Funzionalmente sono d’accordo. Invece il tipo di linguaggio dei titoli emotivi è paccottiglia da pensiero positivo. È dilagato nei giornali nello stesso modo in cui è dilagato nelle librerie negli ultimi 20 anni direi. Prima era molto meno concesso essere così patetici, specie agli uomini.Prima o poi vorrei capire esattamente le radici di questo stile retorico-emotivo da bambocci. In particolare: quando nasce (anni '90-2000?)? Perché i cinquanta-sessantenni di adesso a capo dei giornali scrivono in un modo - almeno questa è la mia impressione - così profondamente diverso da quando hanno imparato il mestiere da giovani adulti?
Secondo me nasce in tempi relativamente recenti (diciamo un decennio?) e - sempre secondo me - risponde a un raffronto tra i clic ottenuti da un buon vecchio titolo e questi concentrati di pathos artificiale.
L'occhio del lettore "digitale" distratto e frettoloso cadrà molto più facilmente sui sensazionalismi che non sulla frase piana e informativa: ma questo probabilmente vale(va) anche per il cartaceo, laddove un merdaio come Libero probabilmente continua a vendere copie in forza soltanto dei suoi titolacci da tabloid scandalistico / Vernacoliere.
L'angolo Dei Titoli Emotivi Di Repubblica.it
Iniziato da
corrigan
, giu 13 2021 16:25
403 replies to this topic
#401
Inviato 15 aprile 2024 - 20:08
#402
Inviato 15 aprile 2024 - 20:39
mi sa che ci hai preso. credo che ci siano delle dinamiche culturali che non si eusariscono semplicemente nella logica di mercato dell'editoria digitale.
I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった。」
#404
Inviato 16 aprile 2024 - 17:06
Eh sì, ma il gramellinismo è volendo una versione italiana dell'oprahwinfrismo, se vogliamo considerare i due esponenti più “illustri” dei rispettivi Paesi.Gramellinismo?
Sarebbe interessante capire perché la psicologia pop sia diventata così mainstream nel mondo occidentale. Forse c’entra che siamo sempre meno religiosi, meno politicizzati e più individualist, e cerchiamo in quello "la salvezza". Avrei bisogno di un libro di sociologia pop per capirlo.
Ovviamente questo è un discorso off-topic rispetto ai riflessi che ne abbiamo sul birignao cretino dei giornali del ceto medio, che fa evidentemente venire voglia di organizzare corsi di bestemmia creativa per i bambini delle elementari.
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