Il presente ha il grosso difetto di essere caotico. Non puoi studiarlo, puoi solo cercare di non sbattere la testa e risulta piuttosto difficile.
Infatti la critica musicale in presa diretta per quanto fino a un certo punto sia stata utile, soprattutto a livello underground, funziona soltanto se la leggi al momento ed esclusivamente per mettere qualche artista sotto i riflettori. Non è tuttavia capace di dare chiavi di lettura complesse.
Inevitabilmente, qualsiasi recensione istantanea anni dopo si rivela o giusta come intuizione ma incompleta a livello informativo, mancandole l'inquadratura che solo gli sviluppi storici possono fornire, o semplicemente sbagliata su tutta la linea.
Gli unici scritti sulla musica un minimo affidabili sono quelli che analizzano un fenomeno o un artista in retrospettiva, a patto ovviamente che chi li cura sappia di cosa sta parlando, perché se si tratta del critico anglofono figlio della cancel culture, allora può anche essere roba di cinquant'anni fa, scriverà pattume lo stesso: ma il punto è che col presente rischiano di scrivere pattume anche quelli bravi.
Personalmente, se possibile cerco di farlo passare qualche mese prima di scrivere le recensioni, che a volte è già sufficiente a far diminuire notevolmente il rischio di castronerie (ma l'ideale sarebbe comunque anni dopo). Se invece le si fa proprio nel giorno in cui esce il disco, come molta della critica ufficiale, allora difficilmente starai scrivendo di storia della musica, ma starai semplicemente facendo pubblicità all'artista che ti piace (ovviamente, c'è anche chi dice "ma chi la vuole la storia della musica, io voglio solo che mi consigli bei dischi", nel qual caso buon per lui, ma è una visione delle cose del tutto antitetica alla mia).
p.s. Nel sondaggio ho votato "il passato", ma la lotta è impari anche solo per quantità. Detto ciò, preciso che se la domanda fosse stata "Nella musica sei passatista?" avrei votato no.