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Il Jazz Mediterraneo: Tigran Hamasyan, Yazz Ahmed, Ibrahim Maalouf E Gli Altri


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#1 wago

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Inviato 18 gennaio 2021 - 09:06

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Sì, lo so che l'Armenia di Tigran Hamasyan non si affaccia sul Mediterraneo, e so anche che la sezione dedicata al jazz sta da un'altra parte del forum.

Ma Ondarock ha da poco pubblicato un mio articolo che mette insieme un po' di percorsi a cavallo tra jazz e musica tradizionale, con un focus sul Mediterraneo del Sud e i territori limitrofi. Tanti dei nomi coinvolti (la maggioranza, direi) hanno un appeal potenziale che va oltre al jazzofilo medio, e forse lo esclude pure. Si tratta prevalentemente di musica con molta capacità evocativa e una buona dose di immediatezza — un jazz a volte rockeggiante, a volte elettronico che rifugge le vie consuete e i vicoli ciechi che fanno sentire tali i cultori del genere, per far leva invece su sonorità e talvolta anche schemi compositivi di altre tradizioni culturali.

 

 

World jazz insomma, e senz'altro musica per occidentali: ma con la particolarità di essere pressoché sistematicamente realizzata da musicisti che hanno o sviluppano un effettivo legame coi luoghi di provenienza delle loro ispirazioni musicali. È un territorio musicale di immigrati di prima e seconda generazione, che cercano tramite la loro musica di riagganciarsi a radici che sentono come proprie. O di europei fulminati sulla via di Damasco (e per una volta Damasco non è una destinazione metaforica), che si sono gettati a capofitto nello studio diretto di forme e strumenti che — sentivano — sarebbero stati in grado di esprimere con più pienezza il loro sguardo musicale.

 

L'articolo propone una carrettata di artisti e dischi, alcuni molto noti altri davvero poco visibili. Una prima selezione è la seguente, che è poi quella che apre la playlist che costituisce il cuore del testo (e per inciso è accompagnata da una playlist Spotify vera e propria):

 

Dhafer Youssef – Abu Nawas Rhapsody

Avishai Cohen – Seven Seas

Tigran Hamasyan – Shadow Theater

Amir ElSaffar – Crisis

Ibrahim Maalouf – Kalthoum

Daniel Herskedal – The Roc

 

Penso che questi possano essere un buon punto di partenza per avventurarsi in questo mondo, o comunque — anche presi da soli e senza alcun intento esplorativo — dei gran bei dischi da ascoltarsi come e quando pare.
Li conoscete? Ne conoscete altri, di quelli citati nell'articolo oppure (meglio!) no?

 

Nel testo trovate anche ricostruzioni storiche, teorico-terminologiche, legate alla strumentazione. Si tratta ovviamente di approssimazioni condotte da un tizio che si è messo lì durante le ferie natalizie cercando di unire alcuni dei numeri dall'1 al 51 trovati in giro nel corso di qualche anno di ascolti a tempo perso: il disegno che ne esce potrebbe essere è certamente distorto, ma la speranza è che possa comunque essere utile per orientarsi in fase iniziale, o anche solo incuriosirsi.
Se poi qualcuno ha esperienze, conoscenze, ascolti che possono arricchire o mandare all'aria il quadro... Beh, benissimo, le condivida: sto aprendo il thread esattamente per questo.

Conclusione paracula con musicista in topic che suona i These New Puritans.

 


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#2 maladiez

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Inviato 18 gennaio 2021 - 10:24

Devo ancora leggere per bene l'articolo, ma gli Sharg Uldusu 4tet non rientrano nel calderone? Nel frattempo ieri sera mi sono andato ad ascoltare l'album di Avishai Cohen relativo al pezzo in Playlist,bello davvero!
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"Chi vuol brillare, si metta in ombra"

 

 

Alice: "Quanto tempo è per sempre?"

Bianconiglio: " A volte solo un secondo"


#3 wago

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Inviato 18 gennaio 2021 - 10:27

Sì, rientrano. Non li ho messi perché non mi entusiasmano granché, anche se forse una segnalazione la avrebbero meritata (mi rendo conto che con le proposte di casa nostra sono stato molto restrittivo, un po' per ignoranza un po' forse per lo sciagurato erbadelvicinismo che mi caratterizza da qualche anno a questa parte).

Il sito ha una recensione su di loro, peraltro: https://www.ondarock...su4tet_dune.htm


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#4 Señor Shemo

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Inviato 20 gennaio 2021 - 21:50

Non ho grandi osservazioni da fare anche perché non ne sarei capace, però faccio tanti complimenti a wago per l'articolo  :)

Mi ha fatto piacere vedere segnalato il disco di Majid Bekkas&Co che nel mio piccolo consiglio anch'io, con questo pezzo che è forse il più accessibile del disco:

 


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#5 wago

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Inviato 21 gennaio 2021 - 07:16

Grazie mille. Spero che altre cose dell'articolo possano incuriosirti in futuro! (Immagino che in realtà qualcuna già la conoscessi...)

Quella del disco di Bekkas è volendo un'inclusione un po' anomala perché la tradizione di riferimento è sì propria di un paese che affaccia sul Mediterraneo, ma geneticamente legata a stili assai più meridionali, che a qualcuno ricorderanno band "desertiche" come i Tinariwen o in genere musiche dell'Africa occidentale. Ha caratteristiche a sé, insomma, rispetto agli altri album trattati e non ne presenta i tratti formali ricorrenti. Ciononostante è un gran bel disco, e mi sembrava significativo includerlo anche per indicare l'assoluta non-monoliticità dei panorami culturali di quelle parti del mondo, che sono sì prevalentemente parte del "mondo arabo" ma presentano al loro interno stratificazioni etniche, e dunque poi anche musicali, complesse.
 

