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Chi Cazzo Ascolta Taylor Swift? (Studio Sociologico/ Fenomenologico)


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303 replies to this topic

#251 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 22 aprile 2024 - 09:57

Sommessamente concordo col Tresp pre-tarallucci.


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#252 Gozer

    Grande eletto non anglofonista Kadosch

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Inviato 22 aprile 2024 - 10:18

Suvvia, è la più grande cantautrice di tutti i tempi!


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RYM ___ i contenuti

"SOVIET SAM" un blog billizzimo


7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:

Tra due anni torniamo per vincere.


#253 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 22 aprile 2024 - 10:37

E ora vanta giustamente una monografia lunga come quella di Dylan.


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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#254 Damy

    pophead

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Inviato 22 aprile 2024 - 10:42

Io non riesco proprio a entrare nel mondo di TayTay. Con questo nuovo siamo a quota cinque album "synth-pop" (anzi sei, visto che si tratta di un doppio). Scrittura, arrangiamenti, temi e interpretazioni sono indistinguibili: solito giro melodico, frasetta ad effetto con la parolina chiave buttata nel mezzo, citazione superficialmente "meta" ma abbordabile per tutti, insomma un pattern di luoghi comuni che pare fatto con l'IA, album dopo album.

 

Poi le riconosco il merito di aver curato un personaggio a prova di bomba e tutto il corollario, figuriamoci, ma continuo a trovare la sua musica particolarmente blanda e, a questo punto, volutamente ripetitiva... 


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OR

#255 markmus

    cui prodi

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Inviato 22 aprile 2024 - 10:49

per me avere una monografia e' positivo, al di la' di quanto piaccia la musica (a me come molti qui per niente - per quel poco che ho ascoltato). 

 

contesto solo aver chiamato ogni album un'era perche' non aiuta nell'analisi. sicuramente folklore e evermore sono nella stessa era, no? come immagino sia possibile dividere tra i dischi folk e i dischi della svolta pop.. non mi pare un'artista che si reinventa musicalmente con ogni album.


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#256 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 22 aprile 2024 - 12:58

Più che altro, scientificamente parlando, le "ere" si determinano molto a posteriori, ma anche più semplicemente i "periodi" artistici dovrebbero stabilirsi dopo un percorso di una cinquantina d'anni (vedi Picasso, o ancora Dylan); auto-proclamare in tempo reale le ere della propria produzione equivale a storicizzarsi in anticipo, senza il giudizio della storia a venire (che speriamo sgonfi notevolmente questa allucinazione collettiva).
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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#257 markmus

    cui prodi

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Inviato 22 aprile 2024 - 13:15

esagerato adesso! il concetto di era si applica facilmente anche con tempi piu' ristretti, se ci sono cambiamenti significativi nello stile e' un modo per dividere la monografia.

 

capisco che e' un link al nome del tour ma suona comunque un po' bombastica come cosa asd


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#258 Claudio

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Inviato 22 aprile 2024 - 13:26

esagerato adesso! il concetto di era si applica facilmente anche con tempi piu' ristretti, se ci sono cambiamenti significativi nello stile e' un modo per dividere la monografia

 

Infatti ormai siamo anche all'esegesi dei titoli dei paragrafi! (senza però leggere la monografia, ovviamente, che sarà criticata da tutti solo in base al nome e ai voti e non al contenuto, come da prassi).

Personalmente, da essere umano che trova insulsa Taylor sia musicalmente sia fisicamente, trovo apprezzabile lo sforzo compiuto per analizzare la sua produzione e il suo fenomeno sociale, in modo così approfondito e ricco di spunti.

E in ogni caso la monografia non è più lunga di quella degli Erasure (anche se su Taylor, a differenza dei simpatici synthpopper, stanno uscendo innumerevoli libri, e direi giustamente, vista la portata del fenomeno).

Ma ora tornerei all'importanza dei paragrafi.


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#259 Aarie

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Inviato 23 aprile 2024 - 18:58

Caro compilatore della monografia, solo per completezza visto che ti sei dato tanta pena e hai speso tanto tempo per tutto quel po' po' di scrittura, una domanda tra le tante che verrebbero da fare: ma esattamente, in quale o quali canzoni della Nostra avresti sentito l'influenza dei Blue Nile?
Che forse a questo punto hanno fatto bene a mollare tutto, se avevano già intuito la strada senza uscita che stava prendendo il synth pop.
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#260 Sleepyhead

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Inviato 25 aprile 2024 - 23:44

Forse solo perché la Swift ha citato The Downtown Lights in una delle sue ultime canzoni.

Intanto Neil Tennant ha detto la sua, e mi ci ritrovo completamente.
https://www.stereogu...65Wl3M4FShCM9N_

È un discorso che farei pari pari per Beyoncé.
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"Dovete vedere noi, perché la televisione non vi fo' far crescere quando fa le sue trasmissioni, ve vo' tene boni; la televisione non ve vo' fa capire, ve vo' addormentà. Questa trasmissione discute e vi fa discutere dei vostri problemi, perché vedete - guardate che bell'abito che c'ho, ho una casa al mare - HO mi guardate o io me ne vado, ma me dovete guardà in tanti e vi dovete sentire il dovere IL DOVERE, perchè io a causa VOSTRA c'ho rimesso MILIARDI per divve aaverità."


#261 Damy

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Inviato 26 aprile 2024 - 09:14

Capisco il punto fatto da Neil, lo condivido anche - perlomeno per quanto riguarda il "gusto" delle canzoni della Swift, che non offrono grossi spunti per chi magari era cresciuto negli anni Ottanta/Novanta ascoltando ben altro.

 

Ma come sempre si tratta della solita naturale disconnessione generazionale; fuori dall'Italia, pezzi come "You belong with me", "Blank space", "We are never ever getting back together" e ovviamente "Shake it off", hanno fatto furore, non solo tra vendite/classifiche, ma come content quotabile di scambio sui social, che poi rappresenta il fulcro della comunicazione pop di questi nostri tempi. Certo queste canzoni non han fatto furore tra i sessantenni come Tennant, ma siamo sicuri che i sessantenni dell'anno 1982 (gente uscita a pedate dalla WW2) trovava "iconiche" le mossette di ballo e le plastiche facciali di Michael Jackson?


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#262 Aarie

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Inviato 26 aprile 2024 - 09:37

Sarebbe bello avere una sfera di cristallo per prevedere se qualche canzone della Nostra, tra quarant'anni, sarà ancora citata (video compresi, vedi Thriller e non solo) come lo sono le canzoni (non una, ma tante) di Michael Jackson e coetanei ancora oggi a quaranta e più anni di distanza.
Così a occhio e orecchio direi di no, ma chi vivrà vedrà.
Tanto per dire, appena i gen Z hanno sentito una canzone di metà anni 80 di Kate Bush in un certo serial, sono impazziti, tutti a cercarla e citarla su TikTok e simili come avessero fatto la scoperta del decennio. Succederà lo stesso anche con Shake it off, un giorno?
Comunque il pensiero di Tennant mi lascia perplessa, primo perché arriva solo ora dopo che anche negli USA si stanno stufando (vedi articolo del Post di alcuni giorni fa), secondo perché se non ho letto male ha dichiarato che è solo la musica a non essere interessante, mentre i testi gli piacciono... Senza commento.
Sul namedropping degli incolpevoli Blue Nile altro no comment. Mi aspetto anche una citazione di Beethoven a questo punto in una delle sue prossime canzoni, data che basta solo qualche grande nome piazzato qui e là' così poco per sembrare veri musicisti con grandi riferimenti culturali.
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#263 Legolas

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Inviato 26 aprile 2024 - 10:01

Sarebbe bello avere una sfera di cristallo per prevedere se qualche canzone della Nostra, tra quarant'anni, sarà ancora citata (video compresi, vedi Thriller e non solo) come lo sono le canzoni (non una, ma tante) di Michael Jackson e coetanei ancora oggi a quaranta e più anni di distanza.

