comunque, sempre per dare adito alla teoria mia, di Lassi e solaris, ossia la banalità del ritratto psichiatrico, aggiungo:
in alcuni momenti Arthur sembra slegato dalla realtà, tipo quando fa stand-up comedy, in cui ride e fa batture per cose che tutto il mondo trova normali, oppure quando fa il gesto esagerato del "colpo in testa" con la vicina, appena usciti dall'ascensore. questo sì è tipico di ciò che è considerato "folle".
poi però in altri momenti sembra una persona normalissima, capace di interagire eccome con la realtà: quando si prende cura di sua mamma (quella si molto più matta di lui), quando tenta di discolparsi con il suo capo per la faccenda del cartello (anche qui dai, caricaturalmente cattivo il comportamento del capo), quando parla con i detective, e soprattutto quando va ad informarsi all'ospedal psichiatrico del passato suo e di sua mamma (cacchio, io che sono "normale" non sarei riuscito ad avere così successo nel perseguire un obiettivo).
insomma sembra che chi abbia scritto il film non conosca molto bene la materia della follia, o se ne sia interessato poco. e non ditemi che lo scopo del film è un altro, perché non è vero: il film dice che se hai problemi mentali ma sei una persona buona, la società ti spinge a diventare cattivo. il fatto è che qui non si capisce bene quali siano i problemi mentali, e il "concetto della risata" non aiuta certo, anzi confonde ancora di più: Arthur ride per dolore, per tensione, per divertimento suo personale, e quando in base alle regole suggerite dal film dovrebbe ridere, non ride.
P.S. la scena più da schizzato, e infatti quella che mi è piaciuta di più, è quella del frigo. e sono pronto a scommettere la mia collezione di coleotteri che sia stata un'idea (improvvisata?) di Joaquin Phoenix, più che di Todd Phillips, infatti mi ha ricordato il matto (vero) di The Master.