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Woody Allen


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178 replies to this topic

#151 William Blake

    Titolista ufficiale

  • Redattore OndaCinema
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Inviato 09 aprile 2021 - 22:40

io ho recentemente rivisto "Whatever Works" che non vedevo dalla sua uscita in sala. mi era piaciuto già all'epoca, ma rivedendolo ci ho davvero trovato la finezza, il ritmo e il cinismo dell'Allen migliore (aiutato da un cast in stato di grazia), che al solito aggiorna la screwball. in pratica è già un classico. "Cafè society" l'avevo trovato un po' troppo facile e meccanico nel suo svolgimento, ma con un finale di altissima classe, ma prima o poi lo rivedrò.


  • 2
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#152 lazlotoz

    Enciclopedista

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Inviato 09 aprile 2021 - 23:06

Eh Whatever works è proprio magnifico.

Ma sai che questo qui, sarà pure la scarsa aspettativa, è davvero stato un fulmine?

La facilità di cui dici tu è palese, ma poco importa tutto sommato. Perché alla fine, chissenefrega dell'intreccio, se arrivi a chiudere un film in quel modo lì.

E se per arrivarci mette insieme, appunto con Storaro, certe scene (il primo appuntamento nel locale, fa un movimento di macchina fra l'ambiente luminoso e quello buio da brividi, come idem la scena che salta la luce in casa di lui, e poi il prefinale a central park con quella lente che dilata tutto) son proprio del cinema incredibile.

Rivedilo!


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#153 Tom

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Inviato 10 aprile 2021 - 08:40

Io tempo fa ho rivisto invece Anything Else, di cui non ricordavo praticamente nulla.

 

Mi ha sempre incuriosito il fatto che Tarantino lo citi tra i suoi film preferiti (laddove con un minimo di intuito si capisce che e' DAVVERO uno dei suoi film preferiti, non uno delle decine di migliaia di suoi "preferiti", ne' uno di quelli che cita per trollare) e rivedendolo credo di poter ipotizzare cosa gli possa piacere: sembra un'autoparodia schifata. E' come se uno che odia Allen avesse voluto fare un film imitando lo stile dell'autore, per dare una visione disgustata della sua poetica.

 

In effetti e' l'Allen in assoluto piu' sgradevole di sempre, drammi criminali compresi. Tutti i personaggi sono delle merdine. Manco delle vere Merde, proprio delle "merdine": la Ricci e la madre due esempi di misoginia senza freni (ricordo all'epoca una Aspesi quasi offesa), il protagonista uno stupido smidollato che vorresti entrare nello schermo a prendere costantemente a calci in culo (anche solo per l'insopportabile effetto Uncanny Valley creato dell'inguardabile faccia di Jason Biggs), Danny De Vito il classico loser alleniano ma totalmente privo della dignita' e simpatia dei suoi prototipi. E poi Allen stesso, che si mette in scena con un personaggio che e' miscuglio inestricabile di cose sue (la rassegnata misantropia, il fatalismo) e altre che sono apparentemente il suo opposto (il continuo predicare, il complottismo, l'auto-emarginazione, il riconoscersi nella fede ebraica, il ricorso alle armi). Sembra aver voluto mettere in scena il se stesso disadattato che piu' volte nella sua recente autobiografia scrive sarebbe diventato se non avesse fatto fortuna nello spettacolo. Si aggiunga il lato politico del tutto, con il massimo cantore del lato romantico di New York che per il suo primo film ideato dopo l'11 settembre se ne usciva con un film che dimostrava ben poco amore e romanticismo anche verso NY.

 

Insomma un Allen anti-Allen che allo stesso tempo e' un Allen al cubo.

Capolavoro come dice il Quentin? Grande Film Malato autoconsapevole? Scheggia "nuda" della sua filmografia? Commedia troppo acida che tenta di fare dell'acidume il suo scopo? Boh. Tutto queste cose insieme, forse.


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#154 woody

    Classic Rocker

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Inviato 10 aprile 2021 - 10:57

È un film che mi è sempre piaciuto, ma non l'avevo mai visto sotto il tuo punto di vista.
Per il personaggio da lui interpretato Allen dice di essersi ispirato, esasperandone alcune caratteristiche, ad una persona realmente esistita di cui adesso non ricordo il nome, che in un periodo della sua vita è stato d'ispirazione per lui.
Mentre a me Briggs è sempre chiaramente sembrato interpretare Allen, la Ricci invece è una delle sue ex.
Non mi era mai sembrato un film particolarmente cattivo o autocritico, ma alla prossima visione terrò sicuramente a mente le tue interessanti osservazioni. Se mai ti capitasse di incontrare Quentin chiedigli conferma della cosa! 


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#155 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 10 aprile 2021 - 11:21

Io tempo fa ho rivisto invece Anything Else, di cui non ricordavo praticamente nulla.