 

I millennial stanno mitizzando Spice Girls, Vengaboys ed Aqua, ci sta che fra 30 o 40 anni venga mitizzata Taylor Swift.


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#264 wago

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Inviato 26 aprile 2024 - 10:04

Intanto Billy Jean ha un miliardo e mezzo di visualizzazioni sul tubo, Shake It Off tre miliardi e quattro.

Sì, i numeri non sono tutto, sì, vanno presi nel loro contesto: ma se il contesto è quello di oggi (visto che la palla di vetro, qua o altrove, nessuno ce l'ha), direi che è un'evidenza abbastanza significativa di quanto sia proprio il paragone stesso tirato in ballo a poter convincere solo chi è già convinto.

Mi trovo anche meno sull'estendere la cosa a Beyoncé, che ha pure qualche annetto in più di navigazione ai massimi livelli e certamente ha lasciato il segno con brani ormai evergreen: Crazy in Love e Single Ladies quantomeno, ma a ben vedere quella che batte tutte è Halo che ha proprio un miliardo e mezzo di view come Billy Jean.

Poi ok, "Thriller" continua a essere l'album più venduto a memoria di essere umano, e posso capire che per chi ha gli Eighties nel cuore un pezzo di Michael Jackson rappresenti l'orizzonte ultimo di incisività pop. Ma si tratta appunto anche di una faccenda generazionale e di attitudine personale, oltre che di un'asticella un po' fuorviante (davvero per valutare un personaggio di oggi bisogna porlo a confronto con chi detiene il top assoluto di vendite, accumulato nei decenni?). Credo che poi il riferimento sia viziato anche un po' dal fatto che Jacko abbia conservato (un po' inspiegabilmente visto il totale sputtanamento del personaggio, e su più fronti peraltro) una rispettabilità che altri top-seller non hanno mai avuto oppure hanno visto un poco sfumarsi nel tempo. Se si riformula la domanda con "Candle in the Wind", "My Heart Will Go On" o "All I Want For Christmas Is You" come termine di paragone, continua a suonare a fuoco?


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#265 solaris

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Inviato 26 aprile 2024 - 10:37

Scusate, ma sinceramente quanti di voi hanno il polso di che ascoltano persone con 10, 20, 30 anni di meno? Per alcuni fenomeni bisogna accettare di non essere il target di quella comunicazione. E, anche per questo, io in sede critica starei attento all'effetto "how do you do fellow kids?" (non è un commento diretto all'ultima rece di TS, che non ho letto).

 

Nota laterale: continuare a rispondere innervositi ai commenti social non ha senso. Peraltro quelli non reagiscono al testo dell'articolo ma a quello del post. Quello di TS aveva un tono celebrativo sui soli numeri, non stupisce che qualcuno del pubblico classico di OR si sia stizzito.


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#266 Legolas

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Inviato 26 aprile 2024 - 10:42

Scusate, ma sinceramente quanti di voi hanno il polso di che ascoltano persone con 10, 20, 30 anni di meno? Per alcuni fenomeni bisogna accettare di non essere il target di quella comunicazione.

 

Vero, ma è anche vero che Spotify e simili incoraggiano una concezione usa e getta della musica e questo rende molto più difficile lasciare tracce concrete.

I classici ci saranno anche per quest'epoca ma saranno molti meno proprio per il modo in cui i giovani ascoltano la musica: Metti la canzone in una playlist, quando te ne sei stufato la togli e te ne dimentichi.

Ai tempi del supporto fisico c'era meno musica, era molto più difficile sfondare ma molto più facile rimanere nella memoria collettiva, tanto è vero che molti classici degli anni '80 da un punto di vista strettamente musicale valevano ben poco eppure sono rimasti.


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#267 wago

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Inviato 26 aprile 2024 - 10:57

Una volta molti ascoltavano musica soprattutto attraverso le radio heavy rotation, e non mi pare quelle proponessero chissà quale fruizione approfondita della musica. Tempo che vai, modelli usa-e-getta che trovi. Non facciamo gli umarell, su.


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#268 Damy

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Inviato 26 aprile 2024 - 11:42

Ricordiamo anche che la pubblicazione di "Thriller" coincise con l'avvento di MTV, che ne ha aumentato le quotazioni a livelli mai visti prima - non fosse stato per quello, sarebbe diventato l'album piu venduto di tutti i tempi secondo voi? E non lo dico da detrattore di MJ, semplicemente ogni era ha le sue dinamiche e i suoi massimi vincitori (ma vi ricordate la Morissette nel 95/96 che casino fece?). Taylor Swift oggi sembra aver captato l'onda giusta tra social media, power-femminismo, culto dell'individuo e altre forze aggregatrici che la rendono particolarmente rilevante per una grossissima fetta di popolazione. Le sue canzoni si muovono di conseguenza.  


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#269 Legolas

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Inviato 26 aprile 2024 - 12:42

Una volta molti ascoltavano musica soprattutto attraverso le radio heavy rotation, e non mi pare quelle proponessero chissà quale fruizione approfondita della musica. 

 

Ma era appunto un ascolto collettivo, i canali musicali erano molti meno di oggi e quindi i tuoi ascolti erano abbastanza "pilotati", non avevi assolutamente la scelta di oggi.

Oggi la musica è un esperienza assolutamente individuale e la libertà di scelta ha creato tante piccole nicchie, ci sono artisti che fanno grossi numeri ma fuori dalla propria nicchia sono sconosciuti o quasi.

25 anni fa anche mio padre conosceva Paola & Chiara, Britney Spears o i Linkin Park.

Un 40enne di oggi mediamente non ha la più pallida idea di cosa vada di moda tra i giovani ed artisti capaci di piacere a generazioni diverse oggi semplicemente non esistono.

Chiaro che se sei conosciuto solo nella tua nicchia o quasi è più difficile lasciare il segno.


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#270 Aarie

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Inviato 26 aprile 2024 - 12:46

E' solo un'opinione senza ambizioni psicologiche (ci mancherebbe), ma mi chiedo se l'onda giusta non sia piuttosto quella del desiderio collettivo di una via di fuga.
Il mondo e' pieno di problemi, guerre, macelli, clima impazzito, covid e post covid, certezze venute meno, e allora che c'è di meglio che distrarsi e distrarre tutti con una gigantesca promozione di un personaggio piccolo piccolo, che a quasi trentacinque anni canta quasi solo di sciocchezze da adolescenti e delle sue relazioni (vere o finte) che vanno sempre a finire male?
Per rimanere alle cronache degli ultimi tempi, nel suo paese gente molto più giovane di lei ma più matura e con ben altri progetti nella vita che fare quattrini a palate sta protestando da settimane, anche facendosi arrestare, per far sentire la propria voce su questioni un po' più serie di quelle che "la più grande artista del mondo" tratta nei suoi dischi - con buona pace di Billy Bragg per il quale basta una sua canzone peraltro banale a salvare tutto il repertorio.
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#271 wago

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Inviato 26 aprile 2024 - 13:08

Prendi il tuo discorso, applicalo a qualunque altra epoca del pop, e vedi che funziona lo stesso. Perché è essenzialmente un discorso così generico da essere vuoto. Sì, dovrai cambiare "covid" con qualcosa d'altro, ma si tratta di un elemento del tutto accessorio, come accessorio è il riferimento specifico a Taylor Swift che nell'argomentazione non gioca alcun ruolo.


