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Libri Di Saggistica (Politica Internazionale, Storia, Economia, Divulgazione Scientifica, Guerra Ecc.)


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#1 Trickster017

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Inviato 29 aprile 2022 - 15:52

Mi sembra di aver constatato che un thread relativo a questo genere di letture manchi. C'è "che cosa state leggendo" ma è nella sezione letteraria e mi sembra non sia il posto più adatto per parlare di saggistica.
Apro quindi questo topic e lo faccio consigliando un libro che avevo già letto ma che sto rileggendo con doppio interesse, vista la cronaca del momento, e che forse permette di acquisire qualche elemento più in riferimento alla Russia contemporanea, ai suoi interessi, alla sua posizione internazionale, alla sua aggressività e alle relazioni tese con alcuni vicini; elementi che magari potrebbero consentire di sfuggire al costante richiamo al modello "seconda guerra mondiale" per leggere cosa vuole la Russia di Putin, come si muovono (o come non si muovono) gli Stati Uniti per contrastarla e come qualche Paese confinante vive il drammatico rapporto con una potenza diffidente che interpreta la politica estera con la lente deformata della sindrome dell'accerchiamento e, allo stesso tempo, delle velleità post-imperiali.
L'autore è uno dei teorici dell'espansione della Nato a Est ed ha fatto parte dell'amministrazione Clinton come incaricato delle questioni europee, per poi continuare come studioso ad osservare la situazione nel suo evolversi. Reputo la sua analisi molto equilibrata nel trattare sia gli interessi degli Stati Uniti e dei Paesi Nato, sia le aspirazioni della Georgia governata allora da Saakashvili, sia l'atteggiamento della Russia, senza farsi scrupolo comunque di mettere in luce errori compiuti da ciascuno dei Paesi coinvolti in quella piccola breve guerra che tanto avrebbe potuto insegnare.

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#2 Trickster017

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Inviato 05 maggio 2022 - 11:11

Gardner è l'ambasciatore americano scelto dal presidente democratico Carter per inaugurare un cambio di rotta rispetto ai controversi John Volpe e Graham Martin. I metodi dei predecessori vengono accantonati (pesanti ingerenze nella politica italiana), ma l'obiettivo nella sostanza non cambia: tenere fuori i comunisti dal Governo. Di qui equivoci e polemiche con la classe dirigente italiana, molti esponenti della quale si illudono che la vittoria di Carter consentirà una sostanziale apertura al PCI. Apertura che non si verificherà come più volte confermato dall'ambasciatore, autore di un libro molto interessante perché permette di leggere la situazione italiana da un'altra angolazione. Terrificante, impietosa ma ahimè realistica la descrizione della situazione italiana che Gardner si ritrova nero su bianco nei rapporti scritti del suo staff al momento dell'insediamento.
Forse la parte più interessante è quella sugli euromissili, quando gli Stati Uniti trovano nel giovane Cossiga il più convinto alleato a favore della loro installazione sul suolo italiano, trovando anche l'astuta sponda socialista di Craxi che si assicura che il sì dei socialisti sia condizionato a una clausola che praticamente consentirà di ottenere l'obiettivo cercato dagli americani (l'equilibrio strategico, tra l'altro contestato con argomenti non pretestuosi da Napolitano sulla base dei solidi dati del centro studi del PCI) massimizzando i frutti dal punto di vista politico col minimo sforzo militare. Sarà proprio Andreotti a deludere maggiormente le aspettative americane, probabilmente molto più interessato a ottenere i voti del PCI per una possibile sua elezione al Quirinale.
Quello tra il PCI e Gardner rimarrà un dialogo impossibile: le posizioni di partenza sono tali che non ci saranno elementi di avvicinamento sostanziale di sorta, anche a causa del ripetuto rifiuto di Berlinguer di prendere le distanze da Mosca. L'apertura riguarderà invece il dialogo con gli intellettuali italiani di area comunista, l'eliminazione del divieto di incontri tra funzionari dell'ambasciata ed esponenti del PCI, l'apertura alla visita dei comunisti italiani negli Stati Uniti.
Sicuramente interessanti gli incontri con Pertini, Nenni malato (per le precedenti amministrazioni americane era "persona non grata"), i giornalisti italiani di spicco (buffi i rapporti con Eugenio Scalfari, a proposito del quale viene lamentato lo scarto tra i pensieri espressi personalmente all'ambasciatore e la linea editoriale del giornale, che secondo Scalfari sarebbe orientata a una certa... convenienza), lo sfondo dell'Italia degli anni di piombo, la crisi dell'occupazione dell'ambasciata americana a Teheran (qui il compito dell'ambasciatore è quello di indurre i riottosi italiani ad aderire alla linea delle sanzioni decise dal governo americano).
Fa capolino in una pagina dedicata al resoconto di un incontro con gli studenti della LUISS una giovane studentessa che prende la parola per esprimere vicinanza alle posizioni americane: è Elisabetta Belloni, futura diplomatica italiana e attuale presidente dell'organismo di coordinamento dei Servizi.