 

 

 

Curioso. Altra revisione abbastanza recente (prima di "Whatever Works") e ho pensato quasi le stesse cose. Per me non ai livelli del film con Larry David, ma è la sua seconda miglior commedia degli anni Zero (io ho un ottimo ricordo anche di "Melinda e Melinda" che è generalmente considerato un "minore"). L'avevo visto da adolescente e mi parve il peggior Allen o giù di lì; probabilmente passare dai suoi classici degli anni 70/80 a questa "commedia", con personaggi sgradevoli con cui è impossibile empatizzare mi deve aver spiazzato a suo tempo. Rivedendolo a distanza di quindici anni circa è stato come vederlo per la prima volta ed è senza dubbio una delle cose più ciniche e acide mai partorite da Allen, che si cuce addosso la maschera comica più folle e disagevole che abbia mai scritto. Non avevo considerato nemmeno la sua posizione post-11 settembre con l'addio a NY finale. Forse per fare il salto da "gran film" a "capolavoro" indulge troppo sui tira e molla mentali di Biggs verso i 3/4, quindi, per ora voto per "grande film malato autoconsapevole".


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#156 ucca

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Inviato 10 aprile 2021 - 21:14

Io tempo fa ho rivisto invece Anything Else, di cui non ricordavo praticamente nulla.

 

Mi ha sempre incuriosito il fatto che Tarantino lo citi tra i suoi film preferiti (laddove con un minimo di intuito si capisce che e' DAVVERO uno dei suoi film preferiti, non uno delle decine di migliaia di suoi "preferiti", ne' uno di quelli che cita per trollare) e rivedendolo credo di poter ipotizzare cosa gli possa piacere: sembra un'autoparodia schifata. E' come se uno che odia Allen avesse voluto fare un film imitando lo stile dell'autore, per dare una visione disgustata della sua poetica.

 

In effetti e' l'Allen in assoluto piu' sgradevole di sempre, drammi criminali compresi. Tutti i personaggi sono delle merdine. Manco delle vere Merde, proprio delle "merdine": la Ricci e la madre due esempi di misoginia senza freni (ricordo all'epoca una Aspesi quasi offesa), il protagonista uno stupido smidollato che vorresti entrare nello schermo a prendere costantemente a calci in culo (anche solo per l'insopportabile effetto Uncanny Valley creato dell'inguardabile faccia di Jason Biggs), Danny De Vito il classico loser alleniano ma totalmente privo della dignita' e simpatia dei suoi prototipi. E poi Allen stesso, che si mette in scena con un personaggio che e' miscuglio inestricabile di cose sue (la rassegnata misantropia, il fatalismo) e altre che sono apparentemente il suo opposto (il continuo predicare, il complottismo, l'auto-emarginazione, il riconoscersi nella fede ebraica, il ricorso alle armi). Sembra aver voluto mettere in scena il se stesso disadattato che piu' volte nella sua recente autobiografia scrive sarebbe diventato se non avesse fatto fortuna nello spettacolo. Si aggiunga il lato politico del tutto, con il massimo cantore del lato romantico di New York che per il suo primo film ideato dopo l'11 settembre se ne usciva con un film che dimostrava ben poco amore e romanticismo anche verso NY.

 

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Capolavoro come dice il Quentin? Grande Film Malato autoconsapevole? Scheggia "nuda" della sua filmografia? Commedia troppo acida che tenta di fare dell'acidume il suo scopo? Boh. Tutto queste cose insieme, forse.

 

Capolavoro no, di quel genere secondo me lui ha fatto meglio con Henry a pezzi che è veramente truce e all'epoca fu molto criticato per il linguaggio mentre io lo trovo assolutamente irresistibile nella sua infinita cattiveria costruita intorno ad una commedia perfetta, con personaggi (tipo la prostituta, la sorella, la psichiatra) geniali anche nella loro invivibile interazione. L'avrò rivisto 5 volte, mi fa sempre lo stesso effetto. Un altro che secondo me è molto vicino al capolavoro è hollywood ending una delle sue vette comiche assolute, con quella trovata di girare il film cieco che è unica nella storia del cinema 


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Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.


#157 Tom

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Inviato 10 aprile 2021 - 23:18

Anch'io trovo piu' gradevole Hollywood Ending e Melinda e Melinda, cioe' il titolo precedente e quello successivo a Anything Else, e trivialita' a parte quel gioiello di Harry a pezzi e' un Allen classicissimo, dove ci si puo' tranquillamente identificare nel protagonista (il dialogo con la sorella ortodossa lo stamperei e incornicerei). La questione e' proprio che Anything Else non vuole ne' essere gradevole, ne' essere divertente, se non in modo molto bilioso, vuole essere una specie di episodio in negativo all'interno della sua filmografia. Poi, certo, l'effetto funziona (se funziona) per contrasto con il solito Allen, in se' resta pur sempre una commedia di caratteri, con Allen che resta Allen non e' che diventa Solondz (per fortuna: a ognuno il suo).


