Playlist Degli Avatar Rotti
#1
Inviato 12 luglio 2019 - 15:35
Bosom divine – Bosom divine 78/100
Bigino su come fare il garage rock, dalla Francia ma in inglese, con Flamingo dei Flamin Groovies sul comodino.
Golden Palominos – Blast of silence 77/100
Il pop rock (cestone dell’ipermercato che va dal pop mutante gabrieliano al blues passando per AOR e stomp polverosi) degli anni 80 creato da menti superiori che sopravvive all’usura del tempo ma non alla memoria: chi cazzo se li ricorda I Golden Palominos?
Jam – In the city 80/100
I Jam quelli belli, quelli che ancora credono di poter essere punk.
Krano – Requiescat in Plavem 70/100
Essere semi asceti sulle rive del Piave devoti all’essenziale acustico lo-fi. Perchè usare l’inglese quando puoi usare il veneto tanto la gente non capisce lo stesso le parole? Tra ninne nanne dolcissime (Mi e ti) e Capossele improsecchite (Vergine de luce), nulla di trascendentale ma si solidarizza facile.
Oneida – Happy new year 78/100
Essere come tennisti spettacolari ma che non vincono mai un torneo, o come Domenico, Morfeo o Berardi, è lo stesso: avere un talento tecnico immenso senza riuscire a dare la zampata per la gloria. Si rimane comunque oltre la media, tra aromi di psichedelia sixties, kraut inquinato dalla metropoli, geometria applicata al post coito. (Molto) Bravi.
The Outsiders- The Outsiders 74/100
Molto più garage che psichedelia. Grezzi ma efficaci, ci sono figli e figliastri, ma spesso i secondi danno più amore dei primi
The The – Soul Mining 91/100
Un po’ come i Golden Palominos, le idee ed il genio vincono su un suono un po’ invecchiato male. Soul mining è i Soft Cell che hanno applicato il chatechismo, o i Flying Lizards ancora più spettacolari.
U2 – Pop 75/100
Ripetere Zooropa non è semplice e non ci si riesce, anche perché l’infatuazione grigia per la mittle-Europa nel 1997 non ha più senso. C’è molta più voglia di scopare, i colori sono esplosi, gli U2 come Bowie fiutano l’aria e si concedono una veste vagamento electro-disco (Discoteque, Mofo) pur non dimenticando il valore di una ballata professionistica (le splendide If you wear that velvet dress e Wake up dead man) e rilanciano le fishes. Sicuramente, l’ultima zampata su un tavolo da gioco.
Firehose – Flyin’ the flannel 75/100
Il post Minutemen ha sempre quell’odoraccio di camicie sporche impregnate di fumo e muffa e ricordi troppo indelebili, ma se non le lavi subito un motivo c’è.
Kali Uchis – Isolation 75/100
Non mi sono stracciato le vesti come han fatto anche insospettabili (Rumore ad esempio), ma è un efficace disco R’n’b perfetto per questi tempi, si morde ma non troppo e si fugge troppo velocemente.
Wipers – Follow the blind 78/100
Dove il cieco è Greg Sage, nemo propheta in patria del creare sentimenti (non canzoni, non sensazioni) con la propria chitarra. Brother, where art thou?
Ykes – Whoa comas/Blood bomb EP 72/100
14 minuti di siderurgia crampsiana senza l’amore per il rock ‘n roll. John Dwyer degli Oh Sees rantola col microfono in bocca, proprio come faceva LVI.
Riascolti:
Dead Can Dance – Within the realm of a dying sun 84/100
Il Nome della Rosa LGBT.
Radiohead – Kid A 96/100
I Radiohead declinano il terreno di gioco di geni come Aphex Twin e Autechre (e la concrete music di Requia di John Fahey, ne sono più che convinto, sicuramente in The national anthem) al proprio credo e creano un futuro anteriore vagamente postapocalittico che non è mai accaduto e ciononostante ne hai nostalgia visto quanto sono miseri i tempi che viviamo veramente.
Radiohead – In Rainbows 85/100
Seminare gli alberi dopo l’apocalisse di cui sopra.
Rino Gaetano – Mio fratello è figlio unico 73/100
Costantemente in sospeso tra la poesia più amara e la dabbenaggine più insopportabile.
Linton Kwesi Johnson – Bass Culture 85/100
Master of dub
Nofx – The decline ep 85/100
Con mio sommo sbigottimento, non solo ho trovato questo rudere della mia adolescenza un’autentica bomba di un genere – il punk rock 90/00 - fin troppo spesso bistrattato (e molto spesso giustamente), ma questi 18 minuti rappresentano probabilmente la critica sociale più feroce e lucida che abbia mai ascoltato, e sono passati 20 anni, e niente è cambiato in meglio.
