunemente inteso le persone vengono ridotte a schemi astraenti, per cui se hai la pelle nera sei anche automaticamente stupido, barbaro ecc. Quello di cui io (e deduco dunque anche Corkscrew) abbiamo parlato è di una componente biologica, vale a dire il riconoscere che vi sia un corpo, una superficie attraverso cui si stagliano gli elementi della razza spirituale; ma non posso riconoscere un filosofo solo dalla carnagione della pelle o dalla forma del naso, bensì semmai si può scorgere una certa unità e significanza nell'interezza del suo corpo e del suo volto e nel rapporto tra le parti.
Riguardo a Evola credo che la presenza di questa concezione sia provata dai suoi studi caratterologici - nell'opera che ho io parla con disinvoltura delle  distinzioni schopenhaueriane tra i diversi tipi di carattere, cita spesso Klages e usa la contrapposizione volto/maschera tipica di quell'ambito epistemologico, e la distinzione tra razzismo spirituale (il suo) e razzismo biologico (che lui nega) è perfettamente in sintonia con quegli studi che appunto criticano il biologismo darwiniano per la sua tendenza a ridurre il carattere a funzione organica, ovvero - come afferma Evola - "le cose superiori", più sviluppate e individualizzate, "a quelle inferiori".

Sinceramente più si va avanti con la discussione più fatico a trovare delle componenti davvero razziste in Evola. Sono più che altro dell'idea che il filosofo, in preda agli estremismi giovanili, abbia usato dei termini sbagliati per affermare qualcosa di ragionevole. Se avesse usato il termine "carattere" al posto di "razza" probabilmente nessuno l'avrebbe mai associato così vicino al nazifascismo; purtroppo ha fatto quella pessima scelta, e dovrà per sempre pagare lo scotto di essere del tutto incompreso dai più.
Ma forse era ciò che lui desiderava.
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#94 Haggard

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Inviato 01 luglio 2007 - 21:10

E soprattutto come si possa ridurre il pensiero di un autore ad una parte di esso che peraltro nella fase più avanzata del suo pensiero praticamente sparisce. Se il razzismo fosse un tratto fondamentale di Evola, questo dovrebbe comparire chiaramente ed esplicitamente in qualsiasi sua opera: perché allora in quella che ho letto io non ve n'è minimamente traccia? Ho letto le uniche 400 pagine di Evola dove è riuscito a nascondere così bene la verità riguardo a se stesso? E che necessità avrebbe avuto di farlo, pubblicando i propri libri in modo autonomo?

Ciò che è intellettualmente disonesto, Vanquish, è parlare di cose su cui non si ha nemmeno tentato di fare una minima analisi, fermandosi a quello che vi ha detto il compagno di banco naziskin alle superiori. Tutti qui dentro, anzi, tutti in Italia sanno che Evola ha avuto fasi della sua esistenza in cui ha appoggiato il nazi-fascismo; si sta solo dicendo che da qui ad identificarlo con l'estrema destra concretizzata in un gruppo politico ce ne vuole, e il fatto che sia stato spesso e volentieri disprezzato dalle destre politiche è un'ampia conferma di come sia molto più filosofo che politico.
Di un pensatore non è assolutamente interessante guardare cosa le parole significano a fior di pelle; così facendo non hai assolutamente svolto alcun lavoro di riflessione, anzi ci hai rinunciato in partenza. Ciò che bisogna fare è mettere tra parentesi la sua dottrina e cercare di capire in quale modo le sue parole possano fare parte di un pensiero fortemente ragionato. Se ciò con le opere relative alle culture iniziatiche e mistiche non è per nulla difficile, con quelle dove affronta i problemi più "in your face" è necessario fare molta più attenzione, cercare di ricontestualizzare e di seguire l'autore dando per scontato che sia una persona razionale.
Se parti con l'idea "Evola è razzista" è logico che non ti ci metti neanche a fare questo lavoro, visto che andrai a leggere nei suoi testi solo ciò che supporta la tua tesi - trascurando così arbitrariamente il 90% dell'opera scritta. Questa sì che è onestà intellettuale!


Non posso accontentarmi che nella parte "più avanzata" del suo pensiero sparisca il razzismo (che poi sono portato a pensare che certi aspetti vergognosi della sua dottrina abbia smesso di esibirli perchè il clima culturale non gli avrebbe mai lasciato passare certe porcherie, e perchè ormai di certe cose poteva parlare solo con gentaglia come Pino Rauti e compagnia terrorista): mi aspetto che idee così ripugnanti non siano solo abbandonate, ma proprio ripudiate.

