su fuori orario caricato Passion (2008), tesi di laurea del nostro e già - per quanto mi riguarda - un fuoricampo totale: la parola che misura la distanza fra i corpi, l'inconoscibilità del desiderio femminile, solito lavoro eccezionale sugli attori; sicuramente il suo lavoro più cassavetesiano e prologo autentico di Happy Hour; eventuali imperfezioni dovute al budget (inesistente) del film vengono nuclearizzate da un talento registico già accecante
a corredo del film un'illuminante intervista al regista in cui si parla di Renoir, lettura all'italiana, Rohmer e Yang (ma pure ovviamente Ozu e Mizoguchi), della lingua e dei corpi giapponesi (e di quanto probabilmente ci perdiamo dei suoi film, non comprendendo la lingua, vista la perizia sconfinata nel disegnare i dialoghi) e di come per fare un buon film bisogna darsi tempo e fare un passo indietro (che direi suonano come anatemi per l'industria cinematografica attuale) e che in fondo il lavoro del regista è non far altro che collezionare misteri per metterli assieme restituendone uno nuovo agli spettatori
Visto anche io su Raiplay (sempre sia lodata).
Concordo con te su tutto, film abbastanza clamoroso che prepara la strada al capolavoro di Hamaguchi.
C'è nello scorrere del film un cambiamento di ritmo del montaggio che non son riuscito a capire quanto dovuto a "inesperienza" (intendiamoci, averne di inesperienza così) o una scelta dettata da qualche motivo che non ho colto.
Per dire il long take che parte sulla ciminiera della fabbrica è una cosa sublime che stride con il montaggio sincopato dell'inizio.
In quella scena lì mi pare venga fuori una maestria fuori dal comune, dove la dilatazione del tempo si impasta con le parole e lascia davvero incantati.
Davvero bello.