Storia di una famigliola (Karamazov) direbbe Dostoevskij, ma non esageriamo, secondo Gastone, il protagonista maschile, trattasi di famiglia disfunzionale e direi che ci azzecca. La narrazione è contorta, però una narrazione c'è forte e chiara; la tentazione di fare un film dislessico è evitata. Tutto tende al finale, lieto fine liberatorio direi, se non temessi di sminuire il film dicendo questa parola, perché non c'è niente da sminuire: è un gran bel film del grande Pablo Larrain, che coinvolge ed appassiona, anche nei momenti in cui suscita perplessità in chi lo sta guardando, non ostante i molti elementi anche eterogenei lo compongono, a volte indecifrabili, che ben si amalgamano, il film non si smarrisce mai e non perde mai forza, forza visiva ed emotiva, sempre sul filo del rasoio, al limite del cinema sperimentale, bello comunque anche nei momenti più audaci.
Ema (Mariana di Girolamo, brava e irriconoscibile così truccata), la protagonista dice: io sono il male; non si sa però chi sia il bene, forse nessuno, forse non c'è ne male ne bene, bisogna accettare la vita così come ci viene confezionata. Alla fine il perdono e la complicità negli sguardi dei membri della famigliola riunita.
Mio voto: 9
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