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#3 Trickster017

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Inviato 16 maggio 2022 - 09:15

Il contesto in cui si cala il libro è, come suggerisce il titolo, quello dei noti fatti svoltisi in Libia nel 2011. L'autore, un pilota di elicotteri dell'esercito britannico, va molto per le spicce nel ricostruire il contesto politico della situazione (non è competenza sua) mentre è molto dettagliato nelle spiegazioni tecniche e nella descrizione di tutto ciò che attiene al suo mestiere in quella missione. Inizialmente si tratta di una missione addestrativa in Mediterraneo: la HMS Ocean, portaelicotteri d'assalto britannica, è coinvolta in alcune esercitazioni e per i dieci membri dell'equipaggio degli elicotteri Apache (elicotteri americani acquistati dal Regno Unito) c'è una novità assoluta: testare la macchina in missioni imbarcate. Mai nessun esercito in precedenza ha infatti impiegato questo tipo di elicottero su una nave. Quindi la descrizione si concentra su tutto ciò che è stato necessario fare per rendere un elicottero così pesante operativo in spazi più ridotti e condizioni diverse da quelle per cui è stato inizialmente concepito. 

La seconda parte invece è tutta incentrata sulle vere e proprie missioni di guerra: raid notturni su obiettivi militari altamente pericolosi a causa dei sistema di difesa aerea libici che sono molto più avanzati dei metodi impiegati da talebani e insorti iracheni. Qui ci sono radar di ottimo livello (SA5) e missili antiaerei SA6 e soprattutto SA24. Dal lancio all'impatto passa solo una piccola manciata di secondi, durante i quali o la reazione è istantaneamente efficace oppure abbattimento. Tutti i dispositivi della macchina vengono spiegati al meglio, i raid altrettanto, così come ogni aspetto che riguarda le missioni, compresa la parte finale che non è meno tesa: rientrare di notte sul Mediterraneo cercando una nave oscurata immersa nel buio con nessun margine di errore causa scarsità di carburante. In caso di errore, l'elicottero non è stato concepito per ammarare quindi colerebbe giù praticamente subito.

In generale, la narrazione non è fatta per somigliare a quella di un film/libro d'azione, ma è il più sobria possibile, se non addirittura tecnica e saggistica. E' comunque l'unico libro del genere per quanto riguarda la Libia in quel frangente storico.

 

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#4 Trickster017

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Inviato 24 maggio 2022 - 15:16

La rivista Life inserì Bernays tra i cento americani più influenti del Novecento. Sigmund Freud era suo zio e a Edward Louis Bernays piaceva ricordarlo a tutti. D'altra parte, amava definirsi lo psicanalista delle imprese in difficoltà. Persino durante la Grande Crisi il suo giro d'affari continuava a crescere e al suo Ufficio di pubbliche relazioni il lavoro non mancava mai. C'era da promuovere le radio? Ok, ma cosa dicono  gli amanti della musica, considerato che bisogna prima analizzare il mercato? Dicono che gli apparecchi non sono in grado di riprodurre fedelmente i suoni. E allora si affitta una sala da ballo e si chiama ad esibirsi una grande cantante invitando tutta la stampa. I giornali il giorno dopo scrivono che la resa dell'apparecchio è ottima. Ma in questo modo si vendono le radio solo ai membri della upper class. E allora bisogna diffondere l'educazione musicale e promuovere l'ascolto. Bisogna convincere la gente, i potenziali clienti, a fare spazio alla radio nelle loro case. E così gli apparecchi vengono inseriti in mobiletti che stiano bene tra gli arredi di casa.

