Sì, lo so che l'Armenia di Tigran Hamasyan non si affaccia sul Mediterraneo, e so anche che la sezione dedicata al jazz sta da un'altra parte del forum.
Ma Ondarock ha da poco pubblicato un mio articolo che mette insieme un po' di percorsi a cavallo tra jazz e musica tradizionale, con un focus sul Mediterraneo del Sud e i territori limitrofi. Tanti dei nomi coinvolti (la maggioranza, direi) hanno un appeal potenziale che va oltre al jazzofilo medio, e forse lo esclude pure. Si tratta prevalentemente di musica con molta capacità evocativa e una buona dose di immediatezza — un jazz a volte rockeggiante, a volte elettronico che rifugge le vie consuete e i vicoli ciechi che fanno sentire tali i cultori del genere, per far leva invece su sonorità e talvolta anche schemi compositivi di altre tradizioni culturali.
World jazz insomma, e senz'altro musica per occidentali: ma con la particolarità di essere pressoché sistematicamente realizzata da musicisti che hanno o sviluppano un effettivo legame coi luoghi di provenienza delle loro ispirazioni musicali. È un territorio musicale di immigrati di prima e seconda generazione, che cercano tramite la loro musica di riagganciarsi a radici che sentono come proprie. O di europei fulminati sulla via di Damasco (e per una volta Damasco non è una destinazione metaforica), che si sono gettati a capofitto nello studio diretto di forme e strumenti che — sentivano — sarebbero stati in grado di esprimere con più pienezza il loro sguardo musicale.
L'articolo propone una carrettata di artisti e dischi, alcuni molto noti altri davvero poco visibili. Una prima selezione è la seguente, che è poi quella che apre la playlist che costituisce il cuore del testo (e per inciso è accompagnata da una playlist Spotify vera e propria):
Dhafer Youssef – Abu Nawas Rhapsody
Avishai Cohen – Seven Seas
Tigran Hamasyan – Shadow Theater
Amir ElSaffar – Crisis
Ibrahim Maalouf – Kalthoum
Daniel Herskedal – The Roc
Penso che questi possano essere un buon punto di partenza per avventurarsi in questo mondo, o comunque — anche presi da soli e senza alcun intento esplorativo — dei gran bei dischi da ascoltarsi come e quando pare.
Li conoscete? Ne conoscete altri, di quelli citati nell'articolo oppure (meglio!) no?
Nel testo trovate anche ricostruzioni storiche, teorico-terminologiche, legate alla strumentazione. Si tratta ovviamente di approssimazioni condotte da un tizio che si è messo lì durante le ferie natalizie cercando di unire alcuni dei numeri dall'1 al 51 trovati in giro nel corso di qualche anno di ascolti a tempo perso: il disegno che ne esce potrebbe essere è certamente distorto, ma la speranza è che possa comunque essere utile per orientarsi in fase iniziale, o anche solo incuriosirsi.
Se poi qualcuno ha esperienze, conoscenze, ascolti che possono arricchire o mandare all'aria il quadro... Beh, benissimo, le condivida: sto aprendo il thread esattamente per questo.
Conclusione paracula con musicista in topic che suona i These New Puritans.