Un topic che, come il film in oggetto, non si sa quanto valeva la pena che nascesse.
E' uno di quei progetti destinati al fallimento, ossia in varia misura soggetti a incompiutezza, eccesso poetico, fattore cringe. Ma anche solo portarlo a termine - con la risolutezza che a un regista navigato come Iñárritu non difetta - è uno sforzo lodevole.
Vecchiaia, rimpianto e senso di colpa tracciano le coordinate di un ritratto palesemente autobiografico sui dolori dell'artista impegnato, intrecciati alla storia e ai luoghi di un Messico anch'esso vissuto più come stato d'animo che come realtà oggettiva - pochi ma decisivi i riferimenti espliciti.
Nonostante lo squilibrio tra realismo e magico, i momenti genuinamente WTF e il diffuso senso di déja vu di altri meta-film alla Kaufman (assai più riusciti), il film mi è scorso sorprendentemente bene e mi ha lasciato qualcosa: la critica è d'altronde unanime nel dire che i momenti "illuminanti" tendono a controbilanciare la noia e la (più o meno apparente) mancanza di direzione del racconto.
Dunque film discutibile nel senso che, nonostante tutto, forse vale la pena discuterne.