Parlare di "opere giovanili" mi pare inappropriato, in quanto all'uscita dei suoi libri razziali aveva più di quarant'anni.

quello di cercare le sue contraddizioni per bollarlo come un confuso imbecille (atteggiamento aristotelico/falsificazionista)


Povero Evola, c'è gente cattiva che lo legge con un atteggiamento "aristotelico/falsificazionista" ! Certo che uno che si è prodotto in elogi sperticati delle Schutzstaffel e che ha appoggiato la Repubblica di Salò meriterebbe maggior rispetto...
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#95 astrodomini

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Inviato 01 luglio 2007 - 22:02

Non sarebbe più semplice leggerlo e poi farsi le proprie opinioni?
La tematica razzista è stata parte discussa del pensiero di Evola, pensiero molto più vasto e interessante che merita di essere approfondito al di là dello schieramento politico che una persona ha, se uno vuole farlo lo fa e poi ne discute.
Se uno parte preconcetto si preclude un autore potenzialmente interessante e continua a vivere. Io stesso ne so davvero poco e quindi mi limito a qualche cenno e non intavolo una discussione critica però pur non condividendo molte cose del pensiero evoliano ritengo che andrebbe riscoperto in un clima culturale finalmente meno politicizzato e chiuso.

Povero Evola, c'è gente cattiva che lo legge con un atteggiamento "aristotelico/falsificazionista" ! Certo che uno che si è prodotto in elogi sperticati delle Schutzstaffel e che ha appoggiato la Repubblica di Salò meriterebbe maggior rispetto...


Un repubblichino è un mito della sinistra quindi figuriamoci..
Paolo Mieli e una caterva di intellettuali di sinistra appoggiarono la lotta armata contribuendo a creare il clima persecutorio che portò alla morte di Calabresi, eppure uno è direttore del Corriere e molti godono tuttora di rispetto..
Non formalizziamoci troppo su queste cose perchè si potrebbe davvero portare una caterva di esempi di questo tipo.

Io penso che non ci debbano essere preclusioni di sorta nei confronti della cultura, almeno prima di leggere/ascoltare/guardare. Un atteggiamento chiuso è tipico della passione politica dei ragazzini o degli indottrinati.
Qui siamo ai livelli di "come faccio a sentire Veltroni, negli anni 50 il suo partito era stalinista" (cioè al livello di Berlusconi asd).
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#96 Haggard

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Inviato 01 luglio 2007 - 22:06


Un repubblichino è un mito della sinistra quindi figuriamoci..
Paolo Mieli e una caterva di intellettuali di sinistra appoggiarono la lotta armata contribuendo a creare il clima persecutorio che portò alla morte di Calabresi, eppure uno è direttore del Corriere e molti godono tuttora di rispetto..
Non formalizziamoci troppo su queste cose perchè si potrebbe davvero portare una caterva di esempi di questo tipo.

Io penso che non ci debbano essere preclusioni di sorta nei confronti della cultura, almeno prima di leggere/ascoltare/guardare. Un atteggiamento chiuso è tipico della passione politica dei ragazzini o degli indottrinati.
Qui siamo ai livelli di "come faccio a sentire Veltroni, negli anni 50 il suo partito era stalinista" (cioè al livello di Berlusconi


Stai parlando con uno che non sopporta Mieli, non stima Veltroni e non ha in particolare simpatia Adriano Sofri... asd
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#97 Colonna Infame

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Inviato 02 luglio 2007 - 09:46

Condivido in gran parte ciò che ha scritto StellaDanzante, ma non sono poi così convinto che si possa ridurre il razzismo Evoliano ad un fatto puramente ideale. Come in Marx la teoria del comunismo non può esser divisa dalla prassi politica e dall'azione, così credo anche in Evola per quanto riguarda la teoria della razza. Cioè Evola sembra aver abbastanza chiaro in testa quale sia la forma, la fisionomia dell'uomo superiore, dell'uomo di grande forza spirituale, dell'aristocratico.
Potrei anche sbagliarmi e dire una marea di cazzate, ma mi è sempre parso, dalla lettura dei suoi libri e di alcuni suoi articoli, che per Evola esistono realmente delle "razze inferiori". E qui non sto parlando di caste interne ad una determinata razza, ma proprio di intere etnie. Vedasi a tal proposito i giudizi di Evola sugli Etruschi, gli antichi Italici, le razze nere, i Maya, le civiltà mediterranee. E questa inferiorità, primariamente spirituale, si ripercuote poi anche sul dato fisico di queste razze: si rimarca spesso la maggiore scurità della pelle come dato discriminante, simbolo evidente d'inferiorità spirituale. E per quanto tutto ciò possa rimanere sul piano ideale, puramente speculativo, non è difficile farne poi prassi d'azione e passare ad un razzismo più diretto e becero.
Mi sovviene alla memoria quel brano di Nietzsche nella "Genealogia della morale" (pag 18-19) in cui razze dominatrici nordiche, dal biondo capello, scendono giù a conquistare e civilizzare le razze scure del mediterraneo. Ecco.. Evola, pur coi suoi distinguo, sembra non pensarla molto diversamente riguardo a questo.