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#158 Garga Charrua

    Dal fiume al mare

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Inviato 17 aprile 2021 - 12:03

Visto Rifkin's Festival. Nulla aggiunge e nulla toglie alla carriera del Nostro, anzi probabilmente è un film col pilota automatico, ma è un BEL pilota automatico. Wallace Shawn immenso come sempre.


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"Sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Gargamella."


#159 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 17 aprile 2021 - 14:51

Solo io preferisco vedere Woody Allen (attore) doppiato, piuttosto che in lingua originale?

Ci provo ogni volta, ma poi dopo 20 minuti metto il film in italiano, Oreste mi fa ridere di più, c'è poco da fare. Ho fatto più volte la prova empirica: ho visto la stessa scena una dietro all'altra, prima in inglese e poi in italiano, e trovo sempre Oreste molto più divertente e efficace - atque alleniano, per come è rappresentato Allen nella mia mente -, pur dicendo le stesse cose. Sarà che non sono abbastanza anglosassone dentro per apprezzare l'umorismo understatement e preferisco l'enfasi terrona mediterranea.

So che in questi tempi di talebani della lingua originale è un messaggio forte, ma mi assumo i rischi del pubblico ludibrio. asd


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#160 Jazzbo Brown

    Roadie

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Inviato 17 aprile 2021 - 16:30

Non sei il solo, Allen stesso lo adorava e ammise che con il suo doppiaggio Lionello lo faceva sembrare un attore molto migliore di quanto fosse.


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Запрещено разговаривать с незнакомцами


#161 George Kaplan

    Giraghiere a tradimento

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Inviato 17 aprile 2021 - 18:42

Questo personalmente l’ho sempre visto come l’omaggio di un maestro a una voce indubbiamente storica e che per la sua riconoscibilità ha contribuito alla popolarità di Allen in un paese in linea di principio non proprio in sintonia col suo tipo di umorismo, istituendone l’icona al pari degli occhiali a montatura spessa e del ciuffo spelacchiato. Però che l’abbia reso un attore migliore direi proprio di no, anzi, a parer mio gli ha tolto parecchio, talvolta deviando in senso troppo caricaturale il personaggio.

 

Però è vero che passare all’Allen originale dopo essere cresciuti con l'audio della tv italiana è una bella frattura e all’inizio non proprio semplice da mandare giù.


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#162 ucca

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Inviato 17 aprile 2021 - 19:24

Solo io preferisco vedere Woody Allen (attore) doppiato, piuttosto che in lingua originale?

Ci provo ogni volta, ma poi dopo 20 minuti metto il film in italiano, Oreste mi fa ridere di più, c'è poco da fare. Ho fatto più volte la prova empirica: ho visto la stessa scena una dietro all'altra, prima in inglese e poi in italiano, e trovo sempre Oreste molto più divertente e efficace - atque alleniano, per come è rappresentato Allen nella mia mente -, pur dicendo le stesse cose. Sarà che non sono abbastanza anglosassone dentro per apprezzare l'umorismo understatement e preferisco l'enfasi terrona mediterranea.

So che in questi tempi di talebani della lingua originale è un messaggio forte, ma mi assumo i rischi del pubblico ludibrio. asd

 

anche per me è lo stesso


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#163 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 17 aprile 2021 - 20:42

Questo personalmente l’ho sempre visto come l’omaggio di un maestro a una voce indubbiamente storica e che per la sua riconoscibilità ha contribuito alla popolarità di Allen in un paese in linea di principio non proprio in sintonia col suo tipo di umorismo, istituendone l’icona al pari degli occhiali a montatura spessa e del ciuffo spelacchiato. Però che l’abbia reso un attore migliore direi proprio di no, anzi, a parer mio gli ha tolto parecchio, talvolta deviando in senso troppo caricaturale il personaggio.
 
Però è vero che passare all’Allen originale dopo essere cresciuti con l'audio della tv italiana è una bella frattura e all’inizio non proprio semplice da mandare giù.


Diciamo che è na cazzata (quella di Lionello meglio dell'originale), dai. Lionello ha trovato una bella chiave per adattare Allen ma l'ha appiattito a una pigra macchietta. L'Allen di Annie Hall, di Zelig, di Harry a pezzi, di Anything else non è sempre uguale come lo interpreta Lionello.
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#164 Tom

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Inviato 17 aprile 2021 - 22:47

Però è vero che passare all’Allen originale dopo essere cresciuti con l'audio della tv italiana è una bella frattura e all’inizio non proprio semplice da mandare giù.

 

Il punto, credo, e' tutto qua. Per noi Allen si identifica con la voce di Lionello come mi sembra non sia mai accaduto per nessun altro attore straniero e relativo doppiatore nostrano. Una cosa talmente iconica da creare casi grotteschi come la trovata di far doppiare Allen da Lionello anche quando intervistato da Biagi negli anni 90. Ora poi c'e' Gullotta che imita l'amico in modo talmente mimetico e "sacrale" che quasi non ci si e' accorti del cambio. Non solo il personaggio, ma anche tutta la sua comicita' per noi passa da quella voce. Credo che non abbia neanche senso parlare di "migliore" o "peggiore", e' che in Italia abbiamo creato proprio un Allen alternativo, quindi andare a scoprire l'originale vuol proprio dire confrontarsi con un personaggio completamente diverso.

