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Drive My Car (Hamaguchi, 2021)


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7 replies to this topic

#1 William Blake

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Inviato 02 ottobre 2021 - 08:07

Giunto all'opera numero dieci, Hamaguchi trae da un racconto di Murakami la summa del proprio percorso artistico. Vertice del suo cinema e della sua poetica, "Drive My Car" salda la teoria e la prassi della propria ricerca sulla comunicazione e le relazioni umane nello sciame dell'ipermoderno 

 

drive-my-car-locandina_.jpg

 

La recensione: http://www.ondacinem...ive-my-car.html


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#2 William Blake

    Titolista ufficiale

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  • 17922 Messaggi:

Inviato 04 ottobre 2021 - 16:56

Grazie che hai aperto il thread, anche io volevo parlarne. Ho visto solo due film, questo e Wheel of Fortune and Fantasy, ma posso dire che lo ammiro tantissimo, addirittura lo preferisco già a Koreeda come regista giapponese contemporaneo. A differenza del suo senpai (direbbero in Giappone) lascia parlare molto di più le sue influenze europee, la nouvelle vague: in Drive My Car ho notato che c'è molto Rivette (L'Amour fou) mentre nell'altro c'è tantissimo Rohmer. Tutto amalgamato in maniera squisita con Ozu ovviamente (gli sguardi in macchina dritti sono al 100% Ozu). Non vedo l'ora di spararmi gli altri, Asako e Happy Hour particolarmente (la cui lunghezza sembra confermare la profonda influenza rivettiana).

Poi vabbè in questo c'è da dire che c'è lo zampino di un altro genio (Murakami), che sì scriverà sempre la stessa storia più o meno però cavolo che eleganza.

Poi in realtà a me è piaciuto più Wheel of Fortune etc. ma semplicemente per mia inclinazione (il mio avatar è eloquente desumo).

Anzi mo che ci penso mi sa che va oltre l'influenza: secondo me sono proprio veri e propri omaggi a Rivette e Rohmer.

 

Non conoscono abbastanza Rivette per porre un paragone, ma sicuramente "Il gioco del destino e della fantasia" è un film rohmeriano benché a mio avviso filtrato attraverso Hong Sang-soo (presente in parte anche in "Happy Hour"). "Happy Hour" è invece il suo più cassavetesiano, una sorta di "Wives" contrapposto agli "Husbands" del maestro americano, ma mi pare che in quest'ultimo si sia svincolato da qualsiasi riferimento assumendo la forma del maestro contemporaneo.

 

ps: "Asako I & II" mi ha convinto poco, ma è stato un passo obbligato sul piano produttivo. Dal punto di vista della messa in scena, lì si vede pienamente un'altra sua influenza (che emerge molto in sottotraccia in altri film), ossia Kiyoshi Kurosawa (che è stato suo docente).


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#3 maun

    pivello

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Inviato 27 ottobre 2021 - 14:15

meh solo a me e' sembrato troppol lungo???


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#4 Greed

    round control to major troll

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Inviato 06 novembre 2021 - 18:28

Non che ne guardi molti; ma è da molto che non vedo un film al cinema che mi piaccia così tanto lasciandomi pure appagato dal punto di vista estetico, del ritmo, delle immagini. Appagato e un po' turbato.


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#5 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 28 marzo 2022 - 22:42

I giapponesi hanno un serissimo problema con la parola.
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#6 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 25 maggio 2023 - 18:16

trovate su Fuori Orario Happy Hour di Hamaguchi

 

che fosse un fuoriclasse già lo sapevo, ma le oltre 5 ore di tomografia gentile di un popolo (specie nella sua componente femminile) in totale grazia registica sono andate anche oltre le mie aspettative

 

confermo il 9 di ondacinema


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#7 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 20 giugno 2024 - 10:03

su fuori orario caricato Passion (2008), tesi di laurea del nostro e già - per quanto mi riguarda - un fuoricampo totale: la parola che misura la distanza fra i corpi, l'inconoscibilità del desiderio femminile, solito lavoro eccezionale sugli attori; sicuramente il suo lavoro più cassavetesiano e prologo autentico di Happy Hour; eventuali imperfezioni dovute al budget (inesistente) del film vengono nuclearizzate da un talento registico già accecante

 

a corredo del film un'illuminante intervista al regista in cui si parla di Renoir, lettura all'italiana, Rohmer e Yang (ma pure ovviamente Ozu e Mizoguchi), della lingua e dei corpi giapponesi (e di quanto probabilmente ci perdiamo dei suoi film, non comprendendone l'idioma, vista la perizia sconfinata nel disegnare i dialoghi) e di come per fare un buon film bisogna darsi tempo e fare un passo indietro (che direi suonano come anatemi per l'industria cinematografica attuale) e che in fondo il lavoro del regista non è altro che collezionare misteri per metterli assieme restituendone uno nuovo agli spettatori


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#8 lazlotoz

    Enciclopedista

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Inviato 22 giugno 2024 - 14:10

su fuori orario caricato Passion (2008), tesi di laurea del nostro e già - per quanto mi riguarda - un fuoricampo totale: la parola che misura la distanza fra i corpi, l'inconoscibilità del desiderio femminile, solito lavoro eccezionale sugli attori; sicuramente il suo lavoro più cassavetesiano e prologo autentico di Happy Hour; eventuali imperfezioni dovute al budget (inesistente) del film vengono nuclearizzate da un talento registico già accecante

 

a corredo del film un'illuminante intervista al regista in cui si parla di Renoir, lettura all'italiana, Rohmer e Yang (ma pure ovviamente Ozu e Mizoguchi), della lingua e dei corpi giapponesi (e di quanto probabilmente ci perdiamo dei suoi film, non comprendendo la lingua, vista la perizia sconfinata nel disegnare i dialoghi) e di come per fare un buon film bisogna darsi tempo e fare un passo indietro (che direi suonano come anatemi per l'industria cinematografica attuale) e che in fondo il lavoro del regista è non far altro che collezionare misteri per metterli assieme restituendone uno nuovo agli spettatori

 

Visto anche io su Raiplay (sempre sia lodata).

Concordo con te su tutto, film abbastanza clamoroso che prepara la strada al capolavoro di Hamaguchi. 

C'è nello scorrere del film un cambiamento di ritmo del montaggio che non son riuscito a capire quanto dovuto a "inesperienza" (intendiamoci, averne di inesperienza così) o una scelta dettata da qualche motivo che non ho colto.

Per dire il long take che parte sulla ciminiera della fabbrica è una cosa sublime che stride con il montaggio sincopato dell'inizio. 

In quella scena lì mi pare venga fuori una maestria fuori dal comune, dove la dilatazione del tempo si impasta con le parole e lascia davvero incantati.

 

Davvero bello.


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