...in ritardo di un giorno, ma sempre e comunque fasci appesi
Pere Ubu with Sara Jane Morris – Long live Pere Ubu 70/100
Forse è perché li ho ascoltati quasi tutti, ma anche questo non è affatto male, pur essendo legato ad una rappresentazione teatrale e pur non spostando di un millimetro il discorso intavolato dagli Ubu. Ci sono bei momenti (March of the greed e Bring me the head), l’aspetto grottesco è ripugnante (Less said the better è praticamente ruttata), tutto il resto è average, for fans.
Pop Group – Citizen zombie 74/100
Ritorno dopo più di trent’anni ben più che dignitoso, che fa fede delle isterie dei primi due dischi e dei dischi solisti di Stewart innestando sangue fresco fatto di punk disco funk. Diciamo che se fossero stati degli esordienti invece di vecchie caratidi, Citizen zombie sarebbe stato snobbato di meno
Current 93 – Of ruine or someblazing starre 81/100
Onore a Tibet ed alla sua capacità di riuscire a risultare denso, ipnotico, ambiguamente cullante mantenendo un profilo completamente acustico, spogliandosi di ogni sovrastruttura gotica senza perdere nulla in termini di minaccia.
Supertramp – Even in the quietest moments… 70/100
Ok, però un filo ampolloso, mi fa venire voglia di ascoltare i Royal Trux.
Aphex Twin – Richard D. James album 85/100
Come stare nel coro in chiesa la notte di Natale ed essere colpiti dalla sindrome di Tourette.
John Fahey – Requia 88/100
Prima volta che mi approccio e non senza timore, dato che ha una discografia sterminata. Requia è fatto di 4 vortici di fingerpicking che ipnotizzano la serpe e ed il lungo requiem per Molly, che non so, forse è ingenuo, forse è invecchiato, ma l’alternarsi di versi di fiere, giostre, marce, urla e pianti e discorsi nazisti a sovrastare la base acustica fa molto effetto anche a più di 50 anni di distanza.
Autechre – Garbage ep 75/100
Questo EP gioca tutto sulla ripetizione, e solo un paio di ascolti in cuffia mi ha aiutato a non perderlo. Vletrmx è l’apice, ed è l’andirivieni di onde di mare nel vuoto nero dell’universo creato da quel dio che si chiama Brian Eno.
The Books – The way out 78/100
Gruppo molto stuzzicante, e dovrei essere partito dal loro disco meno gradito mi pare. Musica elettronica (che poi in realtà è quasi sempre suonata) creata in libreria, voci di tutti i tipi - da bambini che placidamente augurano morti violenti a frasi di Gandhi, da improbabili professori irlandesi che insegnano la storia dell’ Hip hop a celestiali voci femminili - su basi di tutti i tipi – spacey, funky, IDM.
Half Japanese – Bone head 70/100
Solito calderone indie fatto di quantità (quasi 20 canzoni) ma senza sbracare, come avverrà nel successivo Hello, più che decente sia nelle love songs (molto bella A night like this e Song of joy) sia negli scleri totali (Oww e Do it)
The Associates – The affectionate punch 84/100
Gran bel disco, un mix quasi perfetto di Echo & the Bunnymen e David Byrne. Zero punti deboli, una certa delicatezza appuntita tipicamente scozzese. Sono l’utente contro le bonus track, ma faccio volentieri un’eccezione per la spettacolare You were young, una vera hit per perdenti.
Colin Newman – A-Z 90/100
Pur essendoci qualcosina che non torna, tipo un certo impatto veramente troppo rumoroso ai limiti del fastidio nei momenti più caotici, non si può sottovalutare un disco del genere. Come avevo accennato nel topic sul post-Wire, A-Z mi pare una naturale prosecuzione di 154 imbastardito con la Devo-luzione (evidentissima in Life on deck e B). Le code che ingioiellano i due capi del disco – la chitarra che appare dal nulla e galoppa verso l’infinito in & Jury, e l’infinito stavolta ambient e spaziale (di nuovo Eno) così simile a liquido amniotico che anestetizza Seconds to last - sono la differenza che marchiano a fuoco il genio.
Riascolto:
Lucio Dalla – Come è profondo il mare 85/100
Ridendo e scherzando, andando all’osso, Lucio fu un gigante perché fu un poeta assolutamente non accostabile a nessun altro perché nessun altro ebbe il suo stile nel descrivere temi reali con una fantasia ed un estro tali che, boh, io alzo le mani: Come è profondo il mare non è un j’accuse ecologico? Il treno a vela, pur avendo un velo fiabesco, non è forse una storia di povertà? L’esagerazione che fa scattare il riso in Corso Buenos Aires e Disperato Erotico stomp non sono geniali storie di paura verso l’altro e di solitudine? Chi altri avrebbe potuto creare Il cucciolo Alfredo e l’incrocio dolceamaro tra Ulisse coperto di sale ed Escluso il cane di Barcarola? Paradosso vivente, Lucio fu gigante inversamente proporzionale alla sua stazza.