 

Certo che quando in qualche film mi capita di vedere invece comici stand up (quindi molto simili a Allen) di cui conosco bene la voce originale e' sempre un pugno in un orecchio. Restando al cinema di Allen, Louis CK in Blue Jasmine con la voce del ciccione di Una notte da leoni e' qualcosa a cui il mio cervello non si e' voluto adattare...


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#165 bluetrain

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Inviato 18 aprile 2021 - 09:36

 

Questo personalmente l’ho sempre visto come l’omaggio di un maestro a una voce indubbiamente storica e che per la sua riconoscibilità ha contribuito alla popolarità di Allen in un paese in linea di principio non proprio in sintonia col suo tipo di umorismo, istituendone l’icona al pari degli occhiali a montatura spessa e del ciuffo spelacchiato. Però che l’abbia reso un attore migliore direi proprio di no, anzi, a parer mio gli ha tolto parecchio, talvolta deviando in senso troppo caricaturale il personaggio.
 
Però è vero che passare all’Allen originale dopo essere cresciuti con l'audio della tv italiana è una bella frattura e all’inizio non proprio semplice da mandare giù.


Diciamo che è na cazzata (quella di Lionello meglio dell'originale), dai. Lionello ha trovato una bella chiave per adattare Allen ma l'ha appiattito a una pigra macchietta. L'Allen di Annie Hall, di Zelig, di Harry a pezzi, di Anything else non è sempre uguale come lo interpreta Lionello.

 

 

In linea teorica hai sicuramente ragione tu, poi io mica volevo fare un discorso del tipo "ce l'ha più lungo Lionello", figuriamoci. Siamo nel soggettivismo più totale, viziato come hanno ricordato George e Tom dal fatto di essere nati e cresciuti con quell'Allen alternativo non anglofono creato in Italia.

 

Ciò non toglie però, per scendere nel concreto, che ad esempio proprio Anything Else, da te citato, sia il classico film in cui per me la macchietta Orestiana è un valore aggiunto e mi fa ridere di più quando bisogna ridere, e chi se ne frega della sfumature.

 

 

 

Il punto, credo, e' tutto qua. Per noi Allen si identifica con la voce di Lionello come mi sembra non sia mai accaduto per nessun altro attore straniero e relativo doppiatote nostrano. Una cosa talmente iconica da creare casi grotteschi come la trovata di far doppiare Allen da Lionello anche quando intervistato da Biagi negli anni 90. Ora poi c'e' Gullotta che imita l'amico in modo talmente mimetico e "sacrale" che quasi non ci si e' accorti del cambio. Non solo il personaggio, ma anche tutta la sua comicita' per noi passa da quella voce. Credo che non abbia neanche senso parlare di "migliore" o "peggiore", e' che in Italia abbiamo creato proprio un Allen alternativo, quindi andare a scoprire l'originale vuol proprio dire confrontarsi con un personaggio completamente diverso.

 

Assolutamente d'accordo, caso assolutamente unico. Essendo nato e avendo largamente vissuto, filmicamente, con il cinema doppiato, ho poi fatto i conti in un secondo momento con le voci originali di molti attori che identificavo con quella del doppiatore storico, ma tolto il fugace sconcerto iniziale, mi sono sempre abituato rapidamente e quasi sempre ho preferito, per vari motivi, la voce originale.

 

Che poi, a latere, il discorso di enfatizzare la recitazione nel doppiaggio italiano (in particolare nei film di lingua inglese dove il divario in questo senso è evidente) non esiste solo per Allen, c'è quasi sempre, proprio per motivi culturali e linguistici. 


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#166 William Blake

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Inviato 18 aprile 2021 - 09:58

Comunque, bluetrain, tornando al tuo discorso su sottotitoli v. doppiaggio, ho letto un articolo sul Post.it dove si asseriva che anche gli americani si stavano abituando ai prodotti doppiati grazie a Netflix e alle altre piattaforme. Mi sa che quella dei talebani dei sottotitoli sia stata una breve utopia asd
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#167 bluetrain

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Inviato 18 aprile 2021 - 10:48

Purché non si abituano al doppiaggio gli spagnoli, quando mi sono imbattuto in doppiaggi in lingua iberica (dal porno a Bergman) la sensazione è che ci sia un unico doppiatore stacanovista e monocorde (anzi 2, un uomo e una donna), che fa tutto e malissimo e dà a ogni film quell'aura killer da telenovela regionale a basso budget tipo quelle di mai dire gol.