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#272 Aarie

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Inviato 26 aprile 2024 - 16:20

Non credo che sia applicabile ad altre epoche, Wago, e che anzi il fatto stesso di pensarlo sia già la riprova di quanto questa musica "di conforto di massa" sia stata assorbita come tale nella nostra società tanto che nemmeno ci accorgiamo più di quanto sia alienante.
Le distrazioni - o fughe dal quotidiano - simili del passato non hanno mai raggiunto i numeri di cui stiamo parlando: miliardi di visualizzazioni, miliardi di scarichi, centinaia di migliaia di biglietti venduti con tentativi di vendita a più di ventimila dollari l'uno, scene di isteria di massa (dicono), fino alla chiamata ad appelli politici in favore di un presidente contro un altro. Tutto questo in un mondo in cui le diseguaglianze economiche (e non solo, per inciso) sono a livelli non certo immaginabili trenta o quarant'anni fa, nell'epoca d'oro del pop.
Quello comunque era un pop adulto, che trattava spesso, in modo superficiale o no, di cose serie. Forse era il lascito della new wave, forse era il confronto continuo col rock, forse era il numero maggiore di proposte, per catturare più gruppi diversi di persone possibili.
Ora con questa sbobba swiftiana è solo e sempre la stessa gelatina adolescenziale, i problemi di crescita e le frecciatine dispettose da ragazzine agli ex, a quasi quarant'anni d'età, ma figurati. E' proprio l'emblema di un mondo che non vuole crescere per timore di affrontare una situazione collettiva sempre più difficile, e, mi spiace dirlo, e' ancor più grave che a ritirarsi in queste bolle di plastica andando dietro a questi pseudofenomeni siano soprattutto donne.
E fine della tirata moralistica.
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#273 wago

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Inviato 26 aprile 2024 - 16:48

Lascio a chi abbia voglia di cimentarvisi l'esercizio di trovare, uno per decennio trascorso, un bel pistolotto moralista a firma di qualche prestigioso giornalista e/o intellettuale, che ammonisca di quanto la corrente musica di consumo non sia più quella d'un tempo e ottunda le giovini menti con un fiume incessante di corbellerie di nessun conto, che nessun apporto offrono alla riflessione sui grandi temi della società e anzi non fanno che perpetrarne i sempre più opprimenti e massificanti schemi predatorî. Almeno da Adorno in poi penso sia stato un leitmotiv inossidabile.
Mi limito a citare un testo che, prima ancora che molti di questi vedessero la luce, ne aveva già inquadrato buona parte dei cliché:
 

Il mestiere più facile è sempre quello del “moralista culturale”. Il moralista culturale è colui che, con indubbia intelligenza, individua l’apparizione di nuovi fenomeni etici, sociologici, estetici: ma una volta fatto questo si sottrae all’impegno più pericoloso, che è quello di porsi ad analizzare questi fenomeni e cercare di capirne le cause, gli effetti a lunga scadenza, le particolarità di “funzionamento”; e preferisce allora, con la stessa intelligente acutezza, bollarli alla luce di un preteso “umanesimo” e relegarli tra i portati negativi di una società massificante e fantascientifica.
 
Oggi non è raro trovare moralisti culturali disposti a lamentare la vendita e il consumo di “musica fatta a macchina” o, peggio, di “musica in scatola”: vale a dire il disco, la radio, i registratori e i nuovi sistemi di produzione tecnica del suono, quali gli apparecchi ad Onde Martenot, i generatori elettronici di frequenza, i filtri, eccetera.
 
Di fronte a queste recriminazioni si potrebbe rispondere che, dall’inizio dei tempi, tutta la musica, tranne quella vocale, è stata prodotta per mezzo di macchine, cosa sono un flauto, una tromba o, meglio ancora, un violino, se non complessi strumenti capaci di emettere suoni solo se maneggiati da un “tecnico”? È vero, si crea tra esecutore e strumento un rapporto quasi organico, così che il violinista “pensa” e “sente” attraverso il suo violino, fa del violino un proprio arto, carne della propria carne; ma nessuno ha mai dimostrato che questo rapporto “organico” si verifichi solo quando lo strumento conserva un carattere manuale così da immedesimarsi facilmente col corpo del suonatore. Infatti il pianoforte rappresenta una macchina molto complicata, in cui tra la tastiera, che è in contatto fisico con l’esecutore, e la vera e propria sorgente del suono, sta la mediazione di un complicato sistema di leve, tale che neppure l’esecutore, ma solo uno specializzato quale l’accordatore è in grado di mettere a punto.
 
Si può quindi concludere che non è la complessità del congegno quella che influisce sulla possibilità di “umanizzare” uno strumento: e sarà possibile immaginare un musicista che compone una successione di suoni producendoli e montandoli per mezzo di apparecchiature elettroniche, e che tuttavia conosce così a fondo le possibilità del proprio strumento da comportarsi davanti ai suoi pannelli così come il pianista si comporta davanti alla tastiera.
 
In altre parole, nella misura in cui un artista (sia esso compositore o esecutore) conosce la materia su cui lavora e gli strumenti con cui la lavora, il risultato della sua opera potrà sempre essere ravvivato dalla sua immaginazione, anche se egli ha operato attraverso mediazioni tecnico-scientifiche di varia complessità; il che accade, per esempio, senza che nessuno se ne scandalizzi, all’architetto: e infatti costui non modella amorosamente con le proprie mani il palazzo che costruisce, come farebbe lo scultore col blocco di creta, ma ne dirige la crescita attraverso “piani” e “progetti”, che a prima vista paiono aridi schemi tecnici lontanissimi dall’arte. E lo stesso accade al regista cinematografico, il quale per giungere alla realizzazione concreta del film che aveva progettato, deve passare attraverso una serie macchinosissima di operazioni meccaniche e organizzative. La conclusione è dunque (e vale anche per la “musica fatta a macchina”) che ogni forma d’arte si esercita su una “materia fisica” mettendo in opera una “tecnica”; che la complessità di questa tecnica non incide su quei fattori “umani” che presiedono all’esercizio dell’arte, ma li obbliga a manifestarsi semplicemente in modi diversi; che, infine, come la resistenza della pietra suggerisce allo scultore la forma da inventare, così le resistenze offerte da qualsiasi mezzo tecnico non uccidono l’immaginazione dell’artista, ma anzi la provocano e la stimolano secondo nuove direzioni1.
 
Quindi l’avvento di una “musica a macchina” non pone tanto nuovi problemi filosofici ed estetici, quanto una serie di problemi sociologici, psicologici e critici; diversi per la musica riprodotta e la musica prodotta per mezzo di macchine.
 
