Le vite degli altri
#101
Inviato 10 novembre 2009 - 18:15
http://www.anobii.com/satyajit/books
http://www.goodreads...3893406-claudio
https://twitter.com/EligioAldoVere
#102
Inviato 11 novembre 2009 - 00:09
concordo pienamente con le osservazioni di corey nelle prime pagine.
mi riesce assai difficile prenderlo "sul serio", come film.
è comunque un discreto intrattenimento.
#103
Inviato 11 novembre 2009 - 00:19
mi chiedo cosa deve avere un film oltre a una sceneggiatura/regia/ricostruzione/recitazione perfetta e emozionante, per essere considerato 'capolavoro' da voialtri..
Ma anche solo per essere considerato un buon film...
#104
Inviato 11 novembre 2009 - 00:47
ho visto un incrocio tra una versione mitteleuropea di polpettone storico hollywoodiano misto a un miniserie televisiva di discreta fattura.
ma comunque di quelli che si vedono e dimenticano.
#105
Inviato 30 novembre 2009 - 23:43
l'attrice è molto bella
#106
Inviato 01 dicembre 2009 - 00:01
l'ho visto stasera in tv e ho pensato che è un buon film,qualche bella sequenza.
l'attrice è molto bella
L'ho visto stasera pure io, ma non mi ha entusiasmato, pur avendo qualcosa di buono (l'inquadramento storico piuttosto fedele e la recitazioni di alcuni attori).
La sceneggiatura mi è parsa un po' troppo manichea nel tracciare l'iter di alcuni personaggi (da cattivissimo a eroe in 5 minuti, con giusto un minutino di dubbio; da fedele intellettuale pro-DDR ad eversivo estremo).
Non mi è dispiaciuto il finale, seppur un po' melò.
Insomma, mi è sembrato troppo intriso di buoni sentimenti e furbetto, per trattare un simile tema (molto interessante) avrei gradito un po' più di sobrietà (questione di gusti).
Poi, va sa sè, i film brutti sono ancora diversi.
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
#107
Inviato 01 dicembre 2009 - 09:21
l'ho visto stasera in tv e ho pensato che è un buon film,qualche bella sequenza.
l'attrice è molto bella
Non me la ricordavo così fighissima :-*
e lui è l'ometto straordinario O_O
per quanto sia un fan della ex DDR
#108
Inviato 01 dicembre 2009 - 10:44
l'attrice è molto bella
Non me la ricordavo così fighissima :-*
Io sì :-*
#109
Inviato 01 dicembre 2009 - 13:59
Per la cronaca, a me alla seconda visione è cresciuto (alla prima l'incipit mi aveva irritato). E alle successive è rimasto parecchio in alto.
#110
Inviato 03 dicembre 2009 - 14:56
#111
Inviato 03 dicembre 2009 - 15:03
#112
Inviato 03 dicembre 2009 - 15:10
ti leggo qua e là sul forum, mi sembri uno con cui potersi scannare con gaudio. che sigarette fumi?
#113
Inviato 03 dicembre 2009 - 15:14
PS: qualcuno sa se il regista sta lavorando a nuove produzioni?
#114
Inviato 03 dicembre 2009 - 15:42
dico cip
ti leggo qua e là sul forum, mi sembri uno con cui potersi scannare con gaudio. che sigarette fumi?
passo.
se vuoi informazioni private, utilizza il canale adatto.
su 'sto film mi sono cucito la bocca da parecchi mesi e non intendo riaprirla se non dietro vaglia postale.
buon divertimento.
#115
Inviato 03 dicembre 2009 - 16:39
Essere costretti a "spiegarsi", a "spiegare" è maledettamente sconfortante. Allora, nel film di Iñárritu il gioco con le identificazioni e la mozione degli affetti è talmente smaccato da trasfigurare in punto di vista superiore, talmente sovraordinato da somigliare al punto di vista divino (brutta espressione che però ha il merito di rendere l'idea). Esempio: dopo aver visto i due pastorelli sparare al torpedone dei turisti giù a valle, il punto di vista si sposta all'interno del pullman, facendoci trepidare per l'arrivo (ritardato fino allo spasimo, ovviamente) del proiettile. Quell'attesa è talmente snervante da non lasciare dubbi sulla sua scorrettezza: è una forzatura drammatica clamorosa, eclatante. Impossibile equivocare sulla natura della soluzione stilistica, si tratta di una scelta platealmente autoriale (altro brutto aggettivo che non vorrei adoperare ma non me ne viene uno migliore). Unita alla sua platealità, la forzatura assume un che di smisurato, di sublime (almeno ai miei occhi). L'esplicitazione è in qualche modo il segno della trasfigurazione da trucchetto a soluzione stilistica pregnante.
