Vista che l’altra detentrice del record streaming di quest’anno è stata già ampiamente dibattuta, inauguriamo con l’ennesima provincialata [tipo quelle che si leggono quando si parla di Solange o D’Angelo] il thread su Post Malone. che, a differenza di Billie Eilish, è maschio, bianco, etero e appropriatore culturale. Classe 1995, newyorkese ma texano d’adozione, i più sagaci lo ricordano già per questa
lui si presenta con delle treccine tra un Sean Paul e un Rob Flynn d’epoca, una barbetta da youtuber di Minecraft [quale era], e un pezzo che, in pieno 2015 e in piena autonomia autoriale, quasi stravolge completamente a suo modo l’idea di r&b moderno a braccetto con la trap. Oggi se ne parla come di un artista ben più che affermato, ma è interessante notare come nel periodo tra White Iverson e il primo album, la sua nomea si stava un pò concretizzando in quella di un one hit wonder come tanti. Nessuno dei pezzi sparsi [e spesso comunque belli: Too Young, Go Flex] generò quel tipo di escalation, e a ben poco servì il solito mixtape per ingannare il tempo August 26, pieno di canzoni oggi dimenticate ma con tra di esse un valevole monito: una sorta di karaoke dei Fleetwood Mac che non solo indicizza future sue tendenze ma è anche ben realizzato.
Quando esce Stoney a fine 2016 insomma, l’impressione iniziale è che sia, in scala, un caso simile alla meteora di inizio anni ’10 Kreayshawn. E invece non solo darà grandi risultati nell’anno successivo con i singoli Congratulations e I Fall Apart [diventata tale in seguito ad una esibizione unplugged], ma dimostra già una bella serie di frecce al proprio arco, una vocalità ed un gusto melodico peculiari ma versatili nell’essere asservibili al country trap di Broken Whiskey Glass [3 anni prima di Old Town Road], a quello puro della bonus track Leave, al Sade-ismo di Deja Vu, ad una delle ultime farrellate valevoli come Up There, all’hip hop che campiona Gigi Masin di Big Lie. Persino le feature sono poche e azzeccate, cosa che certo non si può dire dei suoi dischi successivi.
Beerbongs & Bentleys viene invece anticipato dal singolone Rockstar [che a sua volta anticipa la Rockstar canzone / album di Sfera Ebbasta], e mira molto più veementemente a consolidare il suo brand di trap canterina eterea e dreamy in gran parte del disco. Post qui ha oramai uno stile riconoscibile, ma qualche maligno exec decide comunque che sia una buona idea piazzare qualche marchettata più generalista, come il g-funk di Same Bitches con G-Eazy e YG, o l’ignobile Ball For Me con una Nicki Minaj pre-ritiro che abbisognava di Malone molto più che viceversa. Molto meglio, piuttosto, il cloud rock di Over Now con Nikki Six alla batteria, l’earworm Better Now, l’Imagine trap Psycho, il Jonestown Interlude che sembra uscito dai P.O.D. di Matrix Reloaded. A tal proposito, una mia conoscenza in occasione del concerto a Capannelle, dopo aver notato le similarità vocali con Chester Bennington, lo inquadrò poeticamente come “un Coez che non ha mai smesso di ascoltare nu metal”, e non è del tutto in torto. Persino la copertina riprende quelle dei Filter di 20 anni prima.
Hollywood’s Bleeding, di quest’anno, batte il ferro finchè è caldo e ben esemplifica il dilemma che Malone, votatosi inizialmente all’hip hop per l’impossibiltà di emergere come artista rock e criticato per l’ammettere di preferire Dylan al rap quando vuole ascoltare qualcosa con emozioni profonde, è chiamato a interpretare. Ci sono le canzoni belle nello stile che lo ha reso famoso [la title track, Saint-Tropez, Goodbyes, I Know], ma il disco è po dilaniato tra
- le incursioni rock che può finalmente permettersi: Circles è Fleetwood Mac + Tame Impala + Empire of the Sun, spodestata dalla cima billboard solo dalla Carey natalizia, A Thousand Bad Times e Allergic sono l’alternativa viabile agli Imagine Dragons, Take What You Want convoca in maniera credibile non solo Ozzy Osbourne ma persino un solo alla Randy Rhoads
- le solite marchettate per, a questo punto, quasi tenere in vita un genere che, nella sua forma attuale, ha raggiunto un punto di non ritorno [tutte le canzoni con i sir Future, Meek Mill, DaBaby e Lil Baby]. A queste sono assimilabili anche Wow di Malone in solitaria e Sunflower che, seppur bella, è solo una imbucata della soundtrack del recente Spiderman a pupazzi
La mia opinione in breve: Post Malone è quanto di meglio il mainstream americano possa offrire oggi, nel suo tanto forgiare uno stile personale e riconoscibile quanto giocare ed attualizzare richiami a musica antica più o meno nobile a seconda delle orecchie. La mia speranza per il suo futuro è che arrivi o ad un fisiologico calare commerciale che gli consenta di fare un pò quello che vuole senza doveri e pretese, o ad un opposto strapotere da midas touch che gli consenta di fare altrettanto. In entrambi i casi: sfanculare il rap e i rappers. O almeno, questo rap e questi rappers.