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#168 pasquale

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Inviato 19 aprile 2021 - 16:04

Allen odia il doppiaggio come concetto, eppure che Lionello lo abbia reso un personaggio migliore, lo ha detto Allen stesso, non io o qualcun'altro, quindi derubricare il tutto a cazzata mi lascia perplesso.
Inoltre Allen ne ha spiegato anche i motivi. Quando il suo film andava male nella gran parte del mondo, c'era un solo Paese in cui andava bene, ed era l'Italia. E il merito di tutto questo lui lo ha dato a Lionello
  • 1

#169 unterwelt

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Inviato 20 aprile 2021 - 19:36

Non dubito anche io che Lionello a volte abbia snaturato il lavoro di Allen, ma non si possono nemmeno negare i suoi meriti. Come è impossibile che fosse Allen in tutto, è anche innegabile che abbia fatto comunque un ottimo lavoro (come sempre poi, mica solo per Allen), anche al di là delle dichiarazioni di Allen.
Da buon italiano non posso non essere affezionato alla sua voce italiana, che per me è inscindibile dal personaggio di Woody Allen.

Poi la questione del doppiaggio è sempre la stessa e per tutti si dicono sempre le stesse cose. Purismo o no, io ritengo che la pratica vada considerata parte integrante del mezzo, con i pro e i contro che ne derivano.

 

Comunque mi avete messo voglia di rivedere Café Society, di cui non ho un ricordo ben preciso.


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#170 woody

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Inviato 09 maggio 2021 - 16:22

Si l'ho trovato un po' stanco anche io ma con al solito qualche spunto divertente, perlomeno tutte le varie citazioni (Persona, Settimo Sigillo, Angelo Sterminatore e non mi ricordo quali altri), grande Waltz nei panni della morte, che consiglia al protagonista di fare esercizio e mangiare verdura  asd  asd 

Protagonista sbagliato a mio avviso, ma credo che Allen si sia dovuto accontentare visto che nessuno vuole più fare i film con lui come scrive nel libro. Alcuni lo considerano un pedofilo, altri invece ci lavorerebbero pure ma hanno paura di conseguenze per la carriera


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#171 Kerzhakov91

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Inviato 09 maggio 2021 - 16:37

 

 

Per noi Allen si identifica con la voce di Lionello come mi sembra non sia mai accaduto per nessun altro attore straniero e relativo doppiatore nostrano. 

 

Magari non a quei livelli, però anche John Wayne in quei pochi film in cui non è doppiato da Emilio Cigoli... non è lui, da bambino addirittura mi rifiutavo di vederli  asd Idem Sean Connery-Pino Locchi. 


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#172 lazlotoz

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Inviato 04 giugno 2021 - 11:40

Comunque pian piano mi sto guardando e riguardando tutto Allen. Che alla fine ha pochi pari.

 

Già detto, credo, ma l'Allen dopo gli anni '90 credo sia molto sottovalutato. Alcuni titoli già li ho citati prima.

Un film come Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni così perfetto nell'incastro e nel suo evaporare nel finale (a proposito, Allen sa quasi sempre chiudere i film alla perfezione) inserito in una filmografia come la sua è un magnifico tassello. Per altro fotografato da quel fenomeno di Vilmos Zsigmond.

I suoi temi forse manco han bisogno delle microvariazioni sul tema, girano sempre lì. E io più li guardo e più ho la sensazione di un'opera enorme, frutto di uno dei più grandi fenomeni del cinema che ultimamente viene un po' lasciato in disparte e ricordato tanto per le cose del passato e poco per quelle del presente. Ma che forse alla fine ha mantenuto un livello abbastanza costante, solo che è più facile pensare alle cose di un tempo come migliori.


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#173 Fidelio

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Inviato 05 giugno 2021 - 07:37

Ho provato a guardare qualche film di Allen in lingua originale ma non ci riesco. Guardo tutti i film in lingua originale, ma con lui non ci riesco. Ho interrotto Manhattan a metà e ripreso dall'inizio doppiato. Non mi è mai successa una roba simile. Riguardo la sua filmografia l'unica parte che non mi piace è la primissima parte, i film dell'esordio. Lo slapstick è invecchiato malissimo per me. Da Love And Death in poi ha sbagliato pochissimo, rinnovando il suo personaggio milioni di volte e trasmettendolo anche ad altri attori.

Tra i film anni novanta cito Manhattan Murder Mystery e Deconstructing Harry, due film clamorosi.


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#174 frank98

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Inviato 06 giugno 2021 - 15:08

Ho provato a guardare qualche film di Allen in lingua originale ma non ci riesco. Guardo tutti i film in lingua originale, ma con lui non ci riesco. Ho interrotto Manhattan a metà e ripreso dall'inizio doppiato. Non mi è mai successa una roba simile. Riguardo la sua filmografia l'unica parte che non mi piace è la primissima parte, i film dell'esordio. Lo slapstick è invecchiato malissimo per me. Da Love And Death in poi ha sbagliato pochissimo, rinnovando il suo personaggio milioni di volte e trasmettendolo anche ad altri attori.

Tra i film anni novanta cito Manhattan Murder Mystery e Deconstructing Harry, due film clamorosi.