La musica riprodotta
 
L’avvento della musica riprodotta ha mutato le condizioni del consumo e della produzione musicale nella stessa misura in cui la stampa aveva mutato le condizioni della lettura e della produzione letteraria; in entrambi i casi il mutamento quantitativo è stato tale da ottenere effetti qualitativi.
 
La possibilità di “inscatolare” la musica nasce già prima del secolo scorso, con gli organetti a rullo e le pianole; ma questi fenomeni rimangono limitati entro certi ambiti di diffusione e costituiscono semplice curiosità e divertimento meccanico.
 
Il problema sociologico nasce quando, con l’invenzione del disco e del grammofono, con la produzione industriale di questi strumenti e con la crescente accessibilità economica del prodotto, il consumo di musica riprodotta diventa un affare di massa. All’inizio il disco offre una musica qualitativamente inferiore a quella che si può ascoltare dal vivo, ma gradatamente il prodotto migliora tecnicamente, e con l’avvento dei long play e degli apparati per l’high fidelity, il disco riesce finalmente a permettere condizioni d’ascolto ideali.
 
A questo punto, cogliendo la situazione al livello odierno, al suo attuale punto di arrivo, noi possiamo notare una serie di conseguenze che sarebbe difficile definire in blocco come semplicemente negative o semplicemente positive. Esse riguardano in genere non solo il disco ma anche la diffusione radiofonica di musica riprodotta.
 
1) La diffusione del disco porta a uno scoraggiamento progressivo del dilettantesimo musicale. Scompaiono le piccole comunità di amatori che si riunivano per eseguire trii o quartetti (ne sopravvivono nei paesi nordici, ma anche in Inghilterra, per incontrarsi, partecipano ad appositi festivals, come quello di Dartington). Scompare l’esecutore privato, la signorina di buona famiglia che suona il pianoforte in casa. Di conseguenza scompare l’educazione musicale coatta, che ha prodotto generazioni di giovani violinisti inibiti, e la figura tipica della strimpellatrice perniciosa (magistralmente ritratta nella Maggie-Petronilla di Me Manus). La gente “ascolta” musica riprodotta e non impara più a “produrre” musica: e tuttavia la musica viene capita a fondo producendola e non semplicemente ascoltandola. In complesso la scomparsa dell’amatore rappresenta una perdita culturale ed esaurisce un potenziale vivaio di forze musicali. Il fenomeno del giovane che pratica il jazz nell’orchestrina studentesca rappresenta una forma di recupero, in molti casi validissima, ma di dimensioni ristrette. Mentre cresce il livello generale dell’alfabetismo e della cultura, decresce il numero di coloro che sanno leggere la musica. A questo impoverimento può ovviare solo una educazione scolastica che tenga conto della nuova situazione venutasi a creare in seguito alla diffusione del disco.
 
2) Come contraccolpo positivo, la diffusione del disco scoraggia le esecuzioni pubbliche di mediocre livello, toglie ogni ragion d’essere ai piccoli complessi sinfonici e alle compagnie operistiche destinate alle tournée di provincia, che se da un lato avevano una preziosa funzione “informativa”, dall’altro diffondevano interpretazioni scadenti. Ora il disco assolve allo stesso compito informativo, in modo più intensivo e vasto, offrendo tuttavia solo interpretazioni di alto livello. Il campo del consumo si restringe alle esecuzioni dal vivo fatte da validi interpreti e alla riproduzione e smercio delle medesime.
 
3) Tuttavia, nella sua opera di diffusione il disco propaga solo un repertorio commercialmente universale, incoraggia una certa pigrizia culturale e una diffidenza verso la musica inconsueta. Mentre il concerto dal vivo può contrabbandare in un programma accettabile anche musiche “difficili” da imporre al proprio pubblico, il disco deve vendere e vende “soltanto ciò che piace già”. A questi limiti può ovviare una buona politica culturale radiofonica: il programma radiofonico ha la stessa insindacabilità di quello del concerto.
 
4) Peraltro, data la sua diffusione, il disco – sia pure grazie a fenomeni snobistici – introduce all’apprezzamento musicale enormi gruppi umani che vivevano in margine a una civiltà del concerto. Sarebbe ingiusto sottovalutare questo fatto: persone che un tempo non avrebbero mai potuto ascoltare una sinfonia di Beethoven diretta da un grande maestro, oggi hanno a disposizione il prodotto e possono sentirsi spinti ad avvicinare dal vivo la stessa musica in una sala da concerto.
 
5) A questo punto nasce il problema se la estrema disponibilità del prodotto sonoro, sia attraverso il disco che attraverso la radio, eliminando lo sforzo che un tempo occorreva fare per “meritarsi” la musica (produrla in proprio o sottostare al travaglio organizzativo di un pellegrinaggio alla più vicina sala da concerto, accettando tutto un rituale e disponendosi psicologicamente a un consumo cosciente e calcolato), non contribuisca ad appiattire la sensibilità, e a ridurre la musica non più a un oggetto di “ascolto” consapevole, ma a un sottofondo sonoro “sentito” come commento abituale ad altre operazioni domestiche, alla lettura, al pasto, alla conversazione o al colloquio sentimentale. La possibilità di amarsi su uno “sfondo” di musica per archi, un tempo riservata ai più impudichi tra i monarchi, oggi è a disposizione di qualsiasi esteta piccolo borghese. Se al disco si aggiunge la diffusione radiofonica o – tipico apparecchio per creare sottofondi musicali – la filodiffusione, si dovrà ammettere che il problema è piuttosto importante e nuovo nella storia del gusto e del costume. E se le conseguenze possono essere limitate per quanto riguarda la diffusione di musica “colta”, il panorama muta passando alla musica leggera.
 
6) Nel campo della musica leggera – senza porsi il problema della validità estetica di questo genere di prodotto – il disco, la radio, la filodiffusione e il juke box provvedono all’uomo di oggi una sorta di “continuum” musicale nel quale muoversi in ogni momento della giornata. La sveglia, i pasti, il lavoro, le compere nei grandi magazzini, il divertimento, il viaggio in macchina, l’amore, la gita in campagna, il momento che precede il sonno, si svolgono in questo “acquario sonoro” in cui la musica non è più consumata come musica ma come “rumore”. Questo rumore è diventato a tal punto indispensabile per l’uomo contemporaneo che solo tra alcune generazioni sarà possibile rendersi conto dell’effetto di tale pratica sulla struttura nervosa dell’umanità2.
 
7) La diffusione di musica leggera contribuisce a una universalizzazione del gusto; ogni popolo consuma e gradisce lo stesso genere di musica. Terminano le civiltà musicali autonome.
 
8) Di conseguenza, posta a disposizione musica riprodotta di ottimo livello esecutivo, cessa la funzione della musica popolare come produzione autoctona di musica di consumo. Sostituito l’organo della chiesa con l’altoparlante, nessun parroco di villaggio avrà più bisogno di commissionare – o di farsi da sé – un nuovo Stille Nacht; nelle fiere, juke boxes e grammofoni sostituiscono il cantastorie, nelle taverne eliminano il chitarrista o il suonatore di fisarmonica, come lo eliminano dalle feste nuziali o dai battesimi. di campagna.
 
