Il primo messaggio non m'è piaciuto, quindi rispondo solo a questo. In cui peraltro poni una domanda che porta a una riflessione lontana dal disco in sé, però ormai m'è venuta e la faccio, perché riguarda un mio cruccio.
La loro conoscenza della musica anglofona è approfondita: conoscono i classici del rock a menadito e anche cose più oscure. Si tratta ovviamente del loro punto di riferimento principale, come del resto in ogni cultura del mondo.
Proprio questo è uno degli scogli maggiori che incontro nel cercare di diffondere la musica non anglofona. Una reazione comune è: "vieni a dirmi che questa roba vale quanto la musica anglofona, ma poi gli artisti delle scene che dici tu sono i primi a sembrarne ossessionati, quindi evidentemente la musica anglofona è la migliore", confondendo per qualità intrinseca dinamiche storiche e sociali che cominciano ormai ad avere più di cent'anni (e che a loro volta affondano le radici indietro di altri cento e passa).
Sono dinamiche peraltro apparse più volte nel corso della storia: per secoli per esempio la cultura persiana ha influenzato un territorio enorme che va dall'India del nord a Istanbul, anche quando i territori in questione erano totalmente divisi a livello amministrativo.
Ebbene, gli indiani o i turchi che componevano poesie o musica nello stile persiano non erano mica considerati derivativi, anzi erano considerati grandi maestri, e ci sono stati addirittura periodi in cui i prodotti della cultura persiana erano più sviluppati nell'Impero ottomano o in quello Moghul, che nella stessa Persia.
Ho fatto questo esempio perché in questo periodo sono abbastanza in fissa con la musica classica delle zone in questione, ma vale anche per un sacco di culture precedenti. Quindi, come è successo mille volte in passato, può succedere nella nostra epoca, anzi, sta succedendo.