Io "Bare Wires" lo conosco però, e l'unica cosa in comune è che sono dischi con forti componenti jazz-rock e blues. Il che li accomuna a un centilione di dischi dell'epoca e vuol dire tutto e niente.
"Bare Wires", non ha cori, che hanno un peso enorme su "Enigmatic", sia quello accademico sul primo lato, sia quelli delle Alibabki sul secondo.
Il paragone con "You can't always get..." è del tutto fuori fuoco, perché Niemen aveva quei cori come costante della sua musica già da anni prima che gli Stones incidessero quel pezzo (documentarti prima di fare la sparata avrebbe potuto aiutarti, ma capisco che dover fare sempre il bastian contrario sia più allettante).
Le strutture: "Bare Wires" è composto da tutti brani corti, fra i 2 e i 4 minuti (ok che nel primo lato i pezzi sfumano l'uno nell'altro e sono presentati come una suite, ma non c'è niente di organico, le transizioni spesso sono brutali e palesemente incollate in studio dopo aver registrato i vari pezzi indipendentemente), "Enigmatic" invece è composto da un brano di 16 minuti, due di 7 e uno di quattro.
In pratica, il brano più corto da una parte è il più lungo dall'altra: e la lunghezza dei pezzi di Niemen è pienamente organica, non ci sono stacchi, i pezzi evolvono gradualmente, persino il cambio nella suite da pezzo da chiesa a pezzo rock viene "preparato".
Sulle voci non c'è paragone: Mayall è un grande interprete nel suo campo, ma Niemen è semplicemente uno dei cantanti più dotati della storia, riconosciuto come tale da chiunque ci si sia imbattuto. La sua potenza è enne volte superiore, Mayall non sarebbe mai in grado di cantare i tratti in cui Niemen impenna. Sospetto avrebbe difficoltà uno Steve Winwood, figurati Mayall.
Ancora: "Bare Wires" è pieno di brani con la sezione ritmica che adotta tipici andamenti blues ("Harley Quits", "Killing Time" e diversi tratti del primo lato), mentre la componente blues su "Enigmatic" è messa in evidenza dagli assoli della chitarra, perché la sezione ritmica è molto spostata verso il jazz (anche quando esegue dei blues, come in "Mów do mnie jeszcze", sono zeppi di variazioni jazzistiche).
Ecco perché io quando mi imbatto in dischi di culture che non conosco sono sempre molto cauto e nei casi più complessi ho impiegato addirittura anni prima di formulare giudizi: il rischio di grossi scivoloni è sempre dietro l'angolo.
In particolare, è sempre dietro l'angolo il rischio di derubricare qualcosa come "derivativo" solo perché non appartiene alla cultura angloamericana, mentre lo stesso pezzo interpretato da un artista anglofono lo tratteremmo probabilmente con molto più rispetto riconoscendogli i meriti senza problemi.
Finché questa mentalità di protezionismo verso la cultura anglofona (che peraltro non sarebbe manco la nostra, eh ) non verrà meno, sarà ben difficile inquadrare dischi storici come questo.
Infine, per quanto non conti niente, prova che non stiamo parlando di una fissa mia: su RYM "Enigmatic" ha il doppio dei voti e la media molto più alta di "Bare Wires".
P.S. Eugene tristissimo come al solito.