 

La penso al contrario direi: i suoi film slapstick da quello che ricordo reggono ancora. Probabilmente nulla di straordinario ma godibili e un buon omaggio ai vari Chaplin e Keaton. La sua fase "drammatica" (pressapoco da Io e Annie in poi) la reggo poco, mi sa di pseudo-intellettualismo mascherato da commedia per borghesi, oltre ad essere molto derivativo da altri registi e scrittori.

 

Ho notato che la qualità dei suoi film tende ad essere inversamente proporzionale alla quantità di dramma o serietà che inserisce (o pensa di inserire): film come Interiors o Match Point li trovo alquanto imbarazzanti, specie nei dialoghi e nelle metafore utilizzate (anche se almeno il secondo è un buon thriller) e anche quelli che mischiano dramma e commedia come Hannah e le sue sorelle o crimini e misfatti non mi convincono appieno. Negli ultimi anni anche i suoi film più leggeri non sembrano essere privi di una certa dose di pretenziosità.


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#175 ucca

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Inviato 06 giugno 2021 - 17:29

Comunque quelli che non vogliono lavorare con lui andrebbero impalati.
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Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.


#176 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 06 giugno 2021 - 20:21

frank ma non fai prima a dire che non ti piace?

 

:D


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#177 Claudio

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Inviato 01 gennaio 2023 - 19:39

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POPOLARE

Bella intervista di Antonio Monda su Repubblica: https://www.repubblica.it/robinson/2022/12/25/news/tutto_quello_che_avreste_voluto_sapere_su_woody_allen_io_il_cinema_e_mia_farrow_una_donna_che_non_perdonero_mai-379829729/?ref=RHLF-BG-I381588908-P14-S1-T1 

 

La copincollo qui sotto

 

Tutto quello che avreste voluto sapere su Woody Allen: “Io, il cinema e Mia Farrow: una donna che non perdonerò mai” di Antonio Monda

 

 

Groucho, Manhattan, il politicamente corretto e la caccia alle streghe, la letteratura e la faida con l’ex compagna. In questa intervista esclusiva il grande regista risponde a tutto

 

 

A pochi mesi dall’ottantasettesimo compleanno, Woody Allen ha iniziato a preparare il suo cinquantesimo film. «Sono un uomo fortunato», mi dice, «nonostante tutto ho avuto una bella vita: ho fatto il lavoro che desideravo e ho una moglie che amo con cui festeggio a dicembre venticinque anni di matrimonio». Ha accettato l’intervista per parlare del nuovo libro Zero Gravity, ma quando gli faccio osservare che è impossibile non discutere del «nonostante tutto» sorride e mi risponde: «Non mi tirerò indietro».

Uscito in Italia per La nave di Teseo con traduzione di Alberto Pezzotta, Zero Gravity è una raccolta di diciannove i racconti, alcuni dei quali pubblicati in precedenza sul New Yorker. Con l’eccezione di Crescere a Manhattan, più lungo e personale, si tratta di storie con situazioni al limite del nonsense, piene battute fulminanti: c’è un medicinale che «causa sonnolenza nelle persone che si chiamano Seymour», un tipo che ha inventato «uno schermo ultrapiatto che spina anche il pesce» e un altro che ha assistito «a un sacrificio umano — un rito che avrebbe giudicato barbaro, se la vittima non fosse stato un agente delle assicurazioni».

L’ironia appare l’unica arma di fronte al mistero doloroso di un’esistenza che ci regala comunque momenti di meraviglia, e non sembra cambiato nulla dalla barzelletta che raccontava in Io e Annie: «Due vecchiette sono ricoverate in un pensionato per anziani e una di loro dice: “Ragazza mia, il mangiare qua dentro fa veramente pena”, e l’altra: “Sì, è uno schifo, ma poi che porzioni piccole!”. Be’, essenzialmente è così che io guardo alla vita: piena di solitudine, di miseria, di sofferenza, di infelicità e disgraziatamente dura troppo poco».

 

È lo stesso approccio del finale di Manhattan, in cui elencava i motivi per cui vale la pena vivere, o di Stardust Memories, dove il suo alter ego si incantava di fronte al sorriso di Charlotte Rampling mentre ascoltava Louis Armstrong in una mattinata illuminata dal sole di aprile. A incontrarlo oggi, l’incanto sembra aver lasciato il posto alla malinconia, ma appena accenna ai nuovi progetti si illumina di entusiasmo, forse anche di rivalsa. «Non sono mai stato molto mondano, e a maggior ragione adesso preferisco parlare via zoom» mi spiega mentre una sua assistente lo aiuta a collegarsi, «…e per usare un eufemismo non sono mai stato molto tecnologico».

Cominciamo dalle dediche del libro: “A Manzie e Bechet, le nostre due adorabili figlie, che sono cresciute davanti ai nostri occhi usando le carte di credito alle nostre spalle. E ovviamente a Soon-Yi, se Bram Stoker ti avesse conosciuta, avrebbe saputo come scrivere un sequel»... «Sia le nostre figlie che Soon-Yi mi hanno richiesto di non parlare mai di loro in termini sentimentali o addirittura sacri: a tutte loro piace essere prese in giro, e io le ho accontentate».