Ripeto...sono considerazioni non esenti dala possibilità d'errore e forse si tratta di una mia interpretazione sbagliata. Ma se StellaDanzante più si va avanti e più non riesce ad inquadrare Evola come un filosofo razzista (che considera certe etnie superiori ad altre), io non riesco a non farlo. 
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#98 sottosuolo

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Inviato 02 luglio 2007 - 11:31

Visto che si è citato Nietzsche, e proprio la Genealogia, mi sento di intervenire citando il diretto interessato.

"Indubbiamente, per esercitare in tal modo la lettura come arte, è necessaria soprattutto una cosa, che oggidì è stata disimparata proprio nel modo più assoluto - ed è per questo che per giungere alla "leggibilità" dei miei libri occorre ancora del tempo - una cosa per cui si deve essere quasi vacche e in ogni caso non "uomini moderni": il ruminare...".

Credo che l'atteggiamento da tenere di fronte a certi autori sia proprio questo, stare in ascolto, intuire la direzione verso cui le parole si muovono, sentire l'aria che si respira tra una riga e l'altra. Spesso la parte più preziosa di artisti e filosofi stà al di là del piano puramente testuale, là dove occorrono solo umiltà, pazienza, e, appunto, il saper ruminare.
Spesso i danni più gravi si fanno riportando su di un piano puramente convenzionale(politico/sociale) pensieri e idee che sono tesi al di là, o al di qua, di quello.





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#99 StellaDanzante

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Inviato 02 luglio 2007 - 12:00

Condivido in gran parte ciò che ha scritto StellaDanzante, ma non sono poi così convinto che si possa ridurre il razzismo Evoliano ad un fatto puramente ideale. Come in Marx la teoria del comunismo non può esser divisa dalla prassi politica e dall'azione, così credo anche in Evola per quanto riguarda la teoria della razza. Cioè Evola sembra aver abbastanza chiaro in testa quale sia la forma, la fisionomia dell'uomo superiore, dell'uomo di grande forza spirituale, dell'aristocratico.
Potrei anche sbagliarmi e dire una marea di cazzate, ma mi è sempre parso, dalla lettura dei suoi libri e di alcuni suoi articoli, che per Evola esistono realmente delle "razze inferiori". E qui non sto parlando di caste interne ad una determinata razza, ma proprio di intere etnie. Vedasi a tal proposito i giudizi di Evola sugli Etruschi, gli antichi Italici, le razze nere, i Maya, le civiltà mediterranee. E questa inferiorità, primariamente spirituale, si ripercuote poi anche sul dato fisico di queste razze: si rimarca spesso la maggiore scurità della pelle come dato discriminante, simbolo evidente d'inferiorità spirituale. E per quanto tutto ciò possa rimanere sul piano ideale, puramente speculativo, non è difficile farne poi prassi d'azione e passare ad un razzismo più diretto e becero.
Mi sovviene alla memoria quel brano di Nietzsche nella "Genealogia della morale" (pag 18-19) in cui razze dominatrici nordiche, dal biondo capello, scendono giù a conquistare e civilizzare le razze scure del mediterraneo. Ecco.. Evola, pur coi suoi distinguo, sembra non pensarla molto diversamente riguardo a questo.