E così con la TV, le auto, la politica. 

"Propaganda" viene pubblicato nel 1928 ed è diventato un classico. Il pensiero di Bernays ha alcuni presupposti, come ad esempio il fatto che "gli uomini raramente sono consapevoli delle vere ragioni che stanno alla base delle loro azioni" e che "i nostri atti sono in larga misura determinati da motivazioni che dissimuliamo a noi stessi". Ma anche peggio: "il ragionamento, nel senso stretto del termine, non trova spazio nella mentalità collettiva, guidata dall'impulso, dall'abitudine e dall'emozione". E pertanto "la manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle idee delle masse è un aspetto importante del funzionamento di una società democratica". "Coloro che padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese". Da questi presupposti ne deriva che bisogna dare forma al caos, dando al politico "abile e sincero" uno strumento di qualità per modellare la volontà del popolo. Che è appunto la Propaganda, "potente strumento per contrastare la pubblicità immorale o ingannevole"

.  

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#5 Ganzfeld

    In un certo senso

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Inviato 24 maggio 2022 - 15:25

Sigmund Freud era suo zio

Ma quanti parenti famosi ha avuto? asd


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#6 Trickster017

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Inviato 24 giugno 2022 - 13:49

Mi aspettavo un po' di più da questo libro. Speravo in una impostazione maggiormente analitica, invece l'analisi è un compito che viene lasciato al lettore, al quale vengono invece esposti molteplici episodi e contesti della missione in Afghanistan che si sono rivelati critici, disastrosi per lo più contraddittori. Non si presenta fortunatamente come un saggio di impostazione aprioristicamente disfattista, concepito per criticare aspramente la presenza occidentale in quell'area. Tra i vari episodi tocca al lettore individuare i nodi più importanti, quelli che hanno determinato il sostanziale fallimento di vent'anni di guerra. Lo consiglierei sì, ma non li considero imprescindibile, anzi mi auguro ci sia di meglio. 

 

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#7 Trickster017

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Inviato 31 luglio 2023 - 08:55

Nel 1939 l'esercito americano era per dimensioni al diciannovesimo posto, posizionato tra il Portogallo e l'Uruguay: neanche 190.000 soldati. Ancora nel maggio del '40 in tutto possedeva 160 caccia e una cinquantina di bombardieri. Solo la Marina era destinataria di investimenti adeguati. 

Il cambiamento realizzato in soli tre anni fu unico e stupefacente. Nel luglio del '43, alla vigilia dello sbarco in Sicilia, Stati Uniti e Gran Bretagna erano pronte a lanciare la più grande operazione anfibia mai realizzata nella storia, con 160.000 uomini da far sbarcare (2 armate), quasi 2.600 imbarcazioni, 14.000 veicoli e ben 3.500 aerei a supporto.
Uno sforzo logistico e di pianificazione della massima difficoltà, considerato tra l'altro che i punti di partenza di un così immenso contingente erano situati in diversi nazioni e a molta distanza l'uno dall'altro.
Ma soprattutto portavano con sé una concentrazione di elementi che fu determinante nel realizzare l'intera occupazione dell'isola in meno di 40 giorni: tecnologie, coordinamento, meccanizzazione, rifornimenti, concentrazione di fuoco, supporto combinato in proporzioni fino a quel momento sconosciute. Per gli italiani, in particolare, era impossibile opporsi a quel nuovo modo di fare la guerra che era avanti di qualche decennio anche solo per tecnologia. Italiani che dopo la conclusione della guerra in Africa e in particolare in Tunisia avevano il morale al punto più basso ed erano pronti a gettare la spugna, dal gradino più basso fino ai vertici. 
 