Su Le vite degli altri non sarò altrettanto puntuale poiché l'ho visto una sola volta diversi mesi fa (era aprile se non mi sbaglio) e non ho affatto intenzione di rivederlo. Nel film di Von Donnersmarck non c'è una sola soluzione che ostenti la propria natura di artificio drammatico. Per usare un'altra formula trita, "la storia sembra raccontarsi da sola". Gli espedienti impiegati (penso ad esempio ai commenti musicali, ai movimenti di macchina o aille configurazioni di montaggio) sono sempre tenuti al di sotto della soglia della percettibilità, come se fossero naturalmente connaturati alla rappresentazione. Donde l'impressione di classicità (da molti poi erroneamente associata al concetto di sobrietà) di cui si è lungamente parlato. Detto altrimenti, non c'è niente nel film che dichiari la natura di finzione. Anzi, tutto fa pensare ad un'accuratezza realistica che tende a far dimenticare l'(ineludibile) artificiosità della pellicola. Ebbene, il lavoro "a bassa definizione" sul linguaggio cinematografico (soggettive, posizioni della mdp, movimenti di macchina e via dicendo), unito alla linearità della narrazione, disegna una posizione affettiva per lo spettatore letteralmente vincolante. Non c'è lo spazio del dubbio e dell'esitazione, solo la gabbia degli affetti preconfezionati.
Sono certo che questo intervento soffierà nuovamente sul fuoco della polemica e me ne rammarico. Ma ancor più sfibrante è essere costretti, ogni maledetta volta, a "spiegare".
lo faccio rispondere io, dal passato.
anche perchè ho letto questo post solo ora, "e penso debba essere divulgato il più possibile".
aggiungo un'osservazione che penso sia coerente con l'analisi di corey:
a me il film sembra un melodramma kitsch camuffato da realismo storico, o qualcosa del genere.
#116
Inviato 03 dicembre 2009 - 16:48
Essere costretti a "spiegarsi", a "spiegare" è maledettamente sconfortante. Allora, nel film di Iñárritu il gioco con le identificazioni e la mozione degli affetti è talmente smaccato da trasfigurare in punto di vista superiore, talmente sovraordinato da somigliare al punto di vista divino (brutta espressione che però ha il merito di rendere l'idea). Esempio: dopo aver visto i due pastorelli sparare al torpedone dei turisti giù a valle, il punto di vista si sposta all'interno del pullman, facendoci trepidare per l'arrivo (ritardato fino allo spasimo, ovviamente) del proiettile. Quell'attesa è talmente snervante da non lasciare dubbi sulla sua scorrettezza: è una forzatura drammatica clamorosa, eclatante. Impossibile equivocare sulla natura della soluzione stilistica, si tratta di una scelta platealmente autoriale (altro brutto aggettivo che non vorrei adoperare ma non me ne viene uno migliore). Unita alla sua platealità, la forzatura assume un che di smisurato, di sublime (almeno ai miei occhi). L'esplicitazione è in qualche modo il segno della trasfigurazione da trucchetto a soluzione stilistica pregnante.
Su Le vite degli altri non sarò altrettanto puntuale poiché l'ho visto una sola volta diversi mesi fa (era aprile se non mi sbaglio) e non ho affatto intenzione di rivederlo. Nel film di Von Donnersmarck non c'è una sola soluzione che ostenti la propria natura di artificio drammatico. Per usare un'altra formula trita, "la storia sembra raccontarsi da sola". Gli espedienti impiegati (penso ad esempio ai commenti musicali, ai movimenti di macchina o aille configurazioni di montaggio) sono sempre tenuti al di sotto della soglia della percettibilità, come se fossero naturalmente connaturati alla rappresentazione. Donde l'impressione di classicità (da molti poi erroneamente associata al concetto di sobrietà) di cui si è lungamente parlato. Detto altrimenti, non c'è niente nel film che dichiari la natura di finzione. Anzi, tutto fa pensare ad un'accuratezza realistica che tende a far dimenticare l'(ineludibile) artificiosità della pellicola. Ebbene, il lavoro "a bassa definizione" sul linguaggio cinematografico (soggettive, posizioni della mdp, movimenti di macchina e via dicendo), unito alla linearità della narrazione, disegna una posizione affettiva per lo spettatore letteralmente vincolante. Non c'è lo spazio del dubbio e dell'esitazione, solo la gabbia degli affetti preconfezionati.
Sono certo che questo intervento soffierà nuovamente sul fuoco della polemica e me ne rammarico. Ma ancor più sfibrante è essere costretti, ogni maledetta volta, a "spiegare".
lo faccio rispondere io, dal passato.
anche perchè ho letto questo post solo ora, "e penso debba essere divulgato il più possibile".
Rispetto la volontà di Corey di non parlare del film, avendolo già fatto. La sua analisi mi affascina, tanto mi affascina che ci ho capito poco. Però mi sembra convincente, però il film continua a piacermi. State tranquilli, non tirerò in ballo la questione del gusto. Semmai la posizione davanti allo schermo. Io, di preferenza, mi defilo un po', cerco di restare sempre vicino all'uscita, mi distraggo molto pur restando concentrato, ma su altre cose. Dico anche la verità: secondo me, il cinema è un'arte minore. Quindi sono indulgente.
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