Ecco, ma Nietzsche quando diceva cose di questo genere non ne stava facendo una questione biologica, ma caratterologica, che è più complessa. Per la caratterologia, "l'anima" tipica di una persona o di un popolo si esprime attraverso i suoi usi e i suoi costumi. Quando dunque Evola o Nietzsche parlano di "neri", di "tedeschi" o di "europei", stanno cercando di cogliere delle caratteristiche ideali derivate dall'osservazione del popolo (quindi si potrebbe dire "idee reali", in linea con Goethe per il quale l'apparenza era già l'idea). Nietzsche lì non sta dicendo che se parli tedesco o hai quel colore di pelle diventi automaticamente biondo e conquistatore; sta dicendo una cosa più semplice, ovvero che se sei nato in un certo contesto, con certe abitudini e un certo linguaggio tenderai ad avere certe caratteristiche. Proprio per questa sua attenzione "fisiognomica" ad esempio Nietzsche finirà per parlare di Wagner come uno spirito tedesco, mentre di Schopenhauer come uno spirito europeo, poiché per lui non è un esemplare perfetto dell'anima del popolo germanico.
La cultura di un popolo non si esprime solo per mezzo dei suoi libri, ma anche per mezzi dei suoi usi, dei suoi costumi, delle sue opere d'arte e di tutto ciò che costituisce il suo corpo reale, che non viene visto dal punto di vista della biologia o delle scienze che mirano a trovare schemi comuni da applicare a tutti gli esseri viventi, bensì analizzando le particolarità e le differenze nei minimi dettagli per capire quali siano i tratti fondamentali di un determinato popolo che lo rendono tale rispetto agli altri.

I problemi principali rispetto a questi approcci sono due, anche se poi si riducono allo stesso. In primo luogo, la tendenza insita nel linguaggio a generalizzare, schematizzare e distaccarsi dal contesto in cui è inserito: quando si danno certe caratteristiche al "nero" le si estende a qualsiasi cosa abbia il colore nero. Per questo motivo, quando si legge una frase come "il nero è brutto" si potrebbe essere spinti a tacciare di razzismo una persona, prima di capire che "il nero" potrebbe semplicemente riferirsi al colore e non ad una persona, oppure che si riferisca al ragazzo di colore di non particolarmente bell'aspetto che si è visto prima in strada. Siamo tanto abituati a certi schemi che quando questi vengono scombussolati a volte ci irrita.
In secondo luogo, per la stessa difficoltà a considerare le cose nel proprio contesto, ci si dimentica anche quanto le concezioni cambino nel tempo. Non capiremmo un accidente dei testi indiani e buddhisti se non sapessimo che ciò che noi possiamo tradurre vagamente con "coscienza" non si identifica con la coscienza occidentale e cartesiana, cioè l'Io freudiano, bensì è Coscienza del Sé, Coscienza assoluta, dimensione del pre-conscio. Chi legge testi filosofici è abituato a questi continui spostamenti di senso, che talvolta non si effettuano in un paio di frasi ma di continuo durante un testo. Si dice che, nella sola "Critica della ragion pura" di Kant, ci siano circa 40 definizioni diverse su cosa sia il trascendentale; pertanto è ovvio che se si vuole capire cosa davvero significhi questo termine per Kant divenga impossibile farlo per una sola frase, ma bisogna muoversi attraverso tutta l'opera e capire il determinato senso che quel determinato vocabolo acquisisce in quel determinato contesto.
Per questo motivo bisogna sempre essere disposti ad accogliere ogni frase dell'autore, cercando di attribuirgli il maggior numero di sensi possibili (principio di carità) affinché ci si possa garantire di averne compreso davvero il senso.
La maggior parte di noi invece fa l'opposto: non essendo disposta a modificare la propria visione del mondo, restando attaccata all'Io come scimmie ad un frutto sull'albero, preferisce leggere di ogni autore solo quello che vuole lui al fine di poterci fare quel che gli pare. E' ovvio che un ragazzino neonazista che ha solo voglia di picchiare la gente e prendersela con gli extracomunitari leggerà solo le parti di Evola che gli daranno ragione, solo per avere qualcosa che lo supporti. Ed è altrettanto ovvio che un ragazzino ribelle di sinistra che ha voglia di rompere tutti gli schemi e ribellarsi alle autorità si leggerà solo le parti del "Manifesto del partito comunista" che parlino di rivoluzione violenta, ignorando addirittura di capire con quali presupposti e con quali criteri essa può avvenire, sempre che possa avvenire e che l'idea dell'autore non fosse assai diversa.