Nel libro viene dato ampio spazio e voce a tutte le parti in causa: americani, tedeschi, canadesi, italiani (popolazione civile compresa) e inglesi. I diari dei combattenti citati sono davvero tanti, di semplici soldati e ufficiali, aviatori e marinai, e aiutano a completare il racconto davvero ben fatto dei principali eventi bellici avvenuti in Sicilia in quel mese del '43., citando costantemente tutti i reparti coinvolti (una girandola di numeri e sigle non sempre facile da seguire).
La menzione dei principali eventi politici non manca, così come i punti di vista e la descrizione dei principali protagonisti (Guzzoni, Patton, Bradley, Von Senger, Hube, Montgomery ecc.). 
Soprattutto non manca l'analisi, con riflessioni su fallimenti e successi, morfologia del terreno, carenze tattiche e caratteriali, strategie, cause del friendly fire e quant'altro.
Trovano spazio anche gli eventi minori ma che fanno da contorno con le loro peculiarità ai grandi eventi e a un quadro che è fatto per lo più di distruzione, morte e sofferenze, tra imboscate, assalti, assedi, duelli aerei, bombardamenti continui, sabotaggi ecc.; i tre soldati tedeschi che vengono abbandonati per dimenticanza e si trovano a dover attraversare a piedi e da soli mezza regione per raggiungere Messina e non perdere la grande evacuazione; il giovane tenente Livio Messina, che con altri commilitoni sta tentando di fare la stessa cosa, da tutt'altra parte; la dozzina di carristi tedeschi che in cerca di acqua per raffreddare i loro Tiger entrano in una fattoria e si trovano di fronte una dozzina di soldati alleati; il piccolo gruppo di americani addetti all'intelligence con il compito di sobillare le popolazioni locali e usare l'influenza della mafia e tanto altro.
Misteriosamente, la letteratura sull'operazione Husky scarseggia, il che rende questo libro ancora più prezioso.
 
 
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#8 Trickster017

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Inviato 04 agosto 2023 - 11:04

Due libri scorrevoli che si leggono in pochi giorni. Nel primo Paolo Riccò è un capitano della Folgore, XV Compagnia, inviata in missione in Somalia nel 1993. E' il racconto in prima persona della missione, dei mezzi (mancanti o malmessi), degli uomini (truppa di leva, ma volontaria) e dei compiti. La gran parte è incentrata sul famoso scontro a fuoco al checkpoint "Pasta" a Mogadiscio di cui anche la XV Compagnia è stata protagonista, subendo l'iniziativa dei somali e cercando di rispondere limitando le perdite.
Nel secondo si sommano tre missioni in Afghanistan, dal 2006 al 2013, in tre ruoli diversi: a Kabul come ufficiale di collegamento tra il comandante americano dell'ISAF e il presidente Karzai con il suo governo; ad Herat come pilota di A-129 Mangusta e comandante della componente elicotteri italiana (Task Force Fenice) che insieme a quella americana e spagnola deve gestire le varie operazioni di supporto e ricognizione; sempre ad Herat sottocapo di stato maggiore operativo del RC-W (Regional Command West). Anche qui c'è ovviamente il racconto in prima persona di missioni di ogni tipo, la collaborazione con le forze speciali americane, il rapporto difficile con le truppe afghane, il supporto allo sminamento ecc.
Entrambi i libri scontano una certa autocelebrazione da parte dell'autore che non soffre certo di cali di autostima... Ma nell'insieme ci può anche stare, dati il curriculum e i riconoscimenti. Ad ogni modo, una lettura che non è nulla di impegnativo ma nemmeno inconsistente (quando non scandaloso) come altri libri scritti da autori italiani in materia.

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#9 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 06 agosto 2023 - 09:51

Si tende a dimenticare cosa combinarono gli italiani in Somalia. All'epoca il reportage con tanto di foto delle torture, credo su Panorama, fece scandalo... ma è stato rimosso tutto in fretta.
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L'amour physique
Est sans issue

#10 Trickster017

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Inviato 06 agosto 2023 - 10:52

Si tende a dimenticare cosa combinarono gli italiani in Somalia. All'epoca il reportage con tanto di foto delle torture, credo su Panorama, fece scandalo... ma è stato rimosso tutto in fretta.


Me lo ricordo benissimo (alcuni italiani, però,
non "gli italiani"). Panorama pubblicò gli scoop nel '97 riferiti ad eventi del 1993. Due, quelli basati sulle testimonianze di Valsecchi e Patruno, si rivelarono autentici. Uno, quello raccontato da Bertini, si rivelò una bufala per fare soldi, come raccontò stesso Panorama in un articolo di smentita. Le inchieste dei tribunali civili si persero per strada. Quella militare invece comminò una dozzina di provvedimenti disciplinari, ma poca cosa.
Va detto che l'omicidio della Alpi nel '94 assorbì tutta l'attenzione dell'opinione pubblica per parecchi anni a venire. Se dicevi Somalia, dal '94 in poi significava o Alpi o Black Hawk down. Fu rimosso dall'attenzione dei media persino uno dei nostri tanti misteri, il volo Volpe 132, accaduto in Sardegna qualche settimana prima (e qualcuno pensa siano collegati).
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#11 simon is back

    aspirante indie

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Inviato 27 agosto 2023 - 14:42

Purtroppo non mi è concesso di postare la copertina, ma questo è un libro decisamente importante.