9) Essendo sottoposta alle leggi economiche tipiche di un prodotto industriale – diversamente da quanto accadeva alla produzione autoctona – la musica riprodotta deve essere consumata rapidamente e invecchiare presto, in modo che si crei il bisogno di un nuovo prodotto. Di qui, come per l’automobile o le gonne femminili, la pressione esercitata dal mercato perché gli stili tramontino rapidamente e i dischi “passino di moda”. Oggi il twist è già invecchiato rispetto al madison, e questo rispetto al surf. Se questo ritmo accelerato sottopone la sensibilità a una sorta di eccitazione nevrotica, d’altro canto le impone anche una certa ginnastica e le impedisce quell’adagiamento in formule fisse tipico delle civiltà musicali popolari, che costituiva un fattore di conservatorismo. La funzione che queste tradizioni avevano, quella cioè di conservare attraverso i secoli un certo stile o una certa tecnica esecutiva, oggi viene assunta dalle discoteche. Peraltro i gruppi umani cessano di avere radici musicali e nei secoli futuri non potranno più riconoscersi, come avviene ancor oggi, nei propri repertori tradizionali capaci di riassumere tutta una storia e un ethos.

 
Umberto Eco, "Apocalittici e integrati", 1964


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#274 Mr. Atomic

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Inviato 26 aprile 2024 - 18:34

naah non vale wago, proprie te mi cadi su una roba del genere? 


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#275 Aarie

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Inviato 26 aprile 2024 - 18:52

Boh, ogni tanto Eco si perdeva un po' in analisi astratte, sparando nel mucchio, il surf (che ha ancora successo), i parroci organisti, tutto dentro.
Il pop di quarant'anni fa spesso non sviava, anzi, e chi lo pensava era lui quello fuori strada.
Per dire, inizio anni 80, andavo ancora alle elementari e la radio passo' Enola Gay. Il mio vecchio (che allora vecchio non era) la ascolto' tutta e poi mi chiese se sapevo che cos'era Enola Gay - ovviamente no. E mi spiego' lui che cos'era successo, prima delle lezioni di scuola.
Perfino i Righeira alludevano al timore nucleare invitando ad andare in spiaggia.
I Tears for Fears, Paul Hardcastle con 19 (si' lo so il numero non era quello giusto, lo ammise anche lui ma intanto la canzone c'era), i Talk Talk che in un video in notturna, con ritmo ossessivo, cantano La vita e' quel che ne fai, i Pet Shop Boys che coi loro synth parlano di educazione repressiva e della vita apparentemente perfetta ma in realtà infernale nei sobborghi, gli Human League che cantano Sono solo umano, nato per commettere errori, gli Icehouse con No promises, gli Industry che Non vi preoccupate per lo stato della nazione, perfino gente ultra pop come gli A-Ha che in Hunting high and Low fa pensare a cosa stiamo facendo alla natura, i Prefab Sprout che cantano Bonny non lasciare questa casa, una delle canzoni più dolci e strazianti che ancora oggi mi commuove come decenni fa... Beh tutta questa roba era piena di riferimenti all'attualità, non ne distraeva, anzi ci faceva discutere su quello di cui parlava, e l'allontanamento dalla tradizione forse non era solo sviamento, ma svecchiamento di una mentalità ancora provinciale in cui in parte siamo tuttora immersi.
Qui è il contrario. Roba vecchia spacciata per nuova, una donna matura mascherata da adolescente, chiacchiere e pettegolezzi da teenager, altro che canzoni sulla bomba atomica, e dire che ne parlano tutti i giorni.
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#276 Mr. Atomic

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Inviato 26 aprile 2024 - 19:27

ma poi wago checazzo, tu hai la fama di un grande esperto di musica, rispetto ad Adorno (che di musica non capiva un cazzo, basta vedere le minchiate che scriveva sul jazz) hai il vantaggio non trascurabile direi di aver ascoltato 60 anni di musica popolare e non, accuratamente selezionata da te, e mi dici che non riesci ancora differenziare merda da non merda? grande delusione


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#277 wago

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Inviato 26 aprile 2024 - 19:32

naah non vale wago, proprie te mi cadi su una roba del genere? 

 

Apocalittici e integrati è "una roba del genere"?  :

 

Farei invece notare a Aarie che sta paragonando singoli pezzi estratti dal cilindro dell'intero pop anni Ottanta con... Niente di preciso, perché non ha citato un riferimento uno nel canzoniere di Taylor Swift o di qualunque altra star pop attuale. In altre parole, sta mettendo su un piatto da un lato il campo in cui conosce a menadito testi e significati (per via di ragioni generazionali, come chiarito dall'aneddoto su Enola Gay), dall'altro la propria ignoranza riguardo al pop attuale e ai suoi messaggi. Non stupisce che la conclusione sia che la prima sia più toccante.

Questo è il profondissimo testo di Life's What You Make It (gran pezzo, sia chiaro), citata come esempio di pop dagli acuti riferimenti all'attualità, che induceva a guardare oltre le apparenze e riflettere:

 

 

 

Baby, life's what you make it.
Can't escape it.
Baby, yesterday's favorite.
Don't you hate it?

(Everything's alright.)
Life's what you make it.
(Everything's alright.)

Baby, life's what you make it.
Don't backdate it.
Baby, don't try to shade it.
Beauty's naked.

(Everything's alright.)
Life's what you make it.
(Everything's alright.)
What you make it.

Oh, oh, oh, oh, oh, oh.

Baby, life's what you make it.
Celebrate it, anticipate it.
Yesterday's faded.
Nothing can change it.

(Everything's alright.)
Life's what you make it.
(Everything's alright.)
Life's what you make it.
(Everything's alright.)
(Everything's alright.)
(Everything's alright.)
Make it, make it.
(Everything's alright.)
Life's what you make it.

 

Questo invece è "Anti-hero" di Taylor Swift, non mi sono neanche dovuto impegnare granché perché quando uscì "Midnights" venne rapidamente individuato come brano incisivo e capace di parlare ai problemi di insicurezza e accettazione di sé di una generazione.
 

 

I have this thing where I get older, but just never wiser

Midnights become my afternoons
When my depression works the graveyard shift
All of the people I've ghosted stand there in the room

I should not be left to my own devices
They come with prices and vices
I end up in crisis
(Tale as old as time)

I wake up screaming from dreaming
One day I'll watch as you're leaving
'Cause you got tired of my scheming
(For the last time)

It's me, hi, I'm the problem, it's me
At teatime, everybody agrees
I'll stare directly at the Sun, but never in the mirror
It must be exhausting always rooting for the anti-hero

Sometimes I feel like everybody is a sexy baby
And I'm a monster on the hill
Too big to hang out, slowly lurching toward your favorite city
Pierced through the heart, but never killed

Did you hear my covert narcissism
Lightly disguised as altruism
Like some kind of congressman?
(Tale as old as time)

I wake up screaming from dreaming
One day I'll watch as you're leaving
And life will lose all of its meaning
(For the last time)

It's me, hi, I'm the problem, it's me (I'm the problem, it's me)
At teatime, everybody agrees
I'll stare directly at the Sun, but never in the mirror
It must be exhausting, always rooting for the anti-hero

I have this dream my daughter-in-law kills me for the money
She thinks I left them in the will
The family gathers around and reads it and someone screams out
She's laughing up at us from hell

It's me, hi, I'm the problem, it's me
It's me, hi, I'm the problem, it's me
It's me, hi, everybody agrees, everybody agrees

It's me, hi, I'm the problem, it's me (I'm the problem, it's me)
At teatime, everybody agrees (everybody agrees)
I'll stare directly at the Sun, but never in the mirror
It must be exhausting, always rooting for the anti-hero

 

Non voglio dire che uno meriti e l'altro no, non me ne frega niente se devo essere onesto. Semplicemente mi sembra che le conclusioni non siano così ovvie e che il discorso intero sia talmente mal impostato da parlare più del proprio affetto per la musica con cui si è cresciuti che una di qualche effettiva caratteristica della musica di oggi o anche soltanto di Taylor Swift (come in teoria da topic).


