In attesa che la sezione "Jazz, Classica & Avanguadie" sia smantellata, mi permetto di aprire di qua il thread sull'uscita più eclettica che abbia ascoltato quest'anno:
Recensione
Non avete mai sentito musica come quella di Christophe Chassol. A meno che già la conosciate, s’intende. Il suo jazz-prog solare e sonnacchioso, brulicante di campionamenti e voltafaccia, non è semplicemente la controparte più studiata di Thundercat o la rivisitazione al PC della leggerezza sorniona del Canterbury Sound: è l’espressione di una personalità artistica fuori da tutti gli schemi, capace di creare attraverso la musica e non solo territori artistici che prima non esistevano — e probabilmente non esisteranno neppure dopo.
Chassol, francese di discendenza martinicana (e, ordunque, negher) è un arrangiatore affermato, enfant prodige ma ormai oltre gli -anta, dal 2012 maestro indiscusso degli "ultrascore": partiture che attraverso melodie e armonie ricalcano al minimo dettaglio il flusso sonoro di field recordings audiovideo, in genere raccolti dal musicista stesso.
I risultati sono cose così:
Oltre all'ultimo disco, ispirato al gioco e all'Hermann Hesse di "Il giuoco delle perle di vetro", può valere la pena recuperare anche i lavori precedenti, che ho scoperto quest'anno insieme all'uscita in questione.
Lo stile è decisamente peculiare e non entusiasmerà tutti (una qual certa propensione al jazz-rock può aiutare), ma la speranza è che il carattere decisamente curioso di queste composizioni e della loro gestazione possa stuzzicare anche persone usualmente poco avvezze a questi territori. Amanti di Moondog, Zappa, minimalisti festanti di vario genere troveranno in queste tracce pane per i loro denti.