 

MANUEL DE LANDA - LA GUERRA NELL'ERA DELLE MACCHINE INTELLIGENTI (1996)

 

Libro uscito nel 1996 fortemente influenzato dal post strutturalismo francese, soprattutto sul concetto di MACHINIC PHYLUM, descritto qui sotto:

 

https://v2.nl/articl...machinic-phylum

 

Paragrafo 4


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#12 Trickster017

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Inviato 08 settembre 2023 - 16:24

Figlio di Carmelo Panetta e Carmelina Prochilo, immigrati italiani (per la precisione calabresi di Siderno) in California, Leon Panetta ribadisce in modo insistente in tutto il libro la gratitudine alla nazione che li ha accolti e che ha dato loro una opportunità, e il desiderio di restituire qualcosa tramite il servizio pubblico. Leon diventa prima militare come ufficiale dell'esercito nell'intelligence, poi si appassiona alla questione dei diritti civili, diventa assistente di un paio di parlamentari americani, fino a quando non inizia il suo percorso politico personale: da giovane repubblicano diventa democratico quando il centrismo viene abbandonato dalla nuova linea di destra di Nixon. Panetta verrà rieletto come democratico californiano ininterrottamente dal 1977 al 1993 alla Camera dei rappresentanti. Si specializza nelle questioni di bilancio ed è proprio con il presidente Clinton che occuperà la presidenza dell'Ufficio per il bilancio, fino a diventare chief of staff della Casa Bianca poco dopo: uno dei ruoli chiave dell'amministrazione. Un incarico che gli verrà riproposto con l'elezione del presidente Obama e che Panetta rifiuterà, venendo invece destinato alla direzione della CIA. Qui diventerà famoso come il direttore della CIA che ha gestito le fasi più importanti dell'individuazione del rifugio di Bin Laden fino al raid di Abbottabad nel maggio del 2011.
Subito dopo lascerà la CIA per diventare Segretario della difesa, sempre durante la prima presidenza Obama, ottenendo l'approvazione del Senato all'unanimità: 100 voti a favore.
I temi affrontati nel testo sono davvero tanti, in particolare come direttore della CIA e come capo del Pentagono: l'eliminazione di terroristi di Al Qaeda, la gestione delle fasi finali dell'intervento in Afghanistan e Iraq, la Siria, le nuove tecnologie, la questione femminile nelle forze armate, le relazioni con la controparte cinese, le visite in numerosissimi paesi del mondo, dall'Italia alla Corea del Sud, ma soprattutto i tagli al bilancio della difesa e il ridimensionamento dell'esercito americano, che sono i temi forse più approfonditi e problematici.
Quasi mezzo secolo di servizio, mosso da una forte dedizione e dalla convinzione che solo una buona leadership, focalizzata sui grandi temi, può riuscire nel compito di tenere unito un paese così importante. Non lo ritengo una delle menti più brillanti in cui mi sia imbattuto nelle mie letture (nient'affatto), ed è forse anche uno dei più ingenui. Sicuramente però si segnala come uno dei più grandi esperti delle complesse questioni di bilancio e come uno dei più motivati tra gli esponenti delle amministrazioni americane servite.


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#13 Mr Repetto

    Enciclopedista

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Inviato 13 settembre 2023 - 14:39