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#278 wago

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Inviato 26 aprile 2024 - 19:51

ma poi wago checazzo, tu hai la fama di un grande esperto di musica, rispetto ad Adorno (che di musica non capiva un cazzo, basta vedere le minchiate che scriveva sul jazz) hai il vantaggio non trascurabile direi di aver ascoltato 60 anni di musica popolare e non, accuratamente selezionata da te, e mi dici che non riesci ancora differenziare merda da non merda? grande delusione

 

Mi sono limitato a citare un testo che è una pietra miliare dell'analisi della cultura pop, e che secondo me resta un eccellente esempio di come portare alla luce le minchiate di chi critica la contemporaneità per il semplice fatto che essa non coincida col passato. Perché sì, i riferimenti a parroci organisti e surf oggi faranno sorridere, ma i meccanismi base, debitamente aggiornati a nuove tendenze e tecnologie, sono sempre quelli.

 

La mia presunta "fama" non so quale sia e m'importa pure poco; distinguere fra merda e non merda è una cosa che deliberatamente non faccio e non voglio fare. L'unica partizione qualitativa che faccio (se non per cazzeggio) è tra ciò che mi piace e ciò che non mi piace, e non mi fido di chi, con la presunzione di operare distinzioni obiettive, fa in realtà la stessa identica cosa spacciandola per grande e acuta analisi. Poi ci sono mille considerazioni di altro tipo, tendenzialmente molto più interessanti e possibilmente pure parecchio più obiettive, che si possono fare su faccende che prescindono dalla qualità, e se devo discutere di musica preferisco occuparmi di quelle. Ovviamente privilegiando le cose che mi piacciono, e perché il masochismo mi appartiene poco, e perché tendo ad avere più cose da dire su ciò con cui ho un legame positivo.

Non ho capito se in tutto ciò ci tieni a che io dica che Taylor Swift faccia musica di merda: non lo penso, anche se non la apprezzo particolarmente. Se proprio dovessi applicare a qualcuno la categoria, tirerei in ballo molto prima artisti quotatissimi verso i quali ho un rigetto atavico, ma tanto son sempre i soliti, non è manco più divertente. :P


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#279 Mr. Atomic

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Inviato 26 aprile 2024 - 19:58

 

naah non vale wago, proprie te mi cadi su una roba del genere? 

 

Apocalittici e integrati è "una roba del genere"?  :

 

 

wago non diciamo cazzate, "una roba del genere" era riferito alla poco felice quanto gratuita ma sicuramente non azzeccata accoppiata caso Taylor Swift e Apocalittici e integrati. 

 

Il testo di Eco (che vado ben conoscendo) piglia per il culo i vari Adorno e Zolla ma intende essere sopratutto un sdoganamento della cultura popolare o percepita come popolare nel 1964 (!!!) cioé nel clima delle neo-avanguardie e Gruppo 63 dice in sostanza: "anche queste cose vanno studiate" di cui poi deriva il dibattito accademico (italiano) su cosa includere o no nella sfera di una cosidetta "storia culturale istituzionale"  Eco non approfondisce la forma (come fa Adorno, sbagliando per lo piú) e non approfondisce neanche il potenziale fruitore (come faceva giá Walter Benjamin negli anni trenta). Ad oggi Apocalittici e integrati resta un testo interessante da leggere sopratutto come testimonianza di un epoca, attribuendo poi anche la giusta importanta senz'altro (e fu un testo importante). 

 

Ma perché tirarlo fuori? La Swift sará discussissima in chissá quante universitá, c'é gente oramai anche in Ungheria che fa tesi su youtuber eh. Conosco uno che ha fatto la tesi su Kanye West e frequentava linguistica. Che la cultura popolare o cosidetta popolare sia sdoganata oramai mi pare accertato. 

 

Qua peró parliamo di FORMA, cioá analisi del testo (non testo in senso stretto eh, non il lyrics ma tutta la canzone/film/fumetto/scultura etc), e se noi siamo veramente dei critici formati che han anche il vantaggio di poter raggiungere qualsiasi cosa digitalmente, allora dovremmo essere ben capaci a saper differenziare una cosa buona da una merdata. Echecazzo wago, Eco non c'entra nulla. 


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#280 Legolas

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Inviato 26 aprile 2024 - 20:04

Ma poi da quando il pop dovrebbe avere spessore?


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#281 wago

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Inviato 26 aprile 2024 - 20:32

Eco distingue fra due diverse categorie di intellettuali, tagliando volutamente col coltello fra iperpessimisti e iperottimisti. Quello che lui trae è un giudizio (ovviamente) positivo sulla necessità di trattare in modo analitico la cultura pop, ma il punto di partenza è proprio il riconoscimento degli errori di fondo commessi tanto dagli apocalittici quanto dagli integrati. Quello che i messaggi precedenti fanno, addossando al pop di oggi e nella fattispecie a Taylor Swift ogni forma di insipidezza, e rivendicando invece il grande valore del pop di epoche precedenti, è largamente sovrapponibile al culto del passato che stringi stringi sta alla base del punto di vista "apocalittico". È ovvio che oggi il pop sia "sdoganato", soprattutto in un forum di appassionati di pop, ma oggi lw prospettiva apocalittica si sovrappone bene a quella di chi legge nel quadro attuale solo il nulla e addossa la colpa al quadro anziché a sé. Il contesto culturale del saggio di Eco è quello di un'altra epoca, ma ho citato un passaggio specifico che mi sembra applicarsi tranquillamente anche al tema che si sta considerando. La parte più calzante è la primissima ma trovo che anche le sezioni successive offrano spunti interessanti, e per questo le ho riportate.

Sono curioso comunque di conoscere quali sarebbero secondo te gli strumenti che consentirebbero a un "critico formato" (che per inciso non so cosa sia) di distinguere "una cosa buona da una merdata".
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#282 Mr. Atomic

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Inviato 26 aprile 2024 - 20:48

Quello che i messaggi precedenti fanno, addossando al pop di oggi e nella fattispecie a Taylor Swift ogni forma di insipidezza, e rivendicando invece il grande valore del pop di epoche precedenti, è largamente sovrapponibile al culto del passato che stringi stringi sta alla base del punto di vista "apocalittico". È ovvio che oggi il pop sia "sdoganato", soprattutto in un forum di appassionati di pop, ma oggi lw prospettiva apocalittica si sovrappone bene a quella di chi legge nel quadro attuale solo il nulla e addossa la colpa al quadro anziché a sé. Il contesto culturale del saggio di Eco è quello di un'altra epoca, ma ho citato un passaggio specifico che mi sembra applicarsi tranquillamente anche al tema che si sta considerando. La parte più calzante è la primissima ma trovo che anche le sezioni successive offrano spunti interessanti, e per questo le ho riportate.
 

non é largamente sovrapponibile perché c'é una notevole differenza di background culturale e di materiale a disposizione. 

