Vai al contenuto


Foto
* * * - - 1 Voti

C’È Ancora Domani (P. Cortellesi, 2023)


  • Please log in to reply
3 replies to this topic

#1 tiresia

    Sue Ellen

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 4574 Messaggi:

Inviato 01 dicembre 2023 - 13:29

Spoiler
L’utilità dell’apertura della discussione diciamo che è per gli archivi, tanto si è già detto su questo film, 3 milioni e mezzo lo hanno visto però, stupefacente.
I punti sono:
1- Non è un film storico
2- Non è Rossellini, neppure Fellini, manco Monicelli
3- E’ un’opera prima che, per essere tale, non è male, concediamo alla Cortellesi un buon occhio e una buona padronanza della macchina da presa
4- E’ un film militante

Grande parte del successo è il twist nascosto fino all’ultimo, è brava a nasconderlo, è un colpo di coda che non t’aspetti, il giorno dell’emancipazione femminile nei termini della cittadinanza piena in Italia, chi lo avrebbe detto abituati come siamo al fatto che la “donna si salva con l’amore” (si emancipa socialmente con l’amore e il suo istituto principe, il matrimonio, come tutte le cenerentole no?)
Personalmente credo che l’ambientazione serva proprio a cogliere quell’occasione storica per dire che il passo di emancipazione/liberazione non è mai soggettivo, ma collettivo (molto belle le scene di massa femminile, un muro, temporaneo, alla sua condizione individuale), non poteva trasporre quel 2/3 giugno in un’altra epoca. Personalmente credo che il bianco e nero, scontato come scelta perché il film parla di 70 anni fa più o meno, sia funzionale all’altra scena molto ben pensata, quella della violenza ideata come una scena di ballo, una danza che dice il desiderio e la realtà, il volere e l’infrangersi del desiderio, ma che coagula la violenza fisica desautorando il sangue e i lividi (che torneranno nel film), una scelta che io accosto alla scelta del bianco e nero in Psycho, con il sangue stesso che scorre e si ritrae. Dentro questa scena ci sono molti livelli di lettura, non ultima quella del rapporto di coppia, del desiderio di una volta fra i due, del desiderio romantico che dovrebbe essere la cifra del matrimonio e che volge a scatti sulla violenza fisica, del prendersi e lasciarsi, del legame fra vittima e violento, della dipendenza psicologica che nelle storie di molte coppie noi non comprendiamo (ma gli psicologi sì), insomma una bella trovata.

Cortellesi racconta una storia di oggi, è una storia in cui la violenza è routinaria, ripetuta, naturale, prevedibile ed è a tutto tondo, non è solamente fisica, è psicologica, sociale ed economica e, fino all’atto finale, pure civica/politica. E’ una visione dura e che mette a disagio al netto del registro umoristico, io lo accosto ad un horror, un registro scelto perché è nelle corde dell’autrice, ma anche perché come vuoi andare avanti davanti ad una storia così?

La Delia del film è un’eroina, sì, lo ammettiamo e, come tale, provoca un’immediata identificazione, ma non è una candida eroina e non ha un lieto fine. Delia distrugge l’attività economica dei futuri suoceri (il nesso narrativo certo più tirato via) per salvare la figlia dal reiterarsi della sua storia di violenza (nonna/madre/figlia), siamo quasi soddisfatti che lo faccia, ma commette un reato e relega consuocera e figlia femmina di costei a un futuro terribile (nel film c’è un blando segno di intersezionalità, tutte le donne sono suddite agli uomini, ma le donne ricche lo sono meno e hanno una opportunità in più), ossia a quella povertà che renderà loro più indifese.
Delia tornerà a casa dal seggio elettorale e nulla sarà cambiato per lei, nessuno rinsavisce e diventa buono davanti ad un atto di ribellione, si tornerà a quella routine scandita di vessazioni che immaginiamo ancora più punitiva.

Tutta la prima parte introduttiva del film, ossia la descrizione della giornata tipo di Delia, rappresenta anche l’interiorizzazione della sudditanza, lei che assiste alla scena di “zitta tu” della donna ricca, lei che eccepisce, ma poi tace davanti al datore di lavoro che strapaga l’inetto, ma uomo, lei che aggiusta casa, ma il merito è del marito che, anche lei, giustifica con le due guerre.

Ho riso nella scena della veglia funebre, questa sì figlia della migliore commedia all’italiana.

https://www.ondacine...ora-domani.html
  • 7

#2 Wattimo Fuggente

    chi semina vento raccoglie scureggia

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 1315 Messaggi:

Inviato 03 dicembre 2023 - 07:54

visto ieri sera al cinema.

sono scisso: da un lato è indubbiamente un film peculiare, quasi una parodia del neorealismo, con una commistione di generi e registri inconsueta e coraggiosa e alcune scene (la prima che mi viene in mente, il ballo col marito) che colpiscono/spiazzano abbastanza efficacemente (altre meno). dall'altro è un film paraculissimo, che non aggiunge nulla ma nulla di nuovo e cade talvolta in pericolose distorsioni (il soldato usa nero simbolo dell' emancipazione dalle discriminazioni, come no), molto attento a non pestare piedini, vedi ruolo del cattolicesimo nemmeno sfiorato (a parte una breve scena in chiesa il clero in nessun modo viene tirato in ballo) e molta retorica su argomenti che sono stati trattati (cinematograficamente) da altri decine di anni fa (come minimo dal dopoguerra), che la retorica sapevano riconcoscerla ed evitarla e si prendevano rischi decisamente maggiori


  • 2

#3 ucca

    CRM

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 23655 Messaggi:
  • LocationRome

Inviato 03 dicembre 2023 - 13:19

A me è sembrato molto ben fatto.
  • 0

www.crm-music.com

 

Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.


#4 solaris

    Simmetriade.

  • Redattore OndaRock
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 8301 Messaggi:

Inviato 07 aprile 2024 - 10:08

Alla fine l'ho visto pur'io, ché la compagna ne era incuriosita più sociologicamente che altro.

 

Tutta la prima parte è troppo spiegata, ogni carattere esagerato e macchiettistico, ma senza vero slancio umoristico. Si fatica a tirare avanti nella visione. Quando lo introduce il film trova il suo senso, con le trovate migliori (i marmocchi al pranzo, la vecchia col morto). Si vede che viene da lì. Parentesi dell'americano su cui chiudere due occhi.

 

Buona la forma. Scelte musicali spiazzanti e non necessariamente in senso buono.

Recitazione di lei davvero altalenante, come il tono del film stesso; il suo registro oscilla tra un drammatico "pieno" e uno leggermente parodistico, tanto che in alcune espressioni sofferte e contrite mi ha ricordato la Sharon di magica trippy.

Bello il modo in cui tira fuori a sorpresa il senso politico – alla compagna di cui sopra è sembrato fin troppo arrendevole.


  • 1




0 utente(i) stanno leggendo questa discussione

0 utenti, 0 ospiti, 0 utenti anonimi