E' quello il trick che funziona: se avesse ucciso il nano, che non gli aveva fatto niente, la stragrande maggioranza del pubblico avrebbe smesso di "giustificare" le azioni che compie da lì in poi, invece si è portati a "parteggiare" per la sua folle voglia di vendetta quasi fino alla fine....non c'è praticamente mai un momento in cui viene da dire "eh questo no però", per cui gli spettatori vivono la malsana sensazione di sentirsi in colpa nel tifare che il Joker renda pan per focaccia a tutti gli altri stronzi incontrati nella prima parte del film.
su questo non sono d'accordo: fin dall'inizio viene detto che Arthur ha un disturbo psichiatrico e viene detto chiaramente. ed è vero che è un emarginato sociale, che la società non l'aiuta e c'è questa opprimente NY/Gotham che gli è nemica (ed è vero che in America se hai una malattia di questo tipo e non hai i soldi per le cure vai a vivere in metropolitana). ma quando inizia a sparare ai ragazzi, non c'è dubbio che sia il secondo e, soprattutto, il terzo vengano uccisi a sangue freddo; Phillips fa una bella carrellata per sottolineare che Arthur lo insegua per eliminarlo. il collega che viene fatto fuori, viene fatto fuori durante una visita di condoglianze, non lo stava vessando. e la vicina di casa? si capisce che anche se non dovesse essere stata ammazzata, qualcosa le accade. e così via... dopodiché Arthur diventa più sicuro di sé perché diventa Joker, questo è chiaro: il realismo cede il posto al fumettistico. l'unica critica della critica americana (ho letto sia quel vecchio trombone di Brody sul New Yorker, sia quel coglione di Ehlrich su IndieWire) che trovo sensata è che Phillips non si assuma mai una responsabilità*. aggiungo che non si assume quella politica, perché alla fine può dire che stiamo parlando di Joker, e cinematografica, perché alla fine è un rip-off di materiale scorsesiano (però non è che ora possiamo paragonare la penna di Phillips a quella di Paul Schrader, suvvia). a loro la questione politica sta a cuore, vuoi per i giornali su cui scrivono e per il pubblico che hanno, sia perché mi rendo conto che in un paese ammalato di violenza, dove non ci sono limiti per le armi, dove il welfare state per le persone bisognose è pressoché assente, un film del genere diventi disturbante. ma per me che sono italiano ed europeo, che non ho memoria di uno che vestito da Joker o da Batman si metta a sparare al cinema, questo è in realtà un merito. infatti, qui hanno ragione sia Recchioni quando dice che è un film che non rinuncia alla complessità e alle problematicià nonostante sia mainstream, sia Michael Moore che afferma che è il perfetto prodotto della e per l'America di Trump. in molti stanno avendo paura delle reazioni e stanno provando addirittura a boicottarlo (un amico mi ha detto che un giornale ha cambiato la recensione positiva veneziana con una negativa). da quanto tempo non accadeva?
* e qua c'è la differenza tra un wannabe e un grande autore, come Lars Von Trier, che invece nella "Casa di Jack" dice chiaramente "questo è il mio cinema, prendere o lasciare".
ps: per certi versi questo film è speculare a "Vox Lux" di Corbet
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"