 

Adorno (un marxista aristocratico) aveva una conoscenza alquanto superficiale della musica popolare, ed il fatto che poi divenne famosissimo come studioso della cultura popolare credo sia proprio un bel paradosso. Prendi gli articoli sul bebop di Adorno a mo di esempio: trattasi di una sequenza di minchiate allucinanti che ad oggi nessun editore penserebbe di pubblicare, se non come curiositá. Noi peró non siamo marxisti e non andiamo raggionando a schemi (da noi) prestabiliti, in piú abbiamo l'enorme vantaggio di aver a disposizione il lascito musicale partorito negli ultimi 60 anni. Non voglio poi proseguire con un pippone sulla critica musicale perché suppongo siano cose che te conosci perfettamente. 


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#283 Aarie

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Inviato 26 aprile 2024 - 20:55

Basta ascoltare Hollis, il modo in cui canta quelle per così dire banalità e la musica che le accompagna e confrontare il tutto col modo totalmente monotono con cui canta la Swift quel testo che sembra così bello profondo con una musica discretamente dimenticabile, per capire la differenza tra un professionista vero della musica e una persona - prodotto dell'industria musicale come tanti che però attira, chissà perché, miliardi di visualizzazioni, attenzione ossessiva dei media e tutto il circo sintorno.
È questo l'argomento della discussione: provare a capire come sia possibile che un personaggio senza particolari qualità artistiche come la Swift sia diventata "la più grande artista del mondo".
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#284 markmus

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Inviato 27 aprile 2024 - 08:40

Certo queste canzoni non han fatto furore tra i sessantenni come Tennant, ma siamo sicuri che i sessantenni dell'anno 1982 (gente uscita a pedate dalla WW2) trovava "iconiche" le mossette di ballo e le plastiche facciali di Michael Jackson?


In generale sono d'accordo ma c'è da dire che il fatto che tutti ascoltassero la stessa radio faceva sì che tutti sapessero le canzoni di Michael Jackson, al di là dell'apprezzarle o meno. Penso anche mia nonna, ma sicuramente c'è un divario tra quanto i quarantenni di oggi conoscono Taylor Swift rispetto a MJ allora, YouTube ed i social contribuiscono sicuramente a creare queste bolle.
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#285 Legolas

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Inviato 27 aprile 2024 - 09:49

In generale sono d'accordo ma c'è da dire che il fatto che tutti ascoltassero la stessa radio faceva sì che tutti sapessero le canzoni di Michael Jackson, al di là dell'apprezzarle o meno. Penso anche mia nonna, ma sicuramente c'è un divario tra quanto i quarantenni di oggi conoscono Taylor Swift rispetto a MJ allora, YouTube ed i social contribuiscono sicuramente a creare queste bolle.

 

 

Basta pensare alle reazioni degli over40 quando leggevano i nomi dei concorrenti dei Sanremo di Amadeus.

Gente che legge nomi come Blanco, Rkomi, Gazzelle, Madame, Geolier, Rose Villain ecc ecc e sbotta con un "Ma chi è questa gente? Dove sono gli artisti veri??!?" tutto questo senza sapere che oggi sono QUESTI gli artisti che dominano la scena.

La conoscenza della scena musicale dell'over40 italiano medio si ferma al 2015 a voler essere generosi.


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#286 Gozer

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Inviato 27 aprile 2024 - 10:34

Quanto sarebbe bello vedervi così attivi anche quando uno propone qualcosa, incontrando sistematicamente distese di rotolacampi. Invece si riescono a fare pagine di discussione solo su una cosa che attira il vostro disprezzo. Da questo punto di vista siete identici ai boomer. das.gif


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#287 shemo

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Inviato 27 aprile 2024 - 19:51

Per me fa musica veramente terrificante e come disse qualcuno tempo addietro nel topic (gozzy?) tutto ciò che gira intorno al personaggio è inquietante. Comunque bellissimo questo passaggio che ha fatto un po' discutere in una delle canzoni:

"My friends used to play a game where we would pick a decade, we wished we could live in instead of this / I'd say the 1830s but without all the racists and getting married off for the highest bid"

Ma che roba è? Livelli di paraculaggine oltre le stelle asd


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#288 Tom

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Inviato 28 aprile 2024 - 06:54

Ahahah, mi viene da immaginarla che canta la frase in grassetto come postilla trafelata e imbarazzata tipo il Lundini di Bango Bongo.
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#289 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 28 aprile 2024 - 09:55

Quanto sarebbe bello vedervi così attivi anche quando uno propone qualcosa, incontrando sistematicamente distese di rotolacampi. Invece si riescono a fare pagine di discussione solo su una cosa che attira il vostro disprezzo. Da questo punto di vista siete identici ai boomer. asd


Le proposte tue e della fantastica redazione probabilmente non suscita alcun interesse non solo nei boomer ma neanche nei giovani.
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Caro sig. Bernardus...

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#290 Legolas

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Inviato 28 aprile 2024 - 11:53

Basta ascoltare Hollis, il modo in cui canta quelle per così dire banalità e la musica che le accompagna e confrontare il tutto col modo totalmente monotono con cui canta la Swift quel testo che sembra così bello profondo con una musica discretamente dimenticabile, per capire la differenza tra un professionista vero della musica e una persona - prodotto dell'industria musicale come tanti che però attira, chissà perché, miliardi di visualizzazioni, attenzione ossessiva dei media e tutto il circo sintorno.
È questo l'argomento della discussione: provare a capire come sia possibile che un personaggio senza particolari qualità artistiche come la Swift sia diventata "la più grande artista del mondo".

 

Ma Hollis dimostrerà con Spirit of Eden e Laughing stock che l'etichetta pop addosso a lui è riduttiva, insomma non si può considerare la media del pop anni '80, la media del pop anni '80 era gente come Tiffany, Kim Wilde, Sabrina Salerno, le Bananarama, Shalpy.

Solo se uno indossa gli occhiali rosa della nostalgia può considerare big della musica questa gente, ed è appunto lo stesso motivo per cui i miei coetanei oggi appiccicano l'etichetta "classico" a pezzi come Blablabla di Gigi D'Agostino o Barbie Girl degli Aqua.

C'è in giro gente che tra i dischi fondamentali ci mette pure The fat of the land dei Prodigy, pensa la nostalgia che brutti scherzi fa das.gif


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#291 Gozer

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Inviato 28 aprile 2024 - 12:42

Le proposte tue e della fantastica redazione probabilmente non suscita alcun interesse non solo nei boomer ma neanche nei giovani.

 

Ma stai zitto ogni tanto, buffone d'un buffone, che hai passato anni a elemosinare di scrivere per il sito (e io ero pure favorevole). das.gif


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#292 Mr Repetto

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Inviato 28 aprile 2024 - 15:18

Capisco il punto fatto da Neil, lo condivido anche - perlomeno per quanto riguarda il "gusto" delle canzoni della Swift, che non offrono grossi spunti per chi magari era cresciuto negli anni Ottanta/Novanta ascoltando ben altro.