 

In “Io e Annie” lei cita Groucho Marx: «Non vorrei mai appartenere a nessun club che contasse tra i suoi membri uno come me». La pensa ancora così?

«La battuta pare sia in realtà di Freud: Groucho l’ha resa famosa, e spiega con chiarezza la mia vita di adulto, anche per quanto riguarda le relazioni con le donne. Sì, ancora oggi qualunque ambiente esclusivo sarebbe sminuito da una persona pedestre come me».

“Io e Annie” si doveva intitolare “Anedonia”, la patologia che non consente di godere di alcuna gioia. Anche in questo caso è ancora così?

«Purtroppo sì. Nei momenti più belli sento quello che W.H. Auden ha definito il suono in lontananza di un tuono durante un picnic. Ma, voglio ribadirlo, non significa che la vita non sia degna di essere vissuta».

Lei ha sempre celebrato le cosiddette “champagne comedy” e la protagonista de “La rosa purpurea del Cairo” ha una storia d’amore con un personaggio che vive nel mondo perfetto e inesistente dei film.

«Vorrei tanto che la vita fosse così bella e le “champagne comedy” ci suggeriscono che potrebbe essere così, ma poi la quotidianità ci travolge. In quei film sono tutti eleganti e raffinati, sembra che non esista la malattia o il dolore. L’esistenza quotidiana è tutt’altro: un brutto affare concepito senza il nostro consenso che genera costantemente dolore».

“Crescere a Manhattan” è ancora una volta pieno di amore per la sua città. New York rappresenta un’eccezione o la realizzazione di quello che gli Stati Uniti possono diventare?

«New York ci fa capire cosa significhi la promessa americana e, pur vivendo un momento di crisi dovuto alla pandemia, continua a rappresentare la città con maggior ambizione, internazionalità, cultura, energia e divertimento. Quindi entrambe le cose».

I protagonisti si interrogano sui personaggi letterari preferiti: Sachs sceglie Gregor Samsa, che si sveglia trasformato in scarafaggio nella “Metamorfosi” di Kafka, e Lulu la volpe nel “Piccolo Principe”.

«Lulu è ispirato a una persona che conosco e la sua risposta mi ha sempre colpito: la volpe tiene a essere identificata come tale e nello stesso tempo vuole essere addomesticata. Nel caso di Sachs, beh devo ammettere che sono proprio io a parlare».

Ci sono molti “schlemiel”, termine yiddish con cui si descrive un ebreo goffo e impacciato.

«Mi sono sempre sentito così, la vita mi spaventa e mi deprime. Io non ho mai avuto nulla di eroico: non ho né il coraggio né le risorse».

In “Quasi Rembrandt” un cavallo dipinge quadri che raggiungono quotazioni significative. È quello che pensa dell’arte contemporanea?

«Ho il massimo rispetto per il tormento che vive ogni artista nel momento in cui crea. So anche che ci sono molti ciarlatani, ma non voglio generalizzare. La storia nasce da un episodio realmente accaduto, ma nessuno ha preso sul serio quanto realizzava il cavallo o lo ha paragonato alle meravigliose opere astratte di Pollock o De Kooning».

In uno dei racconti c’è una pop star che si rifiuta di avere un rapporto sessuale con un animale e la stampa titola: “Pop star sexy non inclusiva. Discrimina gli animali”. Sembra un’evidente critica al politicamente corretto. È così?

«Il politicamente corretto nasce con intenzioni nobili, che percorrono la stessa strada dell’educazione e della civiltà. Ma sempre più spesso è estremizzato fino a livelli ridicoli, che hanno generato vere proprie cacce alle streghe, con docenti che ad esempio hanno perso il loro lavoro per aver usato espressioni semplicemente ambigue. Tutto ciò limita la libertà di espressione e questo è grave, in particolare in campo artistico».

È parte della stessa critica la battuta del produttore che in un racconto intende fare “un remake del Cavaliere della valle solitaria interpretato solo da nani”?

«Il linguaggio politicamente corretto non utilizzerebbe mai il termine “nano” e comunque la battuta riguarda soprattutto la follia hollywoodiana, un mondo vuoto e assurdo».

 

Lei prende in giro Hollywood parlando di film come “una via di mezzo tra “Persona” e “Lo squalo” e “Pasteur contro l’uomo lupo”. C’è anche uno sceneggiatore chiamato a “dare un po’ di pepe a “Zombi psicopatici sulla luna, il sequel dei Buddenbrook”. Eppure questo mondo produce anche capolavori.

«Specie negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, Hollywood produceva moltissimi film e, insieme a una marea di prodotti puramente commerciali, nascevano le opere meravigliose di Orson Welles, John Huston o John Ford. Questo si è ripetuto negli anni Settanta, quando la fine dello studio system ha generato il rinascimento hollywoodiano e i grandi film di Scorsese e Coppola. Tuttavia si tratta di eccezioni, non della norma, di un’industria che è florida grazie a film commerciali di nessun valore artistico».