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Questo per me è un piccolo-grande libro. Lo ha scritto un magistrato e parla di politica carceraria. Ma descrive anche benissimo la vita quotidiana nelle carceri italiane senza toni patetici o allarmistici, ma con un approccio molto pratico, che non nasconde anche quello che si è fatto e che funziona bene. In ogni caso è una descrizione toccante. Ma la parte politica è altrettanto illuminata ed essenziale: fa notare come ci sono obiettivi che possono mettere d'accordo le posizioni in apparenza non conciliabili che animano la nostra società e a volte anche noi stessi rispetto a questi temi, come l'esigenza di sicurezza e il fine rieducativo. In definitiva la prevenzione della recidiva è quella che può e deve animare ogni discorso serio rispetto al carcere e su cui tutti, da destra a sinistra, potremmo convergere.
Tutti i temi di politica carceraria ruotano quindi attorno a come reintrodurre i condannati ad una vita là fuori, che indipendentemente da quanto sono dure le pene, prima o poi riprenderà. E' quindi interesse di tutti massimizzare le speranze di successo, per ragioni che non sono solo umanitarie ma anche, forse soprattutto, di ordine pubblico. Bertolato spiega bene come un trattamento dignitoso sia funzionale a questo re-inserimento e anche essenziale per la credibilità dello Stato nei confronti dei carcerati.
Sono solo due ore di lettura e 12 Euro e ne vale la pena.
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#14 Trickster017

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Inviato 15 settembre 2023 - 10:35

Il 1974 è stato uno degli anni più turbolenti della storia della Repubblica, con due stragi portate a termine e almeno altre due - sempre attentati ai treni - fortunatamente fallite, oltre a due presunti tentativi di colpo di Stato, a cui vanno aggiunti attentati dinamitardi a fine anno e nel primo mese del '75. La tesi qui sostenuta è netta: l'obiettivo era "scatenare una reazione violenta tale da giustificare  un intervento militare per ripristinare l'ordine pubblico, e determinare una conseguente svolta autoritaria nel governo del Paese".  

Il titolo è fuorviante, perché la strage dell'Italicus (12 morti e quasi 50 feriti), occupa solo una piccola parte, pretesto per esporre un'amplissima analisi di una serie secondo me troppo vasta di temi (sentenze, fonti informative, indagini, complicità estere, presunti burattinai, finanziatori, complici, organizzazioni eversive ecc.). Una serie vasta e non credo neanche organizzata come sarebbe stato auspicabile per una trattazione più comprensibile. La quantità di nomi è notevole e di difficile memorizzazione per chi non ha mai incrociato tutta una serie di soggetti che si sono resi protagonisti dei misfatti di quegli anni (Cauchi, Tuti, Massagrande, Soffiati, Esposti, Ferrari, Fumagalli, Franci, Maggi, Signorelli, Cavallaro e decine di altri, oltre ai soliti Freda, Zorzi, Sogno, Spiazzi, Gelli ecc.).

In definitiva non lo sconsiglio ma nemmeno mi sentirei di consigliarlo caldamente a chi non abbia voglia di immergersi in una quantità forse eccessiva e non troppo scremata di informazioni.

 

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#15 Trickster017

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Inviato 29 settembre 2023 - 10:02

Nel solo 2011 i velivoli dell'Air Force hanno totalizzato 48.000 ore di volo in tutto il mondo. I soli Predator (apparecchi delle dimensioni di un Cessna) nello stesso intervallo di tempo, ne hanno totalizzate 500.000. L'introduzione e l'impiego dei droni - termine improprio per Predators e Reapers, che sono pilotati da equipaggi da remoto - rappresenta la più grande novità bellica nel contesto aereo dal 1916, quando gli aeroplani fecero la loro comparsa svolgendo gli stessi compiti iniziali dei droni: osservazione e ricognizione, raccolta di intelligence, attacco al suolo. 

Il libro prende in considerazione otto anni di carriera dell'autore, dall'addestramento al volo, inizialmente riservato a piloti senza prospettive di carriera, non particolarmente brillanti o con gravi errori compiuti, fino al comando di uno squadrone; da una base aerea in territorio americano, fino a Gibuti nel corno d'Africa, per la missione di eliminazione in Yemen di Anwar Al Awlaki, uno dei più pericolosi e ricercati affiliati ad Al Qaeda. E' molto scorrevole e spiega bene tutte le tipologie di missione e molteplici aspetti riguardanti questa tipologia di velivoli.