Ma come sempre si tratta della solita naturale disconnessione generazionale; fuori dall'Italia, pezzi come "You belong with me", "Blank space", "We are never ever getting back together" e ovviamente "Shake it off", hanno fatto furore, non solo tra vendite/classifiche, ma come content quotabile di scambio sui social, che poi rappresenta il fulcro della comunicazione pop di questi nostri tempi. Certo queste canzoni non han fatto furore tra i sessantenni come Tennant, ma siamo sicuri che i sessantenni dell'anno 1982 (gente uscita a pedate dalla WW2) trovava "iconiche" le mossette di ballo e le plastiche facciali di Michael Jackson?

Secondo me le canzoni di Taylor Swift ci risultano indistinguibili non perché non conosciamo il genere o non siamo in grado di decifrarlo, ma perché lo conosciamo troppo bene. Io non ne ricordo una nè che sia bella, nè che sia criminalmente brutta. E questo è stranissimo, a suo modo unico, perché non esiste una pop star di queste dimensioni altrettanto in grado di appiattirmi l’ encefalogramma come Taylor Swift. Il che vuol dire che nemmeno la detesto come altre popstar melliflue e lagnose che mi fanno venir voglia di mettere mano alla pistola, ma è per me più muzak di quello che si sente negli ascensori.
Per cui penso che catturi i fan in un altro modo, attraverso il racconto delle sue verbosissime canzoni e il suo personaggio di amica del cuore che tutti vorrebbero avere. Una sfigata di successo che ti racconta in modo molto confidenziale le sue paturnie, che sono un po’ anche le tue. Interessante per me come origliare le conversazioni chilometriche di due adolescenti al telefono, cioè una cosa che rispetto e capisco ma da cui mi è davvero difficile ricavare qualcosa. In questo senso penso che stia la difficoltà generazionale, non tanto legata al non comprendere delle nicchie culturali, quanto proprio nella voglia di entrare in questo tipo di mondo raggiunta una certa età anagrafica.
La cosa che mi fa un po’ dubitare di perdersi qualcosa di grosso è che ci sono persone adulte che se ne intendono di pop più di me che riconoscono una valenza artistica a Taylor Swift che va oltre l’enorme fenomeno commerciale e mediatico. Ma nemmeno questa attenta monografia è riuscita a darmi un’altra chiave di interpretazione.
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#293 corrigan

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Inviato 28 aprile 2024 - 15:52

sì ma ne parli come se avesse ancora 17 anni, un'adolescente che parla a un pubblico adolescente, mentre invece ne ha il doppio. è piuttosto eccezionale che abbia questa presa su generazioni di giovanissimə.


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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#294 solaris

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Inviato 28 aprile 2024 - 17:29

sì ma ne parli come se avesse ancora 17 anni, un'adolescente che parla a un pubblico adolescente, mentre invece ne ha il doppio. è piuttosto eccezionale che abbia questa presa su generazioni di giovanissimə.

Come sempre, noi arriviamo prima su tutto, specialmente sul pattume. Niente più di una Pezzali.


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#295 Mr Repetto

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Inviato 28 aprile 2024 - 20:15

sì ma ne parli come se avesse ancora 17 anni, un'adolescente che parla a un pubblico adolescente, mentre invece ne ha il doppio. è piuttosto eccezionale che abbia questa presa su generazioni di giovanissimə.

Come sempre, noi arriviamo prima su tutto, specialmente sul pattume. Niente più di una Pezzali.
Sí mi sembra che anche Taylor Swift sia riuscita su scala più ampia a diventare il simbolo di un certo disagio tardo, ormai per lei molto tardo, adolescenziale. Ma nel caso di Taylor Swift, rispetto a Pezzali, si tratta ovviamente di un disagio molto piú borghese, con una scrittura molto più pulita, fatta con mestiere e anche con qualche parola d’ordine da psicologia pop che dal punto di vista poetico fa abbastanza orrore.
In ogni caso “Anti-hero” ha anche un pochettino di tiro e forse ho trovato il mio primo pezzo di Taylor Swift che un giorno mi potrebbe venire voglia di riascoltare e che forse mi ha fatto comprendere meglio il fenomeno.
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#296 wago

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Inviato 28 aprile 2024 - 20:17

Dai che anche Getaway Car è un bel pezzo synthwave


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#297 Pryce

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Inviato 01 maggio 2024 - 16:17

Ma come sempre si tratta della solita naturale disconnessione generazionale; fuori dall'Italia, pezzi come "You belong with me", "Blank space", "We are never ever getting back together" e ovviamente "Shake it off", hanno fatto furore, non solo tra vendite/classifiche, ma come content quotabile di scambio sui social, che poi rappresenta il fulcro della comunicazione pop di questi nostri tempi.

ma la questione di lei famosissima senza avere reali banger c'è anche in America e in tutti i paesi dove ha fatto furore

basta farsi un giro in un qualsiasi social e si trovano decine di discussioni sull'argomento

se mai sono gli italiani quelli che se lo chiedono meno, proprio perché è relativamente meno nota in Italia


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#298 Legolas

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Inviato 01 maggio 2024 - 20:22

Sì ma ne parla come se avesse ancora 17 anni, un'adolescente che parla a un pubblico adolescente, mentre invece ne ha il doppio. è piuttosto eccezionale che abbia questa presa su generazioni di giovanissimə.

 

Quello non è così fuori dalla norma.

Basta pensare a chi sono molti dei beniamini della generazione Z italiana: Sfera Ebbasta, Lazza, Coez, Marracash, Gazzelle, Annalisa, Calcutta, Rose Villain, tutta gente nata ben prima del 1997.

Non siamo più negli anni '80, oggi c'è questa sorta di post-adolescenza lunga che si trascina tranquillamente fino a 30 anni ed oltre, aiutata anche dal fatto che rispetto ad allora, oggi un 35enne dimostra tranquillamente 10 anni in meno.

Se Bonnie Tyler nel 1986 avesse cantato certe cose, avrebbe fatto ridere i polli perché aveva 35 anni e li dimostrava tutti.

Se tu potessi tornare indietro negli anni '80, far vedere alla gente una foto di Taylor Swift e chiedere loro quanti anni ha, probabilmente le darebbero tutti 6-7 anni in meno.


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#299 Aarie

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Inviato 01 maggio 2024 - 20:45

Ci sono sempre stati cantanti adulti che piacevano agli adolescenti, ma si comportavano da adulti anche nel modo in cui cantavano e non continuavano a fingersi ragazzini a quasi quarant'anni.
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#300 Legolas

    Utente campione d'Italia

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Inviato 01 maggio 2024 - 21:17

Ci sono sempre stati cantanti adulti che piacevano agli adolescenti, ma si comportavano da adulti anche nel modo in cui cantavano e non continuavano a fingersi ragazzini a quasi quarant'anni.

 

Perché appunto DIMOSTRAVANO 40 anni, quindi si sarebbero coperti di ridicolo cantando temi giovanili.

Oggi invece hai dei 40enni che dimostrano 10 anni in meno, Taylor Swift che ha 35 anni potrebbe passare per una coetanea di Gaia Gozzi.

Per dire, questi erano i protagonisti di Cheers, serie televisiva di metà anni '80

 

Spoiler

 

Voi senza le età scritte vicino lo direste che i tre dietro erano coetanei di Taylor Swift?

Quello in mezzo oggi verrebbe preso per un 50enne.


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