Il nostro problema più grave è che siamo talmente alienati nel linguaggio che abbiamo perso la differenza tra l'ideale e il reale. O meglio l'abbiamo sovvertita: non è più l'ideale a derivare dal reale, ma il reale che viene incastrato dall'ideale, dalle parole, dai segni. Nella nostra epoca, abituati sempre più ai media dove ciò che ci rappresenta non siamo più noi stessi, ma ciò che diciamo di noi stessi, finiamo per non capire più la differenza tra una persona e un personaggio, tra una maschera e un volto, tra un individuo e una parola. Le immagini e i sogni prodotti dalla nostra mente si sovrappongono senza sosta a ciò che viene dall'esterno, non riusciamo più ad avere un contatto diretto ed originario con le cose. Il passaggio dalla parola all'azione, dalla scena immaginata alla scena eseguita è divenuto automatico, perché non si trova alcuna distinzione tra le due cose. Per noi è del tutto indifferente dire "picchiare i neri" e picchiare i neri.

Evola ha un solo grande demerito che farà pesare per molto su di lui l'incomprensione dei posteri: aver usato i termini sbagliati in un contesto troppo delicato. Questo deriva dal fatto che probabilmente anche lui in un primo momento avesse sicuramente aderito alle teorie razziali in circolazione; tuttavia credo ad un certo punto abbia ottenuto una certa coscienza della cosa e abbia cercato di distaccarvisi, come attesta la semplice ma ultra-significativa affermazione per cui la sua teoria della razza "non è biologica" che gli è costata il sospetto da parte di tutta la cultura nazista e fascista.
Del resto quasi tutti i pensatori nel corso della loro vita teoretica hanno rivisto le loro precedenti concezioni, dando ad esse un posizionamento diverso da quello che credevano fosse all'epoca: Kant ha reimpostato il suo sistema almeno due volte con le sue "Critiche", Platone ha con il Parmenide ha rimesso in questione le sue stesse idee, Deleuze ha trovato necessario scrivere "L'anti-Edipo" per ricollocare le sue concezioni della psicanalisi presentate in "Logica del senso", Wittgenstein ha dovuto scrivere le "Ricerche filosofiche" dopo il "Tractatus" che considerava sua ultima opera, Heidegger prima di finire "Essere e tempo" ha fatto la svolta che ha reimpostato tutto il suo problema.. gli esempi potrebbero essere a dir poco interminabili.

Insomma, il pensiero degli uomini cambia con il tempo assieme ai suoi obiettivi, e la "crescita" di un filosofo può durare per tutta la vita. Come sarebbe stupido considerare una persona ladra perché una volta da bambino ha rubato un chupa-chups, così sarebbe probabilmente limitante e disonesto considerare Evola per i lati più immaturi del suo pensiero e non per quelli più compiuti.

(E 30 e lode a sottosuolo, che tutto questo l'ha fatto notare in 10 righe).
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#100 Colonna Infame

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Inviato 02 luglio 2007 - 12:59

Ragazzi, vorrei farvi ri-notare che nell'articolo da me postato alla pagina 4 di questa discussione si citano degli articoli di Evola sulla questione razziale (seppure estrapolati da un contesto che non conosciamo e forse un po' manipolati) scritti alla fine degli anni '60 e non nei primi anni '40. E, per carità di dio, può benissimo darsi che ne interpretiamo male il senso presi così e infilati in quell'articolo, ma sembrano risultare abbastanza chiari e diretti. Dunque qui, almeno apparentemente, non sembrerebbe esserci stata quella crescita di cui parla StellaDanzante. La questione razziale non era stata superata. Perché, dopo i disastri della seconda guerra mondiale e i campi di sterminio Evola continua ad usare il termine "razza" e non quello di "carattere"? Perchè continua a parlare di negri e di razza bianca? Scusatemi ma per quanta buona volontà uno ci metta la maggior parte dei lettori sarà automaticamente portata ad una lettura letterale. Ed Evola non scriveva soltanto per aristocratici colti e abituati al duro esercizio di una lettura profonda, perchè in "Orientamenti" afferma chiaro e tondo che il suo messaggio è diretto, in quest'epoca di confusione e di decadenza delle caste, a tutti coloro, operai, mercanti, artigiani, scienziati, che sappiano coglierne il nerbo. Ma a quanti fraintendimenti andrà incontro con l'utilizzo di certi termini in ambito "divulgativo"? Qui secondo me è stato il grosso errore (secondo alcuni non lo è) di Evola, unito alla sua visone dicotomica solare/lunare, maschile/femminile, uranico/ctonio troppo estremizzata ed assolutizzata.
Ripeto: pareri ed opinioni personali pronte a mettersi in discussione.
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