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Roscoe Mitchell


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3 replies to this topic

#1 wago

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Inviato 10 marzo 2007 - 11:02

Ho assistito ieri a un concerto di Roscoe Mitchell (assieme a violoncello, contrabbasso, tromba e batteria), che e' stata una delle performance musicali piu' spaccamaroni che abbia mai sentito. Ora, io per un'ora e mezza posso anche starlo a sentire senza problemi, guardare al bicchiere mezzo pieno e badare al trombettista che suonava in modo umano, ma lui, dopo quarant'anni che verosimilmente suona lo stesso gorgheggio, ma non s'e' ancora rotto il cazzo?
Messo da parte il tono provocatorio, e riconosciuto che qualche sprazzo qua e la' mi e' piaciuto (non di Mitchell ma degli altri musicisti), a parte "Sound" cosa mi conviene sentire per avvicinarmi alla sua musica? Vorrei in particolare capire se c'e' stata un'evoluzione nel suo stile, se ormai e' lui che essendo vecchierello e' un po' bollito, se come probabile il mio scarso apprezzamento e' dovuto al mio "solito" limite del non riuscire a concepire musica al di fuori delle coordinate ritmo-melodia-armonia-timbro.
Pero' cavolo, giuro che quegli assoli interminabili di sax erano assolutamente intercambiabili l'uno con l'altro, anzi indistinguibili direi.
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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#2 Jazzer

    Utente anziano

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Inviato 10 marzo 2007 - 11:31

Ti capisco, anch'io spesso ho trovato Mitchell piuttosto ostico, soprattutto quando si ostina in certi assoli interminabili sfruttando la respirazione circolare.
Non ho molto da consigliarti oltre a quello fatto con l'Art Ensemble of Chicago, se non un disco dell'ECM del 1999 che si intitola Nine to get ready: si tratta di un nonetto che comprende Hugh Ragin, George Lewis, Matthew Shipp, Craig Taborn, Jaribu Shahid, William Parker, Tani Tabbal e Gerald Cleaver che produce un bel free-jazz non troppo pesante a tratti swingante. Ricordo qualche ottimo brano: la title-track, Jamaican farewell, Move toward the light, e l'omaggio a Lester Bowie For Lester B.
Però se le tue coordinate sono ritmo-melodia-armonia-timbro la vedo male... ;)
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non sono asociale...sono socialmente selettivo


#3 slothrop

    Enciclopedista

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Inviato 10 marzo 2007 - 12:06

Purtroppo il Mitchell solista non lo conosco e non posso intervenire fattivamente.

L'Art Ensemble Of Chicago ti piace?
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#4 frankie teardrop

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Inviato 10 marzo 2007 - 12:18

A parte il capolavoro Sound (una delle pietre miliari dell'avant-jazz), la discografia di Mitchell è ricca di grandi opere. Oltre alle cose fatte con l'AEC, direi che per comprendere pienamente la statura del Nostro c'è bisogno di partire, innanzitutto, dalla sua prima fase, quella, per intenderci, che, dopo Sound, ha inizio con  Old Quartet e Congliptious, dischi in cui la sua poetica viene ulteriormente indagata e perfezionata. Brani come Tutankhamen, Jazz Death, Congliptious/Old cercano di ridefinire la sintassi del sax secondo principi molto simili a quelli di Braxton. Fondamentale, poi, per capire il suo modus operandi "solista", il Solo Saxophone Concerts, le cui intuizioni dovranno trovare conferma definitiva in opere fondamentali come Nonaah e LRG/ The Maze/ S2 Examples, dischi radicali e di non facile ascolto, ma che rappresentano la summa della sua produzione "solo". Poi, altri dischi di interesse più o meno relativo, come More Cutouts, New Music for Woodwinds and Voice, An Interesting Breakfast Conversation, fino all'ottimo Nine To Get Ready di cui diceva Jazzer.

Mitchell è uno dei grandissimi sperimentatori del sassofono, l'unico, a mio modesto parere, capace di stare dietro alle intuizioni di Braxton.

P.s.: massimo rispetto per uno dei (pochissimi...) grandi geni del jazz contemporaneo.
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