 

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#16 Trickster017

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Inviato 16 ottobre 2023 - 15:22

Dallo sbarco alleato in Sicilia (luglio '43) fino alla fine della guerra l'Italia fu trasformata in un campo di battaglia con due eserciti di occupazione in lotta tra loro. A determinare questa situazione furono le decisive sei settimane seguite al colpo di Stato del 25 luglio '43. Il libro prende in esame questo ristretto ma fondamentale arco di tempo.

a) Dopo la sbarco di Salerno (9 settembre) nelle intenzioni iniziali di Hitler e Rommel la penisola andava evacuata fino alla zona di Firenze, ma prevalse il punto di vista di Kesselring, comandante del gruppo d'armata centro-sud. Gli alleati andavano affrontati metro per metro ed ebbe ragione lui: l'avanzata alleata fu fortemente rallentata.

b) Gli alleati sarebbero dovuti sbarcare più a Nord di Salerno, possibilmente nei dintorni di Roma, ma preferirono rimanere nell'area in cui era garantita la copertura aerea e comprensibilmente non si fidavano delle rassicurazioni italiane, ufficialmente ancora alleati con i nazisti.

c) Il re e Badoglio non erano stati in grado di bloccare l'infiltrazione tedesca a Nord e non fornirono sostegno alle attività alleate. Dopo la fuga, senza direttive l'esercito iniziò a disgregarsi e finì sotto il controllo delle truppe tedesche, che programmavano da tempo questa fase (operazione Achse).

Le conseguenze di questi tre punti sono note: la guerra in Italia fu la più lunga e sanguinosa campagna combattuta dagli alleati nella seconda guerra mondiale.

Ma nelle sei settimane seguite all'arresto del duce, "per ognuna delle due parti la sfida consisteva nel perseguire il proprio programma segreto senza provocare l'aperta ostilità dell'altra. Né i nazisti né gli italiani erano pronti a gettare la maschera e a rivelare le loro vere intenzioni. Il temuto Asse Roma-Berlino, che nei suoi tempi migliori pareva vicino alla vittoria contro i potenti nemici, ormai andava deteriorandosi in un complicato gioco di reciproci inganni e intrighi machiavellici, nei quali nessuna delle due nazioni poteva permettersi di perdere".  In questo contesto per Hitler rimaneva di primaria importanza cercare e liberare Mussolini (letteralmente scomparso anche grazie ai depistaggi del SIM), prima che venisse consegnato agli alleati o eliminato. Si mise così in moto un piccolo ma efficace gruppo di informatori in Italia e in una città, Roma, sovraffollata di rifugiati, diventata ormai un luogo "di spie, di agenti segreti, di torturatori, di prigionieri di guerra fuggiaschi, di ebrei ricercati e di gente affamata".

 

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#17 Trickster017

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Inviato 23 ottobre 2023 - 13:10

Dopo aver letto qualche anno fa Black Flag, sono passato al successivo libro di Warrick, autore vincitore di ben due Pulitzer. Qualità del giornalismo è quello che pensi quando leggi dei lavori del genere, dove una gran molteplicità di voci e testimonianze è sapientemente montata in modo da farne scaturire una storia che sa tenerti inchiodato dandoti comunque tutta la mole di informazioni utili.
Si va dal 2012 al 2018, rimanendo a lungo sul massiccio uso di armi chimiche a Goutha nell'agosto 2013, in una periferia di Damasco. Gli attacchi con l'uso di armi chimiche sono stati decine in Siria (e diversi sono quelli qui raccontati), ma a Ghouta si verifica il più tragico: più di 1.400 morti.
Davvero interessante tutta la parte che riguarda la delicata indagine in loco da parte di un team congiunto ONU-OPCW (l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, vincitrice del Nobel per la pace nello stesso 2013), e soprattutto l'ingegnosa e laboriosa operazione di smaltimento delle 1300 tonnellate di armi chimiche accumulate dal regime siriano (principalmente varianti di sarin e iprite), a seguito di un accordo raggiunto tra Stati Uniti e Russia, rappresentati da Kerry e Lavrov. Come detto, le testimonianze sono tante, tra diplomatici, inviati dell'ONU, medici siriani, esperti di armi chimiche, attivisti, vittime sopravvissute, funzionari. E si arriva fino all'operazione Timber Sycamore (sostanzialmente fallimentare quando non controproducente), la nascita e la conquista di territori da parte dell'ISIS e l'arrivo di Trump.

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#18 simonisback

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Inviato 30 ottobre 2023 - 11:29

Con tutto il rispetto possibile secondo me bisognerebbe ritornare dapprima alle basi (mi riferisco alla Repubblica di Platone) poi passare immediatamente alla ultima generazione della scuola francofortese, anno 1981: l'ultima teorizzazione di un certo peso intellettuale-filosofico sui trascendentali della democrazia che passano inevitabilmente dalle parti della filosofia analitica (atti linguistici ma era ovvio) e dall'ermeneutica in un certo senso contro Heidegger, riuscendo nonostante questa castroneria colossale di non capire che esiste il centro ad essere kantiani e moderatamente post marxisti.