Peraltro nel 2019 Bekkas è stato in tour in duo col "nostro" Gavino Murgia, anche lui autore di sconfinamenti interessanti nella musica delle due sponde opposte del Mediterraneo ("Sabir", del 2018, è un bel disco decisamente "italiano" come stile, che forse potrei citare da qualche parte citare nell'articolo). Purtroppo non si trovano in giro registrazioni audio o video delle loro performance... Ma non si sa mai che qualcosa salti fuori nei prossimi mesi.


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#6 Mami_Tomoe

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Inviato 21 gennaio 2021 - 17:54

articolo stupendo, conoscevo solo Tigran, ma grazie a questo articolo sto scoprendo tanti altri artisti strabilianti. L'unica cosa che non mi è chiara il criterio per cui è stato incluso Tigran nell'elenco, l'album citato non l'ho ascoltato, ma negli altri che conosco non ci sento troppe influenze mediterranee, forse sono riconducibile alle influenze arabe della sua musica?


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#7 wago

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Inviato 21 gennaio 2021 - 18:19

articolo stupendo, conoscevo solo Tigran, ma grazie a questo articolo sto scoprendo tanti altri artisti strabilianti. L'unica cosa che non mi è chiara il criterio per cui è stato incluso Tigran nell'elenco, l'album citato non l'ho ascoltato, ma negli altri che conosco non ci sento troppe influenze mediterranee, forse sono riconducibile alle influenze arabe della sua musica?


Osservazione più che lecita. Si tratta di capire che cosa si intende per influenze "mediterranee"... Per come ho voluto considerare l'espressione, non le ho dato l'accezione consueta di (nord)mediterraneo: niente scale napoletane e mandolino insomma, ma neanche per forza elementi ricorrenti della musica iberica o balcanica.

Tanto "arabo" quanto "mediterraneo", "mediorientale" ecc. sono termini delimitanti, nessuno dei quali racchiude in modo davvero efficace l'area geografica composita di cui volevo discutere. Hamasyan è armeno, e l'Armenia non è un paese di cultura araba, né di religione musulmana... Musicalmente parlando, però, è evidente il sincretismo con ritmi, schemi armonici ecc. delle regioni immediatamente circostanti.
Le culture musicali, salvo rare eccezioni, formano geograficamente parlando un continuum e porre delle cesure è sempre arbitrario. Sarebbe senz'altro stato possibile focalizzarsi solo sui paesi di lingua araba (via Israele, via la Turchia e il Caucaso, dentro tutta la Penisola Arabica), oppure solo sul Medio Oriente (via il Nordafrica, dentro oltre a tutta l'Arabia anche la Persia), solo sul Levante, su tutto il Mediterraneo, solo sulla sua sponda meridionale...
Ho scelto invece di lasciar perdere le linee di demarcazione nette, mantenendo un focus sul Mediterraneo Sud-Orientale ma includendo tutto ciò che mi sembrava arricchire in modo non fuorviante il discorso principale. E di andare a sentimento. Tigran Hamasyan e i suoi dischi con Dhafer Youssef sono ciò che mi ha avvicinato a questo territorio musicale e includerlo mi risultava un atto dovuto. Non ho potuto approfondire gli aspetti teorici della musica armena (né di quella turca, a dire il vero) nella prima parte dell'articolo, per non appesantire la lettura già gravosa e perché tutto sommato avrebbero riguardato un numero esiguo di artisti tra quelli proposti... Ma seppur con cardini teorici diversi e un livello di formalizzazione inferiore essa presenta diverse caratteristiche in comune con la musicalità degli altri artisti trattati: ecco dunque che inserire Hamasyan, ma anche Zela Margossian e Joseph Tawadros — tutti artisti che incorporano la musica dell'Armenia come parte fondamentale della loro espressione jazzistica — mi è risultato del tutto naturale. D'altra parte, un articolo solo sui jazzisti armeni non credo mi sarei messo a scriverlo...
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#8 bungle

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Inviato 21 gennaio 2021 - 21:15

Mi associo ai complimenti per l'articolo, anche io conosco solo pochi  nomi: Hamasyan, Youssef (che era tra i miei papabili anche per la battle francese), Yazz Ahmed, Bekkas (che però mi piace meno rispetto agli altri) e pochissimi altri.

Non saprei cosa altro aggiungere mi sembra bella piena, forse per rimpinguare la colonia italiana si potrebbe aggiungere Elias Nardi (sicuramente secondario rispetto a quelli citati da te e che conosco)

 


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#9 wago

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Inviato 22 gennaio 2021 - 18:30

Il fatto cogli italiani è che in realtà di artisti interessanti che operano nell'ambito della "fusion mediterranea" ce ne sono tanti; il taglio però è spesso più vicino al progressive folk e alla musica tradizionale comunemente intesa che al jazz. Nardi (che da qualche parte nell'articolo cito, forse nel pezzo sui Motus Laevus) è uno dei più prossimi alle musiche di cui parla lo speciale, ma per rendere giustizia alla varietà di formazioni e percorsi della nostra penisola servirebbe probabilmente un articolo dedicato, che si stacchi dalla pura declinazione jazzistica per ampliare lo sguardo anche a proposte differenti. È una delle ipotesi che ho preso in considerazione per gli anni a venire :D


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