The Stone Roses – The Stone roses 81/100
Aperto e chiuso da due capolavori, in mezzo ottimi spunti, un suono pazzesco che spesso sopperisce a melodie vere e proprie, una congenita incapacità di far seguire ritornelli veramente buoni a strofe/bridge pazzeschi.
Articolo 31 – Così com’è 62/100
Col senno di poi, erano tra i più scarsi, pur avendo qualche buona intuizione sia nei pezzi cazzoni (Funkytarro) che seriosi (Fatti un giro). Però a livello di metriche, mi sembrano ripeto scarsi rispetto ai loro figliastri, Club dogo in primis.
#2
Inviato 13 luglio 2019 - 06:16
ascolti e riascolti vari
Joni Mitchell - Hejira (1976) [singer/songwriter] 8
Andy Prieboy - ...Upon Mt Wicked Son (1990) [new wave] 7
Still Corners - Strange Pleasure (2013) [dream pop, synthpop] 7,5
Blankenbergen - Radiogaze (2017) [shoegaze] 7
Donald Fagen - The Nightfly (1982) [sophisti pop] 7-
Elton John - Captain Fantastic and The Dirt Brown Cowboy (1975) [piano rock] 7,5
Team Dresch - Personal Best (1995) [queercore, riot girrl] 7+
Jane's Addiction - Nothing's Shocking (1988) [alternative rock] 9
#3
Inviato 13 luglio 2019 - 07:30
Un po' di ascolti thatcheriani, fine 80:
Bomb the Bass - Into the Dragon (house/hip hop, 1988) * * * *
Il periodo era fantastico per l'elettronica campionata ma questo per me e' abbondantemente sopra la media e funziona come album nel suo insieme al di la' delle singole hit.
The Times - Here's to Old England (mod revival, 2005) * * * *
Raccolta della fase pop rock dei The TImes di Ed Ball, senza (quasi) coprire il periodo acid house e madchester.
Age of Chance - 1000 Years of Trouble (grebo, 1987) * * * *
Tra i primi manifesti del grebo: riffoni elettrici, campionamenti, rapping un po' goffo e (peculiarita' loro) call and response maschili/femminili. Una goduria.
That Petrol Emotion - Manic Pop Thrill (indie rock, 1986) * * * 1/2
Conoscevo solo "It's a Good Thing" da questo disco. Decisamente piu' grezzo dei loro lavori successivi ma gli ingredienti sono tutti qui: garage rock, neo-psichedelia, cantato a meta' tra i BIg Audio Dynamite e il madchester. Sono stati estremamente influenti sui primi '90 senza pero' mai fare il disco definitivo che li consacrasse. Andrebbero comunque riscoperti.
#4
Inviato 15 luglio 2019 - 07:52
The Times - Here's to Old England (mod revival, 2005) * * * *
Raccolta della fase pop rock dei The TImes di Ed Ball, senza (quasi) coprire il periodo acid house e madchester.
Band che riprendo almeno una volta all'anno ma che mai mi convince in pieno.
#5
Inviato 15 luglio 2019 - 08:00
The Times - Here's to Old England (mod revival, 2005) * * * *
Raccolta della fase pop rock dei The TImes di Ed Ball, senza (quasi) coprire il periodo acid house e madchester.
Band che riprendo almeno una volta all'anno ma che mai mi convince in pieno.
Garp prova almeno Pop Goes Art! e Enjoy The Times. Dovrebbero essere fatti per te
#6
Inviato 15 luglio 2019 - 09:03
The Times - Here's to Old England (mod revival, 2005) * * * *
Raccolta della fase pop rock dei The TImes di Ed Ball, senza (quasi) coprire il periodo acid house e madchester.
Band che riprendo almeno una volta all'anno ma che mai mi convince in pieno.
Visto che si parla di avatar, ma il tuo è tratto dal film "Duel" del 1971 circa?
#7
Inviato 15 luglio 2019 - 09:20
The Times - Here's to Old England (mod revival, 2005) * * * *
Raccolta della fase pop rock dei The TImes di Ed Ball, senza (quasi) coprire il periodo acid house e madchester.
Band che riprendo almeno una volta all'anno ma che mai mi convince in pieno.
Visto che si parla di avatar, ma il tuo è tratto dal film "Duel" del 1971 circa?
Yes sir
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