A volte ho come dei flash e ripenso a cose o personaggi che tempo fa mi hanno incuriosito/interessato. Grazie alla rete a Google è facile cercarne traccia e sapere se sono come li ricordavo (nel caso delle cose come per esempio vecchie canzoni), oppure che fine hanno fatto se si tratta di personaggi.
Oggi mi è venuto in mente un famoso designer di automobili che aveva creato scalpore con i suoi progetti irriverenti e scioccanti, e ho voluto vedere che fine ha fatto, scoprendo che ha cambiato registro e pur restando nello stesso ramo è sicuramente più rilassato e felice. Da lì mi sono tornati in mente almeno altri due casi di curiose reinvenzioni della propria carriera, anche se non parliamo di stravolgimenti veri e propri, ma comunque di voglia di fare qualcos'altro, cosa che può essere molto difficile se sei uno arrivato.
Ho tre esempi da offrire a lorsignori
1. Chris Bangle. Forse pochi se lo ricordano, ma è lui il designer di cui parlavo. Perfetto sconosciuto sino a qualche tempo prima, fa il botto con la serie 5 della BMW dei primi anni Duemila, che fa imbufalire i clienti più conservatori del marchio, ma che va benissimo alla casa madre perché le vendite si impennano. Verso il 2009 Chris molla la BMW e il design automobilistico in senso stretto e si trasferisce, lui nativo di Ravenna ma dell'Ohio (!), proprio in Italia, in un paese delle Langhe piemontesi, e da lì crea un'agenzia di counseling su design e affini, riuscendo a godersi la vita nel Bel Paese pur mantenendo un approccio aperto e globale e continuando a lavorare in grande.
2. Helmut Lang. Viennese, è uno dei miei stilisti preferiti -ho usato una sua polo per svariati matrimoni estivi a cui sono stato invitato facendo sempre una discreta figura- che d'improvviso, a metà anni Duemila, è sparito senza lasciare tracce. Parliamo di una delle firme più importanti degli ultimi decenni, tra quelle che hanno contribuito a ridefinire la moda in senso minimale e strutturato ma con un tocco di alta finezza; per dire, celebri la dozzina di suoi jeans posseduti da Patrick Bateman (non ricordo il numero esatto nel libro, e non ho intenzione di rileggerlo), a testimoniare un'ampia ricaduta in senso culturale. Comunque Helmut Lang dopo essere stato un nome di primo piano della moda internazionale vende prima il marchio, e poi lascia definitivamente la moda, appunto a metà anni Duemila, per trasferirsi a New York e diventare un interessante artista sul genere materico-informale. La cosa divertente è che il marchio col suo nome esiste ancora, e infatti helmutlang.com porta lì, mentre il suo sito personale è h-lang.studio (sito molto bello e minimale)
3. Justine Frischmann. Parabola simile a quella di Lang, quella della più affascinante artista uscita dal brit pop, non fosse per il fatto che, ed è per questo che la considero solo una "mezza" reinvenzione, non è che abbia fatto chissà quale botto di successo prima e dopo. Comunque lei la conoscete più o meno tutti, cantante e leader delle Elastica, dopo la fine del gruppo molla tutto, si trasferisce negli USA, studia da pittrice e continua così, con una carriera discreta penso. Sposata con un meteorologo, oggi è una bella milfona (scusate, in senso buono) che poco o nulla ricorda la nervosissima silhouette dei suoi trascorsi musicali.