C’è qualcuno tra i registi contemporanei che ammira particolarmente?

«Paul Thomas Anderson: mantiene in maniera consistente uno standard molto alto».

Lei si considera un regista o uno scrittore?

«Uno scrittore che dirige film per renderli il più possibile vicino a come li immagino».

Come mai, con l’eccezione di New York, i suoi film hanno più successo all’estero?

«Ci sono due teorie: la prima è che essendo cresciuto vedendo film europei, la mia sensibilità mi ha portato a girare film in quella vena e per questo sono amati in particolare in Europa. La seconda è che i miei film sono salvati dalla traduzione e mi fanno sembrare un cineasta migliore di quello che sono».

Un personaggio del libro dice: «Ho un pranzo con Meryl e sono già in ritardo. Le hanno offerto di interpretare Arafat e ci sta facendo un pensierino». Poi c’è anche una battuta su Spielberg: «Si è preso un anno sabbatico per fare il consulente alla Knesset».

«Sono battute bonarie su due enormi talenti dello spettacolo. Per quanto riguarda Spielberg, dai tempi di Schindler’s List lo vedo sempre più impegnato e più religioso, a cominciare dal rispetto rigoroso del sabato».

Lei ha sempre definito la religione “una menzogna”.

«In questa fase della mia vita vedo una grande differenza tra la religione istituzionale, che continuo a condannare, e il credo personale che personalmente non ho, ma che invece rispetto. Non accetto che le istituzioni, peraltro spesso corrotte, sentano di avere in esclusiva una linea diretta con Dio. Tuttavia ho conosciuto molte persone che cercano nella religione qualcosa che dia senso all’esistenza e renda costanti e compiute le bellissime emozioni che ogni tanto proviamo tutti, ma ci sembrano solo delle oasi nel deserto della vita».

In “Manhattan” lei dice che «dovremmo tutti essere monogami come i cattolici e i piccioni».

«È una battuta romantica e so che spesso è soltanto un ideale: è sempre bello quando vedi un amore che dura tutta la vita».

Con Mia Farrow sembrava destinato a continuare così, ma è finito malissimo e la sua compagna di dodici anni le ha scagliato accuse gravissime: cosa risponde?

«Che si tratta di accuse che sarebbero ridicole se non fossero terribili e tragiche».

 

Che cosa prova nei suoi confronti?

«Non riuscirò mai a perdonarla. Tennessee Williams dice che la crudeltà deliberata è imperdonabile: io mi sforzo di non pensarci, ma quello che ha fatto nei miei confronti è malvagio e del tutto premeditato».

Non le può sfuggire che Mia Farrow penserà lo stesso di lei.

«Lo so, ma con la differenza che le sue accuse sono assolutamente false, come ha decretato due volte anche la giustizia. Nel secondo caso un giudice è arrivato a redarguirla pubblicamente accusandola di plagiare i figli contro di me: questo però pare non sia sufficiente per fermare l’odio e il fango. Anzi sembra che lo incrementi».

Che cosa l’ha colpita maggiormente di tutta questa vicenda?

«Che accuse grottesche e basate su perfide farneticazioni siano state pubblicate dalla stampa senza la minima verifica e finite in un tribunale. Poi, inevitabilmente, hanno dimostrato la loro inconsistenza e sono finite nel nulla, ma non sarebbero mai dovute arrivare a quello stadio. Hanno lasciato il fango addosso, ma ritengo comunque di essere fortunato: se quelle accuse mi fossero arrivate addosso quando avevo trent’anni la mia carriera sarebbe stata distrutta sul nascere».

A ripensarci oggi, c’è qualcosa di cui si è pentito?

«Se mi chiede in relazione a mia moglie, posso dirle che ci amiamo profondamente da decenni e credo che questa sia la risposta. Se si riferisce alle accuse di Mia Farrow la mia risposta è no: so di non aver fatto nulla di lontanamente vicino all’infamia di cui mi ha accusato, mentre per quanto riguarda il mio amore per Soon-Yi le ho già detto. Il mio pentimento maggiore è non aver terminato il college».

 

Ha notato qualche differenza tra il modo in cui lei e il suo caso è considerato in America rispetto al resto del mondo?

«Meno di quello che può immaginare: sia l’America che il resto del mondo è diviso tra chi mi considera una vittima e chi pensa sia un mostro».

Perché molti pensano che Mia Farrow dica la verità?

«C’è una parte dell’America che pensa che Biden abbia rubato le elezioni…».


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#178 woody

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Inviato 01 gennaio 2023 - 20:27

Fanculo Claudio quando ho visto un intervento in questo thread avevo paura fosse morto  asd  asd


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#179 ucca

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Inviato 02 gennaio 2023 - 20:50

Bella l'intervista comunque
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