 

HABERMAS TEORIA DELL'AGIRE COMUNICATIVO (2 VOLUMI).

 

Libri sulla Storia: ad un certo momento lascia Hegel e divertiti con Benedetto Croce. 


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#19 Trickster017

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Inviato 30 ottobre 2023 - 14:20

Per coincidenza, sto proprio per inserire Platone nel prossimo lotto di libri da leggere. Le basi le ho fatte all'università studiando filosofia politica, storia delle dottrine politiche e storia delle istituzioni politiche (in particolare, avevo una fascinazione per Jean Bodin per via degli studi sui concetti di "sovranità" e "ragion di Stato"), però sono passati gli anni e soprattutto dopo l'università ho continuato con tutt'altri studi.
Quindi sì, ogni tanto devo tornare sulle basi per allargare lo sguardo (basti pensare all'allegoria della caverna nella "Repubblica" di Platone) e non rinchiudermi solo sulle questioni stringenti del presente.
Quanto a Croce, mi hai ricordato un aneddoto. Conosci Mario Tronti, il filosofo marxista? Quando era vivo ma già molto anziano e parlava con un filo di voce, lo incrociavo alcune mattine nella metro e poi prendevamo lo stesso autobus. Gli chiesi un consiglio su cosa leggere di Croce... mi disse di lasciar perdere e concentrarmi su Gramsci!
Di Hegel ho dimenticato quasi tutto.
Di Habermas non so una mazza. Il mio professore di sociologia era marxista (pure lui), quindi nel programma non esisteva niente al di fuori del marxismo-leninismo.
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#20 simonisback

    aspirante indie

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Inviato 02 novembre 2023 - 15:53

Per coincidenza, sto proprio per inserire Platone nel prossimo lotto di libri da leggere. Le basi le ho fatte all'università studiando filosofia politica, storia delle dottrine politiche e storia delle istituzioni politiche (in particolare, avevo una fascinazione per Jean Bodin per via degli studi sui concetti di "sovranità" e "ragion di Stato"), però sono passati gli anni e soprattutto dopo l'università ho continuato con tutt'altri studi.
Quindi sì, ogni tanto devo tornare sulle basi per allargare lo sguardo (basti pensare all'allegoria della caverna nella "Repubblica" di Platone) e non rinchiudermi solo sulle questioni stringenti del presente.
Quanto a Croce, mi hai ricordato un aneddoto. Conosci Mario Tronti, il filosofo marxista? Quando era vivo ma già molto anziano e parlava con un filo di voce, lo incrociavo alcune mattine nella metro e poi prendevamo lo stesso autobus. Gli chiesi un consiglio su cosa leggere di Croce... mi disse di lasciar perdere e concentrarmi su Gramsci!
Di Hegel ho dimenticato quasi tutto.
Di Habermas non so una mazza. Il mio professore di sociologia era marxista (pure lui), quindi nel programma non esisteva niente al di fuori del marxismo-leninismo.

 

 

Il tuo professore di sociologia era marxista e se non ha tenuto un seminario su HABERMAS che è l'ultimo "prodotto" della Scuola di Francoforte storicamente radicata sul marxismo allora sta messo abbastanza male. Certamente HABERMAS è stato il Kant del post marxismo, uno che si è avvicinato all'ermeneutica e alla filosofia analitica americana, ma non ha dimenticato di certo le classi sfruttate.. si potrebbe parlare di una ontologia della democrazia e del linguaggio escludendone la passività soggettiva di un certo filone post metafisico che inizia con Heidegger.. Platone è un grande problema dunque uno dei grandi amori della mia esistenza. Cerca di lavorare sui manuali e non direttamente sui Dialoghi che potrebbero essere faticosi senza un minimo di preparazione, ritornare a Weber mi sembra anche una bella proposta. In questi ultimi tempi mi piacciono anche le grandi lezioni dei moderati come Bobbio.. Hegel? Senza questo immane pensatore non ci sarebbe mai stato Marx.. in bocca al lupo.


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