rozi plain! purtroppo me la sono persa, che ho dovuto mettere a letto i piccoli prima di andare.
il suo album me l'ero procurato perche' mi piaceva parecchio il singolo che girava su bbc6, ma nonostante abbia suoni interessanti non mi ha preso piu' di tanto. pero' ero curioso di vederla dal vivo.
(ho aggiunto un ps sopra sui TWTW, in caso te lo fossi perso)
ah non sapevo! tra l'altro mi ricordi che mi dovevo scaricare il disco delle this is the kit, il pezzo che avevi postato m'era piaciuto assai.
da quel che ricordo il disco di rozi e' in terrirorio piu' astratto rispetto alla band d'origine, molto etereo. questao il pezzo che mi piaceva: https://www.youtube....h?v=Gi5JiodRDro, e anche l'altro singolo non e' male. sulla lunghezza pero' ho sofferto un po' la mancanza di canzoni piu' definite. magari ci torno su comunque, potrebbe essere che non era il momento giusto.
Non mi ricordo se ne avevamo accennato qui o in un altro topico, comunque The Weel That Was è un buonissimo album, forse leggermente più ostico (o meno pop, se così si può dire) di altri lavori dei fratelli Brewis insieme.
Questa è la notevolissima apertura:
No, dopo tre mesi devo fare ammenda, purtroppo.
Grave padella, colpa mia: questo album non è buonissimo, no.
Nei primi 60 secondi avevano già una canzone con un tiro bellissimo e potevano accontentarsi tranquillamente di quello finendola con il pilota automatico.
E invece ci hanno aggiunto un mare di altre idee e citazioni che volevano metterci. Non ho ancora capito se han fatto bene o male a non lasciarla semplice, ma sticazzi, mi piace lo stesso, loro si vede che si divertono e io son contento che son tornati.
Mi piace, e sinceramente non la trovo così complessa o "desemplicizzata", anzi. O meglio, non lo è più di molti altri loro pezzi. Se queste sono le premesse mi sembra siano intenzionati a riprendere in mano il discorso lasciato in sospeso con Commontime e Open Here. E se così fosse non può solo che farmi piacere.
Ma la tastierista è sempre Liz Corney? Mi sembra cambiata.
P.s. Certo che 47 mila followers a malapena su Spotify sono un vero e proprio smacco.
Non lo so, a questo giro sento un po’ troppo odore di deja-vu, anche se forse le influenze reichiane sono più esplicite che in passato. Da l’idea di un album che vuole giocare col concetto di reiterazione, potrebbe essere interessante. Bella la chitarrina un po’ byrdsiana.
L’album lo aspetto comunque con curiosità, gli si vuole bene indipendentemente.
Io faccio meaculpa rispetto allo scetticismo del mio ultimo messaggio perché il disco è bellissimo, sta lassù tra i migliori, ormai è on repeat da qualche giorno.
È una sorta di summa della loro carriera, con in primo piano le influenze sixties dei primi 2 album che sembravano essere venute un po’ meno ultimamente. Un po’ il loro In Rainbows, e come quello potrebbe diventare il disco su cui torno più spesso quando voglio una dose.
Il suono è una goduria, la batteria calda e tridimensionale. Bello che hanno evitato di suonare a click perché aiuta con la naturalezza del sound. I giri di basso sempre sfiziosi. Atmosfere molto molto beatlesiane.
I pezzi fra i loro più immediati, nonostante le inevitabili complessità restano canzoni solidamente costruite.
Tra le più belle in this city, fra Beatles e Stevie Wonder, e l’ipermaccartiana when you last heard from Linda:
Ma con gli ultimi ascolti mi sta prendendo anche l’intricata invisible days. Di pezzi brutti non ce ne sono.
Ah non era stato postato il singolo Not When You’re In Love, un capolavoro.