Letto pochissimo soprattutto causa studio fino a fine settembre, ho recuperato un po' negli ultimi tre mesi:
Romanzi:
- Louis-Ferdinand Céline - Morte a credito
- Jorge Luis Borges - Finzioni
- Thomas Bernhard - Il soccombente
- Tommaso Landolfi - Le due zittelle
- Guido Morselli - Dissipatio H.G.
- Michail Bulgakov - Memorie di un giovane medico
- Yasunari Kawabata - Il paese delle nevi
- Kazuo Ishiguro - Il gigante sepolto
- Iain Reid - Sto pensando di finirla qui
Fumetti:
- Hugo Pratt - Una ballata del mare salato
- Zerocalcare - Kobane Calling
- Zerocalcare - Macerie prime
- Zerocalcare - Macerie prime. Sei mesi dopo
Premessa forse ovvia: ogni giudizio di sotto, per quanto perentorio, è mia sindacalissima opinione personale; nessun assoluto, assolutamente contestabile.
Le due cose bellissime di quest'anno sono senza dubbio Morte a credito (un pezzo di bravura se possibile ancora superiore al voyage almeno per quanto riguarda il mastodontico costrutto narrativo) e il solito Borges, che sarà pure un pelo ripetitivo alla lunga ma riesce a rendersi adorabile in ogni racconto.
Ottimo anche il soccombente, oltre il fascino stilistico del flusso c'è un'eleganza e una delicatezza incredibile che permea tutto il romanzo, rendendo uno spunto narrativo che potrebbe rischiare di sembrare debole assolutamente affascinante. Fa venir voglia di leggerne ancora.
A stretto giro le due zittelle e dissipatio, mi è stato veramente difficile mettere uno prima dell'altro; ho "punito" morselli che al di là del lavoro profondo che ha fatto sul suo racconto risulta a tratti eccessivamente verboso in maniera innaturale e innecessaria.
Bulgakov alcuni gradini sotto, non fosse altro che la metà dei racconti (area chirurgica) sono praticamente identici tra loro cambiando solo intervento e peziente. Paradossalmente i due migliori sono proprio quelli non inclusi nell'edizione originaria (i racconti > memorie), sarà l'afflato drammatico della dipendenza o la potenza della rievocazione storica della rivoluzione.
Kawabata è lo spartiacque della classifica: la pacatezza ed estrema ricercatezza dello stile, la acuta proposta dell'immaginario bucolico e l'introiezione dei suoi ritmi stagionali che scandiscono in maniera quasi didascalica quella degli eventi non riescono a ripagarmi della noia estrema della lettura. Forse è un limite mio non averlo compreso pienamente.
Ishiguro balla sul confine della sufficienza, carina magari l'idea di base ma molto deludente lo sviluppo. A fine lettura avevo l'impressione che potesse essere scritto nella metà delle pagine e non sarebbe cambiato nulla, ne risulta un'incosistenza generale.
Decisamente brutto Iain Reid, Kaufman ha fatto un vero e proprio miracolo con la sceneggiatura del suo film, che al contrario è uno dei migliori dell'anno. Dozzinale.
Parentesi fumetti: non sono assolutamente un appassionato, li leggo prevalentemente perché regalati; Pratt comunque piacevolissima scoperta, e Kobane Calling di Zerocalcare è dotato direi di un buon livello di analisi. Meno convincenti i due macerie prime, che ripropongono sempre un po' gli stessi suoi temi; sopporto male peraltro l'universalizzazione troppo facile ed emozionale dell'